Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), settimana intensiva dal 7 al 12 marzo 2016 raccontata da Giulia.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS   

Registro Persone giuridiche n. 429

 Prefettura di Foggia

 

 

 

 

 Mi
sono lanciata, 

la rete mi ha raccolto 

e mi sta accogliendo… 

e poi … 

speriamo che ce la caviamo!

 

  

“Ognuno ha qualcosa dentro di sé
E basta cercarla veder di trovarla capire dov’è
Ognuno ha qualcosa dentro di sé
E basta cercarla vedere di trovarla, capire dov’è
Ognuno ha un talento e ce l’hai anche tu
Anche se per ora le tue insicurezze sfamano e accrescono le tristezze
Di questa vita che non ti vuole
Tanto domani c’è sempre il sole pensa così
Fai solamente quello che credi
Non ascoltare se non ti fidi
Nemmeno me
Che non sono certo niente di diverso rispetto anche a te”
-Arisa-

 

 

Lunedì 7 marzo: qui, per me, ora, su queste note, ma anche prima senza, inizia la settimana intensiva. Puntuali, perfetti e generosi si parte con Grazia, e il Metodo comincia a palpitare nei nostri cuori già pronti e in parte persi.
Ai conduttori la prima accoglienza: 

Benedetta, Dina, Gioele, Serena, Giorgia, Teresa, Alberto, Rosanna, Rita.
Poi si passa ai nuovi partecipanti con brevi presentazioni accompagnate dalla freschezza di Dina che ci alleggerisce, donandoci un sorriso che ci portiamo nelle case ospitanti.


 

Martedì 8 marzo: Oh Oh Oh!
Buongiorno e… bastone della pioggia suonato da Martina con profonda immersione.
Tanti sentimenti diversi sono raccontati, già emerge la diversità con armonia.
Proseguiamo con i Pensieri Antenati e qualche titubanza dei nuovi, ma con grande spinta di chi è già dentro come Valentino: “Gli adulti non capiscono mai niente da soli e noi bambini siamo stanchi di dovergli spiegare sempre tutto, tutte le volte”… antenato: Piccolo Principe

 

E così si vola tra altri pensieri e comunicazioni importanti, come quella di Marino, che ci dona il suo disegno fatto a 50 anni ma con gli stessi contenuti di quando ne aveva 8: il tempo che porta con sé tutto ciò che è ancora aperto finché, come fa con la sua foto, non ci immergiamo dentro.
Paola e Fabio si confrontano con l’accompagnamento di tutti, permettendo a Paola di far venire fuori alcuni suoi dolori di madre e ingiustizie di donna, ma anche di vedere le somiglianze con il figlio, che chiaramente le mostra la sua eredità.
Ancora grande forza e presenza tra Mattia e Francesco: Mattia prova a spiegare al padre il proprio vuoto. Quant’è difficile per i papà vedere altro da quanto fino ad ora noi figlie avevamo mostrato, e quanto è difficile abbandonare un vestito che per anni abbiamo indossato

La mia era rabbia: rabbia per tanto dolore nascosto per proteggere ed essere grandi prima del tempo.
Senza parole buttate, perché troppo preziose in un momento tanto sacro, l’incontro di Leonardo, bimbo già grande, e Fabrizio (Foffo) che cerca di accoglierlo disarmato da tante lacrime e da uno sguardo assente.
 

Una sensazione di paura condivisa di perdere quel bambino tanto sensibile quanto fragile ma forte e anche delicato. Tutti vicini a loro come per toccarli perché parte di noi, ma allo stesso tempo grande tatto, sapendo di entrare dentro qualcosa di così comune e profondo da sembrare un miracolo.
 

 Pausa pranzo, e poi un confronto su cosa ci ha “colpiti” e la teoria, attraverso il titolo “L’arcobaleno dopo la tempesta”, usando le Unità Didattiche.
Un titolo difficile, una teoria difficile che ha spinto molti a partecipare. Grandi per me, anche Gioele e Dina. 

