FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
QUATTROGIORNI DELLA
FONDAZIONE NUOVA SPECIE.
DUE OTTOBRE 2014:
NASCITA DELLA
COOPERATIVA “ANEMOS”.
CARATTERISTICHE E POSSIBILITÀ
DI UNA COOPERATIVA FETOGENETICA.
Prima che cominciasse la giornata del due ottobre 2014, non sapevo che sarebbe stato mio compito scrivere il post, quindi non mi sono dedicata all’ascolto con la predisposizione di una persona che deve prestare un’attenzione anche di “codice simbolico” all’evento.
Oggi quindi, per potervi raccontare ciò che è successo, ho necessità di ascoltare i file e piano piano di ricostruire la giornata. I file, che hanno fatto un giro lungo prima di poter arrivare qui a me, nella fredda Milano, si aprono con la voce di Raffaele, di Sandra, di Luca, di Lara che ridono, non so bene per cosa, ma ridono. Forse per la tanta emozione.
Vi chiederete perché vi sto riportando questo, per alcuni inutile, particolare. Perché per me non è inutile, perché mi emoziona, perché è una modalità semplice di dar inizio ad una giornata di auspicata Fetogenesi, di passaggio da tante realtà sparse su un vastissimo territorio, alla possibilità del “che tutti siano uno”. E le risate che si confondo, si fondono, mi piace vederle come l’inizio di un possibile “che tutti siano uno”, perché qualcuno diceva che la leggerezza abita nelle profondità.
Mentre il file scorre tra tante voci di sottofondo, ne approfitto per spiegarvi dove siamo.
Dimenticavo di dire che la giornata di cui vi parlerò è inclusa in una “Quattrogiorni” della Fondazione Nuova Specie, che si è svolta nelle Marche, tra Ancona ed Urbino.
INTRODUZIONE DI LUCA, NEO VICE PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ALLA SALUTE ONLUS MARCHE E PRESENTAZIONE DELLA COOPERATIVA ANEMOS AD OPERA DI SILVIO, IL PRESIDENTE.
È Luca, neo vice presidente dell’Associazione alla Salute ONLUS Marche a dar inizio al pomeriggio, ringraziando Moris per l’ospitalità nel suo bar, Cristian, Giancarlo, Moise e Marco per i lavori che stanno facendo nella nuova sala dei gruppi. Luca prosegue col presentare il nuovo Consiglio Direttivo della Romagna di cui Martino è presidente e Paola vice-presidente, ricordando che Marche, Romagna e Abruzzo fanno parte del Marcagnuzzo, ovvero dell’unione possibile ed auspicabile tra le tre regioni, nella prospettiva di poter unire lo Spirito e le forze, per dar vigore “centrale” alla Fetogenesi in atto.
Grazie alla presenza di Fausto, Luca vuole menzionare anche l’Abruzzo, ricordando il suo impegno come referente per le Associazioni coinvolte nel Marcagnuzzo.
In realtà quello di cui sto raccontando la storia, è il pomeriggio del due ottobre 2014, ma un pomeriggio che conserva in sé la festa per una mattinata importante. Così dopo le prime presentazioni, Luca annuncia la nascita ufficiale della Cooperativa Anemos invitando Silvio, Raffaele, Barbara, Mila, Giovanna e Mariano a raggiungerlo e a gustarsi tutti gli applausi a loro dedicati. È grazie al loro grosso impegno, all’affidabilità dimostrata in tanti anni di duro lavoro e al desiderio di Mariano di creare discendenza, che possiamo tutti beneficiare di una Cooperativa Nazionale, che lavorerà per noi e con noi, in un Viaggio trasmutativo, che mai si ferma e che spinge ad andare oltre ciò che già conosciamo, abbiamo, sappiamo fare.
