9 novembre 2019, quinta giornata Progetto Rainbow: “Dobbiamo, possiamo scegliere ora!”
Oggi la giornata è dedicata alla teoria, per arrivarci è importante la dilatazione e sgombrare la mente da schemi mentali e da rappresentazioni che tappano il passaggio a codici antichi e profondi. Siamo, quindi, passati, in maniera ancora più incisiva, alle nostre sensazioni, al nostro bio-organico, attraverso il corpo.
Per sciogliere paure ed irrigidimenti simbolici è necessario un lavoro continuo ed uterino che, con i nostri limiti, cerchiamo di costruire giorno dopo giorno, ora dopo ora. È indispensabile sapere dove si vuole andare ma, nello stesso tempo, dobbiamo avere la capacità di cambiare rotta se, all’ improvviso, un po’ di vento ci spinge altrove.
È ciò che stiamo cercando di fare partendo da cose semplici e questo è un contesto in cui è possibile sperimentarsi perché è importante dare valore a tutti i codici.
È difficile cambiare e lasciarsi andare, circoscritti come siamo, in abitudini, modi di fare, automatismi di cui siamo pieni.
Chi vuole vivere deve imparare ad accogliere le proprie contraddizioni perché non ci si può fermare a giudicarsi su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, ciò che si può fare e ciò che non si può fare.
È bello anche sentirsi accolti nei propri limiti i quali, lentamente, si ridimensionano ai nostri occhi e si trasformano in opportunità.
Il Progetto Rainbow ti spinge al cambiamento, all’apertura, alla crescita anche nell’ iniziare a sentire e costruire il proprio territorio. Il Progetto Rainbow è anche ciò che ci si scambia anche fuori dal solito setting, gli accompagnamenti che nascono sul campo che permette di riconoscersi in parti comuni o opposte
Sbloccare situazioni vecchie, dolori antichi, che non ti permettono di cogliere e accogliere le opportunità che la vita ti offre. Dobbiamo, possiamo scegliere ora!
Stiamo vivendo oggi forti ondanze un andare su e giù, dove i nostri Pira Graal si svelano.
Ha scelto veramente F. di danzare o rappresenta solo l’ appendice della madre?
Mettendoci la stessa forza che spesso si è usata per distruggere se stessi.
La mattinata ci ha preparati per ascoltare la teoria globale applicata a storie ascoltate e non solo. Due sono stati i punti di avvio: unicità che ci contraddistingue che spesso si perde nella cultura di appartenenza per cui ci chiediamo: è questa la nostra vera natura?
Anche l’ utero, dopo una dinamica metastorica, ne esce stanco, distrutto perché si è liberato di un peso feto che non aveva ancora la forza di espellere. La stanchezza è pari alla forza che ci ha messo per spingere.
Ognuno di noi vuole un utero; il nostro più grande desiderio è tornare dalla Fusionalita gustata durante la nostra gravidanza
Il mio soffrire è veramente mio? Ecco l’ importanza della distinzione.
Dobbiamo mettercela tutta per liberarci dalle nostre ambivalenze perché arriva, ad un certo punto, che il proprio vittimismo, la propria ambivalenza, i nostri nascondimenti non servono più
quando siamo appendice di chi ci fa da specchi riconoscenti o disconoscenti, non sentiamo più il nostro corpo.
Cosa è una dinamica metastorica? È ciò che ti genera un code Storming, una tempesta di codici.
Sono un tentativo di liberarci dalle nostre maschere e di andare oltre la zona pellucida piena di opposti per cui impari lentamente a navigarli.
Sandra e Benedetta hanno parlato delle loro principali dinamiche metastoriche vissute e che hanno prodotto dei miracoli di cambiamenti, che sgorga quando hai la fiducia di abbandonarti.
La scialuppa diventa una dinamica metastorica quando sai andare fino in fondo per liberarti e ascoltare lo stato quiete di ciascuno che, come ho detto prima, è specifico. L’ unica costante dell’ esterno è il cambiamento, in un Rainbow questa è una costante che bisogna percepire.
La dinamica metastorica ti dà anche delle prospettive che riesci poi a portare nel quotidiano.
La dinamica metastorica è fare holding, è vivere un senso di morte e di conoscenza.
Adalberto ha presentato questa semplice ed efficace unita didattica
Semplici e pochi ingredienti per aiutarci a gustare ciò che solo noi già siamo.