Io ricordo il bisogno di passare dal dolore e dalle lacrime per vedere i colori della vita, per potersi arrampicare su “L’albero della vita in viaggio”.
Muoverci e s-muoverci per liberarci e liberare sia i nostri figlie che i nostri bambinie interiori che aspettano e si immolano per farci fermare in “stand by”, farci stare nelle “stanze” e farci camminare tra gli angoli del “quadrangolare”.

 

Mercoledì 9 marzo: Tic Tac! Tic o tac! Tic e Tac!
Qualcuno ha dormito, altri meno. Cerchiamo di ricomporre le nostre fila e immergerci nella nuova giornata. 

Enrico vorrebbe liberarsi di un dolore enorme che sente dentro, forse è successo il giorno prima… ma c’è tempo, ancora.
Lasciarsi andare al Kairòs, aspettare il tempo favorevole per essere spinti e non solo spingere. Essere onda ma anche mare, forza ma anche spinta ricevuta che mette in moto qualcosa di inedito. Francesca, potenza grande, con Benedetta tocca una parte difficile da toccare, come è anche per me. Sono state straordinarie nel piegarsi insieme, dentro il proprio dolore senza confondersi con altri, con gli altri. 

Ed eccomi chiamata anch’io a tirare fuori qualcosa di me che non mi era mai stato permesso prima, che io non mi ero mai permessa prima: non solo ricordi ma parte della grande rabbia verso mio padre, come una leonessa ho urlato contro ma anche verso, ed io accolta in questo, lui pure protetto. Quest’utero devoto l’ho sentito. Grazie.
 

Rosalba, la mamma di Gianpiero, accompagnata a parlare di sé con tanta calma e delicatezza quanto lei merita fino al rito del “lasciare”: lasciar andare il padre, il fratello, alcuni dei nostri cari, parte di lei, parte di noi. 

Sacro e profano.
Martina ci fa notare: come può esistere tanta incoerenza? Come si fa a vivere senza coerenza?
Senza fretta parliamo di cosa ci ha “colpiti” e diamo titoli per opposti.
Così si schiudono nuovi paesaggi e Benedetta ci aiuta ad attraversare questo stretto passaggio apparentemente incomprensibile: coerenza significa “mettere insieme”, unire parti della vita, di noi, anche opposte che già esistono e solo danzando insieme, permettendogli di uscire alla luce, possono farci vivere come nel “Cummunitometro”. Con alti e bassi, positivo e negativo, ma entrambi esistono: già sono e servono per far girare la nostra ruota della vita come parti essenziali che vanno ascoltate, accolte, teorizzate. 


Giovedì 10 marzo. Il RITO: Ci auguro di scioglierci!
Arriviamo davanti alla stanza che tutto contiene e rimaniamo fuori: fuori anche le scarpe e togliamo il primo velo che ci separa dalla terra.
L’attesa aiuta a creare l’atmosfera sacra che ci serve per immergerci in noi e intorno a noi, poi anche il silenzio e in fila si entra. Grazie Francesco Casale per avermi accompagnato.
È stata una giornata potente per me: mi ha cambiato la vita

Abbiamo letto “Il continente danzante” io, Dea (Lara) e Karim: anche alla scorsa intensiva l’avevo letto con la mia voce, ma questa volta l’ho gustato con le mie lacrime.
La meditazione mi ha fatto muovere da dentro verso fuori

La mia bimba con i denti aguzzi l’ho rivista, ma non più nascosta con vergogna, cavoli, lei c’è! Sono andata da lei e mi ha mangiata tutta, voracemente, un pezzetto per volta, ha divorato anche le ossa come fossero grissini fino a non farci rimanere più niente. E il niente è rimasto come vuoto mentre lei, la mia bambina con i denti aguzzi si è espansa fino a coincidere con me. 

