Fatima e l’ondanza tra vita e morte
3 aprile 2019
Sono finalmente a letto, dopo essermi fatta una doccia calda. Oggi pomeriggio la mia gatta Fatima, dopo 67 giorni di gravidanza, ha partorito.
Già da stamattina la vedevo strana, non aveva appetito e mi cercava con più insistenza e soprattutto cercava coccole e carezze.
Nel pomeriggio si era rifugiata nel trasportino, probabilmente perché sentiva che il momento del parto era arrivato.
Sono andata in ufficio perché avevo compreso che i tempi del parto erano lunghi. Dopo dieci minuti sono tornata in giardino e il primo gattino era già nato. Tutto nero che si distingueva appena dal maglione su cui era sdraiato.
Insomma, il parto era stato probabilmente veloce e Fatima aveva fatto tutte le pulizie di rito.
Il secondo micino invece è nato morto, complice probabilmente il non riuscire ad uscire dalla vagina della madre. Fatima l’ha comunque pulito e liberato dalla sua placenta, ha fatto diversi tentativi di rianimazione leccandolo ovunque ma niente. A quel punto la madre è tornata dal gattino vivo. Dopo poco è nato un altro, anche questo tutto nero. La mamma gli ha tolto la placenta di dosso tranne che in capo. Cazzo, mi sono detta, ma che madre è che non lo libera e non lo fa respirare. Sapevo di non poter intervenire. Il gattino appena entrato nell’arena esistenziale ha capito che doveva darsi da fare e da solo, senza l’aiuto della madre, si è liberato dall’ultimo brandello di placenta e ha cominciato a respirare a pieni polmoni.
Da quello che sapevo, ce ne sarebbe dovuto essere un altro ancora. E così è stato solo che anche questo è nato morto. Con l’aiuto di mia cugina abbiamo aiutato la gatta a partorire perché il gattino non riusciva ad uscire… Poi lei ha anche provato a rianimarlo, riscaldandolo, ma niente.
Sono stata quasi tutto il pomeriggio con mia madre a vegliare su queste nascite. Ho atteso con ansia questo momento. Ho cercato di seguire ogni istante, ogni contrazione di Fatima è stata anche la mia. Guardavo i suoi occhi che stanchi e doloranti mi guardavano e chiedevano aiuto. Io ci sono stata, l’ho incoraggiata e ho sofferto forse anche più di lei per le due piccole morti. Ho cercato di vivermi questo istante in maniera diretta anche perché probabilmente non vivrò una gravidanza mia e sento che Fatima è arrivata anche per questo nella mia vita, per farmi vivere in diretta il suo parto.
Quando sono uscita da casa dei miei ho cominciato a piangere forte, un mix di sensazioni, gioia per la vita, nel vedere questa famiglia sicuramente più globale di tante, dove la madre partorisce da sola, senza troppe menate, che elabora la morte velocemente e guarda avanti in prospettiva… La forza di un figlio soffocato dalla placenta della madre che sceglie di vivere e respirare e la morte, così, cruda come non l’avevo mai vista. Sono contenta di aver condiviso questo momento e il suo arrivo con tante persone, a partire dai miei genitori, Cristiano, Gaetano e Veronica, Olivia e Giuseppina, la famiglia Guiducci e tantissime altre persone che a modo loro ci sono state e hanno seguito con me questo parto.
Volevo infine ringraziare la vita per avermi fatto incontrare questa gattina questa estate, sì perché nella mia vita tutto avrei immaginato tranne che affezionarmi ad un animale tanto da sentirlo vicino e così parte di me.
È iniziata un’altra storia da oggi.
Giusi