STORIE E RACCONTI: “Finalmente sentivo che qualcuno stava dando valore ad un mio vissuto anche solo ascoltando le mie parole”. Il S.I.R.U.S. raccontato da Adriana.
Il mio viaggio è iniziato il 5 aprile alle 9.37, accompagnato da mia sorella Serena e dalla mia amica devota Ansia!
Lei si presenta ogni volta che ho paura,
paura di non riuscire nel mio obiettivo,
paura di fare tardi,
paura di perdere qualcosa a cui tengo,
paura di star male!
Diciamo che con lei sto imparando a conviverci. Con mia sorella anche…
piano piano stiamo raggiungendo cose che prima non avevamo,
ad esempio la complicità nelle difficoltà.
Qualche vagone più dietro c’era Gianmatteo che avrebbe partecipato anche lui al S.I.R.U.S.: quel giorno Gianmatteo compiva 23 anni, e io propongo di inviargli un sms perché sentivo la sua difficoltà ad integrarsi con noi sorelle.
Arriviamo a Fano alle 13.20. Lì ci accolgono Mariano, Monica e la Toyota… così il gruppo dei coyote nella Toyota si unisce a formare le cinque dita della mano.
Raffaele e Sandra ci accolgono in casa con un bel pranzo.
Durante il pranzo festeggiamo Gianmatteo con pensieri dedicati a lui e al nostro viaggio.
Mariano, prima di partire, ci ha chiesto di pensare a dei pensierini da regalare alle persone che ci ospitavano… così diamo il nostro primo dono a Raffaele – l’albero della vita in un cuore – simbolo del suo amore e del suo coraggio nella vita, mentre lui ci dona dei piccoli quaderni da viaggio.
Dopo un piccolo riposo, ci rimettiamo in cammino alle 15.30 verso il Veneto, e in auto inizia il primo bilancio, in cui io mi sento sempre più autorizzata ad esprimermi. Quindi inizio io a raccontare un po’ il periodo precedente al viaggio, e poi quali erano le mie aspettative per il S.I.R.U.S.
Il viaggio, accompagnato dai bilanci, si accorciava sempre di più e diventava molto più leggero.
Arriviamo in Veneto, dove ci aspettavano Nadia, Isaia e i loro animali. Io mi sentivo una bimba felice, che correva tra i prati e giocava con gli asinelli. È bella la realtà che portano avanti in quella famiglia, a stretto contatto con gli antenati. Isaia ci ha fatto un po’ vedere la campagna veneta, il ruscello che la attraversa, gli asini affettuosi come dei cagnolini, le caprette e il suo importante orticello creato con le loro mani. Quel giorno sentivo l’energia che mi attraversava dentro, la felicità che stavo facendo qualcosa di bello ed importante per la mia vita.
Così andiamo a cena nella bella casa dei Citton-Tres a base di verdure coltivate da loro.
Ancora festeggiamo Gianmatteo e ognuno di noi racconta come stava.
Dopo cena andiamo tutti, tranne Mariano, a fare un giro per Bassano del Grappa, con tanto di guida e gelato. Torniamo a dormire.
6 aprile 2016: secondo giorno
La giornata inizia presto, come tutte le future giornate del S.I.R.U.S.
Facciamo colazione e attendiamo il resto della famiglia. Arrivano per primi Maria e Stefano col piccolo Luca, che vediamo per la prima volta perché nato da poco; poi arrivano il resto dei figli: Margherita con i due gemellini, Giovanna con la piccola Giada, e Simone con la compagna Chiara. Sono una bella famiglia piena di bambini, tutti particolari e divertenti.
Noi del S.I.R.U.S. abbiamo benedetto la casa con la benedizione globale di Barbara.
Di quella giornata ricordo poco, ero di nuovo senza energie e piena di sonno, anche per il vedere che nonostante i limiti e le difficoltà, quella è una famiglia abbastanza unita, con un padre che tiene tanto al lavoro, agli animali, alla terra, ma fa difficoltà con i propri figli e con la moglie: infatti Isaia ha raccontato un po’ di sé, del suo star male e di un sogno fatto pochi giorni prima.
La mattinata continua su quest’onda, incentrata soprattutto su Isaia. Per la famiglia vengono fuori prospettive per unire questo padre, prima di tutto alla moglie, e poi uno alla volta ai figli.
Anche qui abbiamo portato un piccolo dono – due omini chiusi in una gabbia, che però può trasformarsi in una giostra o in una mongolfiera – che simboleggia un po’ il motto del S.I.R.U.S. “from tomb to womb” ossia “dalla tomba all’utero”.
