Vieste (FG), 10 settembre 2016. VIII edizione del progetto “La finestra di Babich”: secondo giorno.

La giornata di oggi ci riserva un sacco di sorprese e di emozioni. Iniziamo con un momento di ascolto del nostro corpo con G. che in giardino, in mezzo a secolari alberi di ulivo, ci aiuta a sentire l’energia che possiamo trasmettere attraverso il nostro corpo, anche soltanto con il contatto delle mani.

Poi ci accomodiamo tutte nella stanza predisposta ai “gruppi” e ci viene annunciata una sorpresa:  M., nel ruolo di postino, consegna un plico a V. che lo riceve con grande sorpresa… ed  entra C.!!!!!

Tutte piacevolmente sorprese la accogliamo con entusiasmo, ma in particolare V. che non si aspettava questa visita.

La venuta di C., accompagnata da L. e F., ci ha portato grandi stimoli e doni.

Ma la prima emozione forte la viviamo con l’ascolto del messaggio vocale che ci ha mandato G., in cui ci invita a viverci questo progetto con la consapevolezza che la vita va vissuta giorno per giorno, con intensità e apprezzando anche le più piccole cose che spesso ci sfuggono, presi dalla quotidianità, e ci dà un esempio di come la vita, con tutte le sue parti positive, va vissuta a pieno.

G. ci annuncia che la giornata di oggi è dedicata alla “corrispondenza”, in particolare tra madri e figlie, e infatti C. inizia la sua “mission” con una lettera a sua madre, in cui si racconta nella sua relazione con lei, evidenziando come per tanto tempo V. si è fatta carico del dolore della madre, non riuscendo così a viversi la vita secondo le sue specificità.

Questa lettura ha permesso ad altre di immergersi nei propri dolori, autorizzandosi finalmente ad esternarli ed accoglierli, anche con l’aiuto delle altre donne presenti che hanno fatto da utero.

Anche L. ci ha fatto dono di una lettera a sua madre morta precocemente, in cui finalmente riesce ad esprimere tutta la rabbia e il dolore di essere rimasta sola e di aver affrontato la vita senza riferimenti e soprattutto con l’incapacità di crearsi rapporti profondi per paura dell’abbandono.

Tra l’ascolto di un brano e un po’ di teoria, arriviamo ad ascoltare la lettera di N. alla mamma, che naturalmente ci commuove come le altre, ma che porta N. ad entrare nelle sue profondità più remote e a fare un’immersione forte fidandosi dell’utero devoto che l’accoglie.

Questo momento importante del suo percorso è stato festeggiato con un rito in cui tutte noi abbiamo riconosciuto e dato valore alla sua forza e al suo coraggio nel procedere in mezzo alle tante difficoltà della sua vita.

Per concludere la mattinata E. ha letto una lettera che S. ha scritto a sua figlia F.

Dopo la pausa pranzo le tre ospiti d’onore ci hanno salutato lasciandoci dei doni: il poster con il decalogo Aureo del Monte Cavo Ysteron e due stampe che avevano come soggetto madre e figlia:nella prima è raffigurata una donna gravida che, guardandosi allo specchio, si vede già con un bimbo in braccio; la seconda in cui la madre e la figlia bambina camminano mano nella mano, guardandosi serenamente.

Con l’accompagnamento di C. e F. abbiamo iniziato un piccolo rito giocoso in cui, metaforicamente, saltavamo dalla prima alla seconda immagine per sottolineare i passaggi che stiamo facendo. È stato divertente che “la signora L.” ha fatto il passaggio anche con il bio-organico, cadendo “rovinosamente” a terra.

Ora è arrivato il momento della teoria, in cui si è parlato del tradimento che non è solo di coppia, ma può essere anche tra madre e figlia/o. Il significato etimologico della parola “tradimento” è “ti riporto a te”, quindi a volte ci serve per ritornare a noi stessi e cercare l’origine  del nostro dolore e disagio (allontanarsi da sé).

P. ha parlato del meccanismo della “vestale” in cui, per mantenere l’equilibrio di una famiglia o di una coppia, sacrifichiamo la nostra stessa vita. A volte questo meccanismo viene demandato ai figli, perché quando nasciamo siamo un intero, ma i nostri accompagnatori/ genitori, ci pukizzano in funzione di  questo equilibrio.

In molte storie ascoltate oggi possiamo ritrovare questi meccanismi, e la formula delle tre D è esplicativa (desiderio, delusione, dolore x rabbia), in cui la rabbia è amplificata e continua, mentre per rompere la spirale bisognerebbe trasformare la formula in: desiderio, delusione, dolore + rabbia, dove la rabbia viene riconosciuta e anche sciolta.

Per sciogliere la rabbia spesso abbiamo bisogno di “sporcare” le nostre zone pellucide anche rispetto alla nostra famiglia per arrivare a contattare il nostro ontologico.

Il dopo-cena condotto da R. ha alleggerito questa intensa e bella giornata.

Mirella e Teresa 

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