Martinsicuro (TE), martedì 5 maggio 2015. SEMINARIO SUL COSIDDETTO “AUTISMO” E SUI MECCANISMI AUTISTICI. Primo pomeriggio.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS



Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia
SEMINARIO
A MARTINSICURO.

“AUTISMO:
UN APPROCCIO GLOBALE
A PARTIRE DELLA VITA”.
A Martinsicuro in provincia di Teramo, si è tenuto un seminario di due giorni relativo al Mutamento antropologico e al disagio diffuso e più particolarmente al tema dell’AUTISMO, sulla scia di quelli che ci sono stati nei territori di Emilia Romagna, Marche e Puglia, percepiti come momenti fondamentali d’intreccio e confronto
Apre i lavori la Presidente dell’Anffas, prof.ssa Danila Corsi, la quale spiega il senso del loro lavoro con le persone disabili, anzi “anticamente abili”, come li chiama il Dr. Loiacono, ideatore del Metodo alla Salute e del Progetto Nuova Specie. 
Il prendersi cura è uno scambio, mentre essi si prendono cura dei loro ragazzi, ospiti del centro, sono i ragazzi stessi che si prendono cura degli educatori, insegnando ogni giorno che ci sono delle cose che contano e vanno perseguite strenuamente mentre ci sono altre cose che non contano e producono disagio
Non si conosce un percorso migliore di un altro, ma possiamo prendere qualcosa di buono o criticarlo, il pensiero è quello di perseguire passi migliori attraverso le conoscenze e la capacità di restare saldi al proprio posto e voler fornire sostegno a chi ne ha bisogno, crescendo nella capacità di guardare a noi stessi e agli altri in una mutua rete di auto-aiuto. La volontà di conoscere e di conoscersi e di confrontarsi in una rete creando accoglienza è il fondo che accomuna e dovrebbe accomunare tutti gli operatori. Oggi siamo qui per questo. Buon lavoro! 
La parola passa a Leonilde Maloni, anch’essa insegnante, la quale porta il discorso sull’importanza per gli operatori scolastici della comunicazione interpersonale ma non è così nella vita quotidiana e l’avere qualcuno che ci ricorda l’autenticità, ci aiuta. Sono necessari incontri con approcci che mettono in relazione chiunque lavori con il disagio, c’è il bisogno di riscrivere alleanze per non far fatica a rispondere di fronte alla complessità del disagio
L’intervento del Vicesindaco Debora Vallese, riconosce che la normalità non esiste. Essere normali a chi o che cosa?… Riconoscere e saper parlare è fondamentale, se non abbiamo le chiavi per parlare noi non possiamo intrecciare. I bisogni di un’altra persona sono i nostri e conoscerli è fondamentale per fare il lavoro di insegnanti, educatori, genitori ed amministratori.
Ognuno di noi deve poter fare formazione e informazione. Gli alunni delle nostre scuole, sono tutti portatori di culture, etnie diverse e convivere con tutte queste molteplicità in spazi limitati con orari routinari può divenire un problema se non si fa una vera integrazione. I metodi possono essere o tutti giusti o tutti sbagliati dipende dall’occhio o dalla mano che li mette in campo. 
Paola Pari Presidente dell’Associazione alla Salute Abruzzo. Saluta e ringrazia i presenti e passa la parola a Maria Letizia Fanesi, Sociologa e operatore del Metodo alla Salute, metodo innovativo e sperimentale attivo già dal 1977 del Dr. Mariano Loiacono.
Maria Letizia ci dice che la parola “disagio”, etimologicamente significa “allontanarsi dall’agio”, il disagio può essere sintomatico e la medicina tradizionale si presta a risolverlo con i farmaci. C’è poi quello asintomatico, dove il familiare che presenta il sintomo è la manifestazione di quello che la famiglia presenta a più livelli. Le persone stanno male, questo è il punto di partenza.
Il Metodo alla Salute è una strada per andare al di là del disagio. Ci riguarda tutti, noi abbiamo la possibilità di fare qualcosa per stare bene, “salus”, dal latino che vuol dire salute, salvezza, significa ritornare ad essere interi e non frantumati. 