I denti aguzzi li avevo io, erano i miei e finalmente li sentivo, li ho accettati.
Tamburi e il mio corpo ha ballato senza controllo con la testa lasciata andare in tutte le direzioni senza poter gestire nulla, nemmeno me che sentivo libera di sentirmi.
Ho avuto il coraggio di essere ciò che sentivo e di farlo. Giorgia con me in una complicità sorella senza vergogna. Corpo libero e mente anche, di poter ballare senza guardare altro che me

Sono andata dai tamburi e li ho suonati con Gioele e Foffo. Ho sentito il loro ritmo, ho cercato il mio e abbiamo suonato insieme con un’energia che non poteva provenire da una resistenza fisica, ma da una potenza universale che passa attraverso il corpo quando lo lasci andare. Suonato fino alla fineinizio delle nostre immersioni che da lì sono proseguite. Tutti ci siamo stesi. 

Non so come sia stato per gli altri quel mio lunghissimo momento. Io ero per me insieme alla danza di tutti, in cui ognuno ha vissuto il proprio universo.
 

È iniziato il rito del ghiaccio: freddo si è sciolto sui nostri corpi. Così l’invito a sciogliere parti di noi, chi se la sentiva, senza forzare

Enrico ha cercato di sciogliere una sua parte, di affidarsi non solo a sé. Benedetta ha potuto vedersi: il figlio, Valentino, glielo ha permesso. Gioele l’ha accompagnata, Valentino l’ha perdonata: ora poteva perdonarsi anche lei e tutti l’abbiamo baciata come una madonna. 

L’ho baciata in tante parti sue sentite come mie, belle e piene di bisogni di baci profondi. Un rito che ha toccato tutti quello del ghiaccio, anche mio padre Giovanni, e Giorgia ha gridato di voler vivere, stretta a me, di vivere sentendolo e non solo più urlandolo. 

Samuele si è fatto abbracciare tanto, anche lui aveva sciolto un pezzetto suo. 

Ghiaccio freddo trasformato in acqua che muove, pulisce, e fa anche da sé.


 

LA TEORIA: “Tutto può succedere”.
Due grandi, piccoli uomini fanno teoria sul “Quadrangolare”. Impossibile riassumere in poche parole tutto quello che hanno messo di loro: delle loro vite, del loro stare in quel momento, della loro teoria, della loro storia e metastoria. Di certo mi ha segnato profondamente vedere due uomini mettersi così in gioco, aprirsi davanti a tanti occhi; sentire due padri scoprirsi in alcune loro parti per stare in qualcosa di inedito davanti a nuovi figli e figlie; essere testimone di un miracolo, sento, attraverso il loro ritornare bimbi nel farsi conoscere.
Certo, anche rabbia per me verso un padre che parla di sé attraverso il mondo, ma tanta ammirazione per quel coraggio di non tornare indietro, di dire: io ci sono. Grazie Giovanni e Giovanni, mi avete dato tanta speranza.



Venerdì 11 marzo. RING: Uovo.
Rosso, Giallo, Blu, Verde. Colori delle nostre vite intrecciate. Ognuno che va lì al Ring è un pezzo di noi e tutti siamo stati scossi. Il cerchio stretto intorno ai materassi.
Giornata piena, per me guardata con un po’ di ovatta: abbasso l’empatia, troppe emozioni. Ho bisogno di far entrare ma con dosi minori perché tanto, troppo ho ancora da digerire.
Valentino spiega le regole del gioco, Gioele e Giorgia conducono i Ring.
Nel frattempo tanta creatività durante questi giorni va nominata: Gianpiero ha portato quattro delle sue poesie in diverse copie su carta colorata e numerate, che mette in vendita per la Fondazione; Valentino vende i suoi pensieri antenati tratti dal Piccolo Principe; le uova di Pasqua, sempre per la Fondazione, ci coccolano dolcemente con la buonissima cioccolata che compriamo in gruppo.
Samuele e la madre. Gianpiero e Rosalba. Giusaf e Karim. Mattia e Francesco. Alcuni sono stati inizi di un nuovo modo di ascoltarsi come due iceberg che, fermandosi a distanza nella punta visibile, in profondità si incontrano, scontrano, si toccano e si strusciano, si spaccano, un po’ si sciolgono, di certo iniziano a vedere e a far vedere non solo la punta luminosa che riflette il sole, ma anche tutta la parte sommersa dal mare che ci contiene. Due iceberg nell’incontro sono una potenza anche violenta, ma vera, non più nascosta perché, come sommergibili, siamo scesi a sbirciare nell’infinito mare comune il ghiaccio bianco, che per me rappresenta pienezza di luce nelle tenebre profonde e pienezza di colori oscurati ma potenti che si muovono e muovono. 



