Riflessioni ai tempi del Coronavirus: a mia madre.
A Emanuela, mia madre, per tutti Lina.
Di quarantene negli ultimi anni di vita non so più quante ne hai fatte, così di polmoniti, tante che neanche le ho contate. Un sistema immunitario compromesso dalla malattia ti aveva reso più vulnerabile.
Non c’era ancora questo virus… quante lunghe giornate, settimane chiusa in casa per guarire, e ce l’abbiamo fatta tante volte senza andare in ospedale.
Spesso ti trasferivi a casa nostra per non stare da sola, per avere, oltre alle medicine, quel calore umano di una famiglia intorno che era la migliore di tutte le cure.
In questo triste periodo ripenso a tutti quegli anni passati fra dottori, visite, farmacie, cure in ambulatori, ospedali a casa, ma alla luce di quello che sta succedendo oggi, credo sia stato un privilegio poterti essere vicina, in tutte le occasioni e anche alla fine darti una degna sepoltura come si dice e onorare la tua morte.
Tanti figli, oggi, neanche questo ultimo rito possono fare. Ed è la cosa più assurda e dolorosa di questa pandemia.
Se fossi stata ancora qui avresti sofferto moltissimo, avresti pregato per il mondo intero, per noi, in ultimo per te.
Il mio pensiero oggi, oltre che di gratitudine, è che mi consola saperti in un altro universo parallelo, in quel mondo migliore che speriamo vadano i nostri cari, un posto più sicuro di questo, e se non ci fosse, in quello spazio, in quel nulla silenzioso, dove niente più può farti male.
Rita