Gallignano (AN), domenica 13 settembre 2015. DUEGIORNI AL MAS.TR.O. CENTRO. Rito di Matrimonio di Ripalta e Roberto.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
DUEGIORNI AL MAS.TR.O. CENTRO.
MATRIMONIO DI
RIPALTA E ROBERTO.
“Cara Lucia, ti andrebbe di condurre – non sarai sola, oltre a me ci saranno anche Nicoletta e Sandra – il matrimonio di Ripalta e Roberto”?
La telefonata e la proposta di Monica mi sono arrivate inaspettate. Ci ho pensato un po’ e ho deciso di accettare anche se, come mi accade spesso in questi ultimi tempi, fanno sempre capolino le mie paure e la mia insicurezza. Ho accettato e, da quel momento, è stato tutto un affollarsi di pensieri, riflessioni e interrogativi, tumultuosi e concitati.
Perché ho accettato?
Prima di tutto per il desiderio di stare vicino ancor più di come lo sono stata finora a due ragazzi speciali ai quali voglio molto bene.
Devo anche dire che in questi anni sono rimasta affascinata dai riti di matrimonio ai quali ho partecipato: da quello di Michela e Silvio, a quello di Sandra e Raffaele e, in tempi più recenti, a quello di Cristian e Valentina. Occasioni diverse che mi hanno piacevolmente conquistato al punto di farmi desiderare di risposarmi anch’io un giorno o l’altro in questo modo.
Partecipare da “concelebrante” al matrimonio di Roberto e Ripalta significava per me anche una occasione per confrontarmi e mettermi in gioco, visto che non avevo mai preso parte in questo modo ad un rito.
E mi piaceva anche l’idea di stare insieme con tutto il gruppo e di occuparmi personalmente di una parte dei preparativi, quasi un mettere in campo la mia esperienza nel mondo delle moda e delle sfilate.
Il gruppo operativo era composto oltre che da me da: Nicoletta, Cindy, Benedetta, Sandra, Monica, Luca, Valentino, Ludovico. In cucina le cuoche di Nuova Specie – Gabriella, Francesca, Mirella, Teresa – avevano già messo in moto la robusta catena di montaggio che avrebbe portato alla preparazione del pranzo di nozze. Molte Associazioni alla Salute regionali hanno preso parte all’organizzazione complessiva del rito matrimoniale (fedi, vestiti, pranzo, bomboniere, torta).
Metri e metri di tulle di vari colore caricati in macchina con altri addobbi (candele, nastri, petali, palloncini). I primi pezzi li abbiamo tagliati con Giovanna, l’autista ufficiale degli sposi, che li avrebbe usati per addobbare l’auto da cerimonia.
Arrivati alla villa, abbiamo fatto il “briefing” per mettere a punto le varie fasi operative della cerimonia. Gonfiati palloncini con l’intervento indispensabile di Ludovico, Valentino e Luca. Eravamo tutte molto stanche, ma la leoncina Simba non ha mollato fino alla fine. Ci siamo alzate presto al mattino per fare il punto della situazione e per verificare se ci fossero ancora delle cose da fare. E’ stato tutto un lavoro di fiocchi, fasciature e palloncini posizionati lungo il percorso d’ingresso fino allo spazio della cerimonia, nel giardino della villa. Devo dire che mi sono proprio divertita e questo è un altro degli aspetti positivi di questa giornata matrimoniale. Ma andiamo alla giornata cruciale.
Il tempo a disposizione non era stato molto e probabilmente non sono riuscita a fare alcune delle tante cose che avevo in mente. Il meteo è stato clemente e ci aiutato con un sole moderato e un piacevole venticello. Per me è stato un mettermi alla prova, sia nella fase preparatoria sia in quella dello svolgimento del matrimonio al quale ho potuto prendere parte come “concelebrante”. L’arrivo degli sposi: il primo è stato Roberto evidentemente emozionato, con giacca camicia e farfalla e con una fare “da grande” proprio di chi è consapevole che sta vivendo un momento importante. Poi è arrivata Ripalta con il viso parzialmente nascosto da una veletta di tulle rosa come l’abito cucito su misura per lei da Marilisa. Era giustamente seriosa, quel tanto che si addice ad una sposa nel giorno del suo matrimonio e anche un po’ tirata per l’occasione quasi timorosa di fare qualche sbaglio o preoccupata che qualcosa dal punto di vista organizzativo non potesse funzionare per il verso giusto. Superati i timori gli sposi si sono affidati completamente agli accompagnatori.
Un piccolo corteo matrimoniale si è snodato fra le piante del cortile della villa, condotto da Silvio e Raffaele con notevole scioltezza fino alle poltrone nuziali piazzate davanti al tavolo dei celebranti, addobbato con un candelabro argentato che faceva la sua bella figura. Dietro, anzi di fianco agli sposi, le rispettive famiglie e così, via via si è svolto il filo conduttore della cerimonia. Un rito? Una festa? Un modo di stare insieme? Probabilmente c’è stato un po’ di tutto questo e non solo. Mi ha colpito la presenza delle famiglie, genitori e fratelli, chiamati non soltanto a “presenziare”, ma ad essere partecipanti del matrimonio. Il pianto liberatorio di Roberto, le lacrime e lo sguardo dei suoi genitori, le emozioni della mamma e dei fratelli di Ripalta, il gioco delle candele che il vento incipiente si divertiva a spegnere, per me è stato un susseguirsi di emozioni e una interazione continua con le emozioni che mi scorrevano di fronte.
Un applauso alle “sacerdotesse” Monica, Nicoletta e Sandra e alla voce di Cindy, con l’accompagnamento strumentale di Luca e Nicola.
Mi ero portata da leggere un testo che parla del viaggio, quello vero, e della metafora che nel viaggio, in tutti i viaggi, possiamo rintracciare. E quello che avevamo di fronte era un viaggio da affrontare, con tutte le sue difficoltà e asperità, nel quale bisogna a volte tornare indietro per percorrere nuove vie, diverse da quelle che si è percorso in precedenza.
Abbiamo provato a dare un senso a questo matrimonio, cosa che tante volte non avviene in molti matrimoni pervasi dall’ansia del consumo che impedisce di andare al fondo delle cose e dei sentimenti. Un modo di celebrare il matrimonio che non pretende di essere un modello o un’alternativa, che abbiamo condotto consci della delicatezza che la diversa abilità degli sposi richiedeva. E credo che, in questo siamo riusciti a non escludere nessuno perché che tutti ci siamo sentiti partecipi e non soltanto ospiti. E’ stato un modo per dare al rito del matrimonio, sempre a rischio di autoconsunzione, una serie di contenuti fondati sui sentimenti e sulle emozioni. Ci siamo riusciti? Credo di sì e credo che al di là delle nostre sensazioni e dei nostri pensieri spetti ora agli sposi raccontarci come hanno vissuto questo momento e come intendano continuare a viverlo. Sono in viaggio di nozze – offerto dalla coreografa di nuova specie Mila -, presto torneranno. Proveremo a chiederglielo, cercheremo di capire. E’ proprio vero. Il viaggio non finisce mai.
Lucia
P. S. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questa festa e al capostipite Mariano.