Casamassima (BA), 5 marzo 2016. Solstinizio di Filippo

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS   

Registro Persone giuridiche n. 429

 Prefettura di Foggia


… IO ESISTO HO UN POSTO NEL MONDO…

“Cos’è “l’angolo beta”? Cos’è il
Solstinizio”?

Per le persone che hanno deciso di voler
uscire fuori in maniera più determinata da alcuni aspetti, l’angolo beta è:
riflettendo, ascoltando se stessi, rielaborando quello che si è, ti viene
voglia di riprendere il viaggio.

Questo è l’angolo beta.



Ma per cambiare realmente non basta questo.

Ecco perché non basta la razionalità,
l’intelligenza: poi devi mettere in conto il corpo – ti devi muovere – le paure,
le emozioni.

Il percorso beta-gamma è uno tsunami per i
nostri codici, ed è per questo che noi poi non lo facciamo, nel senso che il
percorso beta-gamma non basta solo che io ce l’ho chiaro.

Quello è buono, è ottimo, ma poi io devo
scomodare – come abbiamo visto in Ulisse – il corpo, le emozioni, le cose a cui
sono abituato, la logica della guerra, il virtuale”.

Così parlò Mariano durante il Natale Aureo nel 2014 a
proposito del “Solstinizio”.

Ed è quello che Filippo ha espresso il
desiderio di fare: ascoltarsi e farsi ascoltare – soprattutto dalla sua
famiglia – per poter riprendere il viaggio… 


Ascoltarsi e farsi ascoltare non solo
attraverso le parole, ma anche attraverso il corpo, che fa difficoltà ad
invadere per paura di marcare un territorio che spesso è stato ostile, che
occupa uno spazio che ci costringe a dire “io esisto ed ho un posto nel mondo”
anche quando quel posto non ce lo sentiamo, che implica paure ed emozioni
sepolte, che abbiamo dovuto sacrificare per immolarci a vestali in famiglie
parziali e limitate, che ci hanno visto per come volevano che fossimo, senza
dare modo alle nostre parti PUF Potenziale Uno-Trino Fondamentale –  di manifestarsi e crescere…

Eh già! Il P.U.F., questo sconosciuto!
Filippo viene accompagnato da me, Graziana, Nicoletta e Fabio a sedersi accanto
al P.U.F. e a “rifletterci su”, ma quanto è difficile ricollegarsi a ciò che si
è.



La difficoltà di Filippo è un pò anche la difficoltà di ognuno di noi presenti, ma ciò che mi colpisce è la spontaneità di un bambino, di Iacopo, che senza parole accompagna Filippo standogli vicino, sedendosi accanto a lui, come se fosse quella energia “bambina” che Filippo – ma anche noi altri cosiddetti adulti – abbiamo smarrito.

Qualcosa riesce ad uscire, a fatica, perché
è più facile andare già allo step successivo, ovvero al
P.U.K – Potenziale Uno-Trino Kundalinizzato, alle parti
tagliate, ai nodi, all’addormentamento ed attorcigliamento delle nostre parti
vitali, perché come dice una canzone “un uomo è vivo quando respira, un uomo è
vitale se fa respirare”.

È vero anche, però, che se non ci fossero le
parti tagliate ed addormentate, non si sentirebbe il bisogno di risvegliarsi,
per cui Filippo viene invitato a stendersi su quelle parti P.U.K. per sentirle,
per accarezzarle e farsi accarezzare, per tenerle come presenza dentro che
ricorda quanto desiderio c’è di “far respirare”.


La fase del P.U.S. è una fase un po’ più
progettuale, in cui Filippo si impegna in alcune cose, individuando anche degli
accompagnatori che potranno seguirlo, come si segue un bambino quando inizia a
muovere i primi passi.

Il rito si conclude con la festa e con dei
doni per Filippo: ho sentito che questo amore che circolava per la stanza abbia
un po’ sciolto anche i più tosti!


Tante gocce scalfiscono anche la pietra
più dura”:
siamo stati tante gocce che hanno iniziato a scalfire una pietra
dura e ossidata dal tempo, ma dopotutto – Filippo docet – anche sulla pietra
nascono muschi e licheni, forme di una vita che germoglia nonostante le
avversità.


Sento che il pomeriggio è stato importante
non solo per Filippo, ma anche per tutti noi, poiché è vero che siamo diversi,
che ognuno ha la sua storia, il suo vissuto, la sua famiglia, ma è anche vero
che dietro alle scelte che facciamo, ci sono dei meccanismi comuni alla base
che, se abbiamo il coraggio di andare a guardare restando ai margini del caos,
possono aiutarci a tornare ad esprimere le nostre parti P.U.M., a diventare
uomini “vitali”…


“Mi abbandono al vuoto e precipito dove il
mio viaggio può continuare”: questo auguro a Filippo e ad ognuno di noi. È nel
vuoto che si può vedere ciò che manca; è nel precipitare che ci si può
riprendere ciò che manca.


Patatrak”!

Francesca

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