Domus Zamagni, Cesena (FC), domenica 30 luglio 2017. XI Edizione del Progetto “La Finestra di Babich”: nono ed ultimo giorno… “quando il cuore è aperto, la penna scorre”…

Giornata di chiusura del progetto La Finestra di Babich.

L’atmosfera che si respira, appena arrivata sul monte Carmelo Zamagni, è leggera: anche se il clima è caldo, c’è un venticello che ci fa ricordare intensamente i colori e i sapori dell’estate.

Eccole lì, tutte le Finestrine, nei lori occhi si legge la loro intesa costruita nei giorni di convivenza, sono serene e soprattutto leggere.

Questo è quello che percepisco, lo sento e lo vedo.

Verso le 11.00 le conduttrici della giornata hanno proposto un rito in cui ognuna di loro, bendata e accompagnata per mano da due damigelle, ha percorso una serie di piccoli ostacoli, abilità e prese di coscienza, per arrivare alla fine del percorso ed essere finalmente sbendate. Con questa nuova consapevolezza ad ognuna è stato messo un paio di ali di piume, metaforicamente per imparare a volare.

Successivamente sono stati consegnati gli attestati di partecipazione, che recano l’immagine simbolo di questo XI Progetto, dove sono rappresentate chiaramente tante figure che volano e alcuni uomini che, invece, precipitano inconsapevoli ed appesantiti.

Mi è sembrato che proprio questa immagine raccogliesse il lavoro svolto in questi giorni. Infatti, si è molto “giocato” sul senso del disegno creato da Barbara, e secondo me, il valore acquisito da queste donne è stato un’accettazione, una rielaborazione e per alcune un perdono di questi uomini a partire dalla figura paterna.

Secondo me, il perdono è una pratica che può guarire e fa trascendere, alleggerendoci dei pesi di cui ci siamo fatte carico, che ci ancorano ad una condizione di attesa, bisognose, mentre il senso della nostra vita è quello di volare alto verso la nostra realizzazione.

E solo lasciando andare queste zavorre possiamo “volare” leggere.

La giornata continua con Swami che apre una scatola regalo contenente un piccolo souvenir fatto a lei per tutte le donne del progetto.

Si è proceduto con la consegna degli attestati favorendo un bilancio più approfondito per le partecipanti che erano state raggiunte dai familiari.

Bello e intenso è stato l’incontro di Grazia con il suo compagno Dario: nel loro bacio finale ho visto amore e reciproca accoglienza. Dario ha regalato a Grazia un mazzo di lunaria facendo tante similitudini tra questa pianta, che ha foglie leggere color di luna, e la bellissima moglie.

Poi è stato il momento di Chicca che, pur riconoscendo in Luca molti progressi, vuole liberarsi dal ruolo di collante della sua famiglia e vorrebbe anch’essa librare, libera e leggera dalle soluzioni che l’hanno incatenata.

Poi è stato il momento della mia fantastica Giorgia, sempre bisognosa di essere vista, ma con una nuova consapevolezza, che la rende cresciuta.

Eccola lì, tranquilla, consapevole, di fianco a suo fratello a cui chiede di riallacciare un rapporto più costante ed autentico; successivamente vi avvicina Silvano, suo padre. 

La mia Giorgia è fra gli uomini importanti della sua vita, cresciuta abbastanza da chiedere a loro ciò di cui ha bisogno senza rabbia.

Seduta in terra, distante da loro, ho goduto di questo momento molto alto.

Ringrazio il Metodo Alla Salute, ringrazio Mariano Loiacono, ringrazio la vita per aver fatto sì che tutti i veli e le maschere cadessero, avviando la possibilità di una nuova vita più autentica, ognuno con i suoi tempi, ognuno con i percorsi scelti.

Alle 14.57 Marinella dichiara ufficialmente chiuso il Progetto e andiamo tutti a mangiare. 

I ragazzi dell’Alsa Romagna e Luca ci hanno sorpreso con un delizioso pranzo a tema. Sul tavolo abbiamo trovato uno splendido mosaico di tartine che rappresentava il crocevia.

Sono passati circa due anni dal mio allontanamento dal Metodo ed esserci tornata mi ha fatto rincontrare tante persone con cui avevo allacciato un profondo legame. 

Le ringrazio tutte:

Mila, Giovanna, Titta con i suoi “i fatt sò assaiiiii!!!!”, la dolcissima Maria Agnese “fotografo Folletto”, la mia Maga (Maria Gabriella) che ho rivisto e trovato piena di amorevole sguardo alla vita, senza la pretesa di controllarla.

Brava Maga, conserva nel tuo cuore questo stato di non controllo.

Sono stata coinvolta a scrivere questo post per raccontare la giornata finale.

Pensavo mi pesasse molto farlo, ma queste sono solo vecchie modalità di pensiero: quando il cuore è aperto la penna scorre.


Vi amo tutti,

Giuliana

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