V.I.R.U.S. nel Nord Italia dal 19 al 25 novembre 2015.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
Premetto che l’unico post disponibile per questo V.I.R.U.S. è quello della prima giornata in Romagna, che ho scritto io. Non ne ho ricevuti altri, sebbene abbia spinto per averli, ma sento che è comunque importante tenere traccia anche solo di un pezzo di questo viaggio che è stato Lento, Incerto, Dubbioso, Inedito, Aperto…
Buona lettura!
“Non andare dove il sentiero ti può portare. Vai invece dove il sentiero non c’è ancora, e lascia dietro di te una traccia”.
(R.W. Emerson)
… Perché noi il V.I.R.U.S. l’abbiamo preso così sul serio che già dalla partenza ci ha fatto vedere il volto della morte…
Eh già, partiamo, come si suol dire, “con la morte nel cuore”, una morte il cui volto è immolato da Anna, che si fa portatrice delle tante morti che ognuno di noi quattro viandanti sente anche un po’ sua.
Insomma, nel pomeriggio il gruppo dei viaggiatori itineranti si forma.
Ognuno arriva da un posto diverso e porta con sé l’ordinario che piano piano si lascerà alle spalle: io arrivo dalla Puglia, dopo un viaggio un po’ lunghetto ed una notte insonne, forse in vista di questa nuova avventura che sull’inedito basa le sue fondamenta; Francesco da Roma, anche lui col suo bel bagaglio di vissuti forti; Raffaele e Silvio, più vicini al punto di ritrovo, ma non per questo meno carichi del proprio ordinario… Anzi!
Proprio attraverso Silvio e il delicato momento che Anna, sua madre, attraversa, riusciamo tutti e quattro ad entrare nello spirito che ci accompagnerà in quel pomeriggio che ci apprestiamo a vivere. Orfeo, nonostante il grande impegno, sente forte il richiamo verso Euridice, e gira un po’ la testa per guardarla… Ma poi riesce ad attraversare l’Ade guardando davanti a sé, e sentendo che accanto ci sono altri Orfeo che, come lui, stanno provando a proseguire il viaggio nonostante i forti richiami rispetto alle relazioni forti.
Arriviamo in Romagna, prima tappa del V.I.R.U.S., per la supervisione dell’Alsa portando tutto questo appresso e penso che ciò abbia facilitato sia il nostro che l’altrui starci.
L’accoglienza è calorosa e i volti sono ognuno diverso. Sembra la visita di parenti lontani che arrivano per raccontarsi ed ascoltarsi, provando a portare un vento d’aria nuova in alcune situazioni che richiedono di essere rimesse in movimento.
Entriamo subito nel vivo e Silvio racconta di quanto sia delicato ciò che sta attraversando, e di come abbia deciso di proseguire il suo viaggio senza farsi fermare dalla storia.
Questo raccontarsi rispetto a parti profonde, ci fa transitare tutti dal simbolico verso un livello non solo più profondo ma anche più globale. Ciò che ognuno di noi è, va oltre le storie e i vissuti personali: siamo scintille dell’Indico, immessi in una gravidanza che ci chiede di non abortire! Questo penso di averlo sentito non solo io, ma anche chi in quel pomeriggio ha deciso di starci a partire da sé, dai propri limiti, dalla propria pesantezza, dalla propria luce interiore…
Raffaele allora ci regala una bella teoria rispetto al vissuto di Anna: Anna ha il fegato compromesso e questo fa sì che abbia delle crisi così forti da portarla a delle encefalopatie, ovvero come se non arrivasse ossigeno al cervello e quindi andasse un po’ fuori, fino a rischiare di andare in coma… O almeno spero di aver compreso bene… Ad ogni modo Raffaele ci dice che il fegato, organo che serve per depurarci dalle tossine, quando smette di funzionare, porta all’intossicamento degli altri organi, fino poi a portare al coma… Come a dire che, se non ci disintossichiamo da tossine per noi dannose, il viaggio si ferma. Il coma cos’è? È la fine del viaggio, è l’addormentamento di tutte le nostre parti pukizzate. Se un organo non funziona bene, ne risentono anche gli altri… E in realtà poi questa teoria può benissimo essere estesa ai gruppi o, nel nostro caso specifico, alle associazioni, oltre che ad ognuno di noi come singolo individuo.
Ma prima di andare oltre, sento che è bello ricordare altri due momenti importanti che hanno preceduto “l’inizio dei lavori”.
Il primo è la comunicazione dei nuovi nomi che Mariano ha voluto attribuire sia a Silvio che Raffaele, ovvero rispettivamente “Silvi Uan” e “Grande Faggio”.
