UN VIAGGIO CHAOS: 5 agosto 2018, TERMOLI-MILANO in treno.
Il viaggio è stato organizzato da Alpi Tour e prevede la partenza dall’aeroporto milanese di Malpensa. Per noi si tratta di aggiungere un giorno in più di viaggio, potendo partire da Termoli, città a 4 km da Campomarino lido, dove stiamo passando qualche giorno di vacuum.
Alle 10.45 Barbara ci ha accompagnati in macchina alla stazione con le nostre due valigette mignon, uno zaino per me e una borsa per Giovanna. Abbiamo scelto di partire sobri, con pochi indumenti e poche cose. Ho consultato Internet per verificare che cosa si poteva portare in aereo. Porto con me la bella guida della Grecia del National Geographic che ci ha regalato la previgente ed esperta Mila.
Il treno Freccia Bianca è il n. 8818, siamo prenotati alla carrozza 4, posti 19 A e B.
Per l’occorrenza, Giovanna mi ha regalato un borsello piccolo di pelle a tracolla per avere a portata di mano alcuni documenti, un po’ di soldi, il mio solito taccuino dove prendo appunti, due penne bic, il telefonino.
Puntuale, alle 11.22, la freccia bianca parte. L’arrivo alla stazione centrale di Milano è previsto per le 17.25. Avviso Rachele che siamo partiti.
La prima volta che presi il treno fu, dopo la terza media, per andare a Sulmona, in Abruzzo, per fare a luglio il mese di prova dai comboniani e poter entrare in seminario al ginnasio-liceo. A quell’epoca, ero considerato già vocazione adulta, perché i veri seminaristi entravano in quinta elementare-prima media. Fu anche la prima volta che vidi il mare dal finestrino nel tratto Termoli-Pescara.
Il treno, per me, ha sempre rappresentato quella zona anonima e piena di imprevisti, per lo più difficili, a cominciare dalla corsa e spinte per arrivare per primi a un compartimento libero o scegliere dove entrare, valutando il grado di affidabilità dei viaggiatori che già lo occupavano. Che pesanti prove con le quali confrontare la mia timida insicurezza e resistere fino all’arrivo! Anzi, nei treni che prendevo per recarmi all’università, al Gemelli di Roma, imparai a condividere lo scompartimento con i tanti emigranti che dal sud andavano al nord Italia o in Svizzera-Germania. La mia, come la loro, era una valigia di cartone in cui era stata custodita una coperta invernale, acquistata per la stanza da letto dei miei. Ben mi ricordo il mio raccapriccio quando, appena arrivato alla stazione Termini di Roma, si ruppe il fragile meccanismo di chiusura della valigia e dovetti raccogliere per terra alcuni indumenti e i pesanti volumi che stavo studiando per il corso di laurea in Medicina e Chirurgia; per di più, non sapevo come arrivare al Collegio san Damiano a Monte Mario con la pesante valigia aperta e non più trasportabile a mano; mi sentii per strada un moderno Sisifo: ogni volta che la valigia andava giù, si riapriva e mi toccava raccogliere e fare l’inventario degli oggetti smarriti, riprendere fiato e ripartire col pesante macigno che tendeva a cadere a terra mentre cercavo inutilmente di trattenerlo.
Dal 1986 subentrò l’epoca degli spostamenti in macchina, spettatrice di tanti viaggi in compagnia di viaggiatori ospiti e di tante “auto-terapie”.
Dopo il mio pensionamento e la nascita del Villaggio Quadrimensionale, quando posso, evito di appoggiarmi alla mia vecchia Corolla Toyota a sette posti.
Questo viaggio, ancora di più, voglio farlo senza oneri di guida; con piacere sto godendo della freccia bianca che ci sta portando al nord col finestrino a piena vista sulle spiagge dell’Adriatico, oggi più che mai brulicanti di villeggianti del fine settimana.
A pranzo, abbiamo consumato due ghiotti panini preparati da Giovanna, un pezzo di pizza del forno di Campomarino e una fetta di plum-cake, preparato sempre da Giovanna per il pranzo con Mario e Adriana, ospiti della pillola di ieri, sabato 4 agosto.
Non sono riuscito a fare il mio solito sonnellino pomeridiano, ma il tempo è passato veloce e leggero, ora che sento di aver sufficientemente sciolto la coppia siametica negativa con mio padre.
Che bello il mio PUF: sento di essere prevalentemente un contemplativo, lento e globale, dell’albero della conoscenza a servizio dell’albero della vita di questo caotico e fessurato terzo millennio.
Oggi, la pillola è sui figli di genitori che non vivono solo di soldi. Mi sento padre di tante persone che ci vogliamo bene proprio perché non viviamo di soli soldi. Che bello è stato incontrare Rachele alla stazione di Milano, giungere a casa sua, fare insieme la pillola di oggi, 5 agosto, consumare la ottima cena (preparata a sorpresa, nonostante appena rientrata dal Progetto Fenice), chiacchierare, prendere un gelato e poi andare a letto prima della levataccia di domani mattina per arrivare puntuali al Banco check in, organizzato nell’aeroporto di Malpensa, e poi partire alla volta di Atene.
Mariano
Riflessioni di Giovanna sulla gioranta di oggi
Ogni viaggio per me è un bloccare tutti i codici… simbolico: non parlo, mi metto a contare le gallerie, le fermate; codice analogico: mi siedo in un posto e non mi muovo più fino alla fine del viaggio, non vado al bagno; codice bio-organico: tutto questo mio modo di chiudermi, quasi impaurita, mi porta ad appoggiarmi al codice ontologico che uso come stampella.
Insomma, non voglio dilungarmi per non appesantire, comunque il viaggio è stato bello tranquillo.
A domani con un’altra prova di coraggio!
Giovanna