“Casa Madre” (FG), 14 febbraio 2015.D-DAY ovvero DINA-DAY!

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Prefettura di Foggia

UNA GIORNATA PARTICOLARE: DINA-DAY

Aspettando Dina, Marco – uno dei conduttori del D-Day – inizia ascoltando Mila, chiedendole come sta e con che stato quiete si presenta.

Intanto arriva Dina, come sempre con grande eleganza, dei capelli impeccabili e con in mano un grande pacco di forma rotonda, tipo un disco, però un po’ più grande.
Però, questa volta, in lei ho notato un’espressione diversa, più solare, come se il suo sguardo e il suo viso erano immersi in sè stessa, a differenza di tutto il resto.


Marco inizia semplicemente con la fase dei pensieri, mettendo una canzone proposta da Ruggero, “Quelli che ben pensano”… per poi introdurre un secondo pensiero o anche chiamato “il suo pensiero psicotico di Aristotele“:

“Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo solo facendolo”.

Passiamo alla fase successiva delle comunicazioni, in cui Gioele, un altro dei tre conduttori del D-Day, comunica e presenta i collaboratori tra cui: Linda che sostituisce Grazia, quindi si occupa della raccolta dei soldi, Marco Masullo che deregistra gli atti e Marco Zappatore che fa il tecnico, sostituendo Gioele.

Successivamente Grazia racconta dell’evento “IL SAPORE E IL SAPERE DEL CORPO”, che si terrà domani a Troia, esprimendo anche una profonda delusione da parte dell’esterno, perché le persone spesso sono cieche davanti l’impegno e l’amore con cui Grazia organizza gli eventi.

“I vortici” di Escher
 Gioele, approfittando del momento, spiega a Grazia e al resto del gruppo, attraverso le due unità didattiche “I vortici di Escher” e il “Pira-Graal, come è difficile in queste occasioni cercare di non farsi influenzare dai vortici degli altri, ma soprattutto riuscire a non sprofondare nei nostri. 
Poi Gioele e Marco presentano la Locan-Dina, facendo una entrata meravigliosa, arrivando dalla porta con un sottofondo di conquista, con una padella in testa e una mazza in mano. Rappresentano lo Sbarco in Normandia da parte degli Americani, ribattezzata NormanDina, spiegandoci che, in fondo, siamo tutti come i Francesi, cioè che ognuno di noi vorrebbe che degli Americani invadessero la nostra NormanDina, quindi le nostre profondità.
 
Inaspettatamente suona il campanello della porta, “Chi sarà?” fa la sua comparsa Luigi Ricci, il terzo figlio di Dina, dicendo che non aveva tempo e spiegando che era venuto solo a salutare, pensando che si stesse svolgendo il Compleanno alla salute di Dina.


Dopo che Luigi saluta la madre e ringraziando tutti se ne va, Gioele e Marco continuano chiamando Lucia e Daniela, chiedendo loro un po’ di farsi raccontare come fosse nato il D-Day.

 
Gioele poi presenta lo slogan dell’evento:
– Che cos’è la teoria?
– Lo stare fermo, che crea movimento.
– E come lo facciamo questo?
– Bisogna togliere il movimento che ti tiene fermo.
 
Dopo aver fatto la pausa e aver mangiato dei meravigliosi dolci e gli immancabili panini con la “Gioccolata“, si riprende con la canzone “Avast Siren” scritta e cantata da Giancarlo e Marco.

 
Nunzia poi incomincia a raccontare della giornata di giovedì, passata a visitare, con Daniela, Ripalta e Dina, la casa in cui Dina ha passato la sua infanzia, fino all’età di 8 anni, in particolare le giornate che passava ad aspettare il tramonto, per poi essere chiamata dalla mamma e rientrare in casa.


Gioele chiama Dina, facendola sedere sul tavolo e chiedendole di cercare di ricostruire i momenti che lei passava sul pozzo accompagnata dal tramonto.


Dina inizia con il raccontare due eventi in particolare, uno in cui racconta della madre che, dopo aver passato una giornata intera a riempire le bottiglie con la salsa di pomodoro, non riuscì a trovare gli ultimi quattro tappi. 

