… Adesso è ora del “piacere del genitore nel sentire il proprio figlio”…

Di seguito trovate la lettera che sarà commentata dal Dr. Mariano Loiacono in occasione de “L’altra domenica… di sabato”, evento all’interno del prossimo weekend lombardo intitolato “Sulla scia della cometa. Dal disagio della famiglia nucleare, al potenziale creativo della famiglia molteplice”.


Marialuisa ed Emilio,

La mia visita della settimana scorsa, come ormai è consuetudine, mi ha lasciato molta rabbia e dopo aver riflettuto penso che dopo tutto questo tempo sia ora per me di liberarmi di diverse cose che mi rodono dentro

L’unica cosa che mi dispiace di quanto leggerete qui sotto è che queste cose non sono mai stato in grado di dirvele di persona. 

Il motivo è che mi avete sempre trasmesso molta paura, la sensazione di essere giudicato da voi è sempre forte anche oggi che ho 30 anni. 

Questo, anche grazie ad una madre che, con un ragazzino di 13 anni con poca voglia di studiare, ha pensato bene di usare il senso di colpa come strumento educativo. Il risultato sono state tutte le palle che vi ho raccontato negli anni successivi, dette nel tentativo di non deludervi. Se avessi saputo che vi avrei comunque deluso mi sarei risparmiato un sacco di paranoie. 

Chiusa questa parentesi sul passato, comunque non da poco, veniamo al nocciolo della questione. 

Sono stanco. Stanco di avere dei genitori che giudicano la mia vita e le mie scelte nonostante abbiano deciso di non farne parte

So che darmi questo ultimo aiuto economico vi è costato molto ed è per questo che mi impegnerò per restituirvi fino all’ultimo euro, così che possiate dedicarvi al vostro progetto di riuscire a raggiungere la casa di Valpiana fino ai 90 anni, oppure alla pensione necessaria a Marialuisa per vivere dignitosamente. 

Parlando di dignità, noi viviamo con 1600 euro in 3 (tra poco in 4) nel caso il dettaglio fosse sfuggito, ma comunque ci sentiamo abbastanza dignitosi.

Non è un problema vostro? Certo che no. Infatti badare al bene della mia famiglia è un problema mio e di Marta, e mi sono vergognato di avervi dovuto chiedere aiuto, ma mi sono comunque umiliato davanti a voi per il bene della mia famiglia e sono stato trattato come il peggiore dei drogati che chiede i soldi ai genitori per un’altra dose.

Quella sera mi avete detto che “dall’esterno” quello che arriva è che, riassumo in modo brutale, sono un povero coglione che si è fatto “incastrare” da una donna che vuole solo sfruttarmi. È curioso il fatto che sempre “dall’esterno”, dal mio esterno, voi siete dei coglioni che si stanno negando di vivere e condividere le gioie del loro unico figlio e che si stanno negando anche le gioie di essere nonni. 

Potete attribuire le vostre disgrazie a Marta quanto volete. La verità è che per voi è più comodo così piuttosto che accettare il fatto che vostro figlio, in fin dei conti, non sia quello che avreste sempre voluto. Perché è viva, vivissima in me, la sensazione di essere sempre stato una delusione per voi. Il figlio che non si impegnava a scuola, il figlio che non ha continuati gli studi, il figlio a cui bisogna insegnare il valore dei soldi. Ed oggi il figlio che non rispetta i genitori, che fa scelte che loro non condividono e quindi da allontanare. 

Perché è inutile che vi nascondiate dietro al dito del “è un tuo dovere di figlio farti sentire con i tuoi genitori”. 

E il vostro dovere di genitori dove sta? Dove sta la reciprocità in un rapporto dove il rispetto vi è dovuto senza portarne a vostra volta? Oppure “Ti avevamo avvisato che se avessi fatto quelle scelte ti avremmo perso come figlio”. E rieccolo il  senso di colpa del ragazzino di 13 anni. 

