La bella “Favola” del Sasso di Simone
Mercoledì 25 aprile 2018, intorno alle 10.00, ha inizio la nostra avventura nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello.
Questo nostro itinerario, caratterizzato da un “procedere incerto e lento”, alla scoperta del Sasso e dell’antica Città del Sole o Eliopoli è stato ideato e organizzato dalle Associazioni alla Salute Pesaro e Romagna, dal Viteatro e dal gruppo del Procedere incerto.
Già il pomeriggio precedente, noi attori del Viteatro (Paola, Nicoletta, Davide, Victoria, Nicola, Paride e Ombretta) e Massimiliano, la nostra guida ambientale escursionistica, con i suoi familiari Sara, Matilde e Ludovica, abbiamo raggiunto Ca’ Barboni nel comune di Sestino (Arezzo), località da cui l’escursione ha avuto inizio il giorno dopo, per concordare e mettere a punto le ultime cose, ma soprattutto per ascoltarci e ricreare fra noi quel clima di famiglia ontologica, che caratterizza il Viteatro (Vita+Teatro).
Il piccolo, delizioso borgo montano che ci ha accolto, con il suo silenzio e la sua quiete, ha favorito e propiziato il nostro incontro, il piacere di ritrovarci e raccontarci.
Così, la mattina seguente, di buon’ora dopo avere fatto colazione insieme e avere goduto, ancora una volta, della reciproca compagnia/accompagnamento, siamo pronti per ricevere i nostri compagni di viaggio, giunti dalle Marche e dalla Romagna, fra cui due neo-viteattori molto giovani, Maurizio e Andrea.
È una giornata meravigliosa: il cielo è terso, il sole limpido e luminoso, l’aria tiepida.
Paola accenna alla storia secolare del villaggio di Ca’ Barboni: la piccola loggia di una delle sue case (Sec. XVI) è ornata da colonnine esagonali, che appartengono al chiostro dell’abbazia benedettina di Sant’Angelo, eretta sulla cima del Sasso subito dopo l’anno Mille.
Ora occorre predisporci nella giusta maniera ad una escursione un po’ particolare in un luogo incantato per la sua valenza geologica, storica ma anche magica.
Così, ciascuno di noi, a partire dai bambini, si fa “segnare” con un colore per non spaventare gli “abitanti” del luogo e farsi riconoscere.
E strane creature non tardano ad apparire da dietro grossi tronchi: sono molto agili, salgono e scendono da collinette e piccoli crinali, ci precedono, ci fanno strada…
Lungo il percorso, ora Massimiliano, ora Davide, ora R. (un bambino romagnolo che si pone accanto alla nostra guida e ne diventa collaboratore sul campo) forniscono notizie e curiosità sul territorio e sulla sua geo-morfologia: il Sasso di Simone e il Simoncello sono due grandi massicci calcarei formatisi 15.000.000 di anni fa nel Tirreno Settentrionale e “scivolati” poi verso la pianura padana e l’Adriatico.
Si sale sempre di più: le radure verdeggianti lasciano il posto a spogli calanchi dall’aspetto lunare, un’ampia area franosa, ricca di minerali e fossili marini si apre ai piedi del Sasso.
Ora ci aspetta il Grande Faggio, con il suo tronco secolare e le sue tenere gemme, che fremono e si agitano al forte vento.
Da questo momento, nuovi e strani personaggi cominciano ad affollare questi luoghi: danno il benvenuto ai “graditi ospiti di Messer Massimiliano” e propongono ai bambini, ma anche a tutti noi simpatici giochi e semplici gesti per sentire più forte il contatto con la Natura e gli antenati.
Ora sono loro ad affiancare la nostra guida lungo l’antica strada selciata, che sale verso la cima del massiccio e a raccontare la “loro” storia del popolamento del Sasso dagli uomini preistorici dell’età del bronzo, a Cosimo I dei Medici, che fece costruire sulla sua sommità la città-fortezza del Sole a partire dal 1566.
Oggi di essa non rimangono che pochi resti di mura e case, a malapena distinguibili fra il muschio e la vegetazione e una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. E sono proprio le misteriose creature a guidare noi viandanti a riscoprirli.
Ora si uniscono e si mescolano a noi: occorre fare silenzio, vuoto per prepararci a chiudere il nostro procedere incerto con un ricanto e un rito “sull’orlo del precipizio”, sempre accompagnati da Massimiliano e dalle magiche “presenze”, devote e preziose. Ed è in questi momenti che ciascuno di noi può ricontattare il suo io più profondo, la sua unicità e specificità, il suo infinito, che affonda le proprie radici nell’Infinito.
La nostra escursione può dirsi conclusa: è stata un’esperienza ricca e completa, in quanto ha saputo coniugare il contatto con la Natura e gli antenati con la creatività del fare teatro e della Scholè a cielo aperto, la specificità del Viteatro di essere una famiglia ontologica per i suoi viteattori con l’utilizzo sul campo di strumenti adatti ad accogliere, accompagnare e coinvolgere come un utero devoto noi escursionisti di tutte le età, partendo proprio dai bambini e dai pre-adolescenti.
Così questa nostra prima sperimentazione di un “procedere lento” alla scoperta dell’antica Città del Sole ci ha consentito di far circolare la linfa vitale dagli antenati del luogo a noi viandanti, viteattori e non, grandi e piccoli e viceversa in un incontro-scambio reciproco, carico di magia, suggestioni ed emozioni. Anche per questo noi viteattori e soci dell’Alsa Pesaro e Romagna intendiamo riproporre un’esperienza analoga.
Ora capite il perché del dire e non dire su creature misteriose, strani personaggi, presenze magiche.
Dunque, tenetevi pronti e non lasciatevi sfuggire l’opportunità di condividere con noi una giornata speciale!
A presto!
Paola Selleri