12 novembre 2019, ottava giornata Progetto Rainbow: il valore della famiglia ontologica.
Tra la nebbia e la pioggia è iniziato questo nuovo giorno in cui ci siamo concessi coccole e amore con la tranquillità e l’intensità di cui abbiamo bisogno
Poi sono partiti pensieri e comunicazioni, aggiornamenti e accompagnamenti.
L’esterno ha il potere di indebolirci e appesantirci, quando mangiamo, trituriamo la zona pellucida legata alla nostra famiglia d’origine.
Dovremmo essere umili e dire: “Mi hai dato un colpo basso che non mi aspettavo. Ora mi prendo il tempo di rielaborare per ritrovare il senso”. Siamo carnefici di noi stessi perché ci siamo sempre immolati per i nostri genitori, tradendo la nostra specificità e mettendoci al loro servizio, nonostante sentiamo che non siamo compresi, ascoltati, visti nei nostri bisogni.
Spesso non siamo compresi nella nostra sensibilità perché le nostre famiglie di origine vivono relazioni confuse in cui noi ci vogliamo distinguerci ma c’è sempre la spinta, da parte loro, di includerci nelle loro confusioni.
Siamo noi che ci appesantiamo perché non siamo ancora sufficientemente distinti dai bambini che si atteggiano ad adulti di cartapesta.
Il nostro maschile viene fuori anche quando riusciamo ad imparare l’arte di non farci invadere.
Il confronto successivo tra una madre con il proprio figlio li sta proiettando verso la possibilità di passare da una relazione embriogenetica ad una fetogenetica in rete.
Sono passaggi lenti, importanti, perché si tratta di entanglement aggrovigliati con i nostri FUK.
Si è privilegiati quando gli accompagnatori nostri storici si mettono in gioco, perché siamo agevolati nello sciogliere nodi profondi.
La presenza della famiglia ontologica ha un valore enorme, sostituendosi alla storia che spesso non agevola i nostri passaggi.
Si ricostruisce la nostra storia pezzo dopo pezzo per andare oltre il dolore, la delusione e la rabbia.
Le giornate al Progetto Rainbow non sai quando iniziano né quando finiscono.