STORIE E RACCONTI: “Ho sentito che finalmente c’era una persona che aveva visto il mio dolore, il mio valore, che mi portava a fare qualcosa insieme a lui e che mi aveva dato un piccolo progetto lasciandomi carta bianca per esprimermi”. Il S.I.R.U.S. raccontato da Serena.
I cartelli autostradali mi dicevano
che il viaggio stava per terminare ma, a differenza delle altre volte,
non sono stata avvolta dalla malinconia della fine
di qualcosa di bello,
perchè sapevo che quella non sarebbe stata la fine.
Credo che il mio viaggio sia iniziato mercoledì 9 marzo durante la settimana intensiva, e con precisione il secondo giorno, in cui io ero in conduzione.
Quel giorno mi sono giudicata molto perché non riuscivo ad entrare nelle dinamiche, non le sentivo, però io ero in conduzione e qualcosa dovevo pur farla!
Ci sono stata molto con l’analogico ma poco con il simbolico: non riuscivo a spiccicare una parola!
Finita la mattinata da svalutata, incontro Grazia che non vedeva l’ora di dirmi che Mariano aveva una proposta per me: io e Adriana eravamo state scelte per andare in viaggio con lui, avremmo fatto il S.I.R.U.S.!!!!
A quel punto mi lascio andare ad un pianto che era un mix di gioia e paura: non mi sentivo all’altezza di fare un viaggio così importante con lui, avevo appena fatto scena muta durante la mia prima conduzione e non sentivo di meritarlo.
Con il passare dei giorni le cose sono cambiate: ho provato a vedere ciò che la svalutazione non mi permetteva di vedere, e cioè che anche se non riuscivo ad esprimermi attraverso il simbolico, riuscivo a trasmettere tanto attraverso il codice analogico e il bio-organico, che hanno avuto tanto valore per le vite di alcune delle persone presenti alla settimana intensiva.
A fine intensiva io, Adriana e Grazia siamo andate a casa di Mariano per definire le condizioni del viaggio: ci sono arrivata con una piacevole stanchezza e serenità dovuta all’essermi donata con amore ed essermelo riconosciuto.
Seduti tutti e tre sul divano di casa sua, ci informa prima di quelle che sono le condizioni pratiche del viaggio e quali sarebbero stati i nostri compiti, infine ci dice il motivo per cui ha scelto proprio noi e non qualcun altro: siamo due ragazze di valore, che potrebbero fare tanto anche per il Progetto Nuova Specie, ma sono legate nell’esprimersi, anche a causa dell’assenza di un padre.
Ci ha dato poi un compito da portare a termine prima della partenza: io e Adriana avremmo dovuto preparare dei pensierini per ogni persona che, nel corso del viaggio, ci avrebbe ospitato, e tutto ciò lo avremmo dovuto creare con le nostre mani ed avrebbe finanziato tutto lui.
Da quel momento ho sentito che finalmente c’era una persona che aveva visto il mio dolore, il mio valore, che mi portava a fare qualcosa insieme a lui e che mi aveva dato un piccolo progetto lasciandomi carta bianca per esprimermi .
Dal giorno seguente io e Adriana ci siamo attivate per farci venire delle idee per i pensierini: io davo il senso che avrebbe dovuto avere il dono e lei, con carta e penna, lo rappresentava sul foglio.
Ci tenevamo tanto a creare delle cose specifiche per ogni storia.
Comprato il materiale, ci siamo messe subito a lavoro: il mio sentire e la sua concretezza ci hanno permesso di mettere mani, insieme, su quei fili di rame che piano piano prendevano forma.
Abbiamo lavorato insieme ma anche separate: quando io non potevo, c’era lei che portava avanti il lavoro e viceversa. Ci siamo anche accompagnate rispetto alla svalutazione: ci sono stati momenti in cui Adriana non si rendeva conto che l’impegno che ci stavamo mettendo per creare quei doni valeva molto di più della perfezione.