Martino Colicchio, educatore domiciliare e scolastico, racconta che la sua esperienza come educatori domiciliare gli ha dato la fortuna di poter seguire i ragazzi in ambito familiare e di avere in questo modo un quadro più globale, che gli ha permesso di riconoscere meccanismi e parti sue attraverso la relazione con i cosiddetti “autistici”. Egli introduce l’argomento focus del convegno-seminario, l’AUTISMO, e ne parla definendoli meccanismi autistici perché in un meccanismo ci si può riconoscere un po’ tutti, appartengono al Fondo comune
Ma chi sono gli autistici o “autisti”, come li chiama il Dr. Mariano Loiacono, secondo un approccio più globale e vicino alla vita? Sono, individui dotati di una sensibilità estremamente precoce e acuta, cresciuti in contesti in cui mancavano le condizioni per il crossingover, il vero motore della crescita. Individui, che nei primi anni di vita o già durante la gravidanza hanno sentito l’assenza di codici profondi attorno a loro, i tagli del corpo e delle emozioni della famiglia d’origine, il peso eccessivo del razionale
Il crossingover consiste nel sapersi distinguere e nel poter scambiare su tutti i codici. Per stare in salute dobbiamo avere tutti e quattro i codici. 
Cos’è il Crossingover ? E’quel meccanismo che avviene durante il processo della meiosi quando si vanno a formare i gameti. Essi, prima di separarsi, si distinguono, uno davanti all’altro, poi s’intrecciano. Ecco come la vita fa discendenza, cresce, cambia e si evolve. Man mano che questo processo avviene il Graal alla Salute che contiene tutti i codici della vita, si trasforma, si struttura continuamente. 
C’è poi la funzione specchio: tutti più o meno accettano delle funzioni specchio, accettiamo delle funzioni parziali graduali. Cosa succede quando ad un ragazzo viene diagnosticato l’autismo? Essi non si possono specchiare perché hanno rifiutato lo specchio, sono importanti le storie delle persone. E’ da lì che bisogna partire e ripartire, non devono essere tralasciate. Se l’individuo è l’espressione della vita molto sensibile e se l’individuo si vive la minaccia dell’esterno, già da piccoli essi rifiutano. Talvolta sono bambini lenti, questo è un valore, che noi non rispettiamo o facciamo fatica a rispettare perché i nostri tempi sono diversi. I ragazzi che ci fanno rallentare ci aiutano. E’ importante la specificità di ognuno.  
Martino ci ricorda inoltre, un parallelismo usato dal Dr. Mariano Loiacono, tra il bambino autistico e Alfredino, il bambino caduto nel pozzo di Vermicino negli anni ’80, per farci capire a che profondità dobbiamo scendere per ripescare gli “autisti, come li chiama lui e soprattutto, quanta devozione e delicatezza sono necessarie. I tentavi grossolani di salvarlo dal pozzo artesiano dove era caduto, crearono nuovi ostacoli e peggiorarono la situazione. Furono privilegiate metodologie più invasive e d’impatto mentre furono trascurate le soluzioni che invitavano a tenere maggiormente conto della natura del terreno circostante. La sua morte fu un vero shock e costrinse il paese a interrogarsi. Mariano ha paragonato il pozzo in cui è caduto Alfredino a quello in cui sprofondano gli “autisti” nutrendosi dei propri codici e scavando il terreno sotto i piedi. Tanti bambini autistici, passano infatti, da una fase molto aggressiva che testimonia che non si sono ancora rassegnati alla morte percepita attorno a sé a una voglia di lottare che spesso viene spenta agendo sugli aspetti comportamentali attraverso un addestramento su quello che è giusto o sbagliato socialmente. La caduta finisce così rapidamente nelle frantumazione e nella “non-vita” in cui si fermano. Un’autarchia senza codici e senza Metastoria in cui il senso del viaggio della vita e del cambiamento è scomparso. Gli interventi grossolani e invasivi dei soccorsi non ricordano forse quelli della medicina che non tiene conto del contesto e del globale in cui è collocata l’esperienza degli autisti? Sondare il terreno circostante non può significare conoscere la storia dei codici delle famiglie d’origine? Giungere in profondità senza avere gli strumenti giusti non può rivelarsi poi una fatica inutile? Ecco, che la tragedia di Vermicino ci ha aiuta ad inquadrare meglio la condizione degli “autisti”, a vedere quanti aspetti dovremmo considerare a diversi livelli di profondità. Se si fa muro con l’esterno, il crossingover non avviene.
