12 novembre 2017, Sala del Sole Globale – Villaggio Quadrimensionale – Troia (FG). Prima parte del Salotto Letterario Globale tratto dal romanzo “Lo strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde” raccontato a due voci.
“La lettura collettiva è una straordinaria risorsa: in ogni storia c’è un pezzo di noi se riusciamo a vederlo.
Ben venga chi ci accompagna ad aprire gli occhi se li teniamo chiusi”.
Dal diario di Agostino:
Sono arrivato a Foggia già nel pomeriggio di sabato. Alberto e Mattia sono venuti a prendermi in stazione e mi hanno portato con loro a casa di Mattia dove, insieme anche a Gioele, Filippo e Annalisa abbiamo preparato le “Gioccolate”.
Abbiamo schiacciato mandorle per ore…
A proposito delle “gioccolate”, che sono state realizzate per raccogliere fondi per il Progetto Nuova Specie, ce ne sono di diversi tipi (con le mandorle, con le arance, con le noci, con i mirtilli) e sono tutte buonissime!
Io ne ho portato a casa un barattolo (quella col burro di “anarchidi”) e le mie figlie l’hanno praticamente già finito!
Compratele: il prezzo è onesto e sono una delizia!
La mattina di domenica aspettavo Thea, che è arrivata anche lei in stazione ed è stata accompagnata al Villaggio da Pina P.
Sapete che siamo in crisi come coppia e che stiamo cercando un accompagnamento nel nostro percorso: questa situazione – unita ad una certa tensione nervosa che si è impadronita della mia persona, soprattutto nel pomeriggio – mi ha impedito di seguire gli avvenimenti della giornata con la desiderata attenzione.
Oltretutto nel pomeriggio io e Thea siamo dovuti partire prima che il Salotto Letterario fosse finito (non potevamo fermarci a dormire né prendere un treno più tardi): siamo andati via verso le 18.00, perdendo una parte della lettura che Mariano ha fatto del romanzo di Stevenson, “Dr. Jekyll & Mr. Hyde”.
Ad ogni modo, cerco di fare un resoconto di quello che io mi sono vissuto.
La giornata è iniziata con l’inaugurazione della Sala del Sole Globale e, in particolare, con lo ‘svelamento’ delle due targhe presenti nella Sala, quella della “Croce Infinita” e quella, appunto, del “Sole Globale”.
La prima è praticamente la trascrizione di un articolo di Mariano apparso sulla rivista LIMAX, un redazionale di qualche anno fa: nell’articolo, prendendo lo spunto dal concetto di “guerra infinita”, inaugurato dall’allora governo americano dopo l’attacco jadista alle torri gemelle, Mariano parla della “croce infinita” del disagio diffuso come realtà epocale e della condizione dei moderni “crocefissi”, gli psicotici e i disagiati di ogni livello e condizione.
La sua proposta di un capovolgimento non solo simbolico della croce latina (“simbolo di morte e di tortura”) è interessante: è una metafora, se possiamo chiamarla così, di una sorta di passaggio fondamentale, quello che porta dall’abbandono e dalla incoscienza, di fronte alla diffusione planetaria dei fenomeni di disagio, alla consapevolezza e all’intervento, alla partecipazione attiva nella gestione e nella cura (“amorevole”) di queste difficili situazioni che sono ormai presenti dappertutto.
La speranza in questo capovolgimento di atteggiamento porta poi all’altra targa, dove, accanto ad un “sole globale” (effetto involontario in una fotografia fatta ad una aurora dal ‘segnitivo’ Mariano), una sorta di secondo ‘ombelico’ solare sembra ben augurare la nascita di nuove esperienze ‘uterine’.
Un lungo momento di ‘comunicazioni’ (come le chiamiamo anche noi a Urupia) ha rivelato la necessità di strumenti organizzativi più snelli e funzionali all’interno di una realtà come quella del neonato Villaggio Globale dove evidentemente le sensibilità, soprattutto quelle ‘ecologiche’ (o ‘ecologiste’) non sono uniformemente suddivise.