Si avvicinava il giorno della partenza… ero molto tranquilla… i doni erano pronti tranne uno, quello che per me e Adriana era il più importante, cioè quello per Rachele!!! Volevamo fare di più per lei perché riuscivamo meglio a cogliere il valore che aveva il suo fare, ma non ci siamo riuscite… forse la vita ci ha punite perché non siamo state eque??? Boh, comunque non abbiamo voluto rimpiazzare il dono pensato per lei con un’altra cosa, e abbiamo preferito andare da lei a mani vuote per il momento.
Il giorno della partenza era arrivato!! Partivo con gioia, soprattutto grazie al saluto ricevuto la sera prima dai miei amici Gioele, Mattia e Luigi: era bello sapere che erano felici per me e che avrebbero aspettato con gioia il mio ritorno.
5 aprile 2016: Si parte!!! Direzione Fano.
Io e Adriana arriviamo alla stazione accompagnate da mamma con due grosse valigie in cui giacevano inermi i nostri vestiti per la prima volta mescolati… io ero abbastanza serena – togliendo il fatto che mia madre stava iniziando ad attuare i suoi meccanismi infantili – e provavo a calmare l’ansia che si viveva Adriana in quel momento per paura di perdere il treno che ci avrebbe portate da Mariano.
Con 5 minuti di ritardo il treno arriva e salgo entusiasta e piena di energie: ero contenta di poter inviare un messaggio a Mariano dicendo: “siamo partite”, era bello pensare che lui ci stava attendendo per iniziare un viaggio insieme.
Le 4 ore passate per arrivare a Fano sono state molto divertenti… ero carica ed ero contenta di fare la cretina per far ridere Adriana.
Finalmente arriviamo a Fano, incontriamo Gianmatteo nel sottopassaggio e gli cantiamo “tanti auguri a te”… ovviamente lo abbiamo abbastanza imbarazzato!!
Fuori dalla stazione, puntuale, Mariano ci aspettava in compagnia di Monica che sarebbe stata con noi i primi 3 giorni.
Mettiamo le pesantissime valigie in macchina e ci trasformiamo in coyote nella Toyota.
Dalla stazione ci dirigiamo verso casa di Raffele e Sandra che ci accolgono con una ricca tavola piena di cose buone da pappare: durante il pranzo festeggiamo il compleanno di Gianmatteo con una torta donata da Raffaele e Sandra, dopo di che la coppia ci augura buon viaggio attraverso alcuni pensieri. Prima di andare via ringraziamo per la loro ospitalità attraverso uno dei doni preparati da noi, rappresentante l’albero della vita incorniciato da un cuore, che legava le sue radici ad esso e mostrava i suoi magnifici frutti.
Si riparte!!! Direzione Caerano di San Marco.
In macchina inizia il primo bilancio preventivo (di una lunghissima serie) in cui ognuno di noi coyote esprime lo stato quiete di partenza anche rispetto agli altri.
Io ero molto entusiasta di fare questo viaggio, anche se rispetto a Mariano avevo delle difficoltà legate al fatto che con lui non sentivo di avere un rapporto alla pari: l’ho idealizzato molto!!
Attraverso le 4 ore di bilancio, si sentiva che il gruppo iniziava a sciogliere il ghiaccio.
Arrivati!!! Ad accoglierci arrivano Isaia e poi Nadia, che dopo aver sistemato i bagagli, ci portano a conoscere le loro meraviglie.
Mi sentivo una bambina felice… ero lì tra gli asini, le capre, le galline, il fieno, l’erba, gli alberi, il ruscello… un sogno! Non riuscivo a frenare l’entusiasmo.
Complice di tutto questo Isaia, che devotamente ci ha accompagnati a conoscere prima i suoi asini, poi il ruscello che costeggiava la sua casa.
Ho visto in lui un uomo che aveva tanto da insegnare attraverso la sua esperienza, ed era felice di farlo.
Nel frattempo Nadia era dentro a prepararci uno speciale risotto con gli asparagi bianchi (mai visti). Mi sono sentita molto accolta da loro.