Passando di là il padre, inaspettatamente, accorgendosi della semplice mancanza di quei quattro tappi, riempì la madre di botte.

Nel secondo, invece, racconta di un incidente causato dallo zio, che investì un bambino  che abitava vicino  casa sua. Dina esprime una paura profonda raccontando che la famiglia di quel bambino aveva detto che si sarebbe vendicata, uccidendo un bambino della sua famiglia.

Quindi Dina si immerge in questa paura, raccontando, piangendo e singhiozzando, come una bambina  sofferente e mai vista e di quel continuo senso di morte e  violenza che respirava e viveva costantemente.
 

Gioele incoraggia e accompagna Dina a cacciare questi cazzo di invasori, questo senso di solitudine e di schiavitù di cui tuttora è succube.

In questa dinamica Dina piange e urla,  cercando di esprimere  la rabbia nei confronti dei genitori, in particolare del padre, in cui poi  Vincenzo M. interviene, sostituendo la figura del padre, cercando di accogliere e incoraggiare la rabbia di Dina.

Poi interviene Lucia T., che anche incazzandosi, chiede a Dina di smetterla con questo continuo sentirsi schiava e succube di una mentalità e dei vissuti che ormai appartengono al passato.
 

Successivamente interviene Giancarlo, l’ultimo figlio di Dina, che esprime anche la sofferenza di aver respirato questa parte conta-Dina, che si è involontariamente proiettata sui figli.
 

Chiedendole di incominciare a vivere finalmente di quello che solo lei è, che non appartiene nè alla Dina del passato e nè alla Dina del presente.

Marco e Gioele chiudono facendo teoria, attraverso La Ondanza”, dicendo che ognuno di noi, per ripartire, dovrebbe farsi attraversare e scivolare nella fase “diabolica”; per colpa del “Gra-Cum” del Villaggio-Mondo, Dina è riuscita solo a passare dallo “spettacolo” all’”obbligo-dovere” in maniera “psicotica”, non vedendo tutto il resto.
“Villaggio-Mondo” illustrazione di StefaniaD’Ares

Dina chiude con il fondo comune, facendo teoria sulla propria vita, incominciando dal suo arrivo al Metodo alla salute e cercando di teorizzare la violenza e la sofferenza della sua famiglia d’origine, in maniera armonica e per la prima volta armata di teoria propria.
 

Gioele e Marco lasciano spazio agli altri, facendo loro esprimere il proprio pensiero della giornata, anche con le unità didattiche, in particolare a Ruggero, il terzo conduttore del D-Day, che con il suo know-how è stato presente e indispensabile come sempre.
Infine il D-Day si chiude con l’inaspettato video di giovedì, ripreso da Nunzia e raccontato da Dina, fatto alla casa di Gaetano Q., il cugino, o anche la casa dove Dina ha passato la sua infanzia.
 
Ringrazio i lettori e il tempo che spenderete leggendo questo post, ma in primis Dina, mia madre, una donna che nonostante il possesso dell’albero della vita, sta incominciando a scoprire il suo meraviglioso, ma nascosto, albero della conoscenza.
 
Un Bacio,
 
Giancarlo Ricci


P. S. Anche la mia infanzia non è stata delle migliori, quindi la grammatica è illimitatamente incomprensibile però se volete sapere la verità non me ne frega un… Beep!

2 Commenti

  1. Anonimo

    Grazie Giancarlo.Avvincente racconto e giornata ed accompagnatori degni di una grande donna:Dina!
    mi chiedevo da un pò cosa ci fosse nel pacco che Dina aveva con sè quando è arrivata 🙂

    Veronica

  2. Unknown

    che bello! Bravissimo Giancarlo. Hai pure la qualità di saper raccontare storie. Complimenti…e se c'erano errori di grammatica io non li ho notati 🙂 Confesso che ho provato quasi un pizzico di invidia per non essere presente a questo sbarco che dalle parole di Giancarlo ho colto essere stato profondo e leggero allo stesso tempo grazie alla bravura di tutti e al bel mix tra quei mitici conduttori. Vi voglio bene. VIVADINA!

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