Finiamo l’incontro col festeggiare questo papà, che nonostante i limiti si mette in gioco e prova a cambiare.
Poi pranziamo e nell’attesa di andare all’Alsa Veneto ci godiamo il prato, i fiori, i bambini e il sole.
Nel pomeriggio andiamo in associazione per la supervisione del gruppo veneto. Mariano inizia con interazioni con persone nuove e approfitta col presentare se stesso e i suoi compagni di viaggio.
Tra questi anche Isaia come rappresentante della Fondazione e come referente del nord, e propone un piccolo rito per accogliere queste sue parti nuove.
Un secondo punto, più difficile da risolvere, è la situazione di Jasmina che chiede di iniziare con la canzone “Gracias a la vida”. Così cominciamo con l’apprezzare gli aspetti di Jasmina: viene fuori il fatto che nonostante i problemi che crea, lei è uno spirito che mette in movimento tante persone; poi si passa al negativo, che Mariano non fa dire agli altri per evitare litigi inutili e distruttivi, e chiede a chi c’è stato per lei se vuole ancora continuare ad esserci.
Il problema di Jasmina è anche il fatto che la sua famiglia non si coinvolge nel percorso e crea in lei rabbia, così Mariano propone di essere lui in prima persona, accompagnato da Renato Tapino, ad affrontare i genitori, prendendosi ancora un impegno in un suo giorno di riposo del viaggio.
Dopo aver sminato una mina come Jasmina, passiamo al terzo punto di questo incontro: alcune persone dell’associazione Veneto vogliono unire al Metodo Alla Salute anche altre cose che, per quanto buone possano essere, non hanno nulla che sia Metodo Alla Salute. Qui Mariano è molto chiaro! Ribadisce che i gruppi alla salute sono fatti da pensieri, comunicazioni, immersioni e teoria, e chi vuole fare altro, può farlo o al di fuori o proporlo nella fase dei pensieri.
Così spinge qualcuno a prendersi un periodo distante dal Metodo, per schiarire un po’ le idee… l’associazione Veneto si rimpicciolisce un po’, ma lasciando le porte aperte.
Finito il tutto, torniamo a casa tardi e andiamo subito a letto.
7 aprile 2016: terzo giorno
È giorno, ci svegliamo per partire verso il Friuli, a Latisana.
Il pranzo è pronto alle 11.30. Alla Toyota si aggiungono altri due coyote: Nadia ed Isaia.
L’auto diventa un gioco a tetris: tante valigie e tante persone, ma non molliamo. Come tanti insaccati partiamo! In auto inizia il bilancio per chiudere la supervisione veneta e aprire il Salotto Letterario Globale sul “Pane anticamente pane”.
Arriviamo così al centro in cui lavorano Emanuele e Fiorella.
Ad accoglierci c’è tutta la famiglia, poi arrivano gli invitati e nell’attesa Mariano inizia col far presentare le persone che non conosce: la maggior parte erano amiche di Fiorella, poi inizia con il Salotto Letterario Globale.
È stata la prima volta in cui ero attenta, interessata e non mi lasciavo distrarre da qualsiasi cosa, mi sentivo a mio agio, prendevo appunti ed ero fiera di ciò che Mariano sapeva dire e fare… come una figlia orgogliosa del proprio padre.
È stato bello come lui ha dato valore ad uno scritto di Fiorella, alla teoria sulla preparazione del pane, così lui ha fatto la teoria della teoria… fantastico!!!
Finito il Salotto Letterario Globale, purtroppo il gruppo deve dividersi: non volevo separarmene, perché finalmente mi sentivo parte di un qualcosa a cui tenevo, in cui non mi sentivo né a disagio né di troppo! Quindi andiamo a casa di Luciana (mamma di Fiorella) io, Serena, Gianmatteo, Patrizia ed Enrico. È stato divertente andare in quella ricca villa e giocare con ciò che io non ho nel mio ordinario. Ma poi, apprezzato ciò che io non ho, anche vedendo le condizioni in cui vive quella famiglia, ricca all’esterno ma povera di relazioni e amore, con questo pensiero mi addormento felice.
8 aprile 2016: quarto giorno
Al mattino partiamo presto e ritorniamo al centro Olimpus. Ero felice di rivedere il resto del gruppo: infatti Mariano, per farci rientrare senza difficoltà, ci ha raccontato un po’ ciò che era accaduto la sera in nostra assenza.
L’incontro per la coppia di Fiorella ed Emanuele per me è stato bello: sono venute fuori tante prospettive per loro, difficili da affrontare ma semplici da capire.
