PASQUA EBRAICA E PASQUA CRISTIANA – 16 aprile 2017
Per gli ebrei qual è la Pasqua? È il codice analogico legato al territorio. In altre parole gli ebrei volevano ritornare al territorio d’origine. Abramo, Isacco e Giacobbe sono i patriarchi, gli antenati del popolo ebreo e sono vissuti in terra di Canaan, che è pressappoco l’attuale Palestina. Accadde che una carestia obbligò Giacobbe e i suoi figli ad andarsene in Egitto e da allora per trecento anni gli ebrei si moltiplicarono nel vicino Egitto. Ecco perché, ripeto, la Pasqua per gli ebrei rappresenta il ritorno alla terra d’origine. In seguito alle dieci piaghe, l’ultima delle quali colpì il primogenito stesso del faraone, quest’ultimo ordinò al popolo ebreo di lasciare l’Egitto. Quella sera prima di apprestarsi a lasciare l’Egitto, gli ebrei mangiarono verdura, agnello e pane azzimo, cioè non lievitato, che tra l’altro è stato tramandato nel corso dei secoli anche nella tradizione culinaria nostra per celebrare la Pasqua. Per gli ebrei la loro è l’unica religione, loro rappresentano il popolo eletto e il loro dio è l’unico vero Dio; per cui possiamo ben capire che la loro cultura religiosa si basa molto sul confronto/differenza e che il rapporto coi gruppi è possibile solo se si condividono le stesse tradizioni popolari e religiose. La Pasqua ebraica è essenzialmente questo: un popolo che fa ritorno alla propria casa. Vediamo quindi cosa dice il Deuteronomio al capitolo 8:
<<Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandamenti che oggi vi do perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri.>>
In tutto questo la memoria qual è? È un Dio di grande valore che ha fatto tornare il suo popolo nella Terra promessa ai suoi padri, facendo attraversare il deserto per quarant’anni allo scopo per renderlo umile e metterlo alla prova, per sapere quello che hai nel cuore perché è facile stare quando le cose vanno bene, ma quando le cose non vanno come vogliamo siamo capaci di attraversare umilmente il deserto e scoprire cose mai prese in considerazione prima?
<<Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna che non avevi conosciuto e che i tuoi padri non avevano conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore.>>
Anche noi oggi, anche se attorniati dagli odori del cibo preparato in cucina, stiamo nutrendoci nel frattempo di un cibo spirituale che va ad arricchire la nostra Teofondità e che è legato al significato della pasqua. Io vi ho spiegato quello della pasqua ebraica, ma vedremo fra poco qual è il valore della pasqua cristiana, che cosa è successo nel passaggio dall’Ebraismo al Cristianesimo. Paolo di Tarso ha fondato teologicamente e liturgicamente quello che è il Cristianesimo. La pasqua cristiana scende nel codice biorganico, perché in esso non è importante il territorio: infatti i cristiani, a differenza degli ebrei, non devono occupare nessun luogo specifico. Il codice biorganico è il codice Vita/Morte e all’essere umano sappiamo che da sempre interessa l’opposizione tra la Vita e la Morte, perché la sua paura più grande è la morte, quindi con Paolo di Tarso il significato della Pasqua cristiana è il passaggio dalla morte alla vita, ovvero una rinascita: non è più un esodo nel deserto, ma un viaggio dalla morte alla vita. Se il problema che attanaglia Paolo di Tarso, come ogni essere umano, è che dobbiamo morire, per non avere paura della morte è importante affermare che è sicura la resurrezione. Qual è metaforicamente il nostro Faraone che ci schiavizza e che ci uccide? È la Morte! E cos’è che ci salva dalla morte? La resurrezione, ovvero sapere che in realtà non moriamo! Paolo di Tarso è il fondatore della Cristologia in quanto attraverso la figura di Gesù che è sceso sulla Terra per salvarci, prova al mondo cristiano che la morte si può sconfiggere con la vita perché Gesù stesso è risorto dopo tre giorni. La domanda è “Come faccio a risorgere?”: se Cristo è la vite, allora io sono il tralcio e se mi lego a lui sono salvo e sono destinato alla vita eterna. Perché nella teologia cristiana la pasqua è fondamentale? Perché è il giorno in cui si celebra il passaggio dalla morte alla vita. Capito questo, vediamo cosa dice nella lettera ai Corinzi al capitolo 15, versetto 12 Paolo di Tarso:
<<Dopo essere apparso a tutti, alla fine è apparso anche a me, benché io sia come un aborto. Infatti io sono l’ultimo fra tutti gli apostoli, anzi non sono neanche degno d’essere chiamato apostolo…>>
Insomma anche lui testimonia di aver avuto una visione di Gesù dopo che era apparso a tutti e con le parole che vi sto per leggere annuncia il significato della pasqua cristiana.
