Pedaso (FM), domenica 7 giugno 2015. PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”. SETTIMO GIORNO.
“LA FINESTRA DI BABICH”.
PROGETTO DI CONVIVENZA
VII° giorno: BILANCI.
E’ una giornata di sole come quelle che ci hanno accompagnato in questi giorni di progetto, ma oggi c’è un’atmosfera diversa, quasi come se avessimo bisogno di più tempo per rimanere in questa dimensione in cui cominciavamo a sentire quella piccola parte nascente di noi ancora da proteggere, quasi come se non fossimo pronte a incontrare un esterno, quasi come se ci sembrasse una invasione.
Infatti, a Pedaso, la bellissima casa aperta di Donatella, ha ospitato 80 persone, che sono venute li come ad andare a visitare un bambino appena nato, per farci festa perché, come ha voluto sottolineare Raffaele, la festa per quello che siamo e per le nuove parti che riscopriamo di noi stessi spesso non siamo abituati a viverla e tendiamo a rimanere chiusi nel nostro vissuto invece di aprirci verso un esterno che ci faccia transitare.
Ecco invece, oggi, con l’aiuto di tre conduttori speciali Raffaele, Francesca e Ekaterina, vogliamo dare valore a questa settimana di grandi miserie ma anche e soprattutto la nascita di delicate sfumature di noi stesse, del nostro originario, che sottolineano la grandezza della nostra scintilla metastorica legata ad un ontologico che ci unisce tutte…
Ecco.
Allora la sorellanza da cosa scaturisce: da un sentirsi unite in una parte nostra che ci rende vive, che ci fa sentire le radici di noi stesse immerse nelle parti nostre più profonde, che riusciamo a esplorare solo quando abbiamo un contesto attorno a noi che ci da la possibilità di ascoltarci nel nostro dolore e nella nostra parte vitale.
I conduttori iniziano questa giornata di festa accogliendoci, noi tutte con la nostra coroncina bianca fra i capelli, simbolo del potere che abbiamo di scegliere o rifiutare di essere la cosa più preziosa per noi stesse, cioè il proprio “originario” quello che “solo io sono”.
Con una musica di festa balliamo tra di noi e con chi è venuto a festeggiarci per poi ascoltare insieme strette strette il Magnificat cantato da Mina e Todo Cambia cantato da Mercedes Sosa, pezzi musicali che ci hanno accompagnato nei momenti più profondi per tutta la settimana.
Iniziamo a raccontare, una dopo l’altra per il piacere di informare i nostri parenti e amici, quello che lo spazio solo nostro ci aveva fatto vedere e sentire di noi stesse …. sempre nello stesso giardino, tra gli alberi in cerchio, il mare e il cielo all’orizzonte che ci hanno fatto da utero giorno dopo giorno tra dolori e consapevolezze … ancora li a raccontare di noi davanti alle tante persone che sono venute ad ascoltare.
È stato un momento di condivisione importante per aiutarci a ritornare, il giorno dopo, al nostro quotidiano, si sa che dopo una convivenza intensiva come il progetto la Finestra di Babich il ritorno al proprio ordinario diventa faticoso, talvolta è importante potersi raccontare per trovare un nuovo modo di stare nella vita di tutti i giorni, per riuscire a far crescere quelle parti neonate che durante la convivenza abbiamo solo intravisto, per continuare anche con l’aiuto di chi è a casa a far emergere e crescere il piccolo semino che abbiamo piantato.
Al pomeriggio sono stati importanti l’intervento di Eka e MariaGrazia che hanno ripreso la base teorica che ci ha accompagnato durante la settimana dando un significato più profondo al nostro raccontarci nelle esperienze che avevamo vissuto. Teoria che parte dal fenomeno vivo e che ci fa riscoprire e riconoscere parti importanti.
L’intervento di Raffaele ha dato un punto di vista più globale rispetto alle consapevolezze raggiunte, creando le premesse per concepire un embrionale insieme femminile-maschile.
E’ stato importante riconoscere, attraverso le sue parole, che oggi è essenziale creare contesti devoti (grembi/uteri) che facciano concepire e crescere parti inedite di ogni essere umano, cioè gravidanze a cielo aperto dove ognuno può essere protagonista.
Infatti, pur avendo genitori biologici sufficientemente buoni, oggi si fa fatica a crescere e spesso rimaniamo bloccati.
Purtroppo il senso della famiglia cambia continuamente, il senso della coppia cambia, le stesse istituzioni sono in crisi e non riescono ad essere più contesti devoti in grado di farci riprendere il viaggio della vita.
Nelle nostre storie non ci sono stati grembi devoti che ci hanno accompagnati a crescere.
Oggi, per arrivare a percepire il proprio originario (specificità) è necessario che ci siano grembi/ uteri che ci aiutino a svelare e sciogliere i blocchi storici che ognuno di noi ha dentro.
Attraverso questo punto di vista riconosciamo quanto è bello essere grembo per altri e che altri siano grembo per noi.
In questo il Progetto Nuova Specie dimostra che ognuno di noi, che sia donna o uomo, può contribuire a fare “Gravidanze Metastoriche” per creare modi e ambienti che spingano e accolgano il cambiamento.
“Oggi le gravidanze di crescita a cielo aperto le possono fare tutti”.