Dopo cena, Mariano ha chiesto a Nadia e Isaia di accompagnarci a visitare il ponte di Bassano, mentre lui andava in camera a riposarsi perché era stanco e già lo conosceva: ripensandoci ora, è stato un gesto nuovo per me. Un uomo che ti dà una piccola via da percorrere, percorsa prima da lui… non riesco ad esprimerlo in maniera più chiara.
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“Transizione equilibrata” -Michela Garbati- |
Dopo un gelato bio ritorniamo a casa e tutti a nanna. Tanti sogni strani hanno accompagnato la mia nottata e nel sonno mi dicevo: “ma dormire dovrebbe essere un momento di riposo e rielaborazione, invece si aprono tanti link”… va beh inizio a parlarmi anche mentre dormo!
6 aprile 2016: Incontro con tutta la famiglia Citton.
Dopo una notte un po’ travagliata, scendo dal letto con una sensazione di rallentamento: facevo tanta fatica ad attivarmi!
Mariano ridacchiava vedendomi in quelle condizioni, e subito mi riempiva di informazioni che mi facevano venire i capogiri… ovviamente lui ero ben sveglio!
Subito dopo Isaia mi chiede se volevo andare con lui a sistemare il fieno agli asini e, anche se mi sentivo ancora molto rincoglionita, non ho voluto perdere quell’occasione e sono andata con lui.
Era molto attivo e io facevo fatica a stargli dietro, ma mi sforzavo per non fare la figura dell’incapace.
Rientrando, ho trovato il resto della ciurma seduti nel salone, in attesa dell’arrivo dei 4 figli di Isaia e Nadia con prole a seguito.
Arrivano sorprendentemente tutti: Margherita, Maria, Giovanna e Simone.
Mi ha emozionata tanto vedere quanto numerosa fosse la famiglia, e anche il rapporto di fiducia che c’era tra zii e nipoti: dove non potevano esserci i genitori, c’erano gli zii.
Dopo una breve presentazione, iniziamo la mattinata ascoltando Isaia che voleva comunicare alla famiglia qual era la fase che stava attraversando: per la prima volta Isaia non parla con il simbolico ma con le emozioni. Mi ha colpita ed emozionata la commozione di Margherita, primogenita, e stranamente mi si è mosso qualcosa nel momento in cui Isaia riconosceva Simone, unico figlio maschio, che negli ultimi tempi si è molto impegnato per portare avanti il lavoro ereditato dal padre. Ricordo poco di ciò che è stato detto quella mattina: ho provato delle emozioni che mi hanno scombussolata, ma non so quale sia il reale motivo.
Alla fine dell’incontro abbiamo pranzato tutti nel giardino al sole! Sembrava una di quelle scampagnate del sud che mi facevano sentire a mio agio. La stanchezza si faceva sentire sempre di più, avevo poco tempo di autonomia e attività, mi stancavo subito.
Verso le 15.30 di nuovo tutti i coyote in macchina per trasferirci nella sede dell’Alsa Veneto, in cui sarebbe avvenuta la supervisione.
Era bello sapere che potevo vivermi la stanchezza senza il giudizio di Mariano, senza dover essere per forza efficiente; nel frattempo Adriana era molto attiva e questo mi rassicurava.
La supervisione in sé è stata una noia, però ero contenta che Mariano fosse riuscito a raggiungere il suo obiettivo: la chiarezza.
Mi ha permesso di andarmene leggera, mi sentivo orgogliosa di far parte del suo team, di stargli vicino e rassicurarlo almeno sulle cose tecniche.
Ritorniamo a casa, dopo un lungo pomeriggio, a mezzanotte e lentamente andiamo a dormire: la mattinata successiva sarebbe stata libera.
7 aprile 2016: Si riparte!!! Direzione Latisana.
Dopo una bella dormita, colazione e doccia, prepariamo le valigie e carichiamo la macchina.
Da 5 ci trasformiamo in 7, e quindi anche i bagagli aumentano: vari tentativi di rendere gli spazi più ampi e le valigie più piccole e alla fine, grazie all’In.Di.Co., tutto entra… ah sì, anche noi riusciamo ad entrare in macchina per fortuna!
