GROTTAGLIE, 11 & 12 GIUGNO 2016: WEEKEND DI ‘SCUS E ‘NCUS.

SVESTIAMOCI AL SOLE!

Per una che è sempre stata brava a scrivere è strano trovarsi davanti alla pagina bianca e non sapere come riportare i vissuti di un weekend ricco di emozioni forti e di tempi dilatati… strano, ma anche bello, perché è la prova che le parole sono parziali e limitanti quando si vive con i codici più profondi. 

Ci provo… iniziando col ringraziare Giusi, Graziana, Cristiano e Fabio che hanno colto un desiderio che da qualche tempo avevo espresso, anche se timidamente, rispetto all’essere visitata nel mio territorio e anche rispetto al dare un nuovo look al Blog che amministro da qualche tempo. 

Non è scontato che delle persone si mettano in movimento per te, non è scontato che lo facciano con piacere, non è scontato che si crei un gruppo di lavoro che prova a transitare da una fase embriogenetica verso una fase fetogenetica, il cui terreno va preparato con amore e devozione, perché gli aborti sono sempre dietro l’angolo… che voglio dire? Che fino a mo’ ognuno ha lavorato per sé, sperimentandosi individualmente, mentre adesso stiamo provando a mettere in comunicazione gli organi… per cui grazie a voi, perché da ognuno ho sentito il piacere e l’entusiasmo di lavorare per un globale massimo condiviso e anche per il mio personale desiderio.

Ringrazio anche le tante persone dell’Alsa Bari che hanno accolto il mio invito a venire a Grottaglie, la città in cui vivo da un paio d’anni e che in realtà conosco così poco… vi ringrazio per esserci stati, per aver lasciato che la giornata andasse come io avevo desiderato (va beh, qualcuno con qualche sborbottamento, visto che vi ho fatto mangiare per strada!), per essere entrati nella mia casa, che ho voluto mettere tra le tappe di questa giornata.

E in ultimo ringrazio me… sembrerà una stronzata, ma per me, svalutata e per anni al servizio dell’esterno, è importante riconoscermi il valore di essere andata oltre le tante paure, i dubbi, il sentire che non meritavo, e via dicendo. Per cui grazie a Francesca e grazie alla piccola Franceschina che insieme stanno facendo un bel viaggio in mare aperto, mare che non sempre è calmo e riposante…

Va beh, vengo al dunque.

Ve lo ricordate? Ve lo faccio vedere:

E vi ricordate quando è nato e cosa si diceva nel primo post? 

Ve lo faccio vedere:

“1 febbraio 2007 Nasce il blog del Metodo alla Salute

Eccoci qua…

Un saluto innanzitutto a voi che leggete queste prime righe del blog. Ok, è un po’ arrangiato, non sarà il massimo del web, ma è una vera e propria finestra sul mondo. E noi, ora, abbiamo bisogno di questo.

Non so cosa diventerà questo blog. E già questo è un ottimo inizio.

Siete tutti invitati a lasciare i vostri commenti, suggerimenti, idee, critiche… 

Il blog è di tutti, è accessibile a tutti; inseriremo aggiornamenti sulle attività del metodo, le news, i progetti, cos’è il metodo alla salute…

Questo blog può anche diventare uno dei modi per far conoscere il metodo a chi lo desidera.

Ora sta a noi, a tutti noi, impegnarci perché questo avvenga.

Avanti tutta,

Luna

Dimenticavo! Per chi magari non è proprio esperto, c’è una regolina semplice semplice: se vuoi lasciare un commento, cioè scrivere qualsiasi cosa che venga pubblicata immediatamente, devi cliccare sul titolo del post (cioè del messaggio, es: “Nasce il blog del metodo”) poi in basso appare la scritta “Posta un commento” clicca di nuovo lì. Fatto tutto ciò, si inizia a scrivere!!”

