“Messaggi in bottiglia dalla Clinica Ontologica”: il momento del PUS Risveglio.
10 novembre 2016
Eccomi qua Mariano, all’alba di un nuovo giorno… e oggi “nuovo” suona ben accordato e armonico. La nottata è stata abbastanza insonne ma non mi sento distrutta oh! E poi, tutto sommato, se così sarà anche tra qualche ora, posso sempre riposare… il positivo di essere ricoverati… obbligati ad una dinamica statica… e penso a quante volte ho portato il mio corpo allo stremo… e penso a quante volte l’hai fatto anche tu… e penso a quante volte sento Raffaele al limite… e magari il giorno dopo ci sono state o ci sono ancora altre cose che richiedevano presenza e prestanza… e che non sarebbe male in alcuni momenti per tutti sentirsi obbligati ad un ricovero… a casa propria è più bello! (gli infermieri sono più simpatici e affettuosi… 😄)
Nel pomeriggio dopo la nostra telefonata, il dolore all’addome è peggiorato: il gonfiore era talmente tanto che sembrava potesse far scoppiare di lì a poco la pelle… ed è aumentata anche la febbre che si è presentata con tutte le vecchie conosciute caratteristiche… prima i brividi e poi il picco molto alto… la notte è stata lunga e agitata, e ieri mattina non riuscivo neanche più a camminare per raggiungere il bagno… ancora di più è aumentato il gonfiore e il dolore… nel frattempo sono state richieste le varie consulenze e una nuova TAC.
Sempre nella mattinata, è passato il medico siciliano che nomino il “terrorista” perché puntualmente nei momenti più difficili prospetta ipotesi “in prospettiva” al negativo… una sirena potente che se poco poco ti fai ammaliare ti attrae nel vortice e non capisci più niente… ricordi!? È quello che non voleva che sospendessi la radio per i giorni del seminario, e ieri quando mi ha visitato ha cominciato ad andarci giù pesante, dicendo che questa nuova situazione era un guaio e che avrebbe portato ad una sospensione troppo lunga, e che a questo punto toccava rivalutare tutto il programma di cura, compreso il fatto di considerare il percorso di radioterapia concluso qui, a metà… e pensare ad un nuovo intervento o alla chemioterapia classica come quella che ho fatto in agosto… maaaha!
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– “Sirena” di Michela Garbati – |
Ho ascoltato, in pace, senza paura del vortice che mi si stava parando davanti eppure mi riguardava, stavo con tutto quel dolore e questo tizio in camice mi stava minando la possibilità di cura medica più adatta ed efficace sperimentata finora… che bella sensazione guardarlo e non perdermi…
Ho sentito puzza di tante paure sue… nel suo dire curato e preciso ho avvertito distintamente le parole dietro le parole: “Il tuo caso è troppo fuori da schemi fissi ed io non so che fare… qui tutti c’hanno il loro programma di cure ed io non vedo l’ora che finiscono così proseguono poi su altri binari ed io ho fatto la mia parte… tu mi poni troppi problemi e ogni volta devo riformulare tutto e non so da che cosa ricominciare, se non dal fatto che ci sono altri che possono fare altro con te”.
Ciò che stava dicendo in realtà, in quel momento non mi serviva, e ho sentito che la strada si sarebbe aperta continuando a camminare un passo alla volta. Che senso aveva pensare al percorso di cure se ancora non si capiva niente nell’oggi, anche di quello che lui stesso ha definito un guaio? Ma un guaio di che, se ancora non si sapeva niente, se non il fatto che probabilmente si era riformata una sacca di liquido (linfatico… pulito quindi!) come era già accaduto, e avevo i muscoli addominali molto infiammati e dolenti?
E poi io mi sentivo, dentro, già tanto distinta anche dalla mia condizione fisica, figuriamoci quanto lo ero da tutte ‘ste congetture inutili… distante dalla condizione fisica nel senso che proprio sentivo fortemente maturate certezze e forze legate al percorso ontologico e le prospettive della Clinica Ontologica.
Il corpo, per me, stava preparandosi e organizzandosi a suo modo. Io mi stupisco ancora di me quando accolgo in pace il calice amaro che mi si presenta, anche se non comprendo bene bene cosa sta accadendo, e pur attraversando anche le mie di paure… e non è più neanche un accogliere per resistere o transitare rispetto a un negativo, ma una cosa diversa, più legata alla certezza del positivo già solido in me, da continuare a costruire.
Se chiudo gli occhi è come sentire che nella mia storia di vita “ora” posso partire da un “+” pieno a cui posso aggiungere ancora e ancora… e non più da un “-” da riempire o risolvere.