Il pomeriggio prosegue con Silvio, presidente della Cooperativa Anemos, che ci racconta della mattinata appena trascorsa: lui insieme agl’altri membri della cooperativa e con il preziosissimo contributo di Elisabetta, già commercialista della Fondazione ed ora della Cooperativa, hanno apposto le firme per la nascita formale della Cooperativa Anemos. Silvio continua col ricordare che il primo, il più solidale, la persona che ha permesso che tutto questo diventasse un sogno concreto dentro ognuno di noi è stato Mariano. Tanti applausi, uno dietro l’altro mentre si presenta il direttivo: Silvio è il presidente, come già vi ho scritto, Barbara vice presidente, referente per il Centro Documentazione, Raffaele che porterà avanti il progetto delle Conv.Inte (convivenze intensive), Giovanna, referente per l’Insieme Femminile-Maschile e Mila che come medico della Fondazione, seguirà le attività della cooperativa, stando giorno dopo giorno a Villa Anemos, luogo di ospitalità e di scambio per molti ragazzi, bambini e cosiddetti “adulti”. Anche Silvio vuole dare valore a Cristian, che con un gran lavoro fisico, ma soprattutto con un devoto accompagnamento, mentre realizza la nuova stanza per i Gruppi alla Salute, accompagna tre giovani uomini-adolescenti, Moise, Giancarlo e Marco a lavorare praticamente, imparando anche un mestiere, ma soprattutto a lavorare nelle loro profondità, già precocemente rese dolenti e frammentate da dure esperienze di vita. L’intervento di Silvio procede con il voler presentare le persone che saranno attive nel Mas.Tr.O., ma forse prima è buono che io spenda qualche parola per dare maggior chiarezza. Dopo un anno di lavoro intenso, pur nelle difficoltà, il Mas.Tr.O. (Metodo alla Salute, Trattamento Ordinario) è stato spostato da Foggia, ad Ancona, con la prospettiva di poter far un salto evolutivo, aiutato dalla presenza di molti giovani, di molte forze, di Spirito nuovo. Ricordo molto bene quando Mariano disse che Foggia, in particolare le donne di Foggia (e voglio farne i nomi, perché è sempre bello dare valore a chi ha speso tante energie e anche amore: Dina, Angela, Marilisa, Vittoria, Lucia, Grazia, Sabrina, Daniela e se mi sono dimenticata di qualcuna, fatemelo presente), avevano fatto una buona fase embriogenetica, senza la quale molte cose non sarebbero state possibili. Ora però, ricordando che per crescere spesso bisogna accettare la perdita, per quanto dolorosa, totalitaria, era buono che il Mas.Tr.O. passasse nelle mani della molteplice Associazione alla Salute ONLUS Marche, ricordando che al primo posto in questa Fetogenesi, dovevano tornare i ragazzi cosiddetti “psicotici”, gli eroi meiotici, coloro che hanno deciso di “manifestare sui tetti e a cielo aperto” rabbia, dolore, disperazione, per un cambiamento possibile, ma che ancora in pochi riescono ad intuire.

Altra precisazione che tengo a fare, essendo oggi passati parecchi giorni dalla nascita della Cooperativa Anemos e dalla formazione del Mas.Tr.O. di Ancona, è che poi, come spesso succede, la vita cambia le carte sul tavolo da gioco senza che neppure si riesca bene a rendersene conto, facendoci procedere nell’inedito, nell’incerto, a destreggiarci tra dinamiche infinite complesse. E così, vi comunico che i nomi che farà Silvio e che io vi riporterò, perché fanno parte della storia, oggi non sono più tutti gli stessi.
Dicevamo, Silvio procede con la presentazione di Eleonora, Michela, Benedetta, Silvia, Marinella e Riccardo, insieme a Moise, Giancarlo e Marco.
Tanti applausi per questi nuovi Mastronauti, perché è così, non si può rimanere in disparte e scegliere di non gioire, almeno per me è così: quando leggi l’entusiasmo sui volti delle persone, quando pensi a quanto duro lavoro c’è stato dietro, a quanto insieme si possa fare molto di più che da soli, non si può che essere felici ed io da Presidente dell’Associazione alla Salute Lombardia, ma anche da Marta, un tempo cosiddetta “psicotica”, amica, sorella ed ora madre, sento di voler far parte di questo progetto, che pur con tutti i limiti, continua a spingersi oltre, dove niente altro si è mai spinto, restituendo dignità, valore, possibilità concrete alle vite di molte persone che la nostra limitata società aveva già deciso di “fare fuori”. E come non pensare alla grande anima di Mariano: ognuno si perda in piccolezze, in vecchie rappresentazioni, in ciò che può servire per criticare o per fermarsi sull’uscio della porta e voltare le spalle a questo enorme progetto. Non saprà mai che la vita è altro, è oltre, è di più di tutto quello che può stare tra una qualsiasi nascita ed una qualsiasi morte.
