“Fabio, da una presenza accanto a una presenza dentro”: a cosa ci vuole spingere Fabio?

Lunedì 17 luglio 2017: l’astronave Fabiana.

Nel pomeriggio di lunedì 17 hanno iniziato ad affluire in Toscana i primi ospiti della due giorni in memoria di Fabio. 

Dalla Sicilia è arrivata Cetty, poi sono arrivati Mariano, Giovanna, Francesca L., Giuseppina, Raffaele, Sandra e Cindy.

Mariano ha subito iniziato ad accompagnare Fabiana a vedere l’utilità e l’importanza di partecipare al rito in onore e per salutare Fabio a modo nostro.

Mariano ha spiegato a Fabiana che lei è sempre stata prevalentemente albero della vita, mentre Fabio prevalentemente albero delle rappresentazioni, della conoscenza, ma non sono riusciti, in vita, ad intrecciarsi, a scambiarsi le parti, a fare un crossing-over.

Mariano ha spiegato a Fabiana che, appunto, l’albero della vita c’è ma non ha molto coltivato l’albero della conoscenza.

La conoscenza è importante per avere strumenti propri per poter leggere, interpretare le cose nostre, la nostra vita, quello che ci accade, ed ha poi evidenziato che anche questo sarebbe un modo per onorare Fabio.

Mariano ha poi ribadito che secondo lui Fabio è morto sereno, perché aveva contattato una cosa importante.

Ha ribadito anche che per stare bene bisogna coltivare questi due alberi, quello della vita e quello della conoscenza, ricordandoci che nella cultura precedente ci hanno abituati molto all’albero della vita, mentre la conoscenza era più di chi studiava, dei preti e noi siamo stati espropriati della conoscenza.

Fabio ha vissuto l’albero della vita in una maniera un po’ insoddisfacente, sviluppando di più il lato di interrogarsi.

Mariano ci ha poi illustrato la sua visione riguardo a Fabiana: lei come un’astronave e i due uomini che l’hanno amata tanto, Fabio e suo marito Andrea, a rappresentare due missili che hanno voluto portare in orbita l’astronave Fabiana e, all’esaurimento del potenziale propulsivo, si sono staccati.

Mariano ha poi fatto vedere a Fabiana che lei adesso vede solo quello che ha perso – queste sono le tentazioni – ma se poi uno riesce a trasformare il dolore in un potenziale di conoscenza, rimanendo con la prevalenza dell’albero della vita, allora è spinto a svolgere dei compiti particolari.

Ha poi ricordato a tutti noi che Fabio, partecipando all’ultima settimana intensiva, aveva capito di aver portato le due donne della sua vita ad un certo livello e per questo è morto sereno. 

Probabilmente avrà pensato: “Io più di questo non posso fare”…

Poi Mariano ha esposto il suo pensiero sull’utilità che anche Fabiana partecipasse al rito per Fabio, cosa che lei non avrebbe voluto fare: riprendendo la metafora dell’astronave, le ha fatto vedere che era un modo per dare un senso a queste due morti, altrimenti li avrebbe fatti morire veramente.

Proseguendo nella metafora dell’astronave, Mariano ha detto che, facendo diventare Fabio da presenza accanto a presenza dentro… “dove va l’astronave?”…

A questo interrogativo hanno entrambi convenuto che non c’è una fine, la morte non esiste, ma esiste una trasformazione.

A questo punto Mariano ha incoraggiato Fabiana a riprendere il senso del suo viaggio: l’astronave è preziosa!!!

Ha poi paragonato le morti di queste due persone giovani, i rapporti forti per Fabiana, alle contrazioni per una nascita.

Come ultimo aiuto Mariano ha ampliato il suo punto di vista riconoscendo che, certo, il dolore c’è, ci deve essere, lo dobbiamo avere dentro, ma deve essere una spinta e non un motivo per fermarsi.

Patrizia R. 

Martedì 18 luglio 2017, mattina: a cosa ci vuole spingere Fabio?