La situazione era comica ed è stato divertente vedere l’impegno buffo che Mariano ci ha messo per incastrare i bagagli e far entrare tutto.
In quella “situazione profuga” partiamo in direzione Latisana, dove Mariano avrebbe tenuto un Salotto Letterario Globale: quel pomeriggio è stato bellissimo per me, a partire dalla teoria che Fiorella aveva creato attraverso il suo sapere sulla preparazione del pane, fino alla teoria della teoria che Mariano è riuscito a fare.
È stato molto leggero anche grazie alla simpatia che Mariano ha espresso quel giorno, e a Fiorella che gli faceva da spalla: mi piacciono i salotti letterari globali che tiene, mi rilassano e mi danno la sensazione di imparare non per essere giudicati, ma per il piacere di farlo rispetto a quello che è utile alla mia vita in quel momento.
La cosa che più mi ha colpita quel giorno è stata riuscire ad ascoltare con entusiasmo e curiosità, e riuscire a comprendete tutto quello che Mariano diceva, anche se poi le cose che mi sono rimaste più impresse sono gli opposti che caratterizzano gli accompagnatori, in questo caso riferiti al pane:
la luce che rappresenta l’esterno, il vedere, il freddo;
le tenebre che rappresentano il silenzio interno, il buio, il calore, l’utero;
i coniugi Blow up – per ingrandire ed osservare tutti i particolari – e L.I.D.I.A. – Lentezza-Incertezza-Dubbio-Inedito-Apertura – e infine Kronos – tempo/quantità, che sfruttato male potrebbe mangiare le nostre parti neonate – e Kairòs – tempo favorevole che permette di crescere e creare.
Io quel giorno mi sono occupata della strumentazione e mi sono impegnata a stare nei tempi di Mariano nel mettere le immagini che chiedeva, anche se questo mi faceva andare un po’ in ansia.
Poi ho pensato che non sarebbe morto nessuno se impiegavo più tempo a proiettare l’immagine, anzi, Mariano poteva giocarci e alleggerire grazie alle “pecche”, e così mi sono rilassata.
Finito il pomeriggio, mi sentivo molto contenta per quello che era riuscita a fare Fiorella, e per il riconoscimento che le avevano dato i suoi genitori.
Per andare a dormire abbiamo dovuto dividerci: io, Adry e Gian siamo andati a dormire da Luciana, mentre Mariano ha dormito con Emanuele e Fiorella.
Quella sera mi è dispiaciuto dividere il gruppo in due: avrei voluto fare tutto insieme e non saltarmi niente del giro, però una sorpresa inaspettata mi ha fatto apprezzare anche la divisione: oltre a me Adry e Gian, ospiti a casa di Luciana, c’erano anche Patrizia ed Enrico. Nessuno di noi era abituato a tutta la ricchezza che invadeva casa di Luciana, e sembravamo tanti bambini curiosi per la prima volta allo zoo… quanto abbiamo riso!!! Ciliegina sulla torta???? La buffa scolaresca avrebbe dormito nella cosiddetta “stanza delle fiabe”: era una stanza appositamente arredata per i bambini, piena di peluche, bambole, cavallucci dondolanti, lenzuola rosa, coperte piumate e lampade che proiettavano le costellazioni sulla volta… ed eccoci trasformarci di nuovo in bambini eccitati! La più entusiasta era Patrizia, mentre il più buffo Enrico. È stato davvero divertente! Anche Gianmatteo era diventato simpatico…
8 aprile 2016
La mattina sveglia alle 8.00 e tutti a scuola!!! Va beh, scherzavo…
Alle 9.30 raggiungiamo gli altri nella palestra di Emanuele e Fiorella, dove si sarebbe tenuta la loro supervisione di coppia.
Il fatto che avessimo saltato un pezzo del viaggio in compagnia di Mariano, Isaia e Monica mi faceva sentire felice di rivederli ma anche un po’ estranea al gruppo: prima che ci incontrassimo tutti, c’erano state altre cose che già avevano aperto l’incontro, però Mariano, prima di iniziare, ci ha un po’ aggiornati, e questo mi ha fatta sentire come se Mariano, aggiornandoci, avesse dato valore anche alla nostra presenza, e mi ha fatto piacere.