Silvio continua con la presentazione di una donna, anche lei foggiana, Elisabetta, la commercialista della Fondazione, che è stata guida importante per tutte le sue competenze, aiutando Silvio e gli altri con grande generosità e disponibilità, con lo Spirito di una donna che voleva accompagnare una nascita, che ha viaggiato per stare insieme a noi e che lo ha fatto con leggerezza e simpatia, dimenticandosi quanto basta del suo ruolo. Michela regala un suo quadro ad Elisabetta, Barbara una delle nuove maglietta della Cooperativa Anemos, Silvio il suo libro.
In fretta e furia è arrivata anche Cindy, Presidente dell’Alsa Marche e Luca la vuole vicino a sé e la invita ad avvicinarsi e a dare il suo contributo.
Il pomeriggio prosegue con Michela che vuole dedicare un momento a Mila la quale torna a vivere nelle Marche dopo tanti anni di assenza, lei che nelle Marche è nata e cresciuta, che ha vissuto il positivo, ma anche i tanti dolori che ancora, a volte l’accompagnano.
E sulle note di “Che sarà”, Mila svela un ritratto interiore, realizzato da Michela, che è anche una pittrice globale. Il dipinto si intitola “Mila, Donna in Viaggio”, che dalle stelle dalle quali nasciamo, ha lavorato per uscire da un tronco che l’ha imprigionata per molti anni e ora, ritornando alle stelle, porta nella sua testa un sole che sta per raggiungere il suo splendore. Accanto a Mila la figura di un bambino (suo figlio Luigi), che scende e sale insieme a lei, tra le stelle e le tenebre.
Dopo alcune comunicazioni di servizio, la parola passa a Mariano che presenta un giovane ragazzo, Francesco, oggi nelle vesti di poeta che con la sua prima raccolta di poesie, “Sussurri Poetici”, fa un omaggio a sua sorella e a Mariano.
Prima di cominciare il Salotto letterario globale, Mariano comunica che vuole accanto a sé Gioele, un giovane in forte travaglio interiore, che si presenta a noi incappucciato, con un bastone simbolo di saggezza e gli occhiali scuri, forse per proteggersi dall’esterno. Mariano continua salutando Antonella, una donna che da quattordici anni abita ad Osimo e fu una delle prime persone che si dedicò all’Associazione Nuova Specie.
LA COOPERATIVA ANEMOS:
DALLA STORIA, PASSANDO PER I PRE-REQUISITI,
ALLE NECESSARIE CARATTERISTICHE
PER PROCEDERE NEL VIAGGIO.
Mariano dà inizio al Salotto letterario globale raccontando un piccolo aneddoto sugli occhiali: comunica che il giorno prima, giocando con i bambini, i suoi occhiali hanno perso un pezzo e quindi non li ha più potuti utilizzare, così gli è venuto in mente che custodiva un paio di occhiali di sua madre, più graduati dei suoi, ma che in questo caso sono diventati utili e hanno risolto la situazione. Mariano ne dà un’interpretazione molto bella, vede questo avvenimento come un segno per una riappacificazione con la madre, come se Giuseppina volesse essere presente, permettendo a Mariano di poter usufruire dei suoi appunti… “Un applauso a mia madre che è morta, grazie a Dio…”. Mariano, grazie ad un intervento di Gioele ricorda come sua madre, ma tanti dei nostri genitori, sono state vittime di limiti vecchi, certamente non con la volontà di fare cattiverie, di fare del male. Ora Mariano sente che ciò che fa, lo fa anche per loro, non certamente per vendicarsi, ma per dar valore a persone che sono state ingabbiate in una cultura in cui hanno subito molto ed inevitabilmente ce l’hanno trasmessa. Ora è tempo di mettere da parte la rabbia, che è stata pur giusta, con la volontà di guardare avanti.
