Dal diario di Mirella, la sua esperienza al progetto “La finestra di Babich” svoltosi dall’11 al 20 ottobre 2019 al Villaggio Quadrimensionale.

30 ottobre 2019

Oggi è un buon giorno per ricordare… l’esperienza conclusa da un po’ di giorni sembra quasi svanita dalla mia testa, presa com’è da tutti gli impegni del quotidiano… ma se mi fermo e mi concentro su di me (come dovrei fare più spesso), tornano alla mente tutti i momenti intensi vissuti alla Foresteria del Villaggio Quadrimensionale insieme a tante altre donne giovani e meno giovani con cui ho condiviso questi dieci giorni.

Credo che ognuna di noi all’accoglienza fosse carica di aspettative, anche senza esprimerle, anche negando di averle… io per esempio ho voluto partecipare con mia figlia, e avevo voglia di trovare l’occasione di dirle delle cose che da un po’ di tempo sentivo l’urgenza di fare.

C’erano altre coppie di madri/figlie e credo che ognuna di loro avesse voglia di dire o scambiare qualcosa, ma poi le cose della vita prendono strade inedite e infine credo che non tutte ci siamo portate a casa quello che ci aspettavamo, ma forse qualcos’altro di ugualmente prezioso.

Non so fare un resoconto temporale di questa esperienza, ma vorrei raccontare delle persone che ho conosciuto, alcune per la prima volta, alcune che già conoscevo le ho scoperte più a fondo.
Inizio con le donne che erano in camera con me e mia figlia.
F., che ho scoperto in tutte le sue sfaccettature, la sua voglia di vivere, la sua dolcezza e anche il suo intuito che in maniera un po’ stravagante e a volte invadente, ti faceva vedere cose che in altri modi non potevi vedere, e M. con la quale ci siamo scambiate esperienze di vita, e che durante la convivenza ha mostrato con dolore il suo lato di ragazzina fragile, ma anche il suo lato di donna ironica ed autoironica.

Mi ha colpito molto anche la coppia madre/figlia di C. e A., in cui sembrava di vedere quasi una stessa donna allo specchio, entrambe con la stessa sensibilità e fragilità, con esperienze di vita molto simili seppure in contesti ed epoche diverse.
Altre donne, che già conoscevo bene, mi hanno mostrato altre parti di loro.

E. è riuscita finalmente a coinvolgere la mamma da cui voleva prendersi delle parti mai avute e mi ha favorevolmente stupito la disponibilità della mamma a mettersi in gioco, nonostante l’età e le difficoltà/resistenze: forse il loro rapporto non si sarà risolto definitivamente, ma sicuramente hanno aperto una fessurina nel muro che le divideva.
G. era con la mamma che ho trovato molto cambiata da quando non la vedevo, loro hanno avuto secondo me uno scambio alla pari, dicendosi delle cose con maturità.
Ci sono state poi presenze davvero belle come quelle di C. con la piccola I., di appena due mesi, che ha fatto molto da spirito a tutte noi sia come mamme che come figlie, e per completare c’era anche la presenza della nonna M.A. che completava il quadro!
La presenza di P. è stata molto importante per molte di noi perché la sua determinazione (la sua parte “maschile” come lei stessa l’ha definita) nascosta in parte dalla sua apparente fragilità ha aiutato tutte noi, me per prima, anche dicendo verità scomode.
Altre donne ci hanno fatto dono delle loro esperienze e sofferenze, in ognuna ho potuto vedere una piccola parte di me.

Una delle cose inedite vissute in questo progetto è stato lo scambio con gli uomini che facevano in parallelo un progetto al maschile (E.V.VI.V.A.) con cui abbiamo fatto alcune esperienze, come la bellissima gita a Margherita di Savoia a vedere le saline, e una giornata in cui abbiamo scambiato alcune partecipanti del nostro gruppo con i loro.

È stata una bella opportunità di incontro tra maschile e femminile in una modalità diversa e nuova rispetto ai vecchi luoghi comuni.
Mentre sto scrivendo questo post mi è capitato di vedere alcune foto scattate durante il progetto e mi sono trovata a riflettere su come nelle foto tutte siamo molto solari e leggere, con sguardi profondi e veri, non in posa.

Questo risultato lo dobbiamo in primis a noi stesse in rapporto a quanto ci siamo immerse, ed anche alle donne coordinatrici del progetto, persone generose che si sono immerse con noi nelle nostre storie ed hanno anche osato per farci fare quei passaggi che ci potranno servire per procedere della nostra vita.

Mirella 

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