Finita la supervisione, in cui Mariano ha dato delle prospettive alla coppia e alla famiglia molto sagge e costruttive, pranziamo e subito ci avviamo per raggiungere l’Alsa Lombardia a Cinisello Balsamo.
Durante il bilancio in macchina ho espresso a Mariano la mia difficoltà a vivermi un rapporto alla pari con lui, senza idealizzarlo e riuscendo ad essere me stessa, cosa che sentivo diversa in Adriana, che invece riusciva ad essere molto più se stessa con lui che con chiunque altro.
Parlandone, mi disse che era perché io lo vedevo ancora con il mio simbolico e non lo sentivo in profondità, come invece iniziava a fare Adriana.
Arrivati a Cinisello, l’aria si fa più familiare: incontriamo Rachele, per cui io nutro tanta stima. È una giovane ragazza che ha avuto una storia poco a favore della sua specificità, ma che non si è persa d’animo ed ora inizia ad esprimere finalmente i suoi diversi colori con tanta umiltà… le voglio bene!!!
Rachele ci accoglie portando me e Adry a prendere un caffè e facendoci sentire la gioia di averci lì con lei.
Davanti alla porta della sala tutti attendevano l’arrivo di Mariano e, sapendo che noi eravamo in viaggio con lui, erano felici di vedere anche le nostre facce 🙂
La supervisione inizia col fare festa a Mariano e Rachele che l’avrebbero condotta, poi prosegue con l’introdurre le tappe precedenti del nostro viaggio, di cui Mariano riprende la supervisione fatta il 30 marzo alle associazioni di Foggia (prima tappa del S.I.R.U.S.) , che richiama molto la situazione lombarda nell’ambito dei rapporti, che in questo caso, rappresentava un insano rapporto tra le donne dell’Alsa e Marta, le quali, grazie all’ascolto che Marta ha dedicato loro, hanno potuto esprimere le loro delusioni nei suoi confronti.
La supervisione termina con una festicciola e una cena a buffet in cui ogni associato portava la sua parte: era la seconda volta che partecipavo ad un evento della Lombardia, e il fatto che ognuno porti qualcosa per il buffet mi piace tanto.
Trasferiti i bagagli tra l’auto di Rachele e quella di Titti, partiamo in direzione Svizzera, dove avremmo trovato accoglienza a casa “Rezziglio”, per poi il giorno dopo andare al convegno sull’adolescenza, tenuto da Mariano.
Arrivati a casa di Titti, ci prepariamo una tisana e poi tutti a letto.
Io e Adriana abbiamo dormito nella stanza del guerriero Jò: una stanza senza porta, senza quadri, senza giochini che arredavano i mobili… nulla! La stanza del guerriero era la stanza di uno disposto a perdere tutto.
9 aprile 2016
La mattina seguente, alzandomi dal letto, non mi svegliai!!! Mi sentivo spenta, stanca, rincoglionita… non sentivo un minimo di vitalità.
Questa sensazione mi faceva sentire in colpa verso me stessa, perché stavo perdendo tempo e non stavo approfittando dell’opportunità del viaggio.
Mariano, guardandomi, mi disse che la mia stanchezza era normale e che mi sarei dovuta riposare e riattivare nel pomeriggio: il fatto che lui mi avesse autorizzata ad essere “larva” ha diminuito i miei sensi di colpa, e lentamente mi sono tornate anche un po’ di forze.
Durante la mattinata ho accettato l’invito di Rachele a stare con lei mentre preparava un lavoro. È stato molto bello perché ho partecipato al suo lavoro anche se era una cosa che non sapevo fare per niente, anzi è stato bello proprio riuscire a starci in maniera goffa, e poi abbiamo chiacchierato tanto.
Padre Eliseo va via e tutti ci attiviamo per preparare il pranzo e la tavola… provo a ricordarmi chi eravamo: Serena, Adriana, Gianmatteo, Isaia, Mariano, Rachele, Titti, Kaleb e Maria Gabriella… il registratore ha finalmente un attimo di tregua!!!
