“SI SVEGLIARONO DECISI A FAR LA GUERRA”, in anteprima un secondo brano del nuovo libro del DR. MARIANO LOIACONO.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
“SI SVEGLIARONO DECISI
A FARE LA GUERRA”,
tratto da GRAVIDANZE
A CIELO APERTO.
Anno 1984.
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“Mondo n. 2”, dopo l’epocale Mutamento antropologico – di S. D’Ariès |
Com’era da aspettarsi, all’uscita del libro “Droga, drogati e drogologi” e a quei primi clamori positivi, si svegliarono i drogologi locali decisi a fare guerra. Di Pino non mi meravigliai perché, ormai che ero incudine senza potere, poteva martellare a più non posso e soddisfare le proprie istanze edipiche: si precipitò subito a rispondere con un proprio articolo per rintuzzare a tamburo battente un articolo scritto su “Controverso” da Ciro, e liquidò come fandonie ed elucubrazioni spicciole la tesi da me sostenuta circa un epocale mutamento antropologico e l’esigenza di un “Utero ψ”; anche perché disse che metodo non ne avevo, né avevo seriamente tentato di attivare e modificare la struttura del territorio… Bontà sua! Mi meravigliò, invece, l’articolo che uscì sul “Picchio Rosso” scritto da Titti, la psicologa del C.M.A.S. di S. Severo, factotum di Fernando, che spiccava per la sua statura tarchiata, viso tozzo e voce alla mascolina: mi canzonò come Padre Mariano, Re Sole, scopritore di biochimica filosofica (la teoria del drogato come enzima di cambiamento) e tante altre pizzicate fuori luogo. E pensare che mi ero recato di persona a portare il libro in omaggio al C.M.A.S. di S. Severo e avevo ben detto che se ne poteva parlare insieme eventualmente in una presentazione; che senso aveva, dunque, quello sbeffeggiarmi così senza una seria analisi e un diretto confronto? Ma ormai, dopo le mie dimissioni da Coordinatore, avevo perso pure l’immunità che mi garantiva il posto occupato; e non ci voleva molto coraggio a colpire un indifeso che oltre tutto non aveva più nessun valore legale e nessun potenziale offensivo o di minaccia.
Ma la sorpresa, ancor più imprevedibile, fu durante la presentazione che feci a Lucera, organizzata dall’amico-collega Trincucci. Si presentarono Buffalo Bill, alias Fernando, e quel garofano di Pino: il primo rivendicava, giustamente, il non rispetto dei confini perché quel di Lucera era di esclusiva competenza delle mandrie del C.M.A.S. di S. Severo, e non si poteva parlar di droga senza la presenza o il placet dei regnanti di quelle terre; Pino approfittò anche di questa occasione per sbuggerare le posizioni di un ex drogologo casareccio che aveva voluto sollevarsi a riflessioni generali e a sentenziare futuri catastrofismi e nuova specie. E oltre ai loro interventi e varie repliche, che presero il doppio del mio tempo, riempirono il tavolo dei relatori con opuscoletti informativi, fascicoli declamatori e altri ciclostilati in proprio, approntati tutti presso il C.M.A.S. di S. Severo e da distribuire tra gli intervenuti… come si dice “occhio per occhio, dente per dente”. Quella sera mi sentii davvero male e mi prese l’amarezza perché proprio quelli che avrebbero dovuto di più suscitare dibattito, approfittando del libro, stavano a braccarmi come cani da caccia. Ma potevo mai rinunziare alle mie riflessioni e alla mia onesta ricerca di strade più definitive, solo per delusione o crisi di identità, a causa di questi irriconoscenti contraccolpi?