Per quanto le mie scelte vi arrechino dolore, sono scelte fatte unicamente per me stesso e per la mia felicità. Una frase del genere invece è pronunciata solo per fare male. E se mi avete perso come figlio è per vostra scelta. Trovare conforto e giustificazione nel detto “uomo avvisato mezzo salvato” è un vostro diritto ma sappiate che vi state solo raccontando una bella storia per alleggerirvi la coscienza.

Avete scelto di non conoscere Marta, di restare legati ad episodi di 10 anni fa e di dar loro lo stesso peso che avrebbero se fossero accaduti ieri. Anche io in passato sono stato così intransigente e ho scelto di tagliare ogni ponte con Marta per 5 anni. Ma dopo quei 5 anni, la vita mi ha messo davanti alla possibilità di chiudere un cerchio di odio e dolore vecchio e stantio che non era mai stato chiuso. E io ho scelto di ascoltare, di capire e rielaborare. E se non lo avessi fatto oggi non avrei una splendida famiglia.

Avete dato a Marta fantomatiche colpe, le stesse che le attribuivate a 20 anni probabilmente. Di traviare vostro figlio e di portarlo via da voi. Vi siete mai posti il quesito che forse, se un ragazzo di 20 anni preferisce passare la maggior parte del suo tempo fuori dalla casa dei suoi genitori e rifugiarsi in un’altra casa, forse conviene indagare su dove sia il problema piuttosto che limitarsi a fare spallucce e puntare il dito nella direzione più ovvia? No, perché questo vorrebbe dire mettersi in discussione ed è una cosa che non si fa. Non c’è tempo per mettersi in discussione in questa vita in cui bisogna pensare a fare il proprio dovere e non creare problemi a nessuno perché è solo così che si diventa brave persone utili e ben viste dalla società.

Marta non mi ha plagiato, sono io che ho scelto lei. Dal momento che l’ho rivista sono io che ho scelto di ascoltare la sua storia, il suo dolore e il percorso che ha fatto per uscire dal disagio che l’accompagnava da anni. Sono io che ho scelto di accompagnarla nella gravidanza ed è stata lei a tenermi sempre a distanza, sapendo perfettamente cosa quel bambino che portava in grembo significasse allora per la sua vita e per la vita di chiunque avrebbe scelto di entrare in relazione con lei. Sono io che ho insistito per esserci. Io, mentre lei era via, ho creato la stanza di Enea a casa di sua mamma, stuccando, dipingendo e montando porte. Sono io che ho insistito per esserci durante il parto e sono io che ho visto per primo Enea. Non mi avete chiesto niente neanche di questo. 

Vostro figlio vive un’esperienza bellissima e l’unica cosa che avete saputo fare è l’ormai conosciuta faccia del disappunto e della disapprovazione che conosco fin troppo bene. State pensando che non c’è niente di cui festeggiare e che voi siete gli unici che vedono la verità e la gravità della cosa? 

Voi siete gli unici che non hanno detto una sola cosa bella del fatto che vostro figlio si è costruito una famiglia. Gli unici. Ecco qual è il vostro primato. E visto che il parere dall’esterno conta così tanto per voi, sappiate che il vostro comportamento ha la disapprovazione di molti anche all’interno della nostra famiglia (Moneta/Cavazzan). Troppo comodo ascoltare solo l’esterno che ci dice che abbiamo ragione. 

Marta non lavora e gira per Cusano. Sarei curioso di sapere cos’altro dovrebbe fare. Mandare Enea al nido e trovarsi un lavoro per contribuire alle spese. Giustissimo e bellissimo. Se non ci stesse già pensando le direi io stesso di farlo. Se non fosse frustrante per lei non potersi realizzare anche come donna oltre che come madre sarebbe follia. 

Marta fa solo la madre perché non ha alternative. Marta gira per Cusano con il passeggino, non certo a fare shopping con le amiche. Porta Enea dai sui amici che vivono tutti a Cusano, fa la spesa, si occupa della casa, di Enea e anche di me. 

Non mi sembra che sia “niente”. 

Per trovarsi un lavoro dovremmo mandare Enea al nido, ma un nido cosa 650 euro al mese. Soldi che ovviamente non abbiamo. 