Mariano ha iniziato l’incontro a casa dei genitori di Fabio, evidenziando che dobbiamo vedere il bene anche dove tutto sembra dolore: infatti ha cercato subito di coinvolgere la zia di Fabio, che

voleva andare via, invitandola al rito, mettendo in evidenza il valore di Fabio il Grande, non approvando il suo gesto ma dando importanza a ciò che Fabio è stato, andando oltre le sue vicissitudini, ma valorizzando quello che solo lui era. 

Comprendendo il timore di recarsi nel luogo del suicidio, ha esorcizzato tale paura, spiegandoci che la partecipazione ci avrebbe aiutati proprio a transitare oltre la paura.

Mariano, mentre incoraggiava Franca, la mamma di Fabio, a partecipare al rito, ha spiegato che con questa iniziativa si sarebbe dato valore al frutto del suo ventre, in quanto è importante anche il negativo, non nasconderlo, non rifiutarlo, ma osservarlo per comprendere, non come la vecchia cultura contadina parziale, che lo nascondeva e lo copriva.

Preannunciando qualche elemento del rito, ha evidenziato che sarebbe stato bello per loro affrontare con serenità l’ultimo viaggio di Fabio, ripercorrendo le varie tappe che lo hanno accompagnato fino alla scelta accurata del luogo e dell’albero, ai quali ha affidato i suoi ultimi momenti di vita, come se volesse trovare una connessione tra terra e cielo congiunti attraverso l’albero.

Franca ha manifestato il suo timore che la depressione di Giampaolo, padre di Fabio, potesse peggiorare; secondo Mariano invece, proprio l’affrontare tale prova lo avrebbe potuto aiutare a transitare e in qualche modo alleviare il suo stato depressivo, aiutando entrambi a cambiare punto di vista per vedere le stesse cose in modo diverso e poter continuare vivere.  

Mariano ha continuato a mostrare un altro punto di vista sul suicidio, sottolineando come la partecipazione al rito fosse un’opportunità, sia per i genitori di Fabio che per la zia, per lasciare i soliti stereotipi della società e dare valore a questo vissuto.

Attraverso il rito, tutti avremmo potuto fare un passaggio: “con il suo suicidio, Fabio, quale vita vuole spingerci a vedere?”, perché il modo migliore per onorare Fabio è riprendere la propria vita e sentirlo da una persona accanto a una persona dentro.

All’arrivo di Cetty, Mariano ha continuato, con la sua infinita dolcezza, ad accompagnare Franca e Giampaolo a vedere il senso di questa iniziativa e il perché lei arrivava da così lontano, da Palermo.

Cetty ha raccontato che nel 2015 suo figlio Piero si era impiccato nella casa dove viveva con altri ragazzi a Roma.

A questo punto Mariano ha interrotto Cetty per spiegare che una persona che si impicca è una persona molto sensibile. 

Piero, ha continuato Cetty, si era trasferito a Roma per gli studi e fino all’ultimo momento non ha dimostrato nulla alla famiglia, nessun cenno di sofferenza, sembrava avere trovato la sua strada e il suo progetto.

Secondo Mariano, questi sono stati entrambi suicidi sereni. Entrambi, Fabio e Piero, avevano trovato qualcosa di importante e non lo volevano perdere, per questo hanno deciso che quello era il momento di interrompere la loro esistenza terrena per non sporcare quello che di buono avevano trovato, per non correre il rischio di tornare nella vita pesante del passato.

Mariano ha ricordato che questo dei suicidi e del disagio in generale, non è solo un problema della famiglia di Fabio o di Piero, ma è un problema della società, oramai diffuso.

Il mondo è cambiato troppo rispetto a come noi siamo cresciuti: i sociologi lo chiamano Mutamento Antropologico, cioè l’uomo di oggi che valori ha, le difficoltà che incontra, le sicurezze che trova.

In questa situazione i nostri figli non crescono molto solidamente e questo suicidio lo dobbiamo guardare così: “a cosa ci vuole spingere Fabio?” e non fermarci a domandarci “perché lo ha fatto?”

Fabiana e Patrizia R. 

Martedì 18 luglio 2017, pomeriggio: Fabio, da presenza accanto a presenza dentro.

