… “Ma tu ti ricordi che eri pazzo?”…
Ciao Mariano, ti scrivo per ringraziarti.
Perché?
Perché oggi a calcio, mentre facevo la doccia nello spogliatoio e sentivo le voci dei ragazzi che giocavano nel campo, ho sentito che era la sensazione più bella che si potesse provare.
Era tutto perfetto: la stanchezza, l’odore dell’erba, le luci che illuminano il campo e quelle grida a monosillabi che ti collegano direttamente con il cuore del tuo compagno di squadra. Mi sono sentito fortunato di riuscire ad assaporare questo momento. Mi sono sentito fortunato di avere (grazie al percorso fatto) la crescita di dare valore alle cose quotidiane. Ti ho pensato intensamente in quel momento e pensavo che avrei dovuto scriverti per ringraziarti, perché senza di te, senza il PRO.NU.S., senza tutte le persone che hai formato e senza la tua teoria prassi e punto di vista, io oggi non sarei in grado di godermi le piccole cose che mi succedono tutti i giorni. Sarei morto preso dai vortici di una vita vorticosa. O sarei ancora vivo, in preda a tremila ossessioni. Che è peggio della morte credo.
Ho pensato che avrei dovuto ringraziare te prima di tutto perché senza di te le emozioni che sto tornando a provare sarebbero state represse, nessuno mi avrebbe aiutato, dicevano solo che ero “pazzo” pensa che ci sono ancora tanti ragazzi che non vedevo da anni, che quando mi vedono mi dicono, ma tu ti ricordi che eri pazzo?
Io gli vorrei rispondere: “Cazzo se me lo ricordo”, ma sorrido e non dico niente perché so che non capirebbero quante cose ci sono state in questi ultimi anni.
Molti altri amici che quando io mostravo il disagio stavano ancora bene, oggi stanno male, hanno attacchi di panico, ansia, e allora io ti penso, e credo che tutto il lavoro che tu stai facendo, il lavoro che io oggi faccio, un giorno se vorranno e potranno potrà servire anche a loro e quindi ti ringrazio pure per questo. E poi ti ringrazio perché hai trasmesso a me e a tanti altri le competenze per aiutare il nostro amico disagiato, o il nostro parente in difficoltà. Praticamente come dici sempre tu, hai colto in anticipo quelli che erano i segni del diluvio e ti sei messo a costruire un’arca per salvare più gente possibile.
Non so che dirti Mariano, perché tu forse meriteresti un premio Nobel per la pace per tutto quello che stai facendo, dovresti essere conosciuto in tutto il mondo per la ricerca teorico prassica che hai fatto che ha aiutato e aiuta moltissime persone.
È difficile trasmettere queste cose all’esterno perché la gente oggi ancora non si rende conto di quanto già siamo disagiati (allontanati da noi stessi), ma le cose che tu hai fatto trovano conferma e riscontro in quello che tanti di noi oggi siamo e anche se non troverà subito la strada per manifestarsi al mondo intero io sono sicuro che più in là la troverà e con il passare degli anni il progetto nuova specie, con il metodo alla salute saranno la strada per rieducare il mondo intero, ne sono convinto.
Per intanto io faccio il mio e godo di quella che è in me la ritrovata capacità di godere profondamente delle “piccole cose” che non sono piccole che stanno accadendo nel mio ordinario.
Io solo sette anni fa avevo perso quasi completamente le speranze che la mia vita potesse tornare ad essere bella, oggi la mia vita è anche bella.
Grazie Mariano per la tua tenacia, la tua fiducia, la tua speranza, il tuo lavoro, la tua costanza, la tua lungimiranza ed il tuo sogno. Sei un uomo grandioso, che verrà ricordato negli anni ed io sono fortunato ad averti conosciuto e frequentato.
Grazie!
Marco