La famiglia di Marta fa quello che può tenendo Enea e dando il tempo a Marta di fare piccoli lavori con i quali contribuisce facendo del suo meglio. 

Ma la famiglia di Marta non può esserci sempre perché sua Madre e sua zia lavorano, idem i cugini e il fratello. 

Inoltre la Madre di Marta ci aiuta economicamente ogni mese, con pranzi, cene, regali per Enea e quando serve prestiti. Voi con il vostro “Enea non sarà mai mio nipote” vi siete chiamati fuori dai giochi con gran stile. 

Quindi vi chiedo la grandissima cortesia di evitare di giudicare queste persone, che con tutte le loro difficoltà sono state comunque più presenti e d’aiuto di voi.

Enea non sarà mai vostro nipote e quindi non avrete mai nipoti. Perché Enea è mio figlio e lo è tanto quanto il bambino/a che sta arrivando e non sono e non saranno mai ammessi due pesi e due misure. 

Ero lì quando Enea ha fatto il suo primo pianto, il primo sorriso, il primo passo e la prima parola. Quando mi guarda negli occhi mi sorride e dice “papà”. E non c’è fattore di sangue che tenga su questo punto. Non vedete la bellezza della cosa? Sappiate che anche in questo, siete gli unici. Complimenti.

A tal proposito vi riporto qui di seguito la notizia che avrei voluto darvi quella sera, ma che il vostro caloroso trattamento mi ha indotto a tenere per me.

Io e Marta ci sposiamo e la cosa sarà in tempi brevi. Avremmo voluto fare le cose con più calma ma il bimbo/a in arrivo ci ha bruscamente messi davanti a delle priorità da realizzare prima del suo arrivo. 

Non vi nascondo che da parte mia c’era anche l’ingenua speranza che da qui alla data del matrimonio si fosse creato un rapporto più pacifico tra noi tutti, ma è chiaro che questa cosa non avverrà mai e quindi inutile aspettare. La priorità di cui parlo è l’adozione di Enea della cui idea sono il più forte sostenitore nonché ideatore. E’ nostra intenzione che i due fratelli siano uguali in tutto, compreso il cognome, e che nei confronti di Enea mi siano riconosciuti i diritti/doveri giuridici di padre quale già sono. 

Ci stiamo già muovendo con un avvocato, che è stato ben felice di seguirci in questa pratica dato che di questi casi pare ce ne siano stati appena un paio in 60 anni. Ma anche questo immagino che per voi sia motivo di biasimo e non di lode, giusto?

Avrei voluto gioire con voi, avrei voluto che faceste parte di tutto questo ma è ormai chiaro che non vi interessa, che sono solo motivo di vergogna per voi. 

Sappiate che voi lo siete per me. Sono il vostro unico figlio e scegliete volontariamente di non fare parte della mia vita e per questo non esiste giustificazione valida. Nemmeno se un figlio fa scelte che non condividete.

Mi dispiace arrecarvi ulteriore dolore oltre a quello che provate per le mie scelte ma era ora che foste consapevoli del dolore che voi avete arrecato e che continuate ad arrecare a me e alla mia famiglia.  

Siete liberi di interpretare questa mia mail come meglio credete. Potete pensare che siano i deliri di un ingrato o le parole di un uomo plagiato. Se siete furbi, la interpreterete come un’occasione per dei genitori di conoscere finalmente il loro unico figlio e fare parte dello spettacolo della sua vita festeggiando, invece che chiudervi in voi stessi, isolandovi nella convinzione di essere dalla parte del giusto.

Questo è quanto. Siete liberi di scrivere e chiamare quando volete per discutere di questa lettera o di qualsiasi altra cosa, ma per quanto riguarda me, le mie comunicazioni finiscono qui. 

Troppe volte ho alzato il telefono per quello che voi definite un “dovere del figlio”. 

Adesso è ora del “piacere del genitore nel sentire il proprio figlio”. 

Se troverete in voi questo piacere, ci sentiremo presto. 

Alessandro

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