Pedaso (FM), 9 aprile 2016. VII^ EDIZIONE DEL PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”. Nona e penultima giornata di bilanci.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS   

Registro Persone giuridiche n. 429

 Prefettura di Foggia


“Chi accoglie raccoglie

Chi esclude si reclude”

  

Giornata di bilanci… cos’è un bilancio? 

È un modo per raccogliere quanto si è vissuto 

per provare ad individuare prospettive per procedere… 

e per fare questo bisogna in qualche modo  

separarsi dal fenomeno vivo e fare luce. 

 

L’InDiCo lo sa e per questo ci regala una splendida giornata di sole, la prima da quando siamo qui! E ci regala anche la presenza di un’altra donna di valore, Giuseppina, che entra in punta di piedi e si mette in ascolto con amore e devozione per le nostre vite.

È tempo di lasciare la tomba per immettersi in un utero a cielo aperto che, attraverso la sua luce ed il suo calore, rivitalizzi ciò che siamo oggi e sciolga le resistenze e le parti morte che ci hanno tenute nelle tenebre per tanto tempo.
 

Giovanna invita Swami a raccontarsi e a dirci perché ha scelto di farci vedere il film “Descendants”. Swami fatica a parlare… i suoi occhi dicono “parole? Io parlo attraverso i fatti!”. 

Già, mi ci riconosco in questa piccola grande donna che già tanto si è spesa per la sua famiglia, che già conosce bene il dolore, che già si sente “stampella” e “vestale” rispetto a parti di morte che le sono state trasmesse, con la voglia di rimetterle in viaggio, di rimetterle in vita. 

Per lei il codice simbolico è povero ma allo stesso tempo il fatto di dire esplicitamente cosa prova significa essere delusa più facilmente, e allora meglio tacere e far parlare i fatti, che almeno se uno non coglie si può pensare che fosse un po’ distratto! 

Quanto male mi fa riconoscere che questo ho dovuto farlo anch’io! 

Ma adesso Swami si può sentire figlia delle stelle, dell’InDiCo, immessa in una famiglia molteplice che si passa la staffetta nel provare ad accogliere un potenziale che non va negato, ma accolto e curato giorno dopo giorno.
 

A turno iniziamo a raccogliere quanto vissuto in questi giorni. Non è facile: il tempo si è dilatato e abbiamo vissuto in profondità mettendo in campo tutti i codici, attraversando tutte le stanze della Home Life, percorrendo tutto il cerchio del Cummunitometro… 

Siamo partite dalla tomba, accogliendo quella morte ma riconoscendo anche che ce ne siamo fatte portatrici e che poco ci appartiene. Le nostre madri hanno fatto quel che hanno potuto/saputo fare, ma adesso sta a noi “risorgere” per tornare all’utero che accoglie e spinge fuori, un utero in cui non siamo più sole ma con la nostra bambina interiore, che brama per essere svegliata, accolta, coccolata, ascoltata, rivitalizzata!
 

Penso che per molte di noi sia stato importante rientrare in quella tomba per coglierne anche il valore: è il negativo che ha spinto ognuna di noi ad arrivare qui dove siamo adesso, è il negativo che ci ha fatto vedere cosa ci manca, è il negativo che ci ha fatto desiderare di procedere…
 

Ma non si può restare lì! Bisogna fare un salto! E allora ci siamo prese per mano, abbiamo stretto forte la nostra bambina e ci siamo tuffate in questa vita che ci vuole per come siamo e non per come gli altri ci vorrebbero.
 

“Salto precipiziale” di Michela Garbati

Lentamente abbiamo potuto vedere, osservare e contemplare ciò che siamo state, ciò che hanno voluto che fossimo ma adesso la vita ci chiede di perdere i pezzi morti e prendere quelli che spingono per tornare a vivere

Non è facile né scontato… Daniela, attraverso il suo “spettacolo”, ci aveva fatto vedere quanto è doloroso togliere la maschera ma anche quanto poi è bella la figura nuova che viene fuori, quanti colori ha e quanta vita sprigiona! 

Ognuna di noi viene riconosciuta nel valore e nel potenziale che ha espresso, viene spinta ad individuare nuove prospettive per procedere perché non basta ciò che abbiamo visto, bisogna incarnarlo, bisogna scollarsi la maschera dal viso, bisogna scegliersi ogni giorno, bisogna tradire per non tradirsi!
 

C’è anche chi ha scelto di non perdere il proprio ruolo di madre, restando ancorata al proprio figlio con la convinzione che così possa salvarlo… ma che questa non sia solo un’illusione allucinatoria? Come puoi salvare un altro se prima non ti salvi tu? Come puoi vedere un altro se prima non ti vedi tu? Come puoi accogliere se prima non ti accogli? 

“Coppia simbiotica” di Michela Garbati

Spesso ciò che sembra “amore” è solo insano egoismo, è solo parvenza di “amore” che nasconde la paura di non essere niente senza uno specchio esterno – spesso disconoscente –, è solo stampella per paura di cadere… ma se nel cadere poi non si imparasse a volare? 

Mi fa rabbia quest’ambiguità, mi fa rabbia questo voler essere a tutti i costi madre quando non si è neanche venute al mondo… ma è tempo che ognuna scelga, è tempo di decidere ognuna per sé…
 

Una mia cara amica dice: “Prendo atto e me ne sbatto” … già, così è! È un “me ne frego” al positivo, un “me ne frego” che contempla la vita, un “me ne frego” in cui ognuna di noi è protagonista e non comparsa.
 

Con queste nuove consapevolezze concludiamo la giornata facendoci festa, anche per aver scelto di non cambiare, anche per aver deciso che ancora non è tempo di uscire dal nascondimento.
 

Ci concediamo una cena fuori e anche, per me, un dopocena importante grazie a Swami che sento di voler ringraziare anche pubblicamente per la grande spinta che mi ha dato, seppur con un piccolo gesto. 

 

Francesca from tomb to womb

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