Sabato 12 marzo. BILANCIO DELLA SETTIMANA: “Potenze complesse e accoglienze assolute”.
La giornata dei Bilanci per me è stata tra le più belle. Personalmente sono stata malissimo ed è stato bello. Una giornata a fine settimana intensiva per concluderla? Macché. Una giornata proprio parte della settimana stessa senza interruzione, un continuum sia nelle dinamiche, che dove necessario hanno avuto spazio, sia nell’accompagnamento di tutti i partecipanti da parte di tutti i conduttori senza tempo dovuto –  krònos, ma seguendo, così ho sentito, il Kairòs – tempo favorevole.
Una danza. Nessuna forzatura: i conduttori ci sono stati e ho ammirato la loro presenza, l’unione, gli scambi per non abbandonare nessuno, per portarci tutti a riva.
 

 

Abbiamo iniziato alle nove e mezza e finito a mezzanotte.
Dal primo all’ultimo siamo stati seguiti, accolti, accompagnati con delicatezza e dandoci valore senza differenza di merito ma con la diversità che ognuno di noi meritava. Per me una roba enorme. Un navigare, dalla settimana intensiva all’ordinario, che si poteva intuire dai giorni precedenti in cui i conduttori si sono immersi senza rimanere protetti ed intoccabili, ma facendosi conoscere umani e divini come noi, con le loro paure e emozioni.
Ho visto visi e voci e corpi cambiati: Vincenzo sciolto. Non ci potevo credere: quella scorza l’ha lasciata per amore della figlia, e la caparbietà di Gioele che non si è arreso nemmeno per un attimo, erano le undici di sera.
Martina rideva, tornerai a fare una settimana intensiva? Così ci hai detto… stupendomi, che saresti tornata da sola, senza Mirko, per te.
Karim libero di qualche zavorra che si portava da tanto tempo, anche lui sorridente, di certo con delle speranze in più.
Giusaf il saggio, accompagnatore di tutto il bilancio, che non poteva credere a quanto successo durante la settimana: finalmente poter vivere anche nuovi ruoli, un nuovo sé, una libertà diversa.
 

Gli incontri di Giuseppe, Rosanna e Francesco con le loro famiglie scoprono altri piccoli pezzetti, ma guidati e accompagnati, spinti e protetti.
Paola che si prepara al Mas.Tr.O., mentre Fabio torna dal padre.
Enrico con il suo grande dolore cerca di lasciarsi andare ancora un po’: la madre si spiega, prova a raccontare la sua parte. Anche le ferite si aprono ancora.
Giovanni e Francesco parlano in modo diverso, qualcosa è successo.
 

Certo, sento che nulla è concluso, e questo è il bello: sono tutti semi, anche da proteggere e custodire, semi preziosi da annaffiare ma sì, ci sono! Li abbiamo piantati insieme dove tutto si mescola in un modo nuovo, inaspettato.
I ruoli cambiano e alcuni veli si tolgono. 

Così siamo alla fine di un passo e all’inizio di un altro.
Io… mi sono lanciata, grazie anche a Giusaf, Karim e Benedetta, nel viaggio, spero continuo… la rete mi ha raccolto e mi sta accogliendo… e poi … speriamo che ce la caviamo.
 

“Salto precipiziale” di Michela Garbati

 

Avanti tutta! 

Giulia

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