Non so voi, ma io mi emoziono assai… l’antenata Luna si chiedeva che cosa sarebbe diventato… eccolo oggi… 

A voi non viene in mente il bambino? A me sì… mi viene in mente la madre che vede il suo bambino per la prima volta e si chiede che cosa diventerà, come sarà, che cosa gli piacerà fare “da grande”… 

Io non c’ero quando Luna ha cucito il vestitino di Blogghino, l’ho preso dalle braccia di Cindy e Veronica e ho cercato di non sgualcire il suo vestitino, e di curarlo per farlo sentire accolto e coccolato… ma poi vedevo che i suoi vestitini erano un po’ stretti e sentivo che aveva bisogno di rifarsi il look, di rinfrescarsi e di mettersi al passo con un mondo che da villaggio è diventato mare aperto… e allora ho pensato che senza pinne, fucile ed occhiali, come poteva ‘sto bambino prendere il largo?

Fin qui tutto Ok, ma… come cucirgli il costumino nuovo? Chiamando i sarti, no? 

Ebbene, i due sartini-padrini Cristiano e Fabio si sono messi alla macchina da cucire ed hanno iniziato a fare il famoso ‘scus e ‘ncus… con il loro linguaggio incomprensibile a noi umani, hanno iniziato a fare e disfare, per ore, lavorando in tandem con entusiasmo ma anche cecandosi gli occhi fino a notte inoltrata. 

Blogghino alla fine sembrava uscito da una sartoria di alta classe! Oltre al costumino, gli hanno fatto anche il vestito per il battesimo, e così la famiglia molteplice ha potuto accogliere, facendo festa, questa creatura che si affaccia ad una nuova vita.

Ringrazio le tante persone che negli anni si sono prese cura di Blogghino, che lo hanno curato, che lo hanno alimentato, che lo hanno difeso… ciò che è stato va sempre benedetto per poterlo lasciar andare in pace

E in questo atto d’amore, la memoria storica è fondamentale, per ricordare da dove si viene, da dove si è partiti: senza il piede fermo del “padre”, l’altro non si potrebbe sollevare per andare un passetto più in là.

Onore anche a noi donne che, nel frattempo, abbiamo fatto ‘scus e ‘ncus rispetto ai vari canali comunicativi di cui il Progetto Nuova Specie si avvale, che non si alimentano da soli, ma vanno anche questi portati per mano affinché crescano e abbiano anche loro una veste adatta alla loro taglia.

La giornata si conclude con una meritata pizza e con una passeggiata nella città delle ceramiche, che il giorno dopo avrebbe visto un incremento della popolazione, con l’arrivo di uomini, donne e bambini di Nuova Specie… va beh, non esageriamo…

Mi sveglio presto come al solito in un misto di emozione e ansia… ma ormai è fatta e non si torna indietro, anche se in certi momenti, prima che arrivassero tutti, avrei voluto scomparire…

Iniziano ad arrivare e verso mezzogiorno iniziamo il giro per le vie del centro storico, che è anche la zona in cui abito. 

Andiamo al Castello Episcopio… una meraviglia che io, pur abitandoci a 100 metri, non avevo mai visto! 

E poi pranzo al sacco… va beh, in una villetta, sulle panchine, come accampati di fortuna… ognuno aveva preso posto su una panchina e, tra una chiacchiera e l’altra, siamo riusciti a mangiare… vedere i volti sorridenti, gli scambi, le condivisioni è stato uno sballo! 

Bene, arriviamo al clou, almeno per me… andiamo a casa mia… 

Siamo più di venti e casa mia è un bilocale di 50 mq… iniziano a venirmi le turbe, ma vado oltre e seguo il mio desiderio… e penso che la paura in realtà nasconde un grande desiderio… sì, io lo sento che è così! 

Entriamo: vedo facce curiose, si guardano in giro e poi si siedono… ci stiamo tutti! Non ci credo! Bello vedere ‘sta casa piena, viva, col sole che entra dai vetri… già, il sole… un leitmotiv nella mia vita, ancor prima che ne fossi consapevole… 

Dopo aver dato da bere agli assetati, introduco il senso di questa visita, il motivo per cui ho voluto che tra le tappe ci fosse anche casa mia. 

