Salotto Letterario Globale sullo scritto “Lettera d’amore alla mia zoppia”, del poeta contadino Francesco De Gregorio.
In questa giornata di “Immacolata Concezione”, vi regaliamo la storia di un uomo che del suo “svantaggio originale” ha fatto un punto di forza, permettendosi un legame speciale con la parte più profonda dell’esistenza, quella che parte “dal basso”, ovvero dal codice ontologico, e pian piano sale, “sporcando” il codice simbolico (la scrittura) di tutto ciò che solo lui è.
Siamo tutti uguali agli occhi dell’In.Di.Co., e tutti degni di nascere e crescere preservandoci dallo svantaggio originale che ci vorrebbe burattini e maschere manovrati da un esterno spesso mutilante, soprattutto dei nostri codici più vicini all’essenza di ciò che l’esistenza è.
Grazie Francesco, poeta contadino e uomo metastorico, per il tuo esempio di altissima umiltà.
Quando riesco a scrivere sto un po’ meglio. Ci provo perché con questa debolezza è un po’ difficile, ma mi sento di condividere con voi quelle “BRICIOLINE” preziose che mi hanno nutrito ieri durante il Salotto Letterario Globale dedicato al nostro “poeta contadino”.
La tecnologia avrebbe fatto poco se non ci fosse stata la rete umana che ieri ha sostenuto l’evento e che mi ha permesso di essere lì tramite cellulare e immagini.
Sono state briciole preziose, grondanti di amore per me, per noi.
Ho sentito l’affetto di tante persone.
Il tuo affetto Grazia, e il miracolo metastorico che ci accompagna da un po’ e che ha trasformato uno scontro in un crossing-over di scambio, di tenerezza e di comprensione.
Ho ascoltato la bravura di Barbara che, quando lascia prevalere le sue profondità, si trasforma in una radice indispensabile che ti sa condurre al di là con la sua preziosa sensibilità ed intelligenza.
Ho apprezzato la raffinatezza culturale di Cindy, che ha sostenuto l’evento con l’audacia della sua freschezza intellettuale.
Ho goduto della presenza dei nostri cugini, parenti, concittadini, che hanno contribuito a rendere questa serata veramente speciale.
Desideravo una festa, e una festa è stata. Una festa che ha visto la presenza dei bambini e ragazzi della nostra scuola ordonese, presenza che ha cancellato, con un colpo di spugna, la mancanza della parte istituzionale legata a rigide funzioni ruolo.
C’era soprattutto il mio grande poeta, che è intervento in maniera semplice, spontanea, rassicurante. C’eri tu, tesoro mio, ho sentito che c’eri al di là delle tue paure. Ci sei stato con tutti i codici, con la tua semplicità e con tutto l’amore che hai per la vita e per le persone.
Anche io concordo con Francesca che, in un messaggio, scrive: “Volevo dare grande valore a te Francesco, perché ieri hai fatto un vero rito di transizione. So che per te non è stato affatto semplice e questo ha ancora più valore”.
Ieri hai dato voce a quello che è il tuo valore di uomo metastorico, di contadino di Nuova Specie che sa resistere al fumo, all’anello diabolico che ci sta accompagnando da mesi.
Però vedi che bella è la vita! Gioca a farci uscire fuori di testa nel suo regalarci morte e vita come se fossero un tutt’uno di un bello spettacolo. È come un giocoliere che tesse le sue trame in un gioco pazzesco. Mentre io sono qui distesa su un letto d’ospedale a mantenere viva la mia fiammella, la giostra della nostra vita metastorica ha girato con allegria per te.
Te lo meriti. Ti meriti tutto il bene del mondo.
L’amore per la tua zoppia me l’ha regalato mio padre che, con il suo essere orbo, mi ha trasmesso una profonda tenerezza per ogni tipo di sofferenza. La cavità del suo occhio si arrossava e io vi soffiavo dentro aliti del mio amore.
Ho apprezzato tanto la tua bravura Francesco mio. Sei un degno rappresentante di quella parte di cultura contadina che conserva dei me.me. di tenerezza e di nostalgia per la purezza di tempi duri ma essenziali per la sopravvivenza dei bisogni primari.
Ti ho sentito, mio contadino, volare in alto. Ho sentito farsi spazio dentro di te una libertà che non conoscevi. Ti sei liberato ieri dal fardello dei tuoi sensi di colpa. Sei volato verso le tue radici e ti sei avvinghiato all’humus della tua esistenza dove c’è posto solo per la tua espansione-crescita verso orizzonti sconosciuti.
Il tuo amico Mario ti è stato accanto ed ha saputo accompagnarti con spontaneità e affetto.
Tutti ti hanno apprezzato, sei uscito allo scoperto per ciò che tu veramente sei. Ti sei sentito finalmente visto da tanti accompagnatori che volevano assistere alla tua nascita di uomo più intero.
Un uomo caritatevolmente fiducioso che ieri si è inoltrato con maggiore coraggio in un progetto di speranza, quale è il Progetto Nuova Specie.
I tuoi sogni avventurosi e politici di uomo di valore convergono tutti verso il nostro sogno concreto che è la Fondazione Nuova Specie.
Grazie Mariano, perché ieri hai raccontato la storia del brutto anatroccolo che si trasforma in cigno grazie ad una metodologia semplice e profonda.
Sabrina