AssociaEventi: il VIA.SCO. dell’Associazione Alla Salute Bari da Putignano a Foggia, passando per Grottaglie e San Severo!

In questo fresco 6 novembre, l’Alsa Bari riprende le sue attività a Putignano. 

Ci ritroviamo in un ex macello, sulla cui facciata in alto si può vedere la dicitura a caratteri cubitali “MACELLO”… e in effetti un po’ ho la sensazione che stiamo per essere “macellati”… ma Francesca mi fa notare che l’attuale laboratorio urbano, che ha sede lì, si chiama I MAKE, cioè “io faccio” in inglese e che ciò che viene macellato può essere usato per realizzare qualcos’altro.

Iniziamo questo pomeriggio, dedicato all’unità didattica “Indietro Tutta”, ringraziando Grazia, che ci ha raggiunto per l’occasione da San Severo, poiché lei e Francesca ne saranno le conduttrici. Inoltre, salutiamo ufficialmente e festeggiamo Laura, che continuerà il suo viaggio non più come membro del direttivo.

Dal momento che è il primo incontro dopo la pausa estiva, si approfitta per ripartire dalle basi: cos’è il Metodo alla Salute e qual è la storia del suo ideatore, Mariano Loiacono. Così lo introduciamo anche alle due famiglie nuove presenti oggi, quella di Giuseppe e quella di Alessia.

Si entra nel vivo cantando tutti insieme la canzone “Indietro Tutta” e, visto che questa unità didattica è come un viaggio in treno, Marina viene nominata la nostra capotreno, con tanto di cappello e fischietto, per segnalare le stazioni. 

L’”Indietro Tutta” è un’unità didattica che prende come esempio l’alcolismo, ma si applica a qualunque tipo di dipendenza: perciò Francesca ci mostra un fiasco e spiega che la parola “fiasco” deriva dal verbo “fletchen”, in tedesco che significa “intrecciare”. Il fiasco, inoltre, per la sua forma sembra quasi una bolla, come quella dentro la quale ci sentiamo chiusi in questo viaggio…

E così, il fiasco diventa un “viasco”, cioè Via.Sco., ovvero un VIAggio di SCOllamento: noi nasciamo interi, con le nostre parti vicine, che però vengono man mano scollegate.

Vengono lanciati a caso otto bigliettini che riportano ciascuna stazione, così chiunque li prenda potrà presentarla ed esprimere ciò che le immagini e parole gli comunicano.

Marina fischia e annuncia la prima stazione di questo viaggio: 

Putignano!

Stile di vita alcolico.

È solo una bevuta

vita mia stai zitta e muta

La sedia simboleggia il nostro fermarci, il fermarsi del nostro viaggio interiore. Se torniamo indietro nella nostra storia, possiamo vedere quand’è che abbiamo iniziato a fermarci.

Seconda stazione: 

Altamura!

Finzione chimica

Spesso euforico divento

ed ammazzo lo scontento 

Qui appaiono dei crateri sul pavimento, i quali simboleggiano le nostre parti che stanno partendo. E noi iniziamo a perdere l’equilibrio.

Terza stazione: 

Triggiano!

Dipendenza

Senza benzina

non si cammina

Se non abbiamo questa sostanza, o stile di vita, o qualunque sia la nostra dipendenza, non riusciamo ad andare avanti. Infatti, i crateri in questa immagine sono sempre più evidenti. La luce è sempre più piccola e c’è già un po’ di buio. Siamo costretti ad andare sempre più nel simbolico per scollarci dai nostri veri problemi. I crateri sono canali di comunicazione tra il nostro interno e il nostro esterno, possono far fuoriuscire sia il positivo che il negativo.

Con molta umiltà e generosità, le due conduttrici Francesca e Grazia parlano di quelle che erano le loro dipendenze. 

Francesca racconta di come era dipendente dalle relazioni di coppia, di come cercava lì ciò che non aveva avuto nella sua vita, di come si accontentasse delle briciole perché era pur sempre meglio del vuoto. Ma poco a poco, grazie al lavoro fatto su se stessa, sta trovando da sé ciò che le mancava, senza più dipendere da storie che neanche la soddisfacevano.

Anche Grazia racconta di come era dipendente dal suo essere estremamente affidabile, precisa, diligente, dal voler essere perfetta a ogni costo. Ciò ha avuto i suoi effetti negativi anche sul rapporto con le sue figlie. Ma ora sta imparando a non stare più male se qualcosa sfugge al suo controllo, se qualcosa non va secondo i piani. A conferma di ciò, Grazia, la (ex?) affidabile, aveva il compito di portare il proiettore oggi ma… l’ha dimenticato a casa! Qualcuno le dice giustamente “Sei guarita!”.

Quarta stazione: 

Modugno!

Astinenza

Se ne vedon delle belle

qui ci voglion le stampelle

La sedia ha delle stampelle attaccate alle gambe e i crateri diventano sempre più alti. Qui dipendiamo completamente dall’esterno, che in questo caso è l’alcol, ma può essere qualunque altra cosa. Sono quelle le nostre stampelle. Nel Metodo alla Salute, però, si cerca di sostituire le stampelle chimiche con altre stampelle, cioè gli accompagnatori, che sono un sostegno importantissimo per il nostro viaggio.

L’”Indietro Tutta” è una strada in discesa, man mano che si va più giù, si discende sempre più velocemente, come risucchiati da un vortice.

Quinta stazione: 

Grottaglie!

Metamorfosi

Questa cosa mi assomiglia

son persona o son bottiglia?

La sedia è davanti a uno specchio, ma al suo posto vi è riflessa una bottiglia e sotto la sedia c’è un buco. Qui iniziamo ad assomigliare alla nostra dipendenza anche nel corpo. Ormai ci identifichiamo con la nostra dipendenza, il che spesso è una soluzione in cui ci rifugiamo perché è meno doloroso che affrontare il problema. Non vediamo più i nostri problemi uno per uno e separati, ma come un tutt’uno, è tutto un solo enorme problema. Infatti, in questa fase, le persone non riescono neanche a descrivere cosa le fa star male, sanno soltanto che stanno male.

Sesta stazione: 

San Severo!

Senza rete

Non compreso son d’alcuno

non sopporto più nessuno

I crateri sono altissimi e la sedia si è rotta. Qui sentiamo che abbiamo perso tutto. Nonostante continuiamo con la nostra dipendenza, comunque non ci basta e la voragine dei nostri bisogni è sempre molto larga. Questa è la fase che si riflette negli omicidi e suicidi.

Settima stazione: 

Troia!

Ultima stazione

Ogni giorno perdo voce

come pesa questa croce

Qui c’è uno squarcio, siamo scollegati dalla realtà, ci creiamo soluzioni che non sono vere, ma virtuali. Intanto la voragine dei nostri bisogni rimane lì, più ampia che mai.

Capolinea: 

Foggia!

Capolinea

Non c’è più vita

piena è la botte

saluto tutti e

buonanotte

Qui la sedia è capovolta e sta cadendo nella voragine. È tutto buio, ma si vede una piccola luce in un angolo. Questo rappresenta la morte. L’identità del negativo può farci morire, ma questa morte può anche essere la spinta che ci fa ripartire in risalita. Così quella voragine può anche rappresentare il buco da cui nasciamo.

Concludiamo la serata abbracciati in cerchio, dichiarando uno per uno qual è la nostra “bottiglia”, cioè qual è la dipendenza che ci siamo riconosciuti. Almeno in questo mi sento meno sola.

Angela T.

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