UN VIAGGIO CHAOS: 09 agosto 2018, TRANSUMANZA PER LA GRECIA CONTINENTALE
Stamattina, la sveglia non ha suonato e meno male che ha funzionato quella vescicale di Giovanna. Purtroppo, il tempo che avevamo prima di scendere giù per la partenza era poco e abbiamo rinunciato a fare colazione, anche perché oggi il viaggio è lunghino e, dalla Grecia marittima, ci spostiamo nella Grecia continentale. Oggi, la meta è Epidauro con tappe intermedie, sicuramente significative per la storia antica di questa nazione.
Appena giù, anche se a stomaco vuoto, subito si riforma il gruppo delle 3D: l’unica, a cui il cellulare continua a dichiarare forfait, rimane Giovanna, vistosamente contrariata per non poter fare le sue foto e farle girare via whatsapp. A me il roaming funziona e funzionano pure le foto; certamente quelle di Giovanna sarebbero state tante e particolari, ma qualche demone-daimon la sta mettendo a dura prova.
In tutti c’è la soddisfazione per la crociera di un solo giorno fatta ieri. Perfino Anastasio, la nostra guida greca, arriva pimpante e sorridente.
Giovanna, anche stamattina vince il primo posto sul pullman, mentre io rimango in attesa dell’autista per sistemare le valigie. La prima cosa che Giovanna comunica alla guida è di assegnarci, nell’hotel dove andremo stasera, una stanza al primo piano perché non prende ascensori claustrofobici. Io glielo avrei chiesto, forse, dopo essere già arrivati in albergo e, probabilmente, a stanze già assegnate.
Vive la difference!
Partiamo dalla via sacra che collegava Atene con Eleusi, l’antico santuario di Demetra, dea della fertilità della terra e madre di Persefone che le fu rapita da Ade, per obbligarla a essere sua moglie e regina dell’Ade, l’oltretomba. Purtroppo, sempre all’epoca dei colonnelli, la strada è stata coperta e trasformata rispetto alle precedenti caratteristiche. Anzi, appena un po’ più in avanti, sono visibili i fianchi neri delle montagne, recentemente bruciati con quasi novanta morti. Dice Anastasio, la guida, che lo scopo doloso è quello di piantare pale eoliche che, però, sicuramente non sapranno assorbire l’acqua dei temporali invernali e impedire esiti franosi. Che contraddizione del mondo di oggi: la produzione eolica di energia elettrica, preferita all’aria salubre dei boschi e alla incolumità fisica dei territori e delle persone che vi abitano! Per l’economia finanziaria l’energia serve di più per poter favorire la propria espansione e rafforzamento.
Ho notato che in questa autostrada mancano stazioni di servizio e, periodicamente, sono indicate piccole aree con wc chimici.
Spesso, invece, a bordo della strada, compaiono piccole edicole funerarie a ricordo di morti incidentati.
La prima tappa è Corinto, da sempre importante città del Peloponneso perché uno strategico istmo che separa il golfo di Sarico del mare Egeo verso l’Asia minore, dal golfo di Corinto del mar Jonio verso l’Italia. E’ per questo che hanno realizzato il canale Corinto, lungo circa sei km e che fa comunicare direttamente il mare Egeo con lo Jonio e fa risparmiare circa 200 km di navigazione.
A parte lo stile corinzio delle colonne, Corinto mi ha subito fatto pensare a san Paolo che approdò al porto Cencreo, sul lato Egeo della città, per fondare una delle prime comunità cristiane, a cui rivolge due importanti “Lettere ai Corinti” che definiscono meglio la struttura ecclesiale; la prima, addirittura, definisce anche la struttura e senso della Messa, successivamente fatta proprio dai Vangeli, scritti una quindicina di anni dopo quella prima lettera.
Procedendo, Anastasio ci indica molti templi del quarto-quinto secoli, sostituti dai Cristiani con basiliche ortodosse. La solita piccineria dei vincitori che hanno bisogno di annientare chi già ha perso e potrebbe farsi ricordare per la sua diversità impressa nelle opere e monumenti realizzati. Cancellare, piuttosto che intrecciarsi, è stato anche il vizio dei vincitori cristiani.
Stiamo da un bel po’ nel Peloponneso o isola-neso di Pelope. Oggi, il suo capoluogo è Patrasso, città che per telefono, in molti, abbiamo sentito urlare da Silvio ai camionisti nel porto di Ancona, talvolta con qualche parolaccia per i più testardi a seguire le istruzioni.
