Celle di San Vito (FG), 2 e 3 luglio 2016. IX edizione del progetto “Rainbow”: accoglienza e primo giorno.
2 luglio 2016, ore 16.30: arrivano le prime macchine e ad attenderle ci sono Raffaele, Cindy, Benedetta, Ripalta, Roberto e Nadia.
Titta invece arriverà con Vincenzo, Raffaele, Livia, Giovanni e Feliciano.
Prima di cena, due cenni da parte di Raffaele su cosa faremo durante la serata e su cos’è il progetto, giunto alla sua IX Edizione (la terza qui a Celle di San Vito)!
Si fa un breve giro per il paese (il più piccolo della Puglia con appena 150 residenti) ed il secondo per altezza (750 m.), dopo Faeto, che dista pochi km.
Immerso tra le basse montagne del subappennino dauno, il paese è l’ideale per fare un bel viaggio nelle profondità, in quanto il silenzio regna e la voce degli antenati (natura, vento e alberi) la fanno da cornice.
Breve giro con Cindy a farci da Cicerone: nel paese ci sono ancora residui di popolazione che parlano il franco-provenzale, una lingua antica che affonda le sue radici nel 1250, quando un gruppo di Angioini, sconfitti in battaglia da re Manfredi, indietreggiando, si stabilisce in queste terre.
Il franco-provenzale veniva parlato anche in Francia e nel Piemonte.
Poi arrivano anche Raniero, Flavio e Camilla: in tutto siamo 41 (Enrico arriverà il mattino dopo) con ben 9 fra adolescenti e preadolescenti: è la prima volta che ci sono così tante persone al Rainbow e così tanti bambini e adolescenti.
Dopo cena, festa con karaoke, in cui Ivan C. si esibisce in interpretazioni di Marco Masini, molto sentite nei codici profondi, tanto da sembrare molto meglio di Masini stesso…
Qualcuno (Marco) va a vedere la partita dell’Italia contro la Germania (finita poi male per noi: sconfitta ai calci di rigore). Peccato…
Poi, dopo la sistemazione nelle varie camere, con sorteggio dei letti casuale da parte dei partecipanti, si va tutti a nanna.
A Giovanni C. si rompe la brandina, in segno di un patatrac annunciato la sera prima da Raffaele, che come per il libro “La mela Gimagiona”, ci dice che se non cadiamo dall’albero e ci spacchiamo in due, non possiamo ricominciare il nostro viaggio alla ricerca…
3 luglio 2016.
Al mattino successivo, dopo la colazione, comincia l’excursus dei vari precedenti Progetti Rainbow fatto da Raffaele, che per ogni progetto ci farà ascoltare la colonna sonora del progetto stesso.
Sono presenti in sala anche gli antenati dei vari progetti, tra cui Nadia e Benedetta.
Per questo progetto la colonna sonora scelta è “A modo tuo” di Elisa.
La mattinata si conclude così e andiamo tutti a pranzo.
Nella pausa pranzo Marco M., Raniero e Angela fanno il cartellone dei servizi che verranno svolti durante le due settimane.
Nel pomeriggio, inizia finalmente l’ascolto dello stato quiete, cominciando dai bambini e adolescenti: l’unico adolescente è Francesco T.
Questa è una fase molto importante perché aiuta a staccare dall’esterno-ordinario per entrare e immergerci nel progetto che dovrà essere un viaggio.
Siamo tutti come navi che stanno per salpare dal porto ma, prima di salpare, raccogliamo i ricordi e i pensieri che ci mandano i genitori dei bambini, e nel fare questo ci emozioniamo tutti, perché tutti siamo stati adolescenti e i loro piccoli dolori e i loro rapidi meccanismi ce li riconosciamo tutti.
Dopo i bambini inizia l’ascolto del nostro stato quiete, di noi “cosiddetti adulti”, ma è ormai sera e quindi c’è tempo solo per l’ascolto dei primi due, Rosanna e Giulia.
Giulia, che si era molto emozionata per le letterine ricevute dai ragazzini, riceve una bellissima sorpresa dalla mamma presente al progetto: infatti anche lei ha scritto per Giulia una lettera molto lunga e sentita, ed è stato un po’ come ripartorirla.
L’impegno che si prendono è di stare vicine con il corpo andando oltre la repulsione e la rabbia che ci può essere, e di sciogliere e sciogliersi nei codici del corpo e delle emozioni.
Anche Rosanna si emoziona molto nell’ascoltare le lettere per i ragazzini, riconoscendo di non aver ricevuto queste attenzioni e questo accompagnamento quando lei era adolescente, e si sente anche toccata e riconosce che, per uscire dal ruolo di figlia, abbia usato la soluzione di fare la mamma, ma era una mamma arrabbiata, e per questo si impegna a viversi la parte adolescente per riprendersi i suoi colori, e poi per riportare questo arcobaleno anche alla sua famiglia.
Dopo la cena alcuni vedono il film “Il piccolo principe”, mentre altri ‘s vànn a dòrm che stìm stanc.
Ciaoo
Marco e Giovanni, i due foggiani