Anche qui abbiamo benedetto il posto e dato il nostro dono: per loro, io e Serena abbiamo preparato un Tao che al centro era unito dal colore rosso e da fiori. Ho anche detto che per me era un pensiero importante, che avevo creato il giorno dalla morte di Luna, quindi ci tenevo particolarmente.
Pranzo veloce, pensieri generali e così salutiamo Monica regalandole una bambolina creata da noi.
In auto restiamo sempre in cinque: Monica va via, ma Isaia entra ufficialmente nel gruppo.
Partiamo verso Cinisello Balsamo: bilanci su bilanci nella Toyota…
Arriviamo come sempre un po’ in anticipo. Rachele ci accoglie offrendo a me e Serena un caffè, poi andiamo in associazione per fare una breve supervisione sulle donne milanesi.
Molte di loro ce l’avevano con Marta, ma durante l’incontro poche persone sono state in grado di dirle il negativo: bravo Mariano che ha ricucito per continuare a costruire senza distruggere. Io ho sì ascoltato, ma nel frattempo ero in pensiero per il dopo… dovevo ritornare a Lugano, dopo quattro anni.
Per il viaggio sono andata in macchina con Mariano, Titti, e Isaia… sentivo forte il bisogno di condividere con loro ciò che mi ero vissuta in passato e ciò che mi stavo vivendo in quel momento.
Piangevo, avevo paura di farmi vedere così fragile per una cosa vecchia quattro anni, mi vergognavo ma dovevo farmi vedere così, perché è la realtà. A Lugano ho vissuto cose forti, molte negative, molte di solitudine, molte positive… ma in pochi mesi erano tante.
Finalmente sentivo che qualcuno stava dando valore ad un mio vissuto anche solo ascoltando le mie parole. Mariano propone a me ed Isaia di ritornare nei luoghi di Lugano e di raccontarmi come dovrebbe essere con un papà.
Il viaggio non è durato molto, ma la maggior parte del tempo è stato dedicato a me ed ero già contenta e alleggerita.
Arriviamo a casa di Titti, beviamo una tisana e andiamo tutti a letto… buonanotte!!
9 aprile 2016: quinto giorno
La mattinata la passiamo in casa: aspettiamo per la colazione padre Eliseo e alcune persone di Lugano che non ho compreso bene chi fossero.
Abbiamo fatto colazione tutti insieme ma poi, noi più piccole – io Serena e Rachele – ci siamo dileguate e abbiamo passato il tempo in cucina a disegnare e chiacchierare. Gli altri vanno via, arrivano Ammanuel e Giosuè e pranziamo tutti insieme.
Dopo pranzo ci siamo divisi: io ed Isaia, con la macchina di Rachele, siamo andati a fare il nostro giro per le vie di Lugano. Faccio molta più fatica a descrivere questo pomeriggio!
Beh, come prima cosa abbiamo parcheggiato l’auto in centro. Io ho iniziato a raccontarmi. Siamo andati davanti al locale in cui lavoravo, ci siamo seduti ai tavolini e gli ho raccontato tutto ciò che mi sono vissuta in Svizzera, quando avevo 19 anni e mi ero trasferita lì perché ero fidanzata con un ragazzo di 31 anni, Raffaele.
Credo che sono rimasta così legata a quella storia e a quella persona per il negativo forte che ho vissuto in quel periodo, e penso che mi serviva raccontarlo a qualcuno, come ho fatto con Isaia, senza sentirmi giudicata, anzi avevo quasi una sensazione di protezione da parte sua.
Come un padre, lui mi teneva le mani mentre mi raccontavo, e se camminavamo mi teneva abbracciata a lui. Non ha avuto paura di ciò che potessi raccontargli, mi ha lasciata libera di farlo ed io finalmente mi sentivo ascoltata. Abbiamo fatto varie tappe dopo: il lago, in cui c’è stato un momento di immersione profonda per Isaia, ci siamo parlati come fa un padre con una figlia, con le pance aperte e i cuori fermi; poi siamo andati al campo dei cerbiatti, dove io passavo molto tempo, osservandoli mentre mangiavano il pane che li portavo.
Isaia mi ha chiesto di lasciare una cosa mia in quel posto.
Su di un foglio ho scritto un pensiero e l’ho infilato in un tronco d’albero, poi l’ho urlato, un urlo forte, che voce che ho!
L’ultima tappa è stata la casa in cui vivevo. Io non ci volevo andare, con la scusa che quella casa non mi meritasse, ma Isaia ha capito che era una paura mia e mi ha convinto ad andarci.
Ho guidato io e l’ho portato su a Savosa, nel giardino della casa in cui vivevo, in una stanzetta piccolissima con Raffaele e nelle altre stanze altre dodici persone.