Dopo una musicale e chiacchierata pausa Mariano ricomincia: oggi è il due ottobre ed è la Festa degli Angeli Custodi. La parola angelo è un retaggio della visione religiosa ebraica, il cristianesimo ne ha preso spunto. Deriva dal greco “angelos” (ἄvγελος) e significa messaggero; nella versione delle religioni monoteiste Dio non è raffigurabile, né contattabile, allora servono degli intermediari e gli angeli sono questo, intermediari tra la divinità inaccessibile e gli uomini.
Come spesso accade, Mariano utilizza molti saperi letti secondo l’Epistemologia globale. Lui stesso ci ricorda che è la vita che insegna – “Vita Docet” – e che uscire dalla parzialità delle Epistemologie tradizionali (religiosa, filosofica, scientifica), per rileggerle in chiave globale, permette di attingere a saperi molto più grandi e che sono parte della vita stessa.
Mariano prosegue col narrarci che il verbo “custodire” si trova nel Bereshit (Genesi per i cristiani), nello specifico si legge che l’uomo fu messo nell’Eden perché lo custodisse e lo coltivasse.
La Cooperativa, secondo Mariano, dovrebbe custodire e coltivare le persone che accoglierà: custodire significa sapere che le persone che arrivano sono già un patrimonio e non vanno alterate. Vanno tolte loro le incrostazioni, le sovrastrutture che sono state immesse dalla famiglia e dal sociale. “Coltivare”, da colere, ha la stessa origine della parola cultura. Coltura e cultura, perché la cultura non deve più essere un sapere astratto, per pochi, simbolico, ma deve tornare alla terra, renderla fertile. Le persone devono essere custodite per quello che sono in origine e poi hanno smarrito e coltivate, in modo che producano frutto prima per loro stessi, poi per gl’altri.
Mariano ricorda che questa è la terza Cooperativa che inizia nella sua vita. La prima nel 1986 si chiamava Art Labor: si interessava delle dipendenze in genere, ma già voleva andare al di là del sanitario e si occupava di fare burattini, altri oggetti, manualità artistica. La cooperativa però quando nacque il Cmas, oggi Sert, venne inglobata e scomparì, mentre Mariano restò a fare il Direttore del Centro di Medicina Sociale degli Ospedali Riuniti di Foggia. La seconda cooperativa la fondò insieme agl’alcolisti e si chiamava Cooperativa Approdo… che non approdò: volevano trovare una modalità per stare insieme oltre il tempo che trascorrevano nel Centro di Medicina Sociale e fu un’esperienza autogestita (Mariano ricorda che non ha mai avuto “una lira” dalle istituzioni). Durò poco, fu un grande fiasco e venne chiusa!
La Cooperativa Anemos, iniziata dopo ventisette anni di lavoro nelle Marche, potrebbe concretamente essere un frutto maturo. La storia di Mariano nelle Marche iniziò con la collaborazione con il Prof. Piazzi, sociologo dell’Università di Urbino, grazie al quale conobbe alcuni giovani, come Raffaele, allora studenti dell’università. Nel 1995/96 iniziarono i primi Gruppi alla Salute fuori da Foggia: Mariano e Barbara venivano apposta dal profondo sud per condurre i gruppi nell’osteria di Giorgio, ad Urbania.
Mariano ricorda che quando si intraprende un progetto, non bisogna farsi prendere dalle tentazioni che ci circondano e che possono manifestarsi in tanti modi, dalla fatica, alle cose che vanno male, alle critiche, anche a problematiche familiari. Non ci si deve voltare indietro, ma si deve guardare avanti. Sottolinea che quella che oggi è la Cooperativa Anemos e che lavorerà come Mas.Tr.O. di Ancona, è nata con tanto sacrificio, non perché ci siano soldi da spendere, non perché c’è una linea politica da servire. Nasce dalla rinascita delle persone, delle coppie, dei rapporti rivisti all’interno delle famiglie d’origine. Nasce dagli scontri, tanti e dai nuovi incontri. Questa cooperativa ha la possibilità di decollare, sempre secondo Mariano, perché figlia di un punto di arrivo, di anni di sperimentazione, della crescita del Metodo alla Salute, della crescita della rete marchigiana. Contemporaneamente a questa possibilità reale, Mariano ricorda che l’aver affidato la cooperativa ed il Mas.Tr.O. alla rete marchigiana, è anche un rischio: non basta aver trovato i locali e un’organizzazione di base, quelle sono pre-condizioni. La parte più importante è realizzare il Metodo alla Salute, farne percepire lo Spirito, l’”Anemos” appunto. Ricorda ancora che questa nuova esperienza è importante per la Fondazione Nuova Specie, di cui la Cooperativa Anemos è il braccio operativo e proprio per il valore che ha la Fondazione in sé, è doveroso avere molta cura della cooperativa e di come verrà “coltivata”.