<<Si annuncia che Cristo è risorto dai morti. Allora come mai alcuni tra di voi dicono che non vi è risurrezione dai morti? Ma se non c’è resurrezione dei morti, neppure Cristo è risorto!…>>
Vedete che questo non è un sillogismo logico, cioè non è detto che poiché Cristo è risorto allora per forza tutti gli altri risorgono dalla morte! Vale anche al contrario, perché non puoi dire che se gli altri non risorgono, allora pure Cristo non è risorto mai. Come potete vedere, si può benissimo mettere in discussione queste affermazioni. Proseguo:
<<E se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione e la vostra fede è senza valore perché contro Dio…>>.
Allora in cosa crediamo se Dio non è risorto? <<Noi risultiamo essere falsi testimoni di Dio perché abbiamo testimoniato che ha resuscitato Cristo anche se non lo ha resuscitato affatto. Se è vero che i morti non risorgono, Gesù non è risorto. E se Cristo non è risorto, la vostra fede è vana e voi siete ancora nei vostri peccati..>>. Insomma, la morale è che se non credete che Cristo sia risorto e che pure voi risorgerete, allora Dio vi punirà. Paolo che ha inventato la cristologia, ha pure fondato l’ecclesiologia, ossia la Chiesa, perché secondo lui se le persone sono cristiane allora devono fondersi in Cristo come fossero un unico organico, appunto una Chiesa. Paolo fonda la fede sul valore della resurrezione di Cristo, perché per lui morte e peccato sono inscindibili e dunque risorgere significa risorgere dal peccato. Perché morte e peccato sono due facce della stessa medaglia? Perché rimandano al peccato originale e ad Adamo ed Eva che per questo hanno subito la cacciata dal paradiso terrestre e sono stati destinati non più alla vita eterna, bensì alla mortalità. Paolo ci dice che da soli siamo perduti e che ci vuole qualcuno che abbia preso carico dei nostri peccati e che resuscitando ci ha salvati, insomma questo è per lui il sillogismo indiscusso.
<<Se abbiamo creduto in Cristo solo per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini…>>
In poche parole il senso per Paolo e per gli esseri umani è questo, cioè che campiamo a fare se non siamo eterni!? Dietro c’è che l’uomo ha una dannata paura della morte perché non sa cos’è. E chi l’ha detto che la morte è per forza qualcosa che annulla?
<<Ora invece Cristo è davvero risorto, primizia per coloro che sono morti. Infatti, se per mezzo di un uomo è venuta la morte, per mezzo di un uomo è venuta la resurrezione. Come tutti gli uomini muoiono per la loro unione con Adamo, così tutti risorgeranno per la loro unione a Cristo. Ma ognuno nel suo ordine. Prima Cristo che è la primizia, poi alla sua venuta quelli che gli appartengono…>>
Questa è la visione cristiana. Cristo è l’antidoto contro Adamo e il deserto dell’esistenza degli umani terminerà con la fine del mondo. Gli effetti di quello che fai non li vedi subito, ma li vedrai quando Lui dalle nubi discenderà premiando i buoni e punendo i cattivi.
<<Poi sarà la fine quando Egli consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver annullato ogni dominio, principato e forza perché considerata negativa…>>
Perché come sappiamo l’epistemologia religiosa deve per forza dividere in categorie opposte tutto quanto, per esempio chi è buono va con Dio, chi ha peccato appartiene al Demonio e così via. Per me la Vita nella sua profondità contempla l’armonia degli opposti. Tutto questo per arrivare ad un confronto/differenza che vede la pasqua ebraica analogica e quella cristiana fondata sul codice biorganico.
