Ho chiuso la porta dell’Arca ed è iniziato a piovere…
Parto dall’inizio stavolta perché mi voglio dare valore.
Parto dall’inizio di un percorso che prima voleva essere di risposta ad un disagio mostrato da mio figlio e mia moglie, poi da una ricerca di me stesso, fino alla mia crescita, alla riscoperta del mio maschile e della mia parte padre. Parte padre che questa settimana ha chiuso la porta dell’arca, su cui è salita la mia famiglia acquisita e non quella d’origine.
Mercoledì sera ho parlato più di 2 ore con mio babbo Tarcisio, mia mamma Rita e mia sorella Tea, record del mondo di durata di una chiacchierata con loro. Sono partito immergendomi nella mia rabbia, di dover lasciare la casa in cui ho vissuto per 38 anni e di doverla far lasciare dopo 8 anni a mia moglie Elisa e dopo 5 e 3 anni ai miei figli Zeno e Frida. Rabbia di essere stato tradito mille volte da due genitori che hanno sempre preferito compiacere l’esterno, passando sopra ai propri figli. Rabbia di un meccanismo di doppio tradimento, in quanto non capaci nemmeno di ascoltare le richieste di aiuto e di affetto che ho manifestato, anche molto direttamente nell’ultimo periodo. Schemi impossibili da rompere, i loro, fortunatamente solo molto difficili, i miei, che però grazie al partire da me sono crollati. Attraverso questa rabbia è stato difficile non tirare una tazza che mi era capitata in mano nel muro, ma sono riuscito a mantenere un piede anche nel dolore e nella delusione, uno anche nel desiderio di una famiglia di origine in grado di apprezzare le mie unicità, e la tazza non l’ho lanciata. In generale sono riuscito a mantenermi all’albero maestro di non voler lacerare, sentivo che non avrebbe portato valore aggiunto alla mia vita. Ho seguito i segni che la vita mi ha dato e, durante il confronto con la mia famiglia di origine, ho letto un libro che la maestra di Frida aveva letto a tutti i genitori il pomeriggio stesso durante la riunione dell’asilo…
Nemmeno a farlo apposta c’era pure lo scoiattolo Mariano che mi offriva il suo ombrello, che mi è servito, come mi è servita la spada di Alessandro, che mi ha fatto tenere salda la figura dell’arcangelo Michele, che mi ha permesso di usare la mia forza in difesa della mia famiglia e di me stesso. Una parentesi a tutta l’energia che mi sono portato a casa dal progetto Rainbow, durante il quale sono arrivato a conoscermi più in profondità grazie a tanti specchi riconoscenti e durante il quale ho smesso anche di fumare, sempre decidendo in profondità di voler ascoltare le mie emozioni, sempre forti e chiare. Tanti mi avevano consigliato di lasciare la mia casa natale, ma fino a che non l’ho sentito io in profondità, non sono riuscito a farlo. Solo Mariano non me l’ha consigliato direttamente e così facendo mi ha spinto a trovarmela da solo la via per lasciare Itaca e intraprendere il mare aperto, al di là delle colonne d’Ercole. Tornando allo scontro di mercoledì scorso, ci sono andato con il globale massimo di tagliare il cordone ombelicale e sono riuscito a farlo. Sono riuscito a rinunciare agli agi che avevo sempre avuto paura di perdere, ma che mi stringevano sempre di più per le palle. Ma così facendo spero di lasciarmi alle spalle anche tanta rabbia, che mi veniva data giornalmente, mascherata da amore genitoriale. Rabbia che ultimamente aveva preso il nome di Progetto Nuova Specie, considerato il generatore di tutti mali. Nemmeno l’evidenza oggettiva che questo percorso mi stia salvando la vita (ho smesso di far uso di sostanze, di bere, di fumare e ho iniziato a smettere di sparare rabbia a caso, soprattutto verso la mia famiglia acquisita) è servita e forse è stata un’ulteriore spinta per chiudere la porta dell’arca senza chiedergli di salire. Anzi, ad un certo punto ho detto a mio babbo, che continuava a difendersi tirando in ballo dinamiche puntuali su cui voleva aver ragione, che se non se la smetteva gli avrei dato 2 schiaffi e che così facendo era proprio un coglione! Non se la smetteva, voleva proprio aver ragione e va bene che la ragione si dà agli stupidi, ma nemmeno ho voluto svendermi e quindi ho ribadito (nonostante la vocina che ancora li voleva difendere e che mi consigliava di andarci piano perché avrei potuto indurli al suicidio) che se ho fatto uso di sostanze per 18 anni sarebbe stata ora che si prendessero un po’ di responsabilità anche loro. Che se mi succedesse a me, visto che sono padre, lo prenderei come un fallimento di un genitore. Dove cazzo sono stati loro per tutto questo tempo?! Nel marasma mia mamma chiedeva scusa, per eliminare il negativo, ma senza nemmeno sapere su cosa si scusava (gliel’ho chiesto e non mi ha saputo rispondere). Mia sorella mi ha rimproverato di essere venuto meno alla promessa di passare del tempo con lei (vero, c’arriverò, ma ho delle priorità con me stesso e la mia famiglia). Mio babbo mi ha chiesto di andare con lui a caccia (passeggiare nel bosco con cane e fucile). Io penso di poterci arrivare come padre alla mia famiglia d’origine, ma non ora. Adesso ci sono io e loro è giusto che marinino un po’ nei loro fallimenti. Hanno lavorato una vita, trascurando i rapporti con i figli, per costruire la casa del figli (più una celletta di famiglia al cimitero che una casa).. è ora che se la godano da soli, senza più un figlio e gli unici 2 nipoti che hanno. Purtroppo i nipoti ci andranno spesso, perché ancora abbiamo bisogno, ma ci organizzeremo per mandarli il meno possibile (è giusto che i bambini si vivano i nonni, ma non devono diventare la loro soluzione).
Oggi posso dire che è iniziato a piovere. Acqua che lascerà nel passato chi sull’arca non ci è salito. Oggi abbiamo finito il trasloco alla nuova casa in affitto in centro a Cesena. Un appartamento umile, ma di cui sono già innamorato, che ci ha permesso pure di iniziare a ridurci e quindi a semplificarci, per via degli spazi, che si sono più che dimezzati rispetto a prima. Al mio ritorno dal rainbow Elisa era già andata a vedere questo appartamento e senza pensarci troppo in meno di 2 settimane c’eravamo già dentro.
C’è stato l’aiuto della famiglia ontologica, sia verso Elisa quando io ero impegnato a lottare e a vincere contro i miei mostri al Rainbow, sia per il trasloco analogico, per il quale ho sentito maggiormente Martino e Massimiliano e a distanza Benedetta, Fabio ed Erika.
Oggi poi mi è tornata la voglia di fumare. L’ho ascoltata e c’era persino le voci che dicevano “cosa vuoi che sia”, “anche Massimiliano ne fuma una quando va a cena fuori”, “se la fumi prima di andare a letto, mica tappi le emozioni, tanto vai a dormire”. Dietro quella sigaretta, che sono riuscito a non fumare e che ringrazio, c’ho trovato il bisogno di essere accolto. Dopo una grande fatica emotiva e fisica, che mi sta aiutando ancora di più a tornare a me stesso, vorrei tanto una madre che mi abbraccia e mi coccola e un padre che riconosce il mio valore. Mentre lo scrivo mi commuovo. Oggi ho pensato che Elisa potesse aiutarmi, visto che questi giorni l’ho accolta tanto come un padre, poi ho visto che non era in grado, anche se mi diceva che c’era per me. Mi è arrivato come il solito tradimento, come il solito amore ambivalente che nascondeva la rabbia. Ho avuto paura di chiudermi e sono riuscito a rifiutarlo, mentre ammainavo la vela, simbolo della manualità recuperata, dopo essere stata castrata da un padre bambino che ha ancora bisogno di farsi vedere dal figlio, che qui ed ora il padre non glielo vuole fare.
Ora pioverà per 40 giorni e 40 notti, in cui dovrò essere bravo a riposarmi e a godermi ciò che di immensamente grande sento di aver fatto per la mia vita e quella dei miei figli e della mia compagna Elisir. Poi lancerò il corvo e la colomba e vedremo.
Noè
2 Commenti
Veronica De Falco
Che meraviglia la vela!
Buon vento.
giovanna bulgarelli
Grande! Ti abbraccio