Come in molti sanno, nel mio territorio non c’è ancora una rete e spesso mi sono ritrovata a vivermi dei passaggi, anche molto dolorosi, in solitudine, una solitudine che adesso non sento più così forte, ma che ho dovuto e voluto anche attraversare. Le mura di questa casa, che ha una storia antica, sono state testimoni di questi momenti ed hanno anche, in passato, accolto un esterno troppo esterno, che poco o niente mi apparteneva, che poco o niente ha colto del mio essere, perché in primis non lo coglievo io.

Oggi, che qualche passetto ho fatto per andarmi a visitare più in profondità, ho sentito che era buono sancire questo passaggio anche concretamente, facendo entrare in quelle mura, in quella solitudine, un esterno che mi conosce di più, che sa quello che sono e anche quello che posso essere. Un esterno che io ho scelto di far entrare, che ha portato note nuove che sembravano perdute: il LA, la festa… questa sconosciuta!


Nel mio raccontarmi, ondeggiando tra lacrime e risate, ho voluto anche donare la poesia al mio sole, un sole che si è arricchito di parti nuove che durante il viaggio ho scoperto. 

Il dono-regalo fa parte del mio P.U.M., lo sento, e adesso che parte più da me e dai miei bisogni, me lo vivo con più gioia. 

Il mio dono è stato in realtà per il Progetto Nuova Specie, perché senza il Progetto e senza il Metodo Alla Salute non sarei ciò che sono oggi

Siamo strani noi… ma come, fai un regalo e te lo fai pagare? Sì… quante volte ci hanno dato ma poi volevano quello e l’altro? Almeno adesso lo facciamo per una giusta causa!

Dopo questo viaggio sballante – perché per me è stato proprio un viaggio nel tempo – riprendiamo il giro per le botteghe della ceramica.

Un’arte antica che mostra la storia di un paese in cui l’artigianato è ancora un punto di forza, in cui la creatività si mescola all’esperienza tramandata di padre in figlio. Le ceramiche sono un me.me.importante di questo territorio, forse poco apprezzato da chi lo dà per scontato, ma sicuramente suggestivo per chi gli dà un valore più profondo.

Sta per arrivare il temporale, e allora bisogna ripartire per tornare a casa. Ci salutiamo e resto sballata per tutta la sera, e anche per i giorni a seguire… mi ci è voluta una settimana per riprendermi, altro che stupefacenti!

Il sole, a dispetto delle previsioni, ci ha accompagnati in quella giornata all’aperto, per poi scandire il tempo del rientro con dei nuvoloni grigi e il rumore dei tuoni in lontananza. Grazie antenati!

A me, oltre lo sballo, è rimasta una riflessione importante, oltre alle altre che vi ho già detto, ovvero il sentire che così come non mi sono radicata dentro me stessa, allo stesso modo non ho messo radici nel mio territorio, né quello di provenienza, né questo di adozione.

Nei giorni di “preparazione” alla visita – in cui però poco ho potuto fare, poiché il corpo non mi reggeva, e menomale! – ho preso consapevolezza di non sapere proprio niente di questa città, di non aver mai provato curiosità per questo luogo, per le attività che vi si organizzano, per i posti da poter vedere… insomma, da una semplice visita è nato un desiderio di mettere radici

Certo non è facile né immediato, ma per la prima volta nella mia vita sento che posso appartenere a qualcosa, e questo lo devo al fatto che, grazie agli scavi in cantina dell’ultimo anno, ho iniziato a far nascere le mie radici dentro di me, che vogliono andare fuori a vedere la luce del sole per nutrirsi e far crescere un albero fiorito, che si prepara a dare frutti.

Vi lascio con un pensiero di Gibran dal titolo “Sulla casa”, che per me non è solo la casa in senso materiale, ma la casa che ognuno di noi porta con sé nel suo viaggio.

“Mi dice la mia casa:

‘Non abbandonarmi, il tuo passato è qui’

 Mi dice la mia strada:

 ‘Vieni, seguimi, sono il tuo futuro’

 E io dico alla mia casa e alla mia strada:

 ‘Non ho passato, non ho futuro.

 Se resto qui, c’è un andare nel mio restare;

 Se vado là, c’è un restare nel mio andare.

 Solo l’amore e la morte cambiano ogni cosa”.

Radicatamente,

Francesca 

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FACEBOOK

5x1000-Fondazione Nuova Specie