<<Perché Cristo deve regnare finché Dio abbia messo tutti i nemici sotto i suoi piedi…>>
Paolo di Tarso era un grande conquistatore e lo si nota dalla simbologia legata alla sua figura che lo vede da un lato con la spada e dall’altro lato con un vangelo in mano, cioè eventualmente anche con violenza bisogna convertire e salvare dal peccato le persone!
<<L’ultimo nemico a essere distrutto sarà la morte. Infatti la Bibbia afferma che Dio gli ha sottomesso tutto… Quando poi tutto gli sarà stato sottomesso, allora anche il Figlio sarà sottomesso a chi lo ha fatto Signore di ogni cosa e così Dio regnerà effettivamente su tutti.>>
Anche questa è una visione molto contraddittoria legata a una Trinità paritaria, in cui però al contrario e alla fine, come potete notare, esce fuori che è sempre Dio ad essere quello più importante.
<<Fra voi, alcuni si fanno battezzare per i morti. A che serve farsi battezzare per loro, se i morti non risuscitano affatto? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno rischio la vita fratelli miei come è vero che mi vanto di voi perché siete credenti in Gesù Cristo, nostro Signore. Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe?…>>
Cioè, l’esistenza in sé non ha valore per quello che fai, ma perché io acquisto meriti per risorgere l’ultimo giorno.
<<Se i morti non risorgono allora mangiamo e beviamo perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Tornate in voi com’è giusto e non peccate! Alcuni di voi non conoscono Dio e io lo dico a vostra vergogna.>>
A questo punto per finire, dopo aver preso in esame il sillogismo, noi non moriamo perché non è morto Gesù, al contrario, se Gesù è risorto anche noi risorgeremo se non pecchiamo. Ad un certo punto, Paolo, dopo aver parlato di resurrezione nel suo sillogismo, sferra un duro attacco alla morte nel passo che vi andrò subito a leggere…
<<Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità, si compirà la Sacra Scrittura: “La morte è stata inghiottita dalla vittoria! O morte, dov’è la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?…>>
Il pungiglione della Morte è il Peccato e la forza del Peccato è la Legge. Paolo vuole far nascere un movimento distinto da quello ebraico, a differenza di Pietro che invece vedeva nel Cristianesimo, un completamento dell’Ebraismo perché il messia era Gesù. Paolo invece, stava diffondendo il Cristianesimo fuori da Israele e andando sfacciatamente contro Pietro e l’Ebraismo.
<<Rendiamo grazie a Dio che ci dà la sua vittoria per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. In questo modo, cari miei fratelli, rimanete saldi e incrollabili alla vostra fede e procedete sempre più nell’opera del Signore, certi che grazie a Lui il vostro lavoro non sarà vano.>> e ho finito la prima lettera ai Corinzi.
Vi leggo una parte dell’Apocalisse che è molto utilizzata per farvi capire che il cristiano è come se non vivesse su questa Terra perché l’avverte molto come una sorta di prigione, in quanto deve vivere in funzione di quello che verrà. Il globale massimo è questo: anche se muoio per il peccato, mi salvo mentre sto qui per i meriti, così poi non muoio per l’eternità. Il grosso cruccio è la morte, non c’è un progetto positivo perché il problema è come evitare la morte che fa paura. L’Apocalisse viene per tradizione attribuita a Giovanni. Comunque, nel capitolo 19 questa è l’immagine a cui dovrebbe aderire ogni cristiano:
<<Alleluia! Ha preso possesso del suo regno il Signore…>>, perché se vi ricordate, Gesù dopo aver sottomesso tutte le potenze del Male, le consegna redente al Padre.
<<Rallegriamoci ed esultiamo perché è giunto il momento delle nozze con l’Agnello. La sua sposa è pronta: le è stato dato un abito di lino puro e splendente. La veste di lino rappresenta le opere giuste dei santi e di quanti appartengono al Signore…>>
In sintesi cosa fa Paolo? Sposta il discorso dal territorio, l’analogico per gli ebrei, al biorganico per i cristiani perché agli ebrei interessa solo conservare il territorio che è la Terra Promessa, mentre ai cristiani interessa preservare la Vita, ma per fare questo è necessario esentarsi dai peccati, accumulare meriti per assicurarsi la vita eterna.
Mariano Loiacono
estratto dall’incontro sul tema ” Le quattro fasi del passaggio pasquale
e gli Exultet di Troia” 16 aprile 2017