A noi si aggiunge anche Ammanuel per il pranzo, e Mariano riattiva l’esausto registratore per ascoltare il suo stato quiete.
Dopo pranzo la squadra si divide, e io ci resto un po’ male perché di nuovo mi sarei persa un pezzo del viaggio con Mariano: io, Kaleb, Maga e Gian siamo andati nella scuola in cui si sarebbe tenuto il convegno; Mariano, Titti e Rachele sono andati a trovare una famiglia di Lugano, mentre Adriana e Isaia sono partiti per una dinamica metastorica.
Durante la passeggiata con Kaleb e gli altri pensavo che sarei voluta andare con Mariano, quindi ero un po’ scocciata, però poi mi sono detta che andava bene anche così, che avrei sperimentato altre cose e così è stato: abbiamo incontrato due amici di Kaleb che sarebbero venuti con noi a sistemare la sala del convegno, e quando Gian e Maga hanno deciso di staccarsi dai bambini per andare a fare una passeggiata, io invece gli ho chiesto se potevo stare con loro… è stato carino!
Mi hanno offerto il gelato, raccontato a grandi linee come si vivono Lugano e poi mi chiedevano informazioni su questo dottore… quando sono con gli adolescenti sento di mettermi molto alla pari…
Mi hanno portata nella scuola, dalla preside che stava organizzando il convegno e l’abbiamo aiutata a trasportare gli attrezzi che sarebbero serviti più tardi: mi sono sentita di nuovo un’adolescente a scuola, però questa volta sentivo che il ruolo della preside non infieriva più sul mio modo di rapportarmi, l’ho trattata come una donna e non come una preside, mi sono sentita finalmente alla pari con una delle istituzioni, che per me erano inarrivabili, perché ho abbattuto l’istituzione.
Nell’attesa che iniziasse il convegno ho chiacchierato un po’ con i bambini e, per incuriosirli, ho letto loro la prima riga del testo che avremmo trattato: solo nella prima riga c’erano almeno 5 parolacce e si parlava dell’angoscia provata per lo studio. Avevo tutta la loro attenzione e mi guardavano con stima!
Nel momento in cui sono arrivate Melissa e Sabrina con Amerigo, Riccardo, Marcello e altri è stato bello sentire il sapore di familiarità: quelle persone, anche se lontane geograficamente, le sentivo famiglia perché eravamo lì per lo stesso motivo e rispetto all’esterno ci sentivamo abbastanza complici.
Mariano arriva e il convegno inizia.
Belle le presentazioni, bella la teoria, ma la cosa che più mi ha colpita è stata la capacità teorica che l’adolescente, di cui leggevamo i diari, aveva insita in sé, e come l’assenza di specchi riconoscenti per la sua specificità l’abbiano castrato tanto in quella consapevolezza di sé.
Al rientro a casa ho accompagnato Titti a riportare Jò a casa del padre: arrivati lì, lo sconforto!
Un padre che accoglie un figlio con la frase “ah, questo qua deve stare”… non lo voleva, non lo sopportava però almeno era chiaro: questo è il piccolo positivo visto in quella dinamica.
Lasciato Jò, torniamo a casa dove tutti ci aspettavano davanti ad una tisana per fare il bilancio del convegno. È stata bella quella serata: sono venute fuori tante emozioni vissute durante la giornata. Ognuno ha dato un contributo profondo di sé, anche Gian ci ha stupiti imitando il prete della sua parrocchia… abbiamo riso tutti con stupore!!
Dopo aver omaggiato l’ospitalità di Titti con uno dei doni fatti a mano da me e Adry, andiamo a dormire. Ci aspettava un’altra settimana piena di tanto!
10 aprile 2016: Direzione Cascina Boscone
È mattina e la casa si anima di tutti noi che passiamo dalla cucina al bagno alla sala da pranzo: chi si lavava, chi preparava le valigie, chi dormiva ancora (io), chi faceva colazione.