Anche della febbre non mi sono spaventata. La tua bella teoria sulla nostra parte “fuoco” legata alla febbre, e lo scritto di Sandra al riguardo, letto nella tre-giorni, mi hanno fatto conservare un sentire mio più “poetico” che medico rispetto a quello che mi stava accadendo!
Un’altra bella metafora… è stato come se stessi cavalcando un’”onda anomala” (di quelle che si vedono nei quadri di tempeste in mare) a cui riuscivo ad affidarmi nonostante il tumulto… un’onda che, seppure paurosa, mi poteva portare lontano piuttosto che indietro… e così è stato credo… stamattina ancora mi sento in mare… le acque sono meno agitate!
Continuo il racconto di ieri perché sento che segnare questa data, 9 novembre 2016, è importante, qualunque cosa essa voglia significare o produrre o dirmi in futuro, o anche no… non importa.
Nel pomeriggio, dopo pranzo, il pulsare della zona gonfia è diventato insopportabile. Ho sentito il bisogno di lavarmi un po’ e mi sono fatta aiutare da mia madre a raggiungere il bagno: nel giro di poco, al centro del pube, sotto la cicatrice chirurgica che si era di molto dilatata e assottigliata per il gonfiore, si è creato un piccolo ematoma e poi una breccia, da cui usciva velocemente un rivolo di pus… perdonami la crudezza… ma altri modi non li trovo… da lì in poi la fuoriuscita è diventata incontenibile e sempre più copiosa… ho fatto chiamare l’infermiere, ma anche lui faceva fatica a tamponare. Sono riuscita ad andare sul letto in camera. La breccia è diventata un buco, e il pus sembrava non finire mai… c’è voluto tempo e tante tante garze, ed io ancora mi sono stupita di come riuscivo a starci.
La vista di tutto quel materiale uscire dal mio corpo mi ha ancora una volta fatto scegliere nell’immediato, salvandomi… il Presente, Qui, Ora… vivi ciò che è per ciò che nel presente rappresenta. Mi ha fatto schifo, ne ho avuto paura, ma allo stesso tempo più guardavo e partecipavo a questa liberazione, e più mi sentivo liberata non solo dal dolore/pressione che avevo prima… ho sentito ancora di più che non era per niente un fatto vissuto nel corpo distintamente dagli altri codici… ma che avveniva attraverso il corpo… e mentre avveniva mi parlava.
Ho temuto che tutte le congetture del medico “terrorista” della mattina si avverassero, ma a spegnere ogni dubbio a favore del positivo che stava accadendo sono arrivate, come un film veloce, tutte le immagini di questi mesi di febbri e di incertezze e di pantano… e questo magma più lo guardavo e più ringraziavo per essersi finalmente rivelato… e… “rivelato fuori di me”.
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– “Aquila Consacrante” di Michela Garbati – |
Il mio corpo… caro corpo… è stato saggio… di una saggezza profonda e piena… il mio corpo… caro corpo… ha parlato più della medicina, più delle parole, più delle paure, più di me…
È stato saggio a cogliere il passaggio, e per primo ha lavorato per creare le premesse… è stato saggio e non ha mentito a se stesso… si è lasciato invadere, infuocare, indolenzire per liberarsi e lasciare ancora una traccia.
È stato saggio a cogliere il passaggio… – vediamo se riesco a metterlo in parole! – dal cancro (dentro di me) a cui dare un senso per salvarmi, visitando la danza vita/morte… all’esistenza mia, in prospettiva, come “progetto” radicato nell’ontologico, da godere non per il tempo a disposizione ma per il messaggio che può trasmettere nella mia ed altre esistenze…
… un giorno alla volta…
Tutto questo poteva avvenire senza una fase in cui espellere il pus per un vero Risveglio (PUS). Ora credo di no!
Tutto questo potevo incarnarlo in altro modo… sì, penso che ci siano tanti modi… con il Seminario il terreno era pronto e gli elementi stavano al lavoro…. ma credo anche che “il mio caro corpo” abbia voluto darmi ancora l’onore, nel concreto, di farmi vivere ciò che rischiamo di rappresentarci soltanto.
È stata una visione per cui gli rendo grazie con immenso amore… anche nella crudezza del suo esprimersi… con immenso amore!
Il momento del PUS “risveglio” – nel Graal PUT – è un momento che non avviene così tanto per… e non lo si può dare per scontato solo perché abbiamo lavorato bene e transitato nella parte PUK.
Sciogliere, srotolare le spire strette delle nostre parti kundalinizzate è una una fase difficile, laboriosa, dolosa; spesso ci mettiamo anni e lo facciamo attraverso percorsi impervi… spesso imbocchiamo labirinti in cui ci sembra di muoverci ma in realtà ci fermiamo… e poi bisogna tornarci settanta volte sette… non è che si conclude… e poi, soprattutto, se strada facendo non costruiamo la FIDES ci perdiamo.
