Quando la fratellanza diventa opportunità, anche i binari paralleli si possono sovrapporre.
Cara Sorellina,
“Finalmente” SENTO il bisogno di scriverti una lettera.
Da tempo percepisco che al nostro rapporto manchi qualcosa, ci siano diversi argomenti in sospeso, e il mio vuole essere un tentativo per riprendere una fratellanza che abbiamo l’opportunità di viverci, ancora per tanto tempo.
Sinceramente non so da dove cominciare, ma seppur con tanta fatica, è arrivato il momento di cercare di togliermi un po’ di maschere e provare a riallacciare con te un contatto che non sento vero.
Sei mia sorella, l’unica, quella con cui più di ogni altro ho condiviso la mia infanzia, e il rapporto forte con te potrebbe e dovrebbe rappresentare un valore aggiunto per entrambi, lungo il viaggio delle nostre vite. Oggi però non è così, sento di avere di più da darti e di più da poter ricevere. Vorrei quindi provare a costruire uno “scambio” fra i binari paralleli delle nostre vite, già da troppo tempo molto vicini, ma poco sovrapposti.
Chissà cosa uscirà scrivendo, magari tanta verità che, bella o brutta, spero possa rappresentare per te un regalo, almeno quanto lo è per me liberarmi da alcuni strati di “va tutto bene” che avvolgono il “me stesso”, sepolto sotto una crosta spessa circa 30 anni.
Iniziamo dal positivo. Il tuo più grande pregio è la sincerità, sempre e comunque, a volte smaliziata e quindi ancora più vera! Continua a permettertela, molto spesso ti ha portata e ti porterà al dolore, ma alla lunga ti sarà di grande aiuto nel tuo viaggio.
Poi c’è la perseveranza: ti stai impegnando tanto nello sport e stai imparando il senso del sacrificio per raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissata.
Sei tanto generosa: amici o meno, tu ci sei sempre se puoi regalare favori.
Ti impegni al massimo, disinteressandoti della capacità che hai o meno nel fare le cose, quindi trasmettendo sì i tuoi limiti, ma allo stesso tempo anche la voglia di mettere del tuo per qualcuno, fregandotene se qualcun altro ti giudica. E il tuo rapporto abbastanza buono con l’esterno è proprio un altro bel pregio che ti riconosco, anche se quell’esterno ti sta mettendo tanto alla prova da qualche anno a questa parte.
Le cose che potresti migliorare sono sempre più facili purtroppo da trasmettere e anche se le si dicono con lo spirito di aiutare attraverso un parere “da fuori”, suonano quasi sempre del rumore dell’indice puntato contro. Un po’ perché le si dicono con disprezzo, un po’ perché sentirsi “sbagliati” fa tanto male e risveglia la rabbia bambina di non essere visti, di non essere riconosciuti per i propri pregi, bensì per i difetti.
Sento di aver cavalcato fin troppo il carro del babbo che, forse per un suo limite nel rapportarsi con il femminile (quello gli è stato “insegnato” e quello riesce a fare), ha sempre criticato e gettato fango su di te (come per altro ha sempre fatto e spesso fa – soprattutto in presenza dell’esterno – con la mamma).
Copiando il suo atteggiamento e sottolineando i tuoi errori, mi sentivo migliore. Ma migliore di cosa alla fine?! Dandoti della stupida e prendendo in giro l’altra faccia della medaglia della tua sincerità, ho sempre fatto del male sia a te, affossandoti, sia a me, macchiando la mia autostima con la tua sofferenza.
Un altro vaso contenente negativo che sento il bisogno di scoperchiare è la chiusura e il muro che hai da qualche anno eretto contro il mondo, io compreso. Ti sei sentita tradita e forse non avendo individuato bene da chi (genitori, parenti, amici), hai preferito chiuderti nei confronti di tutto l’esterno e non fidarti più di nessuno, almeno fino in fondo. Sento che non ti fidi più di me, ma io la tua fiducia l’ho avuta per tanto tempo a disposizione e che cosa ne ho fatto? Ricordo ancora come mi guardavi da piccola. Mi sembra di rivederlo in mia figlia quando guarda il fratello maggiore. Mi facevi sentire grande e importante, pieno di responsabilità. Ma io con la tua fiducia c’ho giocato, non capendo quanto importante fosse, fino a perderla. E adesso, quando qualche volta ci riavviciniamo – sempre a distanza di sicurezza – non riesco più ad avere il coraggio di chiedertela, di prenderla.