Mariano spiega la differenza tra l’Embriogenesi e la Fetogenesi: nella Gravidanza l’Embriogenesi avviene nei primi tre mesi dal concepimento ed è quel periodo di tempo in cui ogni organo si sviluppa autonomamente. Nella Fetogenesi invece, che avviene durante i restanti sei mesi della Gravidanza, gli organi si mettono in relazione tra di loro, per dar completo sviluppo all’organismo. Se all’Embriogenesi non segue la Fetogenesi, la Gravidanza abortisce, ciò vuol dire che la vita stessa facilita e tiene in vita chi va verso un’ulteriore complessità, che si manifesta nella relazione tra le varie entità. Quindi, la cooperativa nasce da una storia embriogenetica, ma ora necessita di una fase nuova, che preveda un’apertura verso l’esterno, verso gli altri organi, fase nella quale non servono le persone che vedono solo “la propria mattonella” o difendono i propri spazi.
Il pomeriggio prosegue con la presentazione di alcune immagini, che serviranno come spunto per elencare le caratteristiche necessarie alla nascita e alla vita della cooperativa.
La prima immagine è quella di Giano, di una divinità romana dal cui nome deriva la parola porta (la porta ha un versante che guarda verso l’interno e uno che guarda verso l’esterno), ma anche il mese di gennaio che segna la fine di un anno e l’inizio dell’anno successivo.
Mariano spiega che quando dobbiamo affrontare dei cambiamenti siamo divisi in due parti, una parte che guarda “verso dicembre” in maniera nostalgica, trattenendo il positivo di ciò che è stato (e se prevale questa parte non avviene cambiamento, si torna indietro) e un’altra parte che pur andando nell’ignoto, guarda avanti accettando la perdita di ciò che è stato. La Cooperativa, sempre secondo Mariano, ha bisogno di persone che guardano avanti, che tengono conto di quello che già c’è stato, ma sognano quello che ancora si può fare e cosa permette di guardare avanti? Per Mariano è proprio l’Anemos che spinge la barca in mare aperto: “Anemos”, dal greco “Vento”. La Cooperativa, se non è ispirata dal Vento interiore delle persone che si impegnano, rischia di essere composta da individui che guardano indietro, individui senza Anemos o con un Anemos invecchiato.
Mariano prosegue il pomeriggio leggendo una storia zen. La storia narra di un serpente e della diatriba che nasce tra la sua testa e la sua coda. La coda, stanca di essere gestita dalla testa, decide che sarà lei ad andare avanti e che non si sottometterà più al volere della testa. La storia zen finisce con il povero serpente che precipita dentro ad un burrone, che chiaramente la coda, non avendo occhi, non era stata in grado di prevedere in anticipo. Attraverso il Cum-munitometro, Mariano ci ricorda che dobbiamo essere onda, possedere due parti che giocano, danzano insieme: il giorno e la notte, il buio e la luce, il femminile ed il maschile. La Cooperativa funzionerà se saprà trasformare gli opposti in onda e nell’onda nessuno vince, perché tutti devono generare uguale movimento e tutti sono necessari per il movimento.

Mariano prosegue mostrando un dipinto che Michela ha regalato a Giovanna: ognuno di noi quando arriva presso la cooperativa ha una parte che piange, un busto monco, dagli arti tagliati, con una famiglia d’origine frantumata. Quando siamo avvolti dal vortice del negativo, spesso non vediamo l’altra parte che sempre abbiamo con noi, che è la parