STORIE E RACCONTI: “CARA MAMMA, CREDO SIA ARRIVATO IL MOMENTO DI SCRIVERTI…”

“Possa la strada sollevarsi 

per incontrarti,
Possa il vento stare sempre 

alle tue spalle,
Possa il sole splendere caldo 

sul tuo viso
E la pioggia cadere leggera 

sui tuoi campi,

E finché non ritroverai il tuo fuoco, possa l’In.Di.Co. tenerti nel palmo della sua mano”



“La gravidanza” – Michela Garbati

Cara mamma,
 

Credo che sia arrivato il momento di scriverti (non potendo dirtele direttamente) un po’ di cose.
Nella tua breve vita, e nella ancora più breve presenza nella mia, hai fatto un bel po’ di casini
 

Se guardo le foto di me piccolina, mi vedo spesso imbronciata, triste…
Se guardo il video che lo zio ha girato, vedo una bambina con il viso triste e rassegnato, una ragazzina con le spalle “appese” e tu che cerchi di farmele tirare su…
 

Per l’asilo prima, e le elementari poi, mi hai iscritta ad una scuola privata, perché dovevo essere “migliore”, dovevo frequentare un ambiente per bene.
Chi ha detto, mamma, che le persone più facoltose sono anche più’ “per bene”?
Io non ho più saputo a che mondo appartenevo… quello dei ricchi o dei poveri? O dei metà e metà? 

Ero “per bene” per i ragazzi che abitavano ai piani terra, ma “plebe” per i compagni di scuola. Al ritorno da scuola ero sempre con P., che aveva sempre dei soldi per comprare le caramelle, ed io l’accompagnavo fino al suo portone e non me ne andavo finché non ne dava qualcuna a me, le elemosinavo con gli occhi… lo sai, mamma, quanto questa cosa mi faceva ed ancora oggi mi fa stare malissimo?
MI VERGOGNO! MI PRENDEREI A SCHIAFFI! TORNEREI INDIETRO PER CANCELLARE LA FACCIA PIETOSA CHE AVEVO E DIMOSTRARE UN PO’ DI DIGNITA’!!!!!!
 

“Mendicante di cuori” – Michela Garbati

 Mi chiedi cosa sto dicendo? Non lo so! E questo ti dovrebbe far capire che macello c’è nei miei codici: nel simbolico che vorrei disintegrare nell’acido, nel bloccatissimo e goffo analogico, nell’atrofizzato bio-organico… non sai di che parlo? Parlo della mia testa, che da sola ha dovuto sopravvivere a te in tutti i sensi, e che vorrei disintegrare; del mio fisico umiliato dal mio rifiuto, dai miei sentimenti-emozioni che sono come le dita di F. prima di morire, simili a cerini consumati. Bada bene, mamma, ho detto cerini, neanche fiammiferi!
 

Lo sai mamma, sto scrivendo mentre ascolto la musica… ti ricordi? Dicevi che io riuscivo a studiare anche se c’era confusione intorno a me. Però sai, cara mamma, che non sono riuscita a laurearmi? Mi preparavo gli esami ma non andavo a farli… come dici? Vuoi sapere perché? NON LO SO!
 

Ora piango un po’…. in realtà, cara mamma, sembra che le lacrime non finiscano mai. Potrei piangere per giorni interi e sentire ancora desiderio di farlo ancora, ancora e ancora e ancora… sono triste cara mamma, non riesco a gioire, non riesco a VIVERE, cara mamma.

Sei stata una persona ansiosa, avevi ansia per tutto, soprattutto per il tuo primogenito un po’ vivace, geniale, con l’argento vivo addosso, ma… non andava bene perché non aveva voglia di essere uno scolaro diligente ed educato. Amava stare per strada a costruire mezzi di trasporto di tutti i tipi come le “cariole”. Si divertiva da matti con G., che però abitava a piano terra e non era “per bene”.
Allora come risolvere? Lo hai messo in seminario e nel giro di pochissimo è cambiato COMPLETAMENTE: era diventato un vero ragazzo a modo, e soprattutto avete apprezzato la sua genialità, perché stavolta costruiva cose importanti: lampadari, arazzi, e addirittura il Duomo di Milano che credo sia ancora esposto, lì in seminario dove un parroco ha aiutato questo ragazzo a trovare, seppure momentaneamente, una strada diversa dalla strada.
Sei stata fiera delle sue opere, ma la mano, cara mamma, era la stessa della carriola.
 

“La mano di Dio” – A. Rodin

Come la mia amica M., che aveva la mamma e la zia che si truccavano troppo. Non ti faceva piacere che io stessi con lei, anche se a me piaceva.
Sai, avevi ragione, erano ragazzi inquieti: M. e anche sua sorella e anche suo fratello sono morti per overdose. Ah… e la mamma è stata arrestata per truffa!
Però, cara mamma, anche tua figlia minore, da adolescente, è stata inquieta: anche lei ha provato la droga, l’eroina, ma come dice lei, il suo corpo non la reggeva e allora ha deciso di lasciar perdere quella soluzione, e di andare via dalla sua città, una città che la faceva soffrire troppo.
Sai che anche dopo che hai deciso di fare l’ultimo casino, morire, ha tentato due volte il suicidio? 

Sai che entrambe le volte qualcosa mi ha spinto ad aprire la finestra del bagno dall’esterno e toglierle la bottiglia di candeggina dalle mani?
Pensa, piangendo chiedeva a me: “AIUTAMI, TI PREGO, STO MALE”.
 