Sono le tre e mezza, sono vicina al punto dell’incontro, un po’ in ritardo, ma era importante portare tutto l’equipaggio sulla nave! Così, dopo aver recuperato anche Chiara, arriviamo sotto la mansarda di Claudia e Fabio.

Le persone sono tante, le macchine una quindicina, c’è fermento, eccitamento, gioia per esserci rincontrati, in tanti, da tutte le regioni d’Italia. 

Ci siamo, ogni età è presente, ogni diversità, ogni specificità, ma oggi siamo tutti uguali nello spirito che ci accompagna verso la meta: lo spirito di Fabio.

Partiamo in carovana, attraversando le strade che Fabio ha percorso nell’ultimo giorno in cui è stato su questa terra.

Non era facile seguirci tutti, ma il gruppo è rimasto compatto, questo anche grazie al lavoro accurato che ha fatto Patrizia nell’organizzazione del corteo.

Quando passavamo in punti salienti (come il bar in cui Fabio ha fatto colazione prima di andare al lago), suonavamo i clacson tutti insieme per ricordare il grande spirito che stavamo onorando.

Abbiamo anche legato un nastro bianco allo specchietto retrovisore di ogni macchina, sia per farci riconoscere e sia come simbolo di un passaggio che avremo dovuto fare… dallo specchietto retrovisore al parabrezza…

Arrivati al lago, ci siamo messi in uno spiazzo, al riparo dal sole. La giornata era molto calda e il percorso che abbiamo fatto in macchina sotto il sole ci ha surriscaldato tanto. Nonostante ciò, si è sentito subito un clima sacro, un utero devoto che seppur caldo era accogliente e rincuorante.

Mariano è stato bravo a far sentire le persone partecipi e protagoniste del rito, chiedendo a chi aveva tentato il suicidio o a chi aveva familiari che si erano suicidati, di farsi avanti e spiegare la vicenda: questo ci ha permesso di entrare in profondità e ha aiutato Claudia e Fabiana a sentirsi meno sole e incomprese rispetto al lutto che si stanno vivendo. 

Poi i conduttori Claudia e Renzo hanno iniziato con la scaletta del rito e sono stati armonici ed artisti nel saper danzare tra le cose che si erano preparati e l’inedito che arrivava da Mariano, da Fabiana e da altri che sono intervenuti.

I bambini giocavano sereni nella natura e ogni specificità ascoltava con sacralità e devozione, sembrava di essere in una fiaba senza tempo.

Claudia ha letto il suo primo ricanto, ricanto potente e toccante sulla paura, che ha segnato l’inizio del rito e che è stato fondamentale anche per Fabio che lo ha letto tante volte prima della sua decisione. 

Renzo ha letto una lettera molto bella che ha scritto a Fabio quando era a Troia alla prima festa del Villaggio Quadrimensionale. 

Anche Fabiana ha letto la sua lettera al fratello, una lettera molto profonda e rivolta al guardare avanti.

È stato dato anche spazio a chi aveva scritto un pensiero per Fabio e abbiamo letto alcuni dei nostri scritti.

Mariano poi ha dedicato tanto tempo alla teoria, illuminandoci a verità che servono ad ognuno di noi, illustrandoci anche nuove Unità Didattiche e dandoci un assaggio della teoria che approfondirà su “Romeo e Giulietta”: il tema principale è stato “Fabio, da una presenza accanto a una presenza dentro” e Mariano ha definito il gesto di Fabio un suicidio sereno. 

Ci ha spiegato anche i passaggi che si fanno per arrivare a smettere di vivere e i passaggi che invece si possono fare per uscire dal pozzo di Vermicino.

E’ stato bello vedere come anche Fabiana è stata partecipe nel rito, nonostante non avesse organizzato con noi prima e non si fosse preparata niente. Ha fatto interventi liberi e armonici!

Credo che la profonda saggezza e grandezza di Mariano sia riuscita a trasformare un momento che poteva essere drammatico e pesante, in un pomeriggio ricco e sacro fatto di tante note… non è mancata neanche quella della festa!

