Rimini, domenica 25 gennaio 2015. I° RACCONTO TEATRALE GLOBALE: “LE PENNE DELL’ORCO”.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia

  I° RACCONTO TEATRALE GLOBALE:
“LE PENNE DELL’ORCO”.


Sono le 9:30 di domenica mattina e ci ritroviamo tutti alla Scuola di Danza Tilt a Rimini per assistere al Racconto Teatrale Globale “Le Penne dell’Orco, interpretato da Alberto Guiducci e Tiziano Paganelli.

Martino (Presidente) e Paola (Vice-presidente) dell’Associazione alla Salute ONLUS Romagna

Mentre aspettiamo gli ultimi ritardatari, i bambini e soprattutto chi si sente bambino viene invitato a stare davanti. Gli attori entrano in scena e lo spettacolo inizia.

La fiaba narra la storia di un Re ammalato al quale i medici, non sapendo a trovare una cura, dissero che come rimedio doveva prendere una delle Penne dell’Orco. Questo rimedio era però difficile da recuperare perché l’Orco era solito divorare ogni cristiano che gli si parava davanti.
 

Il più fedele e coraggioso dei sottoposti del Re si propone di andare. E’ l’inizio del percorso e l’eroe non sa chi o che cosa incontrerà durante il suo viaggio. Come ci ricorda Mariano è importante fare un salto precipiziale: un salto nel buio senza aver paura dell’ignoto. Infatti la prima cosa che l’eroe incontra è proprio il buio, cioè la confusione, che lo costringe a fermarsi. In questo caso l’eroe si ferma a una locanda dove il locandiere gli chiede di portargli una Penna dell’Orco e di domandargli notizie sulla figlia che non vede da tanti anni. L’eroe accetta e il giorno seguente riparte.

 

Il locandiere è solo il primo dei tanti personaggi che l’eroe incontra lungo il suo percorso: il barcaiolo, i due signori ben vestiti e i frati. Ognuno di essi chiede all’eroe di recuperare per loro una Penna dell’Orco e rispondere ad una domanda, proprio come aveva fatto il locandiere. I frati  donano all’eroe anche degli strumenti per affrontare la sua impresa: una candela e il mantello dell’invisibilità. Si raccomandano anche di presentarsi a casa dell’Orco a mezzogiorno quando ci sarà solo sua moglie che lo avviserà di tutto.
 
L’eroe infatti giunge a casa dell’Orco quando egli non c’è. Sua moglie, tenuta prigioniera per tanti anni, accette di aiutarlo in cambio della libertà. Prepara una cena molto abbondante per l’Orco che, appesantito, si mette subito a letto e lei con lui.
Durante la notte, la bella ragazza finge di dormire e strappa una delle Penne.

“Che fai? Mi spenni! – disse l’Orco.

– Stavo sognando…
– Sognavi?
– Sognavo quel convento laggiù. Da dieci anni i frati sono cosí cattivi, che non riescono piú a vivere assieme.
– Non è mica un sogno: è la verità, – disse l’Orco. – Quei frati sono cosí cattivi perché da dieci anni è entrato in convento il Diavolo vestito da prete.
– E cosa ci vorrebbe per farlo andar via?
– Bisognerebbe che i frati veri si mettessero a fare buone azioni. Allora s’accorgerebbero di chi è il Diavolo, – e cosí dicendo l’Orco si riaddormentò”. 

Fingendo di sognare, la ragazza riesce a strappare tutte e quattro le penne e ad ottenere le risposte che i personaggi avevano chiesto all’eroe di domandare all’Orco durante il suo cammino. Fino all’ultima… 

“Sognavo un locandiere che da tanti anni aspetta una figliola che s’è smarrita.
– Sognavi di tuo padre, vuoi dire. Perché sei tu la figlia di quel locandiere…”

Il mattino seguente, quando l’Orco esce di casa per andare al lavoro, l’eroe e la ragazza scappano. Si fermano da tutti i personaggi incontrati, dando loro le rispettive Penne e riposte fino ad arrivare al locandiere che, felice di rivedere la figlia, la propone all’eroe in sposa. Prima di farlo però, l’eroe ritorna dal Re per dargli la Penna che l’avrebbe guarito e chiedergli la licenza. Il Re, felicissimo per la notizia, gli raddoppia la ricompensa.

Tiziano Paganelli e Alberto Guiducci

Dopo i meritati applausi, i due attori vengono invitati a rimanere per il commento di Mariano, il quale dà valore ai due artisti che hanno saputo mettere in scena un racconto utilizzando strumenti molto semplici: prima di tutto l’immaginazione e poi nessun costume, nessuna scenografia, nessun particolare artificio.
 

Ha riconosciuto anche il valore della novità, ovvero che il fatto che due attori interpretano la fiaba in modo sempre diverso.

 

Mariano critica poi la distruzione del negativo che nelle favole culmina sempre col “vissero felici e contenti” o happy ending. La divisione bene-male è infatti un concetto infantile che non si adatta bene ad una visione globale di un racconto, come della vita. E’ infatti importante riconoscere il grande valore di guarigione e di verità del negativo: se non affrontato infatti, il negativo ci mangia. Nel caso del racconto, pur essendo l’Orco un personaggio negativo, è in grado di aiutare gli altri personaggi che l’eroe aveva incontrato lungo il cammino, rivelando loro anche delle verità che ignoravano: quello è il suo positivo. Il negativo poi presenta sempre dei punti deboli: nel caso dell’Orco è la donna di cui desidera la compagnia o la fame che viene saziata e calmata da una cena ricca. Ci sono quindi delle strategie per affrontare il negativo. Mariano ci ricorda poi che, il viaggio, lo si conosce solo facendolo, incarnandolo e che è importante ricordarsi del punto di partenza, della propria Itaca: l’eroe infatti, prima di sposarsi, torna dal Re per portare a termine il suo compito.

 

Il commento termina e, dopo una mattinata così intensa, ci spostiamo tutti nella sala adiacente per il pranzo dove viene festeggiato anche il compleanno di Paola
Un saluto a tutti i Vitonauti,
Lara G.

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