In questa regione, pare, per prima approdarono le arance dal Portogallo, a loro volta importate dalla Cina. Come anche diciamo a Troia in dialetto (purta all) qui in Grecia le arance si chiamano “portocali”, proprio per ricordare Portogallo, il primo importatore in Europa di questo succoso e vitaminico frutto.
Prendiamo, finalmente, la strada provinciale per Epidauro, città della regione dell’Argolide, così nominata per la gloriosa città di Argo, da dove partì la nave Argo con a bordo gli Argonauti, guidati da Giasone. Fu un’impresa assai celebrata perché comportò mortali imboscate e allettanti sirene, prima di arrivare nella Colchide (attuale Georgia sul mar Nero). Con l’aiuto di Medea, Giasone si impossessò del taumaturgico vello d’oro per poi tornare in Tessaglia e riprendersi il trono, indebitamente usurpato alla sua famiglia.
Oggi che l’economia finanziaria ci ha usurpato la nostra esistenza, trasformata in obblighi-doveri a consumare le sue merci e svolgere essenzialmente funzioni-ruolo lavorativi per fare i soldi necessari al consumo; oggi il vello d’oro è la nostra crescita specifica per diventare co-creatori o co-creonauta della Gravidanza Universale Kosmica (GUK). Una straordinaria avventura alla portata di tutti, che il Progetto Nuova Specie cerca di favorire.
A Epidauro, Anastasio ci porta a visitare un teatro greco del IV secolo a.C., in grado di contenere circa dodicimila spettatori. Anzi, negli anni sessanta del secolo scorso, furono in quindicimila ad ascoltare la Norma di Bellini, interpretata dalla divina Callas. Roba da non credersi, l’acustica è così perfetta, anche senza nessuna amplificazione tecnologica, che si sente anche Anastasio quando parla a bassa voce, quando ride, addirittura quando respira, striscia sul terreno le sue scarpe, stropiccia un foglio di carta. E pensare che l’ho sentito pure io, abbastanza sordastro e seduto al sesto livello di gradini dell’ampio teatro. Veramente sorprendente questa acustica naturale!
Il Teatro di Epidauro è messo nella parte collinare alta del complesso più importante dell’antichità dedicato al dio Esculapio, figlio di Apollo. Qui venivano malati da ogni dove per essere guariti dal bastone del dio e dai serpenti in quel luogo venerati: infatti, il serpente è un simbolo di guarigione con la muta semestrale della loro pelle e con la medicina che Esculapio estraeva dal suo veleno; non a caso, la parola farmaco indica sia qualcosa che ti può curare ma anche qualcosa che ti può avvelenare-far morire. Basta leggere i bugiardini dei farmaci che consumiamo, in primis gli psicofarmaci!
Tornando al complesso di Esculapio, a distanza dal teatro, c’erano due edifici: il primo si chiamava Abaton, ovvero l’impenetrabile, perché i malati potevano accedervi dopo apposita purificazione e soggiornarvi di notte per ricevere in sogno le indicazioni e prescrizioni del dio Esculapio, lasciando un ex voto collegato all’organo guarito. Di mattina si curavano con l’aria profumata dei pini e ulivi, con acque termali e con una adatta alimentazione. La guida ci ha detto che anche il teatro, costruito là vicino, serviva da terapia, sia con il riso delle commedie che con la tristezza dolorosa delle tragedie. Col tempo, come per ogni istituzione, questo rapporto diretto col dio in sogno da parte di ogni paziente venne sostituito dai sacerdoti, gli unici a potersi rapportare col dio e a comunicare al malato le prescrizioni ricevute durante il sogno.
L’altro edificio, il catagoghe, era una specie di foresteria per parenti e ospiti diversi.
Le feste di Asclepio richiamavano gente da tutta la Grecia e si associavano anche a gare e varie altre manifestazioni sportive. L’animale sacrificato al dio Esculapio era il gallo, il primo a svegliarsi alle prime luci del nuovo giorno.
Oggi, questo importante complesso è diroccato e trasformato in macerie. Mi è venuto da fare questa considerazione attuale e presentarla anche a Esculapio, a cui è diretto il giuramento di Ippocrate, il fondatore della Medicina occidentale. Quel giuramento, che i medici fanno o dovrebbero fare, contiene buoni propositi, peraltro oggi abbastanza disattesi per onorare i dettami dell’economia finanziaria e delle logiche di potere a una sola direzione.
