Villaggio Quadrimensionale, Troia (FG), lunedì 12 febbraio 2018. XII Edizione del Progetto “La Finestra di Babich”: terzo giorno.
Oggi il gruppo è giunto al terzo giorno. Iniziamo, come di consueto, ascoltando i brani tormentoni di questa dodicesima edizione del Progetto “La Finestra di Babich”. Uno di questi brani ci rappresenterà come finestrine di questa edizione, dopo una votazione democratica e attenta alle nostre emozioni. Abbiamo cambiato il finale del brano più gettonato in questo momento da “Vuoto a Perdere” a “vuoto a Vincere” regolandoci così una prospettiva verso cui andare.
Le donne che ieri si erano immerse, oggi sembrano avere una nuova luce negli occhi, che ti apre il cuore, e anche la giornata solare risplende come il loro sorriso con un caldo sole.
Dalla cucina ci invadono profumi che auspicano un buon pranzo e ci regalano una sensazione di casa organizzata.
Lina legge la pillola del giorno che ha come argomento il pianto e il riso: sono ambedue indicatori di profondità che, in questo momento, riflettono proprio il suo stato d’animo bloccato poiché da tempo non riesce a esprimere le sue emozioni. Anche qualcun’altra di noi teorizza sulla pillola e ci racconta le proprie difficoltà a piangere e a ridere: tutto ciò è legato anche ad un deperimento fisico, un veloce prosciugarsi del proprio analogico, oppure all’incapacità ad esprimere la propria fragilità specie per non impressionare i propri cari. Spesso si ricorre ad una maschera esterna capace di far fronte sempre e comunque alle difficoltà dell’arena esistenziale. Altre volte, ancora, si sceglie di piangere in solitudine.
Sempre partendo dalla pillola c’è chi, invece, usa il pianto per esprimere la paura che qualcosa di brutto possa succedere ai propri cari. Interviene Giovanna, dicendoci che Mariano una volta le disse che quando abbiamo tanta paura che possa succedere qualcosa di brutto è perché, in fondo, desideriamo che quella cosa succeda veramente. Questa teoria crea sgomento tra di noi e, quando Marina ci spiega che la paura nasconde il desiderio che siamo noi a non voler più soffrire, la cosa viene meglio digerita.
Conclude Giulia, con l’unità didattica del Graal PUT dicendo che quando nasciamo il pianto e il riso sono innati dentro di noi. Col riso esprimiamo la vita, cioè quando ci riempiamo, e con il pianto la morte, cioè quando ci svuotiamo. Invece per la società sono considerati segni di debolezza e superficialità e quindi privati del loro valore. Quando non vengono espressi bloccano il codice bio-organico e nascono i PUK (potenziale Uno Trino Kundalizzato).
L’immersione di una conduttrice è stata accompagnata anche da un suo gesto analogico importante per se stessa e per tutte, specie quando dopo, con molto coraggio, ci parla di sé, della sua grande svalutazione che aveva fatto sì che il suo corpo, per anni, fosse stato al servizio di un simbolico maschile esterno e quindi martoriato da un susseguirsi di abbuffate e digiuni. Le sue imperfezioni sono espressione perfetta della sua specificità.
Altre sentono il bisogno di liberarsi dalle diverse maschere che ci hanno ingabbiato per ascoltare un sociale, culturale che ci vorrebbe diverse, senza alcuna imperfezioni.
Il pomeriggio è dedicato alla teoria: vedere, osservare e contemplare.
Il fondo comune è che quello che ci siamo vissute durante la mattinata è stato molto forte, tutte abbiamo fatto un piccolo passo nel riattivare codici profondi che da troppo tempo giacevano sotto pesanti lapidi.
È stato veramente un momento sacro, dove tutte ci siamo sentite parte attiva di un gruppo, la fusionalità che abbiamo vissuto, partendo dall’ontologico, ci ha permesso di raggiungere un bio-organico, ma in una modalità tutta al femminile.
Tutte hanno espresso gratitudine per il dono ricevuto a seguito delle dinamiche della mattinata e al grande valore che hanno donato al progetto e al riconciliarci con le nostre mamme.
Abbiamo riconosciuto che la donna, per andare verso il globale, ha anche bisogno di specchi riconoscenti e noi tutte ci siamo impegnate a fornircelo tra di noi.
Alla fine Victoria ha pensato di formulare una nuova teoria riprendendo i Graal Parziali: da una solitudine che taglia a una solidarietà che unisce. Il senso del progetto è quello di riprendersi i codici svalutati al femminile in modo ascensionale, solidale, una volta recuperato il nostro codice ontologico. Le dinamiche di stamattina ci hanno aiutato a fare uno spin rispetto alle nostre parti svalutate.
La serata si conclude con un film a tema: “L’amore ha due facce”.
Finestrine amorose