Villaggio Quadrimensionale, Troia (FG): 11, 12 e 13 maggio 2018. Al via la quarta sperimentazione del Progetto Eroi Psicotici, dal titolo “The Wall”.
I tre responsabili di questo progetto – Mila, Gioele e Graziana – ci hanno introdotto a questa esperienza spiegandoci le finalità di questo nuovo progetto, che è arrivato alla sua quarta sperimentazione, ma è nuovo perché è stato introdotto da poco tra i vari progetti offerti dalla Fondazione Nuova Specie.
L’esigenza di creare un nuovo progetto è nata dal fatto di dover creare un sotto-utero per i ragazzi cosiddetti psicotici perché costringerli a partecipare ai corsi che si tengono nella Foresteria è inutile e controproducente in quanto è evidente che hanno interessi diversi dal corso. E’ importante, pertanto, creare qualcosa di diverso per i ragazzi, in concomitanza con i corsi, che sia per loro più interessante e dinamico e possa farli crescere insieme a gruppi di persone che vogliono mettersi in gioco.
Il nome che è stato dato a questo progetto è “The wall”: costruisco, distruggo, trasformo in arte.
Questo titolo rispecchia molto ciascuno di noi.
Quante volte ci è sembrato di costruire qualcosa nella nostra vita e siamo stati orgogliosi di noi stessi e poi ci siamo accorti di aver costruito muri insormontabili per noi e gli altri?
E quante volte, soprattutto i nostri figli, hanno cercato di distruggere i nostri muri, cercando di farci aprire gli occhi?
Non tutto quello che si costruisce è buono e non tutto quello che si distrugge è cattivo, dobbiamo unire le forze per trasformare tutta questa energia in arte.
Questo progetto stava cominciando con un negativo perché uno degli enzimi si è sentito male e non ha potuto partecipare al progetto, ma si è trasformato in positivo perché al suo posto si sono aggiunti 2 enzimi imprevisti: Maurizio e Mauro che hanno accolto volentieri la proposta e sono stati anche molto attivi durante i tre giorni.
In totale eravamo 11 enzimi e 7 embrioni, e 2 “borderline”. La differenza tra embrioni ed enzimi è relativa perché sia l’embrione che l’enzima possono dare e ricevere qualcosa dall’altro, l’importante è che ci sia un crossingover tra i due, è uno sporcarsi reciproco dell’altro.
Abbiamo cominciato il pomeriggio con l’ascolto dello stato quiete dei partecipanti. All’inizio eravamo un po’ incerti sul da farsi e hanno preso le direttive le persone più esperte e che già avevano fatto il progetto in precedenza, ma durante il bilancio serale ci è stato detto che bisogna fare stormo e cioè bisogna essere gruppo e ognuno deve fare la sua parte e bisogna lasciare anche ad ognuno lo spazio per esprimersi e crescere.
Marcello e Filippo ci hanno fatto un po’ sudare nel pomeriggio perché proprio non volevano starci. Nonostante alcune dinamiche, alla fine ci sono stati tutti e due. Tobia invece ci girava attorno senza entrare mai veramente nel gruppo ma a modo suo ci è stato. Tra musica, balli e canti l’atmosfera si è riscaldata. Dario, un ragazzo svizzero di 18 anni, è stato molto attivo in questo.
Il primo giorno è stato un po’ di passaggio, non è mai facile entrare in un gruppo e scambiare con persone che non si conoscono o si conoscono poco. Anche la sera, nella casa che ci ha ospitato, ci sono state alcune dinamiche di disagio e adattamento al nuovo che il giorno dopo sono state chiarite e nonostante un po’ di pesantezza al mattino abbiamo potuto sperimentarci in una nuova partenza.
Sabato mattina, Simona, che è molto cresciuta in questo periodo di permanenza al Villaggio, ha preso in mano le redini della mattinata e ci ha portato sotto gli ulivi a fare ginnastica, poi a giocare con la corda e a fare le capriole sul tappeto. Nonostante alcune resistenze iniziali, quasi tutti, tra embrioni ed enzimi, hanno partecipato. Dopodiché abbiamo continuato con l’ascolto dello stato quiete di quelle persone che non avevano parlato ieri.
Ci sono state dinamiche tra Simona e Martina con Marco F. Il ragazzo è molto chiuso, non parla, ha le sue idee e non vuole cambiarle perché è convinto che sono convinzioni giuste e che quindi non vadano cambiate perché fanno parte della sua personalità.
Un’altra dinamica è avvenuta tra Antonietta ed Amelia sulla quale abbiamo fatto teoria. E’ facile ferire involontariamente le persone se non si conosce la loro storia: una cosa che per noi è buona, per l’altra persona invece è un’offesa. La cosa importante è chiarirsi e non lasciare le cose in sospeso.
Durante la merenda mattutina, io e Mauro siamo andati in camera di Filippo e abbiamo cercato di farlo lavare. Dopo un tira e molla abbiamo accettato un compromesso: si è lavato parzialmente e si è cambiato. E’ venuto sotto ai portici con noi ma non ha voluto seguirci sotto gli ulivi. Anche Marcello era fermo vicino al cancello e non c’è stato verso di farlo spostare da lì.
