Pedaso (FM), mercoledì 30 settembre 2015.VI° PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”.Sesto giorno.
“LA FINESTRA DI BABICH.
DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA:
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE”.
Poi la presentazione di Ekaterina ci introduce al significato di “essere donna”. A partire dalle mancanze nella sua infanzia della figura femminile più importante che è la madre, è stato per lei molto faticoso capire il senso di essere donna; il vuoto e la ricerca del significato di essere donna lei l’ha riempito e realizzato attraverso la sua sensibilità, sia in solitudine e sia nell’insieme tra donne.
Un insieme fatto di più insiemi che le è stato possibile elaborare grazie alle esperienze uterine create all’interno del lavoro teorico e prassico del Metodo alla Salute.
Elaborare facendosi attraversare da uno scambio di esplorazione e della possibilità di viversi i legami più in profondità che se intrecciate, creano quell’utero devoto dove da molte sofferenze si creano altrettante liberazioni.
È grazie alla molteplicità dell’ascolto di ognuno di noi e alla sinergia di questo insieme che riusciamo a rivelarci e a sentirci.
Essendosi sentita violentata rispetto alla sua essenza, a partire da quel seme mai cresciuto, adesso sente l’importanza di poter seminare anche in un terreno bruciato, riconoscendolo ancora vitale.
Cosa che nel tempo l’ha poi aiutata a scorgere la parte positiva del suo dolore, trovando anche la forza di benedirlo.
Poi l’intervento di una di noi sottolinea l’insofferenza di tornare troppo sul negativo. Ekaterina viene vista sotto alcuni aspetti una persona libera, che rimanda all’idea di libertà, fino anche a suscitare una sensazione di fastidio.
L’intervento ha messo in evidenza lo spirito di esaltazione verso Ekaterina manifestato dal gruppo e che ognuno di noi ha un valore nella propria specificità.
Da qui Eka avvia un veloce giro di coinvolgimenti e propone un inedito da portare nel pomeriggio.
Un’altra donna legge poi uno scritto per rompere il muro con Eka. Eka la avvicina, la vuole abbracciare, ma il corpo più scoperto di Eka la intimorisce. Lei supera questa difficoltà abbracciandola, ma solo alle gambe, e le racconta che i suoi limiti, le sue paure vengono dai giudizi della madre.
La vita ci fa sperimentare che anche dal negativo, dalla miseria riusciamo a capire meglio le cose; è quando ne usciamo che ne capiamo il significato, transitando verso il P.U.S. Quindi è la morte che ci porta alla resurrezione.
Tutte la notiamo: lei si porta al centro della stanza, mostrando un corpo che da bambina veniva giudicato dalla mamma malato; usato dallo zio e dall’ex marito. Ora si sente fiera del suo corpo.
Questo inedito ci stimola diverse sensazioni e gran parte delle donne le si avvicina in un massaggio con l’olio su tutto il corpo.
Questo aiuta tutto il gruppo a sentirsi unito e a scendere più in profondità tra lacrime e carezze, nel sentirsi donne e sorelle.
A seguire, una partecipante al progetto vuole superare una sua paura legata all’infanzia: lavarsi i capelli piegata in avanti, paura che ha radici da quando la testa le veniva lavata dalla mamma.
Poi un’altra donna del gruppo viene invitata a superare il trauma che ha subito quando era piccina e che ha limitato le sue capacità canore.
Viene invitata a cantare e lo fa piangendo e manifestando una bella voce.
Poi, dopo cena, la giornata si conclude attorno al camino dove viene acceso un bel fuoco.
Dopo aver ballato e ascoltato della musica, si ascolta Ekaterina nel passaggio che sta iniziando a vivere: provare a benedire proprio ciò che prima era fonte di vissuti maledetti.
Provare a benedire proprio ciò che prima aveva avuto la massima libertà di maledire.
Come per esempio l’abbandono della madre adesso lei non lo vede più come una maledizione, ma come una benedizione, perché è da questo male che sta sperimentando giorno dopo giorno la ricchezza di quello che è.