EPIFANIA: possiamo vedere qualcosa che prima non si vedeva o non vedevamo, ma che già c’era.

Oggi, 6 gennaio, giorno dell’Epifania, vi riproponiamo un articolo datato 2014, ma nei contenuti sempre ancora attuale e rivelatore di ciò che oggi la vita ci spinge a riconsiderare e a rimettere in dinamica, anche rispetto alle festività tramandate di anno in anno da secoli, che chiedono un “rinnovamento” che torni alle vite di ognuno di noi. 

Ad Asmodeo, che aspetta di essere liberato…

Cosa rimane ancora di questa antica Epifania? 

Quel che oggi rimane è poco più dello scarto dell’intreccio e della sovrapposizione di tante tradizioni susseguitesi nel tempo… anche questa giornata è stata conquistata, rubata alla vita e divenuta un’altra ghiotta occasione per l’economia finanziaria… essenzialmente è diventato il giorno in cui la Befana porta doni ai più piccoli… Per i bambini il messaggio è chiaro, “sono visti dagli adulti attraverso un regalo”… ma perché i genitori non potrebbero riempire i propri figli di baci, spupazzarseli, abbracciarseli, trascorrere una giornata insieme a loro piuttosto che regalargli calze, calzette e caramelle?

In questa relazione mediata da un bene di consumo si perde tutto il valore dello scambio di parti più profonde e più nostre, più specifiche… 

Questa spinta a scambiarsi doni è un po’ il riscatto di una generazione, quella forse precedente alla mia, in cui c’è stato poco il dono-regalo. Ma cos’è il dono-regalo? Quanto effettivamente facciamo dono-regalo di noi? 

Ahimè sempre con più difficoltà ci mettiamo in relazione attraverso i codici del corpo e delle emozioni e sempre più facilmente e frequentemente attraverso il codice simbolico per di più dettato dall’economia finanziaria. Non è forse triste e incivile questa verità? 

Procediamo alla scoperta delle origini rintracciando un po’ la storia antenata di questa giornata… Epifania, dal greco antico Epi, sopra e Fàino, apparire, rendere manifesto… una cosa appare, si manifesta quando è collegata alla luce, la luce fa sì che possiamo vedere qualcosa che prima non si vedeva o non vedevamo ma che già c’era. La metastoria, “ciò che non vedo e non so”, è la prima cosa che non vediamo… la si deve incarnare, bisogna accogliere che si faccia luce, che si manifesti dall’alto, Epi.                                                                                                                                           

La prima Epifania che si ricorda è una Teofania, una manifestazione divina, Dio si manifesta, si rivela attraverso segni particolari, miracoli, apparizioni.                                                                                                     

L’Epifania ci dice “è nata in me una nuova prospettiva, una nuova luce e mi illumina dall’alto”.

Per i Greci si assisteva ad una Epifania quando attraverso alcuni segni si manifestavano le divinità. Zeus, Giove, Asclepio solo alcune… Quest’ultimo, figlio di Apollo, venerato dai greci come dio della Medicina aveva ricevuto dalla dea Atena il dono di scambiare il suo sangue con quello della Gorgone Medusa. Da allora il sangue che sgorgava dal suo fianco sinistro era velenoso e portatore di sventure ma quello del fianco destro aveva proprietà miracolose, addirittura il potere di guarire qualsiasi malattia e far risorgere i morti. Sono versioni Asclepiane dei nostri tempi Padre Pio, la Madonna e tutte quelle santità-divinità in cui è significativo il rapporto tra apparizione e salute del corpo-guarigione.

Anche gli Esoterici, ovvero gli appartenenti alla Scuola di Pitagora, svilupparono molto l’aspetto dell’Epifania ma avvalendosi del razionale, sostenendo che le profondità si sondano e conoscono con l’intelletto. È la mente che rivela, la ragione che porta luce, illumina.

Secondo il Cristianesimo, come raccontato nel Vangelo di Matteo, i Magi erano pagani provenienti dalla Persia… Anche secondo la tradizione pagana alla “verità” si arriva attraverso la luce. La luce testimonia la presenza di Dio, ecco allora che i Magi attraverso la luce, la cometa, arrivano a conoscere Dio incarnato.     

La manifestazione della divinità per eccellenza è Gesù…non solo appare agli uomini ma egli stesso si fa uomo! 

Il 25 dicembre nasce Dio incarnato come uomo… dopo dodici giorni viene festeggiato il suo trionfo… l’Epifania.

La scoperta si compie attraverso il viaggio dei Magi, figure funzionali alla ricerca della verità ed espressione di una molteplicità. Anche se in realtà il Vangelo non parla di tre, generalmente se ne conoscono tre: Sem, a rappresentanza delle popolazioni semite, Cam che rappresenta i camiti, le popolazioni nere e infine Japeti che rappresenta gli indoeuropei, a testimonianza che il Cristianesimo è una religione universale come l’etimologia stessa di Cattolico ci dice: “cata-olos”, di tutti, universale, per tutti…

A ognuno dei Magi è associato un dono a simboleggiare le tre caratteristiche attribuite a Dio:     

                    

L’oro ad indicarne la regalità, 

L’incenso ad indicarne la divinità, 

La mirra ad indicarne l’umanità, ma anche la caducità, la morte e la redenzione, giacché la mirra si usava nelle cerimonie di sepoltura dei defunti.

Il Solstizio d’Inverno introduce la luce come tema: dopo dodici giorni la “luce” si manifesta come divinità, come metastoria. I doni portati dai Magi rappresentano la sottomissione di diverse nazioni al Cattolicesimo: Gesù è la vera incarnazione!

La tradizione pagana e in particolare nordeuropea racconta che in questa giornata nelle campagne, nei boschi, gli animali, gli alberi e le piante parlassero, a significare che anche negli animali c’è qualcosa di profondo.

All’Epifania non solo abbiamo attraversato “la notte”, le tenebre, ma Dio (“Dies”, giorno, luce, sole) si incarna, la “luce” ora prevale. Il buio attraversato approda nella luce conquistata superando una visione schizofrenica della vita che vuole tenebre e luce in contrapposizione.

Anche Phanes, “l’uomo che verrà, l’uomo che apparirà”, ci offre una rappresentazione dell’Ep+ifania-Luce questa volta attraverso il sentire esoterico, gnostico. Questa creatura, considerata divinità della procreazione e dell’origine della vita, attraverso i diversi simboli di cui è ornata ci racconta molte cose: il bastone, simbolo del potere, la torcia, ovvero la luce, il serpente, ovvero l’energia che scorre, l’ovulo, ad indicare che è una creatura generata, partorita dall’uovo cosmico, le ali, tipiche degli esseri superiori, i punti cardinali, ad indicare la sua universalità, i segni zodiacali…dopo la rottura dell’uovo cosmico le varie cose che servono alla vita si sono frantumate e per tornare al Sarvas dobbiamo ricomprenderle dentro di noi. Ancora la disposizione antioraria dei segni zodiacali ci ricorda che ricostruire le cose è un po’ andare controsenso, a ritroso nelle nostre storie per riprendere i pezzi perduti lungo un viaggio zoppicante.

Si narra ancora che, durante l’Epifania, nell’antica Roma volassero sui campi dodici figure femminili, simbolo di fertilità, prosperità e abbondanza, come rito propiziatorio per i lavori che poi avrebbero portato ad un nuovo raccolto. Nei vari passaggi poi si è perso questo senso di celebrazione del ciclo vita-morte e si è giunti ad una versione negativa di questa festività. Piuttosto che celebrare il femminile che genera cose nuove si celebra il negativo: la natura ormai vecchia va bruciata… 

Epifania… Pifania… Bifania… Befana.

Nel tempo è avvenuto un impoverimento del senso originario di questa festa; celebrarla attraverso ciò che è accaduto ad un personaggio storico le ha fatto perdere il suo valore metastorico. Oggi dovremmo celebrare le nostre epifanie sia che di noi vengano alla luce sia parti “positive” che parti “negative” perché finalmente manifesto a me e agli altri parti mie finora rimaste oscure, incluse quelle diaboliche.

Una nostra Epifania può voler dire uscire dalle tenebre, vedere parti nostre che prima non riuscivamo a vedere e che ora improvvisamente si manifestano. Prima di una Epifania ancora non si vede, gli occhi ancora sono ciechi. In questo tempo spesso siamo presi da cose che non ci servono e ci incastriamo in circuiti ormai morti. 

Oggi allora ci piace iniziare una nuova festa, una Epifania Globale che ci aiuti a procedere nel viaggio e che ci aiuti a tornare fertili per la vita… In questi tempi di riti e rituali svuotati ci piace ridare anche a questa giornata un senso nuovo e intimo, vicino alle nostre storie. 

In men che non si dica arriviamo ad una vera e propria celebrazione di alcune Epifanie. Ad accompagnarci Sara e Asmodeo.

Asmodeo: nella Bibbia demone che impedisce a Sara figlia di Raguel di vivere in matrimonio, uccidendole successivamente sette mariti. Il giovane Tobia, ottavo marito, lo riduce all’impotenza mettendo in pratica i consigli dell’angelo Raffaele.

Quello che oggi ci chiediamo è “chi è il nostro Asmodeo?”, qual è il nostro spirito maligno che ci impedisce di vedere chi semina su di noi e di far nascere vita nuova?

“Asmodeo” sono i pesi precedenti che non ci fanno esprimere, i debiti ereditati dalle nostre famiglie di origine, i legacci che ancora non sciogliamo, la rabbia che fa morire le opportunità… Ma in questo Asmodeo bisogna starci, bisogna riattraversarlo per sconfiggerlo. Solo quando sei riuscito a transitare allora vedi i segni… i segni non arrivano quando stai male per aiutarti, i segni appaiono se diventi Re Magio, se ti metti alla ricerca, se ti liberi dai pesi storici della famiglia, del territorio. Per arrivare all’Epifania ci vuole chi ti accoglie ma anche chi ti spinge senza tornare indietro. Proprio come una madre deve fare durante il parto per garantire la nascita del “figlio”, del nuovo.

Oggi quindi proviamo a iniziare delle Epifanie che siano un rito di passaggio, una soglia in cui abbandonare, spogliarsi ognuno del proprio “Asmodeo” e impegnarsi verso una prospettiva nuova, verso un nuovo lido. Oggi ci chiediamo:

“Quale storia ci ha ingabbiato e quale prospettiva metastorica si può aprire per noi?” 

Questo ci consente anche di liberare i tanti dono-talenti che abbiamo ma che non brillano perché Asmodeo chiude e soggioga tutto.

Ma quanta stanchezza e quanto dolore però poi non visitiamo nelle nostre caverne sotterranee? Se non interrompiamo questo circuito del fare e soprattutto del fare per gli altri difficilmente può emergere il nostro Asmodeo e difficilmente potremmo liberarcene. Il demone bisogna sì sconfiggerlo ma poi bisogna trovare una strada, la luce è solo un mezzo per indicarci la stalla verso cui andare… il ciclo di Asmodeo prima o poi finisce e due sono le possibilità: 

O ci facciamo fuori noi, e ciò può avvenire anche ammalandoci, o facciamo fuori il demone… solo allora nasce una stella che ci condurrà verso una stalla

                                                      

Grazie al pioniere-accompagnatore Mariano oggi abbiamo illuminato una faccia oscura ma sicuramente più viva e interessante di questa nota giornata di inizio gennaio… 

Ridare un senso nuovo a ciò che già esiste è un atto creativo e amorevole verso la vita, è impegnarsi concretamente nella sua rigenerazione.                                                                                                                     

Oggi siamo passati da una Epifania lontana e aspecifica alle nostre Epifanie di carne e sussulti.

Grazie Mariano per questo condurci a viste e prospettive nuove su scenari già conosciuti ma ormai poco sentiti.

E se per i più “l’Epifania tutte le feste porta via”… per noi Magi alla ricerca e sensibili ai segni oggi può aver inizio la festa delle nostre vite… oltre ogni Asmodeo…

Buoni passi incerti,

Graziana.

2 Commenti

  1. Sandrasa V.

    …grazie Graziana, Grazie Mariano,grazie ai curatori del blog…del nutrimento che ci fornite…sempre.
    con stima
    sandra v.

  2. Sandrasa V.

    …grazie Graziana, Grazie Mariano,grazie ai curatori del blog…del nutrimento che ci fornite…sempre.
    con stima
    sandra v.

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