A queste difficoltà si sta cercando di ovviare attraverso una distribuzione delle responsabilità, ancora in fase di sperimentazione e sicuramente da migliorare.
A mio avviso (lo dico dopo 25 anni di vita in una comune collettivista e libertaria), si potrebbe sviluppare maggiormente la consapevolezza e la capacità di autogestione delle persone mettendo in piedi delle occasioni di discussione e di confronto ed elaborando delle formule organizzative più basate sull’adesione volontaria delle persone alle attività che sulla attribuzione ‘autoritaria’ o ‘autorevole’ di ruoli e incarichi.
Ma questo è un discorso lungo e complesso….
Il pomeriggio comincia finalmente il salotto letterario sul romanzo di Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde”: Mariano legge parti del testo e lo interpreta alla luce e con gli ‘strumenti’ della epistemologia globale.
Ho trovato molto interessante la descrizione dell’epoca vittoriana e del periodo della rivoluzione industriale in Inghilterra, e anche la ricerca sulle origini sassoni degli antenati di Vittoria e su come si sia definito nei secoli il ‘tipo’ anglosassone con tutte le sue determinazioni, a partire da una ‘vocazione’ delle origini di questo ‘popolo’ come collettività soprattutto guerriera, militare.
Quanto a quel poco che sono riuscito a seguire dell’interpretazione del romanzo, mi è sembrato che ci fosse anche qui una specie di capovolgimento: nella interpretazione di Mariano l’integerrimo dottore diventa un borghese frustrato che mostra tutta l’ipocrisia sua e della sua epoca, mentre mister Hyde appare quasi l’incarnazione dell’umano, con tutti i suoi desideri, i suoi limiti e le sue potenzialità.
Di più in questo momento non riesco a comunicarvi, se non che è sempre piacevole per me incontrarvi e condividere con tutti voi momenti che sento per la mia vita attuale profondi e significativi, e che saranno anche straordinariamente fecondi (credo) per la mia vita futura.
Dal diario di Thea:
Ho partecipato a una settimana intensiva alcuni anni fa con Agostino e ho trovato subito stimolante la proposta sociale di questo progetto dopo che a Urupia avevamo già ospitato una giornata di incontro e conoscenza.
Credo molto nella pratica comunitaria come forza auto educante in un’ottica orizzontale, senza insegnanti e discenti chiuse in un ruolo fisso.
Per questo guardo al Progetto Nuova Specie con grande interesse.
Domenica ho sentito molto forte il desiderio collettivo di dare un senso ancora più grande all’enorme energia che è stata impiegata e occorrerà ancora investire per continuare sulla strada intrapresa e svilupparla, un progetto di più alto respiro, di una complessità molto più articolata: la creazione di una comunità vera, solida, condivisa, solidale, aperta.
Ringrazio molto per l’accoglienza che ho ricevuto, per il calore che sempre emana ognuna che decide di mettersi in gioco nel gruppo, e che vengono indistintamente riservate a chiunque si avvicini.
Ringrazio Pina che mi ha fatto da autista mettendomi subito a mio agio in un momento davvero complicato della mia vita sentimentale, ringrazio Mariano che mi ha accolta pubblicamente mettendomi per un attimo al centro dell’attenzione e quindi in imbarazzo, ringrazio anche chi ha deciso che il post dovevamo farlo Agostino e io per l’opportunità di riflettere, ringrazio la ragazza al tavolo con me – e della quale purtroppo non ricordo il nome! – che si è accorta senza bisogno che lo dicessi che non posso mangiare glutine e mi ha offerto le sue gallette di mais, ringrazio Alberto per avermi mostrato il meraviglioso pavimento a mosaico che ha riempito i miei occhi di bellezza…
E grazie a tutti e tutte per la costanza e la voglia di portare fuori dai salotti bene e dalle sedute a pagamento testi, pratiche e risorse patrimonio di tutte ma che spesso vengono circoscritte ad ambiti non per tutte accessibili vuoi per censo, vuoi per cultura (che spesso camminano assieme…).
Buon lavoro!