Nel frattempo c’è stata una dinamica tra Simona e Marco di Bari. Lei lo ha abbracciato e lui ha tentato un approccio un po’ spinto, rincorrendola per il giardino, ma lei è stata brava a bloccarlo anche se questa cosa l’ha un po’ stranita. Si è sentita in colpa per quello che è successo perché ha pensato di averlo provocato lei. Anche qui è stata fatta teoria sull’accaduto e sono stati fatti i complimenti a Simona per come è stata brava a difendersi.
Dopo pranzo è arrivato l’enzima Annamaria che con la sua frizzante energia, insieme a Dario, ci hanno alleggerito il pomeriggio con balli e musica. Alla ripresa Gioele ci ha fatto ascoltare musica dal vivo sotto gli ulivi e poi ci ha spiegato il laboratorio artistico da fare sul muro di confine che è stato costruito per volere del confinante che non vuole vedere “i diversi” che ci sono questa parte del muro. In questo modo ha perso una grande opportunità di crescita personale. Gioele ha fatto teoria sui muri in generale e abbiamo parlato anche del famoso muro di Berlino e del suo significato.
I muri ci possono difendere ma ci possono anche isolare, possono segnare un confine ma possono limitarci la vista, possono servire per contenere le persone ma non per recuperarle, come il carcere, possono servire da sostegno ma possono bloccare la comunicazione, possono essere il nostro rifugio ma anche la nostra prigione. Siamo passati poi al laboratorio artistico che consisteva nel togliere gli avanzi di cemento scolati sul muro durante la realizzazione, per lisciarlo il più possibile, per poterlo in seguito dipingere. E’ un lavoro manuale che consiste nel togliere quello che non serve più, come nella nostra vita dovremmo eliminare quello che non ci serve più per alleggerirci e viaggiare più veloci e leggeri. Serve anche per scaricare un po’ di rabbia repressa perché ci vuole anche un po’ di forza fisica. Molto meglio di una palestra, è una palestra di vita. Hanno partecipato quasi tutti, persino Luigi che si è seduto sotto il muro in un primo momento e poi si è addirittura sdraiato.
Maurizio ha catturato una lucertola e ci ha fatto vedere come si riesce a ipnotizzarla. Anche lui, che è una persona molto riservata, è riuscito a farsi conoscere alla fine.
I grandi assenti della giornata sono stati Filippo e Marcello nonostante abbiamo cercato di coinvolgerli.
Prima di cena abbiamo fatto un riepilogo della giornata ed è stato affidato a me. Abbiamo terminato con un ballo tra Simona e Marco F. a cui ci siamo aggiunti anche tutti noi per alleggerirci un po’ della giornata.
Dopo cena siamo rimasti a bruciare i rami di olivo potati e abbiamo partecipato al falò di fronte alla Foresteria. Anche nella casa ospitante la situazione è cambiata rispetto alla sera precedente. Eravamo tutti più sereni e leggeri e abbiamo scambiato tra di noi.
La domenica, ultimo giorno del progetto, comincia la giornata Marco F. che legge la pillola del giorno e la commenta a modo suo, con il suo sentire. Facciamo un bilancio generale sugli embrioni. Sulla dinamica del giorno prima tra Simona e Marco di Bari, Silvana fa un’immersione e ci racconta episodi della sua vita da adolescente e di quanto si sia sentita sola e di come ha cercato soluzioni con i ragazzi e che queste l’hanno fatta sentire ancora più sola.
Anche io ho avuto un’immersione sulla dinamica di Simona e Marco perché non mi so difendere dalle invasioni e pertanto ho eliminato le situazioni di cosiddetto pericolo isolandomi sempre più. Poiché Marcello non voleva muoversi dal cancello perché “stava aspettando l’autobus per tornare a casa” – così ha detto – siamo andati noi da lui con dolci e musica e abbiamo festeggiato così il suo ventisettesimo compleanno.
Un po’ si è rilassato ma ci ha seguito solo dopo che gli abbiamo detto che dovevamo salutare Mariano per andare “tutti a casa”.
Dopo il pranzo, Mariano ci ha tenuto che ci presentassimo a chi ha partecipato al corso sul Quadricettore.
Ognuno di noi si è presentato con il suo nome e anche con il soprannome che ognuno si è dato oppure che gli hanno dato secondo le proprie caratteristiche.
Così si è chiusa questa tre giorni del Progetto “The Wall”: costruisco, distruggo, trasformo in arte.
Sicuramente sento che abbiamo costruito, anche distrutto, spero che quello che abbiamo fatto questi tre giorni si trasformi in arte.
Sicuramente tre giorni sono pochi per vedere dei risultati ma il seme è stato piantato e con il tempo porterà i suoi frutti, se abbiamo la pazienza di aspettare.
Maria Agnese