Isaia mi ha chiesto se volevo fare qualcosa in quella casa, ma io non mi sentivo in grado di fare nulla, così mi chiede se può fare lui un gesto per me. Io gli dico di sì, e lui lascia un bel “segno” in quel giardino…
Poi gli chiedo di regalarmi un fiore e mi prende un tulipano bellissimo.
Soddisfatti di ciò che avevamo fatto, prendiamo la macchina e perdendoci nelle vie di Lugano, cerchiamo di andare al convegno sull’adolescenza che avrebbe tenuto Mariano.
Con un po’ di ritardo arriviamo, ancora con gli occhi lucidi ci sediamo e ascoltiamo.
È stato un bel convegno, anche se si sentiva che Mariano aveva altre mille cose da dire… ma i tempi svizzeri non lo permettevano. Nonostante tutto, secondo me, è arrivato a chi doveva.
Fortuna che dopo il convegno veniva offerto un aperitivo all’aperto… avevo una fame tremenda!!!
Raccogliamo le ultime cose e torniamo a casa di Titti.
Lì Mariano accende il registratore, pronto ad iniziare ancora.
Ci siamo seduti attorno al tavolo, tra tisane e biscotti, e ha chiesto a me ed Isaia di iniziare a raccontare come era andata. È stato bello raccontarlo a tutti, come se fossimo in una grande famiglia.
In quella serata ognuno ha raccontato un po’ come si era vissuto quei due giorni, e poi noi del gruppo S.I.R.U.S. abbiamo benedetto la casa e abbiamo donato a Titti un pensiero fatto da me e Serena: era una bambolina su un’altalena che dondolava tra gli opposti, ma che era protetta dalle stelle.
Stanchi ma soddisfatti andiamo a dormire, ci aspettavano altre giornate faticose!
10 aprile 2016: sesto giorno
Al mattino ci svegliamo per andare a Monleale, alla cascina della famiglia Amadori. Alcuni si avviano prima, altri un po’ più tardi. Io ero in macchina con Titti, Kaleb e Gianmatteo.
Iniziamo il bilancio. Io prima di tutto ringrazio Titti per aver sempre insistito che io andassi a Lugano, ma come ha detto Mariano, io, in passato, non ero ancora pronta.
Poi ho salutato Lugano a testa alta senza pentimenti, senza lo strascico negativo del passato.
Il resto dei passeggeri anche fa il proprio bilancio ed arriviamo alla cascina.
Ci accolgono Giovanna e Tonino, che ci fanno fare un giro per i loro campi. Finito il lungo giro torniamo per il pranzo, in cui tutti di nuovo ci siamo riuniti.
Anche qui benediciamo la casa tutti in cerchio sul prato verde.
Poi io e Rachele accompagniamo Mariano al suo albergo, dove c’era la sala in cui abbiamo fatto la settimana intensiva, e in macchina iniziano le “proposte indecenti” che mi mettono in crisi per tutta la settimana a venire: una prospettiva di Mariano per me, Serena e Gianmatteo era quella che dopo la settimana intensiva potevamo pensare di rimanere lì al nord e passare una settimana a casa di Isaia e Nadia. Mi disse di pensarci e di lavorarci durante la settimana, per far sentire il bisogno agli altri due di non dover tornare subito a casa. Io gli ho detto che ci pensavo.
Lasciamo Mariano e torniamo alla cascina. Ci prepariamo per andare all’accoglienza. Ritorniamo in albergo e salutiamo tutte le persone che avrebbero partecipato all’intensiva.
Mariano, puntuale come sempre, comincia.
È stata un’accoglienza bella: col suo modo di fare, Mariano ha aperto le porte a tutti, o quasi, per intraprendere questa nuova esperienza.
Ceniamo tutti insieme in un albergo che si trovava a due passi dalla sala e noi conduttori ritorniamo in cascina, lasciando Mariano per due giorni di meritato riposo.
11 aprile 2016: inizia l’intensiva
Va beh, la settimana intensiva è stata intensa e difficile…
In tutte le giornate ho sentito la difficoltà di entrare con tutte quelle persone dalla “mentalità nordica”… molte erano nel loro simbolico e non si schiodavano da lì.
Un’altra difficoltà era la sala, troppo grande, che faceva sentire la mancanza della nostra sala Gianna Stellabotte, però di bello c’era che noi conduttori eravamo davvero tanti e abbiamo fatto lavoro di squadra.