Infatti prima di scendere all’albero abbiamo cantato il ritornello slogan della due giorni: “Fabio, Fabio, da una presenza accanto a una presenza dentro… Fabio Fabio”.

Ci siamo incamminati nel bosco ed è stato emozionante calpestare la stessa terra che Fabio aveva calpestato mentre procedeva verso la sua nuova vita. Il sentiero era molto stretto e difficile da affrontare, come se stessimo attraversando un canale da parto che ci avrebbe portato ad un inedito da scoprire. Mariano ci ha accompagnati a vedere questo aspetto e a immergerci in quello che aveva potuto sentire Fabio in quei momenti. Ha voluto infatti che Renzo e Patrizia (che sono stati i due che hanno visto Fabio ancora appeso all’albero per fare il riconoscimento ai carabinieri), ci descrivessero accuratamente come fosse lo scenario di quel pomeriggio del 4 giugno 2017.

Nonostante il luogo fosse stretto e pieno di rami pungenti, siamo riusciti a metterci tutti intorno all’albero, con Fabiana e Rio de Amor (Claudia) che facevano da madrine all’albero, stando una ad un fianco del tronco e una all’altro.

Claudia ci ha spiegato come anche gli alberi provano delle emozioni e lo ha abbracciato dolcemente.

Poi sia Claudia che Fabiana hanno detto e dato i loro pensieri a Fabio e all’albero, e così a seguire chi di noi voleva farlo.

Mariano ha fatto delle proposte alle due madrine aiutandole a trovare una prospettiva che le spingesse verso il parabrezza.

E’ stato potente e emozionante sentire come Mariano è riuscito a trasformare una situazione di difficoltà in un valore aggiunto al rito, perché il luogo era veramente stretto ed eravamo convinti che non saremmo riusciti ad entrarci tutti, invece Mariano ci ha incoraggiati a stare tutti vicini e superare i limiti apparenti che il territorio ci metteva. Incredibilmente siamo riusciti a starci e la cosa bella è che molti hanno goduto del fatto di stare così appiccicati.

Questo calore e amore che abbiamo sentito è stato grazie a Fabio che ci ha spinto e ci continua a spingere a stare più uniti, sostenerci l’un l’altro e andare oltre i limiti, trasformandoli in soglie.

Anche i bambini sono stati protagonisti del rito con l’albero ed è stato forte vedere come erano in pace e entusiasti di stare in questa dinamica. Loro prima di noi riescono a fare teoria-prassi e capire il senso della vita e della morte, cosa che noi ancora ci ostiniamo a non accettare.

Sono ormai le dieci e mezza e da un po’ è già buio, ma questo non ci ha fermato. Mariano ha tirato fuori la torcina, Claudia la luce del cellulare, e siamo andati avanti.

Ci aspettava l’ultimo passaggio del rito… Il lancio dei palloncini, per liberare Fabio e le nostre parti morte nel cielo, libere.

Prima però il canto tutti insieme del secondo ritornello, una canzoncina che aveva scritto Fabio, per Claudia, quando abbiamo fatto il bilancio al ritorno de La finestra di Babich, che l’ha accolta in questo marzo passato.

Claudia ci ha raccontato che quel giorno Fabio stava malissimo e spingeva lei a distinguersi da lui e andare avanti nel suo racconto. Lei ci era riuscita e alla fine del gruppo lui si era messo da una parte, aveva scritto queste righe e poi gliele aveva cantate, davanti a noi. Era fiero ed orgoglioso che Claudia stava iniziando ad emergere. 

Così abbiamo cantato queste strofe:

VOLA OH BELLA FIGLIA VOLA, 

VOLA ANCHE DA SOLA,

LA VITA TI ADORA

OH FIGLIA VOLA

VOLA OH BELLA FIGLIA VOLA, 

VOLA ANCHE DA SOLA,

LA VITA TI ADORA

OH FIGLIA VOLA

Dopo abbiamo letto il secondo ricanto di Claudia che si chiama “Crederci”, un ricanto che lei ha scritto la mattina del 4 giugno, poche ore prima che venisse ritrovato Fabio.

Il rito si è concluso con il lancio dei palloncini, anche questi bianchi, come i nostri vestiti, come i nastri che abbiamo usato da legare alle macchine e all’albero, e come la bara di Fabio, perché abbiamo voluto sia restare in linea con la decisione della famiglia di Fabio di fare una bara bianca e sia per dare valore alla purezza e alla nobiltà di Fabio.

La serata è finita in pizzeria, il clima era leggero e festoso, si sentiva che avevamo fatto un passaggio importante per le vite di ognuno di noi. 

Mercoledì 19 luglio 2017: alle parti Fabio che sono in ognuno di noi.

Stamattina ci siamo trovati alle 9:30 alla stanza di Tobbiana di Prato, dove facciamo i Gruppi Alla Salute e le varie attività dell’Associazione.

Mariano ha condotto la mattinata iniziando dal riprendere il pomeriggio precedente, aiutandoci così a fare ancora più luce sull’accaduto e dando un importante contributo alla relazione tra Claudia e Fabiana. 

Ha anche dato tanto valore ai conduttori del rito Claudia e Renzo: Claudia perché ha condotto in una maniera armonica e coraggiosa, nonostante tutto il dolore che stava vivendo in quel momento, e anche Renzo per il coraggio che ha avuto, visto che come ha detto, non avrebbe mai fatto una cosa del genere se non fosse stato Fabio a spingerlo! 

E poi per la capacità che hanno avuto entrambi di essere flessibili e adattarsi ai cambi di programma e agli interventi inaspettati.

Ha coinvolto poi Cetty che, con la sua testimonianza e la sua esperienza, ha aiutato i familiari di Fabio e anche se stessa a sciogliere un po’ del dolore che si prova per la perdita di una persona così giovane, a noi cara.

Anche questa mattinata è stata ricca di teoria, anche per aiutare una persona nuova che per la prima volta partecipava ad un evento del Progetto Nuova Specie. Mariano non si è risparmiato assolutamente e ha ripreso sia teorie a noi conosciute (che fa sempre bene riascoltare per incarnarle meglio!) e sia teorie fatte su nuove Unità Didattiche che sta approfondendo.

Ha dedicato anche il giusto tempo per accogliere Franca e Giampaolo (genitori di Fabio) e raccontare loro alcune cose del giorno prima. È stato importante anche il lavoro che ha fatto per aiutare a sciogliere delle difficoltà tra loro, Fabiana e Claudia. 

Sono argomenti che toccano anche le vite di ognuno di noi e che hanno un fondo comune che ha aiutato anche noi a transitare o a riprendere e approfondire parti nostre.

Il Quadrangolare è stato uno dei protagonisti della mattinata.

Verso la fine della mattinata, Mariano ha proposto all’Associazione Alla Salute Toscana di essere intestata a Fabio Menici.  

Dopo alcune discussioni e teorie che ancora Mariano ha continuato a donarci, abbiamo deciso all’unanimità di accettare la proposta!

La due giorni si è conclusa con un ricco pranzo cucinato dall’Associazione Toscana.

E’ stata una due giorni che merita di essere rivista, deregistrata e diffusa, perché il disagio è sì diffuso, ma con la memoria storica rendiamo diffusa anche la preziosa teoria che Mariano ci ha donato.

Ringrazio Fabio che ci ha permesso di diventare un gruppo più unito, creando una squadra uguale nelle diversità, che ci incoraggia a lasciar andare la svalutazione e il confronto differenza che ci separa. 

Ringrazio Fabio che ci spinge ad interrogarci e fare di più e più in profondità per i tanti Fabio che popolano questa terra e per le parti Fabio che ognuno di noi ha.

Ringrazio Mariano che ci ha proposto questa due giorni e che ci è stato con amore, umiltà e concretezza.

Ringrazio Claudia, Fabiana, Renzo e tutta l’Associazione Toscana.

Ringrazio Franca e Giampaolo per esserci stati ed aver compreso il senso, nonostante la difficoltà e il dolore.

Ringrazio le persone venute da tutta Italia per onorare Fabio, Claudia, Fabiana, Franca, Giampaolo e ognuno di noi.

Con Amore,

Giada

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