Tutti pronti per partire… quale ingrato compito poteva darmi papà Mariano per quel viaggio?!?!? Sarei dovuta andare, in compagnia di Isaia, in macchina con Boris, Jò e Ammanuel per aggiornare Boris di quello che avevamo fatto il giorno prima… impresa ardua!!!
Ci ha detto chiaramente che non gli fregava niente di sapere quello che avevamo fatto… ok, scusa!! Passiamo avanti! Isaia per colloquiare con lui ha iniziato a fargli un sacco di domande sul territorio svizzero, ha iniziato a parlare di tante cose che non ricordo, perché ero stanca di sentirlo!
All’inizio mi sentivo in dovere di svolgere il compito che mi aveva dato Mariano, ma poi sentivo che Boris era un muro di cemento e io non avevo tutta la pazienza e la forza di sfondarlo, quindi via il senso del dovere e ho accettato che quello era il massimo che potevo fare.
Sentivo più il piacere di coccolare Jò che viveva tutti i giorni con quel muro.
Dopo qualche ora finalmente arriviamo a Cascina Boscone, il casolare che avrebbe ospitato noi conduttori durante la S.I.R.
Un posto magnifico, grande, immerso nel verde e bagnato dal sole, tanto caldo sole: infatti, dopo una passeggiata nella vasta campagna, abbiamo pranzato tutti nel giardino.
Benediciamo insieme anche questa casa, e poi un po’ di riposo prima di partire per Salice Terme dove si sarebbe tenuta l’accoglienza della S.I.R.
S.I.R. (Settimana Intensiva Regionale): Salice Terme
Arrivati nell’albergo che avrebbe ospitato la S.I.R. ho avuto piacere a ritrovare tanti volti conosciuti e nuovi: tutti che aspettavano, curiosi, Mariano!
Ero emozionata anch’io per il ritorno di Mariano ed ero contenta che tanti potevano gustare la sua potenza: infatti, tramite l’accoglienza dei primi nuovi, è riuscito ad aprire un mondo e a far arrivare il senso di quello che avremmo fatto nei giorni seguenti.
Quel giorno ho sentito che le forze e la voglia di vivere erano riemerse in me. Infatti, tornati alla cascina, nel fare il bilancio dei conduttori, ho sentito la voglia di raccogliere la giornata, cosa che ho sempre visto fare ai coordinatori, e quindi a persone con più esperienza di me, invece sentivo di poterlo fare con le mie capacità.
È stata una settimana ricca di positivo ma anche di molto negativo, e noi conduttori, essendo abbastanza affiatati, siamo riusciti a danzare.
Mi è piaciuto molto condurre il secondo giorno con Marta, sentirci donne complici, senza confronto-differenza ma con tanta ammirazione l’una verso l’altra. Mi piaceva confrontarmi con lei perché mi portava a rispettarmi ed accettarmi per quella che sono!
Poi il resto della settimana ho sentito tanto l’istinto materno: infatti l’ho trascorso a cullare neonati. Un grande riconoscimento l’ho avuto da Lucio: era innamorato di me, mi cercava quando voleva sentirsi coccolato e contenuto con amore, anche se non sono stata sempre accogliente nei suoi confronti. Quel bambino mi ha fatta sentire voluta per quella che sono e non solo per quello che di buono ho per l’esterno.
Durante la settimana, una cosa nuova è stata sentire la presenza di Mariano anche quando non c’era: non è stato un uomo che si è dimenticato di me solo perché non ero con lui, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, anzi spesso mandava dei messaggi che mi facevano capire che ci pensava.
Poi un pomeriggio ci ha chiesto di incontrarlo per proporci delle cose: credo che avrei detto di sì a tutto ciò che mi avesse proposto! Ho sentito finalmente che qualcuno mi dava una strada da percorrere per aiutarmi a crescere!
Quel giorno ci propose di rimanere una settimana in più al nord da Isaia, di ritornare a Foggia ed andare ad abitare con Gianmatteo, fare il corso di epistemologia e poi due mesi in compagnia di Luigi.
Wow!! Mi aveva sistemato la vita fino a luglio!
