Fortino S. Antonio – Bari, 25 febbraio 2015.IV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 

Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggi
Associazione alla Salute Bari
LA FONDAZIONE NUOVA SPECIE:
UNA NUOVA SOLIDARIETÀ PER LA CRESCITA DELL’INDIVIDUO E DELLE COMUNITÀ TERRITORIALI.
Bari. Terra che guarda verso il mare. 
Verso quell’Oriente dove nasce il sole. 
Qui, fin da quando nasci, ti sporchi del caos, delle contraddizioni, di quel calore che è insieme colore e rumore, musica che accoglie e culla ma anche rumore che assorda e distoglie. 
Di qui in tanti sono partiti, qui in tanti tornano.
Quest’anno è proprio qui che vogliamo festeggiare la Fondazione Nuova Specie. É l‘Associazione alla Salute Bari ad organizzare questa giornata.
Non è una festa tradizionale. 
Questa festa ha in sé i segni tangibili della transizione, di un volto che cambia, di un tempo che si scioglie in uno che lo segue, di un vecchio che non è più e di un nuovo che non è ancora. 
Come un organismo che si affaccia ad un’altra tappa di crescita, le sembianze sono fluide, sfumate, liquide. Gli opposti giocano, si rincorrono, a volte danzano, a volte si scontrano. È il viaggio di ogni entità viva e reale. È il viaggio di ognuno di noi.
Siamo al Fortino Sant’Antonio. Un fortino in qualche modo è una fortezza, una struttura di difesa e protezione a qualcosa che è prezioso. Ed è proprio così, oggi tra queste mura celebriamo qualcosa che è prezioso. Per ognuno di noi, per la storia della vita, per il procedere di chi non si arrende alla stanzialità ma che è ancora in cerca di nuove rotte verso terre e cieli nuovi.
Arriviamo sotto una pioggerellina, quasi un segno benedicente, una presenza delicata di “Sora Acqua”  che bagna le nostre parti terra arida e che ci indica che spesso alla vita serve che dall’alto torniamo alla terra per renderla e renderci fertili, ammorbidirci. Oggi c’è anche Frate Vento“, il mare è in tumulto, come il cambiamento che rimescola le nostre acque, a volte dolcemente, a volte potente e deciso. Gli antenati sembrano accompagnarci spingendoci a “stare dentro”.
Oggi è il compleanno di Mariano. In un cerchio aperto verso l’orizzonte levantino, lo celebriamo con dei pensieri
Ci accompagnano i suoni profondi del didgeridoo, ce li regala lo “spirito-soffio” sensibile di Francesco. Il suo suono è dolce e potente, smuove e accarezza la pancia e quasi sembra riconnetterci ad una vibrazione unica, universale, originaria. 
Il mare solcato da Mariano in tutti questi anni si sente tutto, circola tra di noi come un’energia sacra, solenne, che provoca al risveglio e alla liberazione del nostro “spirito creatore”. I suoi occhi portano traccia di tutto l’osservato e contemplato; la vastità che esprimono quasi dà vertigine
Arrivano pian piano i partecipanti alla giornata, reduci da viaggi più o meno lunghi…eh beh, abbiamo ospiti da tutta Italia! Gli riserviamo un’accoglienza calda e gustosa con “popizze” di benvenuto, tipiche frittelle bagnate, o meglio “sponzate” nello zucchero, preparate da due “massaie” che aggiungono un po’ di folklore tra un colorito dialetto e un pentolone di olio fumante…
Oggi è anche giornata aperta al confronto e tentativo di intreccio e scambio col territorio e le istituzioni locali.


Si apre il Convegno dal titolo “La Fondazione Nuova Specie: una nuova solidarietà per la crescita dell’individuo e delle comunità territoriali”.
La Fondazione Nuova Specie è già un modello di buone prassi che, ormai da decenni, opera nella sanità e nel sociale con una importante opera di prevenzione e di sostegno alla crescita-non frantumazione dell’individuo.  
Una festa è anche un rito
Un rito, come ci ricorda etimologicamente la radice “ri”, è anche un passaggio, un mettere insieme e celebrare una identità che già è, la terra che ha già percorso e conosciuto un organismo-entità e individuare il nuovo porto verso cui può ancora andare e spingersi e le opportunità che dalle nuove rotte, dai nuovi passi possono nascere. 