Caro Esculapio, oggi serve un approccio globale alla salute e necessita lasciare la presuntuosa supremazia occidentale e accogliere anche le altre medicine del pianeta, cosiddette non convenzionali, per offrire un ventaglio ampio di opportunità di crescita della propria salute e dei diversi e specifici percorsi che si possono percorrere.
Lasciamo Epidauro per dirigerci alla vicina Micene, famosa per la reggia di Agamennone, edificata nel XIV secolo a.C., mille anni prima di Epidauro.
Anche se parzialmente conservata, sono davvero impressionanti le mura perimetrali ciclopiche e la struttura complessa dell’acropoli e delle stanze regali. E’ una bella salita, e io e Giovanna ci alterniamo negli appoggi e trascinamenti reciproci.
E pensare che questa famiglia regale, come raccontò Euripide nelle sue tragedie, vide il sacrificio di Ifigenia, figlia di Agamennone, per sciogliere l’ostilità verso i Greci da parte della offesa dea Artemide; poi l’omicidio di Agamennone da parte dell’incestuosa moglie, Clitennestra, e del suo amante Egidio; infine il matricidio da parte di Oreste per vendicare suo padre Agamennone.
A un km di distanza, c’è la tomba e il tesoro di Agamennone, dove è stata ritrovata anche la sua maschera. A me ha colpito la struttura perfettamente conica dell’edificio con una acustica che sembrava ci fosse un megafono.
In questa tappa, ho sentito spesso nominare, e me ne sono rallegrato, il nome Troia, lo stesso nome che ha il mio paese dove stiamo costruendo il Villaggio Quadrimensionale.
Pranziamo in un ameno ristorante di Micene. Poi ci fermiamo a un negozio che vende produzioni varie in ceramiche e oggetti particolari di bigiotteria ispirata a disegni classici. Giovanna si compra un anello e bracciale, io il bicchiere di Pitagora, in creta, che fa vedere cosa capita a chi esagera. Lo mostrerò in funzione nella prossima quattro giorni di fine agosto.
Per le 20.00 arriviamo a Olimpia, ceniamo e pernottiamo nell’hotel Neda.
Domani è prevista la visita a Olimpia e alle sue olimpiche vestigia.
Riflessioni a latere.
Giovanna apprezza quando rallento per lei e le offro il mio braccio in sostegno, ascoltando le sue osservazioni dolorose e le sue previsioni cortocircuitate al negativo.
Ogni giorno di più migliora la familiarità e l’apertura tra gli alpitouristi della comitiva; anche un po’ per merito mio e di Giovanna, si sta trasformando in un gruppo “uguali nella diversità.
“Fusse che fusse la vota bona?” Diceva Nino Manfredi. Penso di sì perché il disagio diffuso è galoppante, ammorbidisce tutti, non fa star bene e non fa sentire autarchico nessuno.
Mariano
Riflessioni di Giovanna sulla giornata di oggi 9 agosto
Oggi giornata bellissima, stiamo facendo una scorpacciata di cultura, di miti, di eroi, dei e dee grechi. Io non ci capisco più niente, nel senso che prima riuscivo a distinguere un fatto mitologico da un evento storico realmente accaduto, adesso non più perché i miti che contengono storielle inventate per determinati motivi, in realtà esistono i posti dove alcune cose sono realmente accadute e di conseguenza i posti portano i nomi di questi personaggi mitologici. Va bene non riesco a spiegare bene ma mi piace molto. Sarà anche perché abbiamo una guida straordinaria, ci racconta tutto come se fosse accaduto qualche anno fa, con una ricchezza di particolari che ci fa rimanere a bocca aperta. Oggi in particolare ci ha fatto visitare un luogo dove le persone si andavano a curare, una specie di ospedale dove il dio della medicina era Esculapio e che i pazienti lo sognavano la notte sotto forma di serpente e diceva loro cosa dovevano fare per guarire. E su questo, oltre a farci vedere i luoghi, ci ha raccontato tanti episodi presi dalla lettura dei reperti archeologici. Insomma è proprio bello conoscere tutta questa cultura che in Grecia c’è stata,
A parte questo, la Grecia geograficamente è bella, tra mare di un colore mai visto, montagne ricche di vegetazioni, luoghi tra mare e cielo mozzafiato. Poi è enorme e non finisce mai, non ti stanchi perché il panorama cambia, e poi tutti i prodotti tipici.
Basta, sono contenta, e ringrazio tutti di cuore. Buonanotte.
Giovanna