 

Ecco, siamo arrivati, hai deciso di morire. Certo, come potevi vivere con tutta quell’ansia addosso? Eri molto giovane, 39 anni e noi 15, 13 e 9, e papà 44.
Che dire a questo punto…
Hai fatto un gran casino, reso ancora più grosso dal fatto che hai chiesto alla zia di stare con noi, al posto tuo. Una zia “signorina” che, dopo la morte del padre, appena un anno prima di te, finalmente voleva cominciare a fare la farfalla, libera di volare dove voleva, e tu l’hai inchiodata a noi.
Come poteva dirti di no in punto di morte? È stato un colpo basso il tuo.
Quindi puoi immaginare come c’è stata: ha odiato i miei fratelli, ha voluto bene (??????) solo a me.
 

Non so se ti fa piacere sapere come è andata, probabilmente no.
Ti dico solo che mio fratello è stato tristissimo e, come sai, ti ha raggiunto a 29 anni; mia sorella è scappata all’estero, dove attualmente vive e, al momento, accompagna tuo nipote – che è la sua copia – a trovare una strada diversa dalla strada. Sai, hanno legato subito, pur essendosi visti due volte nella loro vita, le uniche due volte che tua figlia è tornata qui, dopo la morte di tuo figlio.
 

Come vedi, cara mamma, ti rimprovero di cose che io ho perpetuato… capisci perché è importante che spezziamo la catena?
A questo punto credo ti sarai chiesta: “ma di te che mi dici?”
E che ti dico?
 

I primi due anni ho fatto la signorina adulta che andava a scuola, cucinava, badava alla casa, senza versare una lacrima.
A quindici anni ho riempito il mio grande vuoto con S.: bello, gentile, innamorato… ero finalmente felicissimissima, anzi di più.
È finita anche questa storia, ed io sono stata così male, ma così male, ma così male, ma così male, ma così male, male, male, male, male che mi sono detta: “NON MI LASCERA’ PIU’ NESSUNO!!!!”

 
Le emozioni che ho provato, in positivo e in negativo, sono quelle, uniche, che ricordo e che mi hanno fatto sentire il battito del cuore per la gioia, e lo hanno fatto fermare per il dolore.
Da quel momento l’ho anestetizzato, e ancora è sotto quell’effetto: è più al sicuro, non avrebbe potuto reggere altro, e comunque non avrei saputo tutelarlo.
Sai, naturalmente, non mi ha lasciato più nessuno: l’ho fatto io!
Non ho più sofferto per amore o altro. Sì, è vero, non ho più provato, sentito il battito del cuore, se non quando prova a ribellarsi con le aritmie, ma basta non dargli retta, poi passa.
 

Mi sono anche sposata ed ho fatto dei figli ma, cara mamma, a te posso dirlo (tanto non ti puoi incazzare), io non mi sento mamma, non li sento i miei figli e tutte quelle chiacchiere “i figli so’ piezz ‘e cor”, “una mamma fa di tutto per i figli, vive per i figli” e menate varie, per me non valgono.
Come dici? Che sono cose ignobili queste? Che sono pazza?
Ma, cara mamma, lo dici perché la società mi potrebbe condannare, o perché?
Tu hai sentito il peso così forte che hai preferito farti fuori, e allora?
 

Diciamoci la verità: 

non eravamo pronte né tu né io.
 

Se non siamo state figlie, 

come potevamo essere mamme?

Ora proviamo a recuperare, tu in spirito ed io in corpo e spirito. Sono sicura che ora mi capisci e mi/ci aiuteremo.
 

Credo, cara mamma, che, essendo vissuta in una famiglia “contadina”, prima di nove figli, con genitori tipici di quella cultura, non potevi che diventare quello che sei stata, e per questo io, cara mamma, non posso che essere solidale con te, anche se devo comunque dirti tutto quello che hai contribuito a farmi diventare, e che io ho trasmesso ai miei figli, in modo che, capendo insieme dove e come ci siamo pukizzate, proviamo a “risvegliarci” e a spezzare questa catena.
 

Come dici? Non capisci queste parole?
Lo so, pensa che io invece credevo di aver capito tutto e mi stavo impiccando all’angolo beta.

Ma non preoccuparti, sono parole.
 

Tu affidati (anche perché non puoi fare diversamente), ed insieme cerchiamo di fare degli angoli gamma, praticamente dei giochi per provare a divertirci un po’ in questa vita, a VIVERE mamma, proviamo qualcosa di diverso che non abbiamo mai fatto, e chissà magari ci proviamo gusto!

Sai mamma, ti sto scrivendo seduta su una poltrona con la quale ho amoreggiato da quando l’ho vista; poi ho scoperto che è stata regalata da una mamma – che, come te, ha deciso di mollare – ad una figlia che, come me, “vaga” in questa vita, cercando una strada.
 

Me l’ha regalata, dicendo che non poteva andare in mani migliori, ed io sento che proprio questa sedia mi potrebbe aiutare a fare quello che Mariano da sempre dice: lasciare tracce

 “Una Donna in Rinascita”

 

2 Commenti

  1. Nicola

    Casualmente ho conosciuto il vostro blog e l'ho trovato interessante. Questo scritto lo ritengo una perla preziosa. Ammiro chi l'ha scritto mettendo a disposizione la sua vita dolorosa e complicata. Penso che sia da far leggere a tante mamme e a tante figlie.
    Grazie per il vostro lavoro

  2. Sandrasa V.

    bellissimo…profondissimo questo scritto che mi ha rapito per tutto il tempo di lettura e anche oltre…grazie di questo dono…di questo fondo comune di mamme-figlie e figlie mamme..
    buona ri-rinascita profondamente profonda..
    Sandra V.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FACEBOOK

5x1000-Fondazione Nuova Specie