Che costoro facessero sul serio, e volessero spolparsi pure l’osso, me lo confermò il fatto che qualche mese dopo mi obbligarono a recarmi al Sinedrio, dove reclamarono pubblica condanna. Il Sinedrio scelto, paradossalmente, era la Federazione Provinciale del Partito Comunista; mi presentai da solo circondato dagli operatori di tutti e due i C.M.A.S. disposti a semiciclo. L’accusa era di “spaccio ideologico”, in quanto credevo e proponevo una idea cattolico-democristiana, vale a dire il “dipartimento”; a nulla valse la mediazione di Mimì, un intelligente e sensibile funzionario di quel partito. Nonostante la mia costernazione di vedere così catalogato la mia sperimentazione di un laboratorio per l’Utero ψ, dovetti accettare il verdetto e le conseguenti sanzioni: mi fecero prendere sacrosanto impegno che mai più avrei parlato di “dipartimento” e che soprattutto non avrei preso iniziativa alcuna in un settore, come quello della droga, in cui non avevo più nessun compito istituzionale; né potevo andare a ruota libera e predicare quel pericoloso pessimismo, avvalendomi del fatto che in quel settore avevo fatto qualche esperienziucola, per di più confusa e abortiva. Ricordo solo che all’uscita presi a male parole Titti per l’articolo canzonatorio e, per non passare alle mani e scendere nella rissa, mi feci accompagnare a casa da Mimì che voleva consolarmi perché sentiva che la mia tristezza era grande.
La maldicenza è come un venticello piacevole.
Ma quell’onda triste doveva ancora propagarsi nell’intero specchio d’acqua del dipartimento. La maldicenza, si sa, è come un venticello piacevole che di bocca in bocca, di untore in untore, cresce a macchia d’olio fino a divenire tromba d’aria che può sradicare arbusti solidi con radici secolari. Infatti, a seguito di quegli eventi, una serie di altre persone trovarono il motivo e occasione per scaricarmi e addebitarmi colpe e misfatti che giustificassero la loro separazione e autonomizzazione.
I primi a girarmi la faccia furono Paolo e Gina e lo fecero all’interno di una infuocata riunione di gruppo con parole pesanti e minacciose; poco ci mancò che arrivassero a maneschi “acting out”. Seguì a ruota Aida che intanto era rientrata dalla maternità e, sentendo l’altrui racconto, non aveva avuto più dubbi sul verdetto: si sa che ai tempi d’oggi la verità è soprattutto quantitativa e, quando su un piatto ci sono tanti pollici “versus” e sull’altro un povero gladiatore perdente e collettivamente vituperato, la decisione è bell’e fatta e non lascia spazio a scrupoli o riserve… Peccato che nemmeno lei tentò di capirci più di tanto o almeno di ascoltare favorevolmente anche la mia versione; almeno lei che aveva seguito tutte le tappe della precedente sperimentazione e aveva constatato le novità emerse: novità che avevano alimentato anche le sue interiorità e che avevano avviato processi virtuosi di crescita. Purtroppo, come diceva Louis Bourdaloue:
“La maldicenza dà la morte a tre persone nello stesso tempo: a colui che la fa, a colui che la patisce, a colui che l’ascolta”.
Sarà pur vero, caro Bourdaloue, però la morte l’ho patita soprattutto nelle mie carni e quasi sempre senza cordoglio di nessuno!
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“Il Mendicante di Cuori” di Michela Garbati |
Mariano Loiacono
8 Commenti
Unknown
…quanto coraggio, caro Mariano, e quanto negativo ti sei dovuto vivere in questa tua iniziale ricerca di 'nuova specie' in questa tua analisi delle cause che radicano il disagio e che i 'drogologi' hanno coperto col tappeto della loro ottusità ed incapacità a guardare oltre gli stereotipi della 'cultura' che ne alimentava la loro 'funzione/ruolo'…'i più' non ce l'avrebbero fatto ad andare avanti per questa impervia, solitaria ed irta strada in cui la vita ti ha messo nelle condizioni di vedere laddove 'i più' non vedono. Ti ringrazio del regalo che ci hai voluto donare in questo inizio 2016…spero di riabbracciarti presto!!!