Altra cosa nuova per me è stata ricevere poi un ulteriore messaggio, verso la fine della settimana intensiva, in cui diceva di vederci abbastanza stanche per prolungare la permanenza al nord, e che secondo lui sarebbe stato meglio tornare a casa per riposarci: mi aveva vista di più di quanto fossi riuscita a fare io con me stessa.
Evviva!! Ero contenta di ritornare con lui.
Poi quell’ultimo giorno… tristissimo!
Mariano arrivò per i bilanci dicendo che aveva un po’ di nausea… ma poi durante la giornata è peggiorato ed è stato malissimo.
Io mi sentivo inutile: avrei voluto fare qualcosa per lui ma avevo paura di dargli fastidio. Mi sentivo combattuta tra quello che avrei voluto fare per lui e la paura, credo la paura di essere rifiutata da lui.
Desideravo che se ne andasse in stanza sul letto con qualcuno che lo aiutasse, ma niente, non si è mosso da quella stanza: aveva preso un impegno e lo voleva onorare fino alla fine, senza avere paura di farsi vedere fragile.
Ci sono stata tanto male, anche il poco rispetto che alcuni hanno avuto nei suoi confronti, pretendendo che lui gli facesse ad ogni costo il bilancio.
Mi ha fatto star male, forse perché io non sarei stata in grado di pretendere nemmeno se Mariano fosse stato in forma.
E va beh, finita la giornata del bilancio e quindi la settimana intensiva, cambiamo ancora una volta il luogo che ci ospiterà per la notte.
Io e Adriana andiamo a dormire con piacere a casa di Marta, Alessandro ed Enea: la cena la facciamo lì in compagnia di Riccardo, Amerigo, Gian ed Emanuele e, nel riprendere alcune cose successe durante la settimana, ci facciamo un sacco di risate che mi accompagnano ad addormentarmi serenamente.
16 aprile 2016: Cusano Milanino
La mattina tutti a fare colazione al bar. Piacevolmente incontriamo Mariano e, nel vederlo meglio, mi sono rasserenata ulteriormente.
Raggiungiamo la sala “Moneta” in cui si sarebbe svolta la seconda parte della supervisione dell’Alsa Lombardia: è stato sorprendente vedere come il lavoro lento e costante di Mariano, nei giorni precedenti, ha permesso di fare una supervisione breve e piacevole, in cui tutti erano in accordo con le prospettive emerse.
Prima di pranzo ripartiamo verso il sud per tornare ognuno nelle nostre case.
Il gruppo dei coyote saluta Isaia e dà il benvenuto ad Emanuele: il viaggio di ritorno è stato caratterizzato, per la prima parte, dal bilancio degli ultimi giorni!
Per fortuna Mariano ci ha concesso un po’ di riposo e sono riuscita a dormire per una parte del viaggio, fino al momento in cui ci siamo fermati per pranzare.
Mariano ci aveva detto che il pranzo sarebbe stato offerto da lui, quindi ho trovato un po’ di difficoltà a scegliere le cose da prendere per non fargli spendere troppo; a differenza mia, Gianmatteo aveva riempito il vassoio di tanta roba da mangiare, tanto pagava Mariano!! Mi è salito un senso di fastidio nei suoi confronti perché non mi sembrava giusto che dovesse approfittare così, completamente l’opposto.
La seconda parte del viaggio l’abbiamo passata facendo il bilancio di tutto il viaggio, a partire dal 5 aprile, per trovare delle prospettive per ognuno di noi.
Ancora una volta ho avuto piacere ad ascoltare Mariano che creava, insieme a me, una strada da percorrere, che ovviamente poteva essere rivista nel tempo, non era obbligatoria.
Oltre a confermare le sue proposte, mi ha chiesto anche quali pensavo potessero essere le mie prospettive riguardo alle relazioni: credo che grazie alla strada che Mariano mi aveva aperto rispetto a cose pratiche da fare, compreso riprendere l’università a settembre, ho avuto ben chiaro quali relazioni intendevo coltivare e quali sospendere.
Serena