Silvi Uan è un auspicio affinché la parte Orfeo prosegua inglobando la parte Euridice senza subirla ma come presenza dentro, è un auspicio di ritorno all’intero che ognuno di noi è alla propria nascita; “Grande Faggio” è un auspicio di ritorno alle proprie radici, per ricongiungersi al Faggio non solo del paese di provenienza di Raffaele, la Lucania, ma anche del Faggio che porta dentro di sé come saggezza e guida rispetto alla propria vita. Raffaele ci mostra il ritratto interiore realizzato da Michela Garbati, un ritratto dalla bellezza e dalla profondità disarmanti, che proprio rappresentano quelle radici lucane ancorate nell’oscurità misteriosa, quel bambino che è presenza dentro, quella madre che lo ingloba e lo protegge, quel lupo che dall’alto osserva e contempla, quel faggio che nello sfondo è frutto di queste parti che sanno stare insieme… Certo poi ognuno può riconoscere parti proprie in questo ritratto e cogliere aspetti buoni per il proprio procedere e anche per quello altrui… Di sicuro è da vedere perché è davvero uno spettacolo!
L’altro momento bello è la condivisione di Silvio del dono che Michela gli ha fatto prima della partenza.
Sono due chiavi prese in un negozio di antiquariato, che chissà da quante mani sono state toccate e chissà se e quante porte hanno aperto… Silvio legge l’incisione sull’anello che le tiene insieme che recita pressappoco così: “Indispensabili quanto le chiavi” (spero di ricordare bene!)… Insomma, il senso è che anche se si possiede una casa splendida, senza le chiavi non ci si può entrare! E penso che rispetto a questa metafora potremmo parlare per giorni interi… Ma tranquilli, non lo faccio! 🙂
Silvio dona una delle due chiavi a Raffaele poiché i nostri due capitani avranno, durante questo viaggio, il compito di trovare la chiave per entrare in ogni storia, in ogni gruppo, in ogni relazione per poter sciogliere e far transitare verso un globale massimo che ci ingloba tutti.
Inoltre, vengono anche mostrate le foto della stalla del PRO.NU.S. e il nuovo progetto che si intende realizzare, cioè la Foresteria, che, come è nello spirito del Progetto Nuova Specie che Mariano ha messo a punto per tutti noi, prevede la costruzione di alloggi, con mensa e anche area SPA. Dico che questo è nello spirito del Progetto Nuova Specie perché ognuno di noi, che si è anche solo affacciato a questa realtà, ha potuto cogliere e godere del valore immenso che ha il condividere gli spazi, il sonno, il cibo… Penso che anche in questo caso il globale massimo sia l’interezza dell’esperienza rispetto alle tante esperienze parziali che siamo abituati a vivere fuori.
Si parte con i “lavori” e penso che aver introdotto tutti questi elementi sia come un aver messo ognuno a proprio agio, considerando proprio l’etimologia della parola che indica l’essere più vicini a se stessi, alle proprie profondità e quindi anche meglio predisposti verso gli altri.
Tra le persone che più si sono impegnate in quest’ultimo periodo ci sono Massimiliano e Sara, che sono anche compagni di vita nonché genitori della splendida Ludovica e della strillantissima Matilde (ha pianto per tutto il tempo! :-O).
Raffaele e Silvio riconoscono il grande valore di questa famiglia rispetto non solo ai propri vissuti ma anche all’associazione, e loro riconfermano il volerci stare anche col bisogno di avere più persone accanto.
Diciamo che ho potuto vedere quanto importante sia non solo il Progetto in sé, che è veramente di una portata incommensurabile, ma anche le associazioni che operano nei vari territori, come organi dello stesso corpo che lavorano ognuno per sé ma in sintonia con gli altri, e infine la molteplicità di persone che sono proprio la radice e il fondamento per il buon funzionamento degli organi.
La vedo come “La Piramide del Sarvas”, dove alla base ci sono i singoli individui, poi le relazioni forti tra ognuno di loro, poi le associazioni e infine il Progetto Nuova Specie. E quindi è ovvio che, affinché la piramide regga, c’è bisogno proprio di partire dagli eventuali nodi tra i membri dell’associazione stessa.
Viene chiesto ad ognuno di essere chiaro, di dire la verità, di sfruttare il “vedere dall’alto” come un’opportunità per sciogliere e rimettere in movimento. E quindi si sente l’entusiasmo di Massimiliano e Sara, e anche un po’ la stanchezza rispetto alle parti anche pratiche; si sente l’appesantimento di Martino misto a rabbia per vissuti suoi profondi, che lo portano a sentire che dopo anni di presenza, adesso vuole starci in modalità diverse; si sente la grande soddisfazione di Marinella rispetto a quanto raggiunto negli ultimi tempi anche lontano dall’associazione dopo anni di presenza costante; si sente il grande valore di Dario nell’esserci stato più a partire da sé. E poi si sente anche il dolore di una famiglia che ha attraversato, insieme al figlio, il tunnel buio e stretto, e che ha avuto bisogno di un periodo di decompressione e anche sperimentazione nel rientro nel proprio territorio: mi riferisco alla famiglia Senzani, che tanto ha fatto a Foggia, lasciando tutto e affrontando quelle stanze buie la cui chiave sembrava ormai perduta, ma che Nicola spingeva affinché fosse ritrovata, con la consapevolezza che se Annamaria e Marino non avessero iniziato a cercare anche loro, Nicola non avrebbe forse mai ritrovato la chiave sua.
Insomma, dopo aver chiarito la propria posizione, Annamaria comunica che adesso è pronta per starci, e questo soprattutto grazie alle parole di Silvio rispetto alla situazione di Anna. Anche Annamaria ha dovuto affrontare il suo rapporto con il padre, che ora non c’è più, e adesso con la madre, e il sentire che i rapporti forti vanno messi in dinamica e sentiti come componenti anche di un globale massimo, probabilmente ha sciolto le resistenze di Annamaria.
Penso che a volte ci sentiamo delle isole solitarie che vivono ognuna nel suo pezzettino di mare, pensando che le altre siano troppo distanti da raggiungere. Ma se poi iniziamo a navigare, ci rendiamo conto di quanto le altre fossero vicine e di quanto sia bello attraversare quel mare che le tiene distinte ma per tanti versi uguali.
Marino comunica invece la sua stanchezza, il suo sentirsi pesante e risucchiato dall’ordinario. Viene quindi invitato a prendersi delle cose per sé, a viversi dei momenti di alleggerimento e a nutrire le sue parti che necessitano di accoglienza. Mi colpisce molto la difficoltà di Marino nell’esprimere questi suoi piccoli bisogni, mi colpisce il suo pudore nell’esporre al gruppo i suoi stati d’animo, e anche mi ci riconosco nel non saper bene chiedere a partire da me. In questo sta la forza del gruppo: Silvio e Raffaele colgono e trasformano queste sue parole un po’ confuse in prospettive semplici ma che in realtà sono ciò di cui Marino ha effettivamente bisogno.
La supervisione prosegue in questo senso e ognuno, nel comunicare all’altro attraverso la regola del C.A.C.A.R.E., parte dal positivo per andare poi anche a toccare le parti dell’altro che ritiene siano negative. Lo scambio è fruttuoso e le prospettive ci sono. C’è chi ha deciso di starci e chi invece di riposare, ma il bello è che se c’è molteplicità il testimone passa di mano in mano.
Concludiamo con un buffet di piadine squisitissime e anche queste molteplici nei gusti, perché pure la panza ha il suo valore!
La sera siamo stati accolti da Massimiliano e Sara nella loro casa. È stato bello entrare nella loro intimità, vedere la creatività di Sara espressa nel suo spazio, vedere Ludovica entusiasta della nostra presenza.
Il cambiare stanza rispetto all’Home Life penso che lo abbiamo fatto proprio in senso materiale. E dopo una notte di sonno-sogno, ed una mattinata di condivisione e scambio, siamo pronti a ripartire verso nuove terre.
Le altre tappe sono state il Veneto e la Lombardia, in cui molti piani della piramide si sono intrecciati e sono stati messi a disposizione nostra, per provare a fare luce su ciò che è, al fine di individuare prospettive nuove per procedere, partendo dalle parti più buie e fragili, che sono proprio quelle che ci sconsentono di vedere ciò che ancora manca e come possiamo costruirlo.
Sento che la grande spinta in questo V.I.R.U.S. è stata proprio la partenza, che piano piano ci ha fatto lasciare l’ordinario caotico per immergerci nelle vite altrui in profondità e con onestà, partendo da ciò che siamo e dai vissuti che ci portiamo dentro.
Vi lascio con un pezzo dello spirito di Wakan Tanka dell’antenato Silviaggio:
“Wakan Tanka
Ti rendo grazie per la terra che come te può
Essere leggera come la sabbia o ferma come
Una roccia. Terra in cui posso mettere radici
O muovermi come un viandante. Ad ogni mio
Passo ricordo l’onore di calpestare la casa che
Hai fatto per me, dove hanno camminato i miei
Antenati e abitano tutte le tue creature.
Oh, dolce casa terra!”
Francesca
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F.I.
… Sorry… Victoria volevo dire… Capa fregata! 🙂
F.I.
Penso che il mancato "recapito" dei post sia dovuto al fatto che non tutti sanno che c'è una mail dedicata che è: comunicazionenuovaspecie@googlegroups.com.
Credo che Raffaele, preso da mille altre cose, non sapesse del mancato invio alla mail UFFICIALE.
Avevo deciso di andare oltre, come detto anche a Sabrina, poichè ci sono molti altri post di eventi del 2016, ma anche a seguito del commento di Valentina sento che è buono pubblicare quelli che abbiamo, per cui inviami/inviatemi quelli che avete.
Buona giornata,
Francesca
Anonimo
ciao Francesca, per la Lombardia c'è sia il post sulla giornata di supervisione scritto da Sabrina ed Elena, sia il post che ho scritto io sulla giornata del rito. Erano stati entrambi mandati a Raffaele. non capisco come mai ancora non ti sono stati fatti pervenire! Un abbraccio, bel post 🙂
Alberto Re
Unknown
Grazie Francesca per questo bellissimo post! Peccato che non ci sono le altre tappe…