E poi mi domando: io ho fiducia in te?
Purtroppo non conosco il motivo – è tremendamente nascosto – e un obiettivo forte del mio percorso nel Metodo alla Salute sarà da oggi proprio quello di scoprirlo… te lo devo dire, mi devo liberare da questo peso immenso… io sento di non fidarmi di gran parte del mondo… e peggio ancora di non fidarmi di te.
Probabilmente ho utilizzato qualche catenaccio arrugginito, là nelle profondità di me stesso, per chiudere delle porte che nascondono ferite. Ferite inferte chissà quando, chissà da chi e chissà con che arma. Ferite che ho paura solo a vedere, ma che devo assolutamente riaprire, devo farle risanguinare per poter richiudere le lacerazioni definitivamente. Porte che però, oltre alle ferite, chiudono chissà dove anche le mie emozioni, imprigionate nell’oscurità.
Oggi voglio avere il coraggio di dirti questa cosa, che spero possa sbloccarmi.
Mi auguro tu non la prenda troppo male e che, con coraggio, riparta con me proprio da qui per intraprendere una strada nuova.
Ebbene io non mi fido dei tuoi consigli, non mi fido delle tue promesse, non mi fido soprattutto di quando mi dici che stai bene.
Ma in fondo me la merito la tua fiducia?
Visto come mi sono comportato con te, ancora no.
Mi sentivo grande e spavaldo e mentre stavo combattendo contro i mostri dell’adolescenza, ho permesso a me stesso e agli altri di schiacciarti. Ho perso la tua preziosa fiducia per la povera ambizione di essere visto dall’esterno. Da un esterno superficiale che non ero stato capace di scegliere, eliminando allo stesso tempo anche l’istinto che, mi sembra di ricordare anche se un po’ confusamente, fino più o meno alle elementari sentivo ancora.
Oggi sono qui a chiederti scusa per tutto quello che ti ho tolto, offrendoti a suo tempo uno specchio appannato, sporco e distorto, sul quale proiettavo una falsa felicità, a cui forse a volte ti sei ispirata. E anche dopo aver superato i miei maltrattamenti di gelosia, che ti era toccato subire da piccola, non hai avuto nessun aiuto da me.
Ti chiedo scusa per non averti mai difesa né dall’esterno, né dalle dinamiche famigliari. Non ti ho quasi mai permesso di fare squadra con me e quando è stata ora di poterti aiutare, vedendo da fuori i momenti in cui sei stata in pericolo, non ho mai avuto il coraggio di agire, bloccato dalla vergogna di non aver mai colto l’opportunità di essere veramente tuo fratello.
Per festeggiare il tuo compleanno ti ho portato qui, in uno dei pochi posti di montagna che conosco, ma che rappresenta un pezzo del mondo, con i suoi simboli.
Il sasso che ride, anche detto sasso delle facce che ridono, vorrei che per noi rappresenti un momento di transizione.
L’augurio che faccio ad entrambi è quello di abbandonare l’immobilità del sasso, fermo da chi sa quante centinaia di anni e allo stesso tempo abbandonare tutte le facce / maschere che ridono per compiacere tutto quell’esterno superficiale, che ormai non ha più nulla da darci.
Cancellare tutto e ricominciare non è possibile ma, se me lo concedi, vorrei provare a dare una svolta al nostro rapporto, partendo possibilmente dal positivo e dalla nostra nuova fratellanza.
Con la speranza di poter ritornare in contatto con te, un po’ alla volta, senza fretta, partendo dalle piccole cose e senza troppe aspettative.
Te lo dico perché ora lo sento già un po’ di più rispetto a prima di aver scritto questa lettera: TI VOGLIO BENE!
TANTI AUGURI DI CUORE.
Il tuo Dado