Inizia il convegno, si aprono i lavori. 
Dopo il benvenuto e i saluti delle Istituzioni, in un arcobaleno di interventi, per argomento, stile e inflessione linguistica regionale, raccontiamo per parole e immagini qual è l’impegno concreto della Fondazione Nuova Specie: 

attraverso il G.E.I.P.E.G. (Genitori Educatori Insegnanti Progetto Evolutivo-Globale), nella scuola, nell’accompagnamento alla crescita e allo sviluppo, all’integrazione delle nostre parti-“codici”, ovvero simbolicorazionale, analogicofisico, biorganicoemotivo, e al sostegno-formazione delle famiglie, degli educatori, degli insegnanti

attraverso le Convivenze Intensive(Conv.Inte.), progetti di convivenze intensive con l’obiettivo di tornare all’intero delle nostre parti, riscoprire-scoprire-rimettere in viaggio ciò che di noi può essersi fermato, incantato, congelato, armonizzando il nostro insieme Femminile-Maschile

attraverso il Centro Documentazione Nuova Specie che si occupa di raccogliere la memoria storica per garantire e tramandare un archivio di tutta la ricerca scientifica e antropologica frutto di questi anni di immersione e lavoro e tanto altro ancora.

Potrebbe essere un buon momento di confronto e scambio tra gli addetti ai lavori e con le Istituzioni. Oggi, più che mai che l’offerta delle Istituzioni tradizionali è spesso insufficiente e inadeguata a rispondere ai bisogni emergenti di una folla disorientata e che in tanti casi perde il senso e il piacere della propria esistenza, sarebbe importante fondere le esperienze e gli stili, sinergizzare le forze e creare contesti in cui occuparsi dell’individuo nel suo essere speciale e irripetibile; dei contesti in cui non ridurre, preoccuparsi e occuparsi della malattia-morte ma invertire il punto di vista partendo dalla potenza che ognuno di noi originariamente era e che può esprimere, mettere in circolo e far esplodere. E non tornerebbe più questo al mondo in termini di energie, risorse, molteplicità? 

Il Progetto Nuova Specie è ambizioso, per certi versi irriverente e strano nella sua semplicità e “naturale scientificità“. Ahimè, anche stavolta è stato complesso rianimare la verve collaborativa e di scoperta delle istituzioni; ahimè, anche stavolta l’apertura e il piacere di incontrarsi e conoscersi ha camminato spalla a spalla con la diffidenza e l’autarchico senso di pienezza che basta a se stesso e ama riferirsi e specchiarsi solo in se stesso. 
Bella invece è stata la presenza degli addetti ai lavori, in particolare della referente della Cooperativa A.L.I.C.E., che ha aggiunto al coro una voce viva e schietta.

Il pubblico segue incuriosito, alcuni pur ascoltando attenti restano ai margini, altri, riconoscendosi in alcuni vissuti testimoniati, si commuovono e ci regalano la loro emozione.
È bello ascoltare le domande incuriosite di alcuni a fine convegno.
Le porte chiuse non sempre sono un fallimento, una sconfitta. A volte stanno semplicemente ad indicarci che altrove c’è una strada più adatta a noi. 
Oggi questo convegno mi parla di questo.       

È tempo di privilegiare chi ha voglia e apertura, chi ascolta e, sentendosi mancante, conserva una particina vuota e libera e, pur avendo incontrato terre fertili, si spinge oltre quel che gli è già noto.
È ora di pranzo, la pioggia ritorna e stavolta più forte. Bontà vegane e una tavola imbandita di dolci ci coccolano i sensi.
Oggi è anche il compleanno di Marinella che, per l’occasione, si è fatta il regalo più bello, la sudata e sognata laurea in Psicologia, primizia anche di un lungo percorso.

Ci aspetta un pomeriggio alla scoperta del borgo antico, di “Bari vecchia, qui si chiama così. 
“Sora Acqua” ci dà tregua, la pioggia si attenua pian piano. Smette di piovere e noi ci disperdiamo tra viuzze e viottoli accompagnati dalle guide che, con aneddoti e detti in vernacolo, ci sanno incuriosire a quest’antica cittadina al di qua delle mura.
Camminiamo, i passi sulle “chianche” e gli sguardi al cielo. 

Si fa sera, ci salutiamo, ognuno torna alla sua terra, dalla Muraglia lo sguardo va all’orizzonte che si perde nell’imbrunire.
L’orizzonte che è prospettive, spazio ampio in cui puoi perderti e ritrovarti infinite volte.
E chissà come e dove ci ritroveremo alla prossima festa…

Graziana

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