Il PUS quando arriva… ho compreso… e arriva non così… non un giorno senza un perché… oppure come un pacco regalo inviato dal cielo – PUM – …
Da ciò che il corpo mi ha raccontato… ho compreso che…. (e sicuramente non è tutto… con umiltà contemplo ciò che altre specificità hanno compreso prima di me e ciò che altre specificità ed io stessa posso aggiungere strada facendo!).
Avviene se in campo si giocano già le premesse per un passaggio ad un progetto di vita/esistenza in positivo come vitonauta in mission…
Avviene se ci si prepara, se siamo sufficientemente collegati alla placenta esistenziale dell’In.Di.Co., se tutti i codici sono pronti a fare un passaggio, se già sentiamo di noi un valore in positivo… qualunque esso sia… già solo nella semplicità di essere quello che si è nel presente… oggi!
Avviene se ci si predispone ad accogliere ciò che sarà, con fiducia che l’In.Di.Co. è con noi, senza ma e senza se…
Avviene se non ci lasciamo ammaliare dalle sirene che ci vogliono portare negli abissi delle convinzioni simboliche istituzionali razionali, che usano le nostre paure più imminenti per tagliarci la cordicella/fides legata all’In.Di.Co. e ci fanno risprofondare nelle parti PUK… facendoci credere che non è ancora tempo di risveglio…
Avviene se accettiamo che il risveglio, se vero è, deve passare necessariamente da un momento in cui si espelle il pus… ed è un momento doloroso e che fa paura. È un momento in cui ho visto, bisogna avere molto molto amore per quello che già si è, tanto amore anche per le parti schifose nostre che escono allo scoperto… e tanto amore per ciò che possiamo ancora esprimere nell’esistenza.
Avviene perché il pus, che dentro di noi si è organizzato, accumulato, pulsa e cerca strade per non rimanere chiuso… per rivelarsi all’esterno liberandosi e liberandoci ha bisogno che noi “desideriamo” che questo avvenga… non solo perché ci dobbiamo liberare da un fatto in più che ci dà fastidio, ma come atto di amore che avviene in noi per fare un passaggio reale, a una parte nuova della nostra vita in cui “desideriamo” esprimerci per ciò che siamo veramente… il pus ha memoria, parla, comunica con noi… sa che la cosa migliore è uscire all’esterno, ma lo fa a patto che noi gli permettiamo di trovare la strada, oppure permettiamo ad altri di incidere (anche invadendoci) per aiutarci.
Avviene se… accettiamo il rischio sapendo di poter perdere (abbracciati dall’In.Di.Co.!).
Anche questa fase può abortire in ogni momento, e il pus dal rivelarsi all’esterno per svegliarci, può essere espressione, nella danza degli estremi opposti Vita-Morte, della Morte che chiude il nostro viaggio nell’esistenza per gioiosamente trasformarci.
Io sono grata al mio caro corpo, alla vita e all’In.Di.Co. che ancora hanno DETTO SÌ… con amore… anche in questa occasione, al mio Viaggio.
Caro Mariano… questo messaggio ti arriverà oggi 11 novembre perché strada facendo le cose che ho voluto fermare in parola sono vulcanicamente aumentate… io ne sono contenta e se ne hai piacere, sarei ancora più contenta di un tuo parere o se vuoi aggiungere aspetti che vedi in questo passaggio… sono contenta di aver tentato una bozza di conoscenza più ravvicinata ai vissuti… ma quando si sta dentro, molte cose si possono vedere colorate… anche in questo l’umiltà paga più del sentirsi arrivati a chissà quale verità.
Nel frattempo la ferita anche ieri ha continuato a drenare… oggi penso che il chirurgo con cui ho parlato farà una medicazione anche interna… e mi preparo accogliendo… affinché si pulisca bene, sperando che si evitino altri strascichi.
Il buco sulla pancia mi fa tanto pensare al quadro di Michela che sta al Centro “Maschera e Sangue”… ma in modo diverso.
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– “Maschera e Sangue” di Michela Garbati – |
Sento grande gratitudine per Sandra e Raffaele, che in queste due sere passate mi hanno aiutato a raccogliere, inserendo tanti spunti teorici e punti di vista diversi.
Sento grande gratitudine per te che, come spiritello scoiattolo, mi stai sempre vicino.
Sento grande gratitudine per Tonino, che ieri sera a sorpresa ho visto apparire alla porta di questa stanza come mio sposo emozionato e preoccupato… che è venuto ad accertarsi che stessi bene e ad abbracciarmi forte forte!
Non ho più febbre, la terapia antibiotica sembra andare bene e stamattina farò la TAC così si valuta meglio sia questa situazione, che anche la condizione del cancro…
Sono dolorantemente fiduciosa!
… E ti abbraccio piano piano…
Gemella Ontologica