“L’AQUILA E LA GALLINA”, brano tratto dal XI° POMERIGGIO LETTERARIO GLOBALE, proposto dal DR. MARIANO LOIACONO.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
E SE IL NATALE FOSSE DARCI
LA POSSIBILITÀ DI RITROVARE CONTINUAMENTE IL NOSTRO CUORE ORIGINARIO DI AQUILE?
Lettura ed interpretazioni tratte dal brano “L’aquila e la gallina” di Leonardo Boff, durante il XI° Pomeriggio letterario globale, condotto dal Dr. Mariano Loiacono.
A quel punto i due uomini ricordarono quanto fosse importante il sole per gli occhi dell’aquila.
Uno nasce quando si crea il contesto specifico-devoto per la propria identità.
“È figlia del sole”, rifletté il naturalista.
“Fin da piccola ha imparato ad assorbirlo dagli occhi. La madre aquila tiene il piccolo rivolto verso il sole”.
I genitori ci dovrebbero far volgere lo sguardo verso la nostra specificità e non tagliarci perché non rispondiamo ai loro criteri, come è stato per Raffaele, perché il padre voleva un figlio che facesse soldi, con il cuore da salvadanaio. Il papà, venendo da una situazione difficile, ha saputo creare anche un superamento delle sue difficoltà, ma a Raffaele questo non interessa! Ancora non arriva a sapere qual è il suo sole.
Ne abitua gli occhi al suo splendore. Sicuramente è per questo motivo che le aquile, dalla nascita fino all’età adulta hanno gli occhi con i colori tipici del sole, come il giallo brillante o l’arancio intenso.
Solo dopo questo contatto con il sole, diventano adulti.
“E soltanto molto più tardi, a furia di guardare verso il suolo in cerca di prede, i loro occhi assumono il colore della terra e diventano castani.”
L’impagliatore completò questo ragionamento con un’ipotesi: “Non sarà, magari, il sole a restituirle l’identità perduta? A rianimare il suo cuore addormentato”?
Il naturalista si disse d’accordo. “Il giorno dopo, molto presto”, bisogna sperimentare, “i due si alzarono prima che sorgesse il sole. L’alba era splendida. I profili delle montagne”, sul suo habitat naturale e non sul terrazzo, “si stagliavano scuri sul fondo viola del cielo. Da oriente, i primi raggi doravano la sommità delle rocce, colorandole di rosso.
Proprio verso est si diressero l’impagliatore e il suo amico naturalista, portando con sé l’aquila-gallina. Quando arrivarono sulla vetta il sole spuntò, delicato, oltre le montagne. I raggi erano dolci. La natura si svegliava, rigenerata, dal languore della notte.
A quel punto l’impagliatore di uccelli collocò la protezione di cuoio, sostenne con forza l’aquila e sotto lo sguardo fiducioso del naturalista le disse: “Aquila, tu che sei amica delle montagne e figlia del sole, io ti supplico: svegliati dal tuo sonno! Rivela la tua forza interiore. Rianima il tuo cuore nel contatto con l’infinito! Apri le tue ali potenti. E vola verso l’alto”!
L’aquila si mostrò sorprendentemente attenta.
Era arrivata nel contesto in cui poteva diventare aquila, si era preparata ma la NASCITA avviene adesso.
Sembrava tornare in sé dopo un lungo oblio. Si guardò intorno, vide le montagne e rabbrividì. Ma per quanto l’impagliatore la incitasse con movimenti verso l’alto e verso il basso, lei non superava la paura. L’uomo non riusciva a farla volare.
Allora, su consiglio del naturalista, la prese fermamente fra le mani e, per un buon lasso di tempo, la tenne con la testa in direzione del sole.
Quello che non era successo nel nido. È lì che nasciamo. Nasciamo quando qualcuno ci aiuta a tenere la testa verso qualcosa che è la nostra metastoria. Quello che noi siamo. Il sole è l’unico, nella nostra esperienza terrestre, che produce luce a calore da sé, teoria e prassi, fa il sole. Se non volgiamo gli occhi verso il nostro sole non riusciamo a maturare luce e calore nostri. Solo allora gli occhi dell’aquila si illuminarono. Si riempirono del fulgore giovanile del sole, giallo e arancio intenso.
“Adesso sì che rinascerà come aquila! Il sole irromperà dentro la sua anima!” sostenne entusiasta l’impagliatore di uccelli.
Con voce forte e decisa riprese: “Aquila, tu non hai mai smesso di essere un’aquila! Tu appartieni al cielo, non alla terra. Adesso mostra la tua vera natura. Apri i tuoi occhi. Bevi il sole nascente. Allarga le tue ali. Ergiti su te stessa e guadagna le alture. Aquila, vola”!
La tenne saldamente per le zampe coperte di piume. La sollevò in alto. Le diede un ultimo impulso. Oh, sorpresa! L’aquila si erse, superba, in tutta la sua statura. Spiegò le lunghe ali titubanti. Stirò il collo in avanti e in alto, come per misurare l’immensità dello spazio. Prese il volo. Puntò verso il sole nascente. Zigzagando all’inizio, ma poi sicura, volò verso l’alto, sempre più in alto, fino a scomparire nell’estremo orizzonte
L’aquila prigioniera era infine riuscita a erompere pienamente dalla gallina. Ormai era libera di volare, e di volare verso l’infinito”.
Verso l’In.Di.Co.
E così volò, volò fino a fondersi nell’azzurro del firmamento!
Verso l’Infinito Dinamico Complesso. Ognuno quando raggiunge la propria metastoria è infinito, dinamico, complesso. Sa attivare negli altri l’In.Di.Co. e diventa lui stesso allevatore, impagliatore, naturalista che sono le fasi un po’ di accompagnamento che ci volevano.
2 Commenti
Unknown
Grazie Mariano, leggerti in questi miei giorni di convalescenza é una cura profonda! Provo piacere nel poter immergermi nella tua Teoria.
Marta
Silvio Boldrini
Grazie per la pubblicazione di questo post. L'ho sentito un bell'augurio di Natale per la vita di tutti noi, il migliore tra gli auguri possibili per la mia vita. Spero che questo Natale segni un mio e nostro passaggio più definitivo dall'essere galline ancora chiuse nelle proprie stie, a sentirci aquile in volo verso l'in.di.co.
SILVI UAN