Angelo Vita
annamaria
Caro Mariano leggerti e' come bere acqua di sorgente, e in effetti per tanti di noi sei sorgente. Il dono che ci fai, con la tua capacità di contemplare la vita, partendo dalla tua, e di un valore immenso. Voglio dedicarti il titolo della mia teoria di ieri al GAS: Dalla solitudine al solitario (inteso come diamante). Ecco questo ci regali con il tuo esempio, sei riuscito partendo da una assoluta solitudine a diventare un prezioso solitario attraversando tutte le fasi dolorose di pulizia da ciò che ti impediva di brillare nella tua bellissima specificità. Grazie sei, come sempre, un esempio nel ricordarci che è possibile. Con tanto amore. Annamaria Coppolillo. (fu Coppola)
Annarita
Caro Mariano ti ringrazio per averci donato ancora un pezzo della tua storia. Questo e' un pezzo di vita vera e vissuta e come tale fa capire come e' difficile vivere in una storia se non si ha una sufficiente capacita' di andare al di la'. I vortici ci attraversano in ogni momento e fase della vita ma come tu ci insegni l'importante e' che dopo le cadute si ha la forza per rialzarsi ancora …e trovare una nuova strada. Tutte tue soffrenze ti hanno reso forte e soprattutto ti hanno fatto diventare un guerriero che ha sempre combattuto per costruire la vita e non per distruggerla. Avanti tutta ancora… Grazie Mariano per la tua saggezza e la tua esperienza. Ti voglio bene Annarita Rendinella
Giovanna
Grazie, Mariano
perché sei coraggioso, perché hai dimostrato con i fatti che quando tutto ti rema contro se resti aggrappato al tuo albero maestro, alla tua fides, riesci a far navigare la tua nave nel mare della sofferenza fino a raggiungere il tuo porto. Sei un esempio per tutti noi e soprattutto per quei giovani che dimenticano la metastoria e pensano di essere gli unici ad affrontare il loro dolore.La tua vita è sempre stata in salita e fin da piccolo non hai neanche avuto il sostegno affettivo necessario, ma non ti sei mai arreso, dimostrando come un grande uomo può essere forgiato solo dalle grandi difficoltà. Grazie perché non lesini la tua vita per aiutare gli altri anche attraverso questi racconti dove hai il coraggio di raccontare anche gli aspetti più incresciosi, quelli che solitamente si tende a nascondere. Grazie, Mariano. Ti voglio bene.
Unknown
Il tuo dolore Mariano, la tua tristezza, la determinazione enorme che hai avuto, la pochezza di certi personaggi, l'ignoranza, la paura. Ti voglio sempre più bene…
Mi piacerebbe conoscere quelle persone, sapere cosa fanno adesso e se hanno ancora qualcosa da dire a proposito delle tue "ideologie prive di esperienza".
É uno spettacolo leggerti, oltre a tutto, sei anche uno scrittore che sa appassionare il lettore!
Bravissimo, ti abbraccio forte 😘
Oltreilmovimento Associazione Culturale
Grazie Mariano di far vedere e conoscere a chi di te conosce poco, un po' di più di te, delle tue sofferenze, di ciò che è la vita ordinaria di un uomo straordinario… e leggerò con identica passione anche di gioie, piaceri e felicità.
Bianco Primo
Sandrasa V.
Grazie per il tuo continuo raccontare-donare….
il 1984 io iniziavo ad insegnare….ma inconsapevole del disagio
che presto avrei trovato in una istituzione che anzichè accogliere ed aiutare spesso accentua ed acutizza le diversità,le specificità etichettando…e marchiando a vantaggio di una competizione insensata,vuota,sterile e portatrice di ulteriore disagio…dove il parlare con il cuore viene interpretato segno di debolezza, mancanza di ruolo…
buone sane e sante produzioni
Sandra v.
Unknown
Caro Mariano, grazie per questo regalo prezioso nella calza dell'epifania! Nel '84 facevo la prima elementare e tu già stavi a combattere e ricevere colpi da questi loschi personaggi che avrebbero dovuto sostenerti e coltivarti come un fiore prezioso. Invece, tuo malgrado il loro farti la guerra ti ha fatto crescere e ti ha fortificato a diventare una grande albero che nel tempo ha resistito a tempeste anche più violente. Non vedo l'ora dell'uscita di questo libro, buona epifania, Victoria