Io mi ci metto in mezzo perché ero nel gruppo conduttori, ma sento di aver fatto ben poco. Come sempre non mi spingo oltre, mi lascio fermare dal mio giudizio di me e da quello che potrebbero avere gli altri. Spesso vado in paranoia su queste cose e spesso mi pento di non essermi spinta oltre.
Durante la settimana, Mariano ha continuato a lavorare per noi, proponendo a me, Serena e Gianmatteo di continuare a stare insieme, andando per una settimana in Veneto; poi ci ha proposto di vivere per il mese di maggio insieme; poi tenere Luigi Compagnone per il mese di giugno e per la metà del mese di luglio, e poi andare al progetto estivo.
Dopo queste sue proposte io sono andata in completa crisi: avere tutto programmato era una cosa desiderata da molto tempo, ma quando è arrivato, l’ho rifiutato alla grande dentro di me, ma non volevo dare un NO secco a Mariano, perché una buona parte di me si fida di lui, l’altra ancora non so bene dove si trova.
Alla fine di tutti i miei deliri, che Mariano ha definito una “crisi di crescita”, mi sono affidata a lui e ho deciso di dire SI, ma quando mi sono decisa, l’ultimo giorno dell’intensiva, Mariano decide che forse era meglio tornare a casa perché eravamo davvero “cotte”.
Io felicissima accetto, sentivo davvero il bisogno di tornare un po’ nelle mie cose di “non crescita”.
Va beh, dopo la settimana intensiva partiamo tutti e continuiamo a restare divisi per l’ultima notte del S.I.R.U.S. Io e Serena andiamo a dormire da Marta e gli altri erano sparsi per i dintorni milanesi. Tra cena, ricordi ed imitazioni, stanchi andiamo a letto.
16 aprile 2016: ultimo giorno
Il mattino dopo mi sveglio alla vista di Enea, per me un bambino speciale *.* …
Ci vestiamo e andiamo a Cusano Milanino per l’ultimo appuntamento: l’altra metà della supervisione dell’Alsa Lombardia.
Per me è stata molto carina, perché veloce, ma anche perché vedevo che Mariano stava meglio, e perché saremmo tornati a casa in giornata.
Salutiamo tutti e partiamo!
Nella Toyota, al posto di Isaia, arriva Emanuele che doveva tornare a Matera per stare con i genitori e distinguersi da Fiorella.
Il ritorno per me è stato difficile: ero senza forze, non sopportavo più Gianmatteo, e stavo male perché lasciavo Mariano dato che finalmente avevo raggiunto una cosa bella: la relazione con lui, in cui io non mi sentivo a disagio, anzi mi piaceva scherzarci, abbracciarlo quando mi pareva e parlarci come se fossimo amici.
Va beh sono comunque contenta perché so che queste cose che ho conquistato con lui non le perdo.
Il viaggio è stato lungo, soprattutto quando abbiamo parlato delle mie prospettive più future.
Mariano mi ha proposto di iscrivermi ad una facoltà di scienze umanistiche. Mi è venuta la nausea, ma forte, stavo male davvero.
Io avevo già in mente di iscrivermi all’università, ma volevo scegliere qualcosa di più creativo, di più artistico, che facesse spiccare le mie qualità che io ancora non vedo, ma non ho mai pensato di iscrivermi all’università e scegliere una facoltà che mi fa davvero schifo!
Beh io da Vasto a San Severo non ci ho capito più nulla: avevo la nausea, avevo paura di vomitare in macchina e facevo di tutto per riprendermi. Ma niente da fare, arriviamo a San Severo ed io ero uno straccio…
Saluto tutti velocemente, scappo a casa, mi sdraio sul divano e poi vomito tutto, finalmente!!! Poi febbre alta per due giorni!
Questo è stato il mio viaggio! Felice di questo che mi ha fatta sentire anche speciale.
Grazie a Mariano, ma anche a tutte le persone incontrate in quei giorni.
Adriana Russi
1 Commento/i
Gabriella Napolitano
Ti ho letta tutta d’un fiato, cara Adriana, immaginando i luoghi e le persone che così ben descrivi, Toyota compresa trasformata ancora una volta in utero accogliente per la vostra crescita. Mi sono anche commossa quando parli della relazione che hai vissuto a Lugano e della tenerezza ma anche fermezza con cui Isaia ti ha accompagnato ad affrontare i mostri del passato, mi hai fatto risuonare errori miei del passato che avrei potuto evitare se avessi sentito vicino un padre o una madre adulti accompagnatori piuttosto che figure con cui andare in contrapposizione. Insomma, credo che il suggerimento di Mariano sia proprio azzeccato perché scrivi proprio bene … buona crescita, cara, e fidati di chi riesce a vedere oltre!