I codici della vita si strutturano in modo ascendente, ma il ragazzo autistico cresce in modo destrutturato, non ha i codici. Il bambino sensibile sente quindi di non poter essere nutrito profondamente dalle relazioni che sperimenta e inizia a cibarsi dei propri codici. Si chiude verso l’esterno, si “cannibalizza”, si nutre del proprio codice analogico e bio-organico scavando un pozzo dentro di sé che lo porta a sprofondare, a raggiungere una sostanziale autarchia in cui i bisogni scompaiono. In quest’ottica, l’insorgere di stereotipie o la compromissione del linguaggio verbale rappresentano una conseguenza perfettamente coerente in quanto espressioni di un simbolico povero
Cosa succede a quest’individuo sensibile che rimane di qua dal muro? Cosa succede dentro e fuori di sé? Il bambino dietro il muro, vive dentro sé un’ansia soffocante, ansia viene da “angustus”, stretto. Lo sguardo si scollega, è perso nel vuoto, c’è uno scollamento, qualcosa s’è rotto. Vive il fallimento del rapporto con l’esterno, dentro sente che sta sprofondando. Ecco dunque la fase dell’aggressività con gli altri o con se stessi, che altro non è che un sintomo… “Mi vedi?!? Io mi sto perdendo”! Nel DSM V i sintomi con cui si fanno le diagnosi comportamentali li ritroviamo qui. Non sintomi ma fasi di un ciclo vita-disagio (morte). C’è un deficit nella reciprocità socio-emotiva. Non si riconoscono più le emozioni, si sente che l’esterno non ti cambia niente, e si ha una frantumazione psicotica che non fa trasmissione e non crea discendenza. Il bambino “autistico”, ha rinunciato a fare crossing over con l’esterno però comincia a fare crossing over con se stesso. Ma cambiamo punto di vista, dice Martino, e proviamo a vedere il tutto con un’altra prospettiva, dinamica e tecnica insieme. Una prospettiva DIN-TEC, dove “dynamis” è la forza vitale e tecnica deriva da “techné”: Tecnica  e Dinamica, Ordine e Caos, Procedure standard e Svolgimento creativo, Tempo cronologico (Chrònos) e Tempo favorevole (Kairòs), Setting definito e Setting variabile, Distacco e Coinvolgimento, Prevenzione/esclusione del negativo e Inclusione del negativo/code storming, Definizione di obiettivi specifici e Globalità di fattori/inedito… Anche il negativo è importante e la contestazione è una fase che ritorna. La tecnica, il ruolo, le regole, impongono autonomia sono tutti parti importanti ma le radici sono la dinamica, l’inedito, quel qualcosa che si crea senza (una) tecnica. C’è una parte nostra che deve stare in dinamica. E’ un ciclo ma non si torna mai allo stesso punto, si guadagna sempre qualcosa. 
I ragazzi cosidetti “autistici” ci spingono noi a lavorare sui nostri codici, dobbiamo trovare noi la modalità per stare bene con loro, ci spingono a sviluppare il codice ontologico. Distinguersi è un processo di crescita, chi sono io? 
Qual è il mio punto mitotico? IO SONO, è la parte che deve rimanere distinta, ma c’è anche la parte che si deve mettere in gioco, in dinamica. Ottica della vita come un viaggio. Nel feedback finale alcuni insegnanti riportano le loro esperienze, le loro difficoltà dimostrandosi convinte dell’importanza delle emozioni a scuola ma anche denunciando il fatto che sia i presidi e che i rappresentanti delle agenzie educative, come loro, avrebbero bisogno di un corso di aggiornamento in questa materia. 
Martino conclude dicendo che il disagio è diffuso ormai e non appartiene solo ai giovani, ma anche agli adulti e alle istituzioni. E’ importante fare un percorso personale proprio per conoscere noi stessi osservando e guardando con altre lenti la sofferenza degli autistici, in modo da spingerci ad andare più in profondità, ad affinare i nostri strumenti, ad includere la loro vita in globali sempre più ampi, ed ad allargare così i nostri orizzonti sulla vita stessa.

Milena

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