Sasso di Castalda (PZ), venerdì 5 febbraio 2016. VIII° PROGETTO “RAINBOW”. Tredicesimo giorno.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
“LA FIDES NELL’UNICORPO”
Si comincia la giornata con i pensieri e la lettura dei post dei giorni scorsi: condividerli ci aiuta a ripercorrere il nostro viaggio.
Il viaggio infatti non è ancora finito: siamo partiti dall’ululato dei lupi, ma facciamo fatica a sentirlo. Da soli è più difficile ma, con le scialuppe vissute, abbiamo scoperto il senso del risveglio del nostro ululato, dei nostri colori.
Raffaele ci ricorda che il nostro ululato dobbiamo farlo sentire anche rispetto all’impegno verso la Fondazione, facendo prevalere il senso del viaggio e credendo nella foresteria, luogo in cui un branco di lupi come il nostro potrebbe trovare un utero devoto, per risvegliare tutte le nostre potenzialità attraversando tutti i codici.
Credere nella Fondazione ritornerà a noi, alla nostra vita!
Si comincia con il “Rito della Fides“, che in latino significa “cordicella“, cordicella che ci viene consegnata da Raffaele per aiutarci ad esprimere la nostra Fides oggi, ovvero che impegni vogliamo assumerci per noi stessi, per rinforzare la Fides.
Per farlo, occorre scegliere con il positivo, attraversando il negativo che durante le giornate è emerso.
Domani ci sarà il bilancio e bisogna esserci a testa alta! Domani è festa!
Festeggiamoci e facciamoci festeggiare, perché anche se non abbiamo concluso tutto, domani è festa e festeggiamo!
Alcuni di noi, utilizzando le Unità Didattiche, provano a condividere quella che è la loro Fides oggi.
Tobia, durante la consegna della Fides, conia un termine: parla di “Unicorpo” e del voler ritornare a vivere questa esperienza.
Ci commuove tutti… La sua presenza è stata una ricchezza, ci ha fatto spesso riflettere…
“L’essenziale è invisibile all’occhio“, bisogna sviluppare “Unicorpo del Sarvas“, e questo Tobia ce lo ricorda spesso!
Nel pomeriggio si cambia stanza, anzi si cambia proprio luogo e scenario, per continuare, davanti agli antenati del bosco, la consegna delle Fides a chi ancora non è stata consegnata.
Si va a visitare il Grande Faggio chiamato “Zì Michele“, con le nostre parti metamorfosate grazie al progetto Rainbow. Un’edizione questa che, secondo i coordinatori, è stata una delle più complesse e creative grazie anche all’utilizzo del teatro per rappresentare noi stessi, per mettere in scena le nostre profondità e la nostra leggerezza.
Raffaele ci ricorda che, nel Rainbow, le dinamiche metastoriche ci aiutano a vivere parti infantili, ma una volta preso quel cibo che alimenta i codici profondi, bisogna transitare e non utilizzarle come alibi per non affrontare nodi propri.
La metastoria rappresenta lo specchio che ci fa vedere il valore di ciò che solo noi siamo e possiamo continuare ad essere; le dinamiche metastoriche non vanno giudicate, ma considerate come canali per migliorarsi nella vita ordinaria.
Lo scopo delle Conv.Inte – Convivenze Intensive – è farci transitare dalla storia alla metastoria, per “depukizzare” e arrivare alla scintilla vitale.
Per fare questo è necessario creare “uteri devoti“, semplificando e non creando confronti-differenze, per agevolare il senso del viaggio e della vita di ciascuno.
Viene letta da Giuseppina la fiaba di Grossman “L’Abbraccio“.
Una favola concisa ma dolce, avvolgente ma lontana, che esprime un messaggio universale: l’uno esiste, l’altro esiste, e ci apparteniamo tutti, siamo tutti nella stessa vita.
Qual è il posto migliore per racchiudere una sconfinata dolcezza e, al tempo stesso, volerne fare dono per se stessi e per l’altro?
Forse un abbraccio… Non è poi così scontato…
Quante dinamiche scatena un abbraccio! Durante il Rainbow tanto è avvenuto grazie alla profondità di un abbraccio!
Raffaele fa una rilettura globale del testo molto raffinata, dalla quale emerge come la figura dell’accompagnatore – in questo caso la madre – non ha parti finte, certezze, non cerca meriti, ma aiuta chi accompagna a ripercorrere tutti i codici, in modo specifico.
Bisogna sintonizzarsi rispetto ai cuori, non sentirsi soli: l’abbraccio, l’interazione tra una mamma ed il bambino si può creare, può diventare un esempio di come costruire una Fides con se stessi, con i propri codici, con i rapporti forti.
L’abbraccio, nel suo senso globale, senza una Fides non si costruisce.
La lettura ci riporta al nostro punto di partenza rispetto al progetto: siamo partiti da un senso di morte per arrivare a vivere l’amore, inteso non solo come desiderio, ma come assenza di morte, ovvero vedere le parti morte dentro di noi per attraversarle, trasformare la rabbia – che nasconde il desiderio- per poi arrivare a vivere l’amore, fare teoria su di sé, capire, comprendere e comprendersi.
A proposito di Amore e Desiderio, si leggono i pensieri d’amore di S. per S.: la sua semplicità adolescenziale fa pensare alla bellezza del viversi l’amore a quell’età, la semplicità e la poesia dei sentimenti e la loro espressione.
Scrive S.: “Hanno inventato gli abbracci per far capire alle persone che le ami senza dir nulla“.
La giornata si conclude in leggerezza con lo spettacolo teatrale “Io provo a volare“, una drammaturgia di un ragazzo non vedente che ha la Fides e, in modo originale, sull’onda del mito, racconta di un ragazzo di provincia che ha il sogno di diventare attore sulla scia di Domenico Modugno.
Il suo viaggio, la sua fuga si dipana attraverso aspettative e delusioni: si lancerà in ogni peripezia per realizzare il suo sogno, anche se costretto a ritornare al proprio paese.
Spettacolo divertente, ma con un messaggio profondo, uno stimolo per ricordarci che, per seguire i propri sogni, bisogna “Sapere aude”, come direbbe Orazio-Mariano, occorre fare “gavetta”, lottare, provare e riprovare, non lamentarsi, partire con piccoli passi!
L’attore conclude con il motto della compagnia:
“NON INVIDIARE… IMITA!”
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Dalla Locandina di “Io provo a volare” |
Intanto noi Rainbownauti ci prepariamo al bilancio finale del Progetto, interiorizzando quel senso dell’imitare espresso durante la rappresentazione.
Proviamo a volare e imitiamo il buono, con l’esempio di chi procede e guarda ancora avanti!
Rosalba, Gianfranco ed Elisabetta