Pedaso (FM), sabato 26 settembre 2015.VI° PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”.SECONDO GIORNO.
VI° PROGETTO
“LA FINESTRA DI BABICH.
DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA:
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE”.
“LA FINESTRA DI BABICH.
DALLA MISERIA ALLA GRANDEZZA:
LA TENEREZZA DELLE TENEBRE”.
SECONDO GIORNO.
Iniziamo presto… un gruppo di audaci mattiniere, gambe in spalla, decide di incontrare questa nuova giornata al sorgere del sole, lo sguardo all’orizzonte e i piedi in marcia ed ecco il sole spuntare dal mare, “L’alba è già qua”. Ci accompagna il profumo della natura, che qui rigogliosa si affaccia sul mare.
Tanta la varietà di fiori e foglie! Mafalda li raccoglie in un bouquet e prima di cena ce ne fa dono, emozionata e in punta di piedi. E’ un pensiero per tutte noi ma anche per lei che così può esprimere la sua grandezza in maniera creativa, grandezza di cui spesso perdiamo traccia impegnate come siamo a vomitare, come un fiume in piena, il negativo che nelle nostre storie abbiamo attraversato, subito, generato.
Uno spirito creatore è anche questo, saper generare vita, novità, bellezza laddove la nostra storia e la rabbia, il dolore e la diffidenza che ne derivano ci vorrebbero conclusi e arenati nella morte, nel già conosciuto, nella brutta copia ridicolizzata di noi stesse.
E’ ora di iniziare le attività, ma quando ci raccogliamo nel cerchio i tanti bisogni emergono diversi e in direzioni opposte. Come frecce impazzite ognuna tira verso la sua direzione ma il gruppo non è questo, per procedere nel fare gruppo e viaggiare, anche in questo Progetto, occorre smussarci e farci da freccia… treccia.
L’angolo alfa, una pennellata di sano maschile ci viene in aiuto facendoci riconoscere i nostri spigoli e invitandoci a sciogliere le nostre rigidità anche fidandoci. Come un argine permette all’acqua dirompente di scorrere, acqua che altrimenti, lasciata senza un confine, strariperebbe facendo prevalere il suo potere distruttivo anziché la sua capacità di plasmare, scavare, bagnare, rendere fertile.
Ogni punto di vista, ogni bisogno, ogni istanza, ogni stato quiete, seppur importante per noi, va inserito nello stato quiete del gruppo tutto che racchiude lo stato quiete di tutte noi.
Questo caos ci spinge a procedere raccontando ognuna il proprio stato quiete. I racconti fanno eco nelle pance di noi compagne di viaggio, i racconti risuonano e si moltiplicano facendo emergere un ampio fondo comune.
Alcune di noi esplorano il pozzo delle proprie miserie, miserie e macerie lasciate dall’incontro senza scambio profondo con l’altro sesso.
Figure maschili che hanno lasciato il segno in ognuna di loro. Padri e nonni da cui il nostro corpo di bambine si è sentito invaso o ancora bambine non accolte e non visitate ma aggredite fisicamente.
Bambine che gridano un’infanzia in cui non hanno potuto essere figlie ma, come collante o cuscinetto per relazioni di coppia sfilacciate o inesistenti, sono state richiamate a ruoli di responsabilità, a madri e mogli di padri bambini o fratelli orfani.
Chi avrebbe dovuto proteggerci, visitarci, accompagnarci ci ha tradito facendoci perdere la fiducia… in noi stessi, negli altri, nella vita.
E’ ora di pranzo e anche se i nostri pancini sono sazi di emozioni la cucina ci aspetta profumata di menta e basilico.
Grazie a Barbara il pomeriggio inizia con melodie e danze popolari balcaniche, i nostri piedi si muovono sul prato. L’analogico si ricarica e il movimento ci predispone a riprendere alleggerite.
E’ ora di tessere insieme la teoria sul fenomeno vivo e le immersioni della mattina.
Seppure cariche, le difficoltà a passare dal fenomeno vivo alla teoria si fanno subito sentire; pur avendo due unità didattiche da applicare come griglie di lettura alle immersioni del mattino, Piramide e Graal, fatichiamo a ripartire.
Seppure cariche, le difficoltà a passare dal fenomeno vivo alla teoria si fanno subito sentire; pur avendo due unità didattiche da applicare come griglie di lettura alle immersioni del mattino, Piramide e Graal, fatichiamo a ripartire.
Riconoscere la nostra parte saggia, riscoprire il nostro albero della conoscenza, la nostra capacità di conoscere la realtà per trasformarla in qualche modo vuol dire tradire le nostre parti infantili e abbandonare la logica degli opposti in cui se sono figlia non posso essere anche e nello stesso tempo madre per altre parti, quella logica in cui dove c’è tenebra c’è solo tenebra e mi nego di vedere anche ciò che già posso vedere o che mi sta portando alla luce.
L’Home Life, illustrataci da Barbara, ci dà occasione per riconoscere le nostre case interiori…
L’Home Life, illustrataci da Barbara, ci dà occasione per riconoscere le nostre case interiori…
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Home Life |
A fine serata la conclusione delle nostre conduttrici…
Per Giovanna bisogna ripartire dal rapporto con noi stessi che si costruisce ribaltando tutto quello che la religione ci ha trasmesso: gli obblighi – doveri, di ciò che è giusto o non giusto fare di come bisogna essere: umili, svalutate per essere considerate buone madri, mogli, figlie.
E per costruire il rapporto con noi stesse bisogna imparare ad affidarsi alla vita. Bisogna partire dal rapporto con noi stessi per poi arrivare al globale massimo.
Marinella aggiunge, riportando sulla Piramide e Graal, quello detto da Giovanna: come si fa a costruire il rapporto con noi stessi? Basta osservare gli “anticamente abili” che rispetto a noi utilizzano, anzi si esprimono solo con i codici più profondi. Più noi viviamo la vita con tutti i codici, di più ci avviciniamo all’ontologico e quindi alla metastoria (“meta” = al di là; storia da “id tor” = cioè che è visibile).
Il codice ontologico è la FIDUCIA.
Dobbiamo iniziare a fare le cose partendo da noi,
f i d a n d o c i che quello che facciamo, quello che sentiamo, è la cosa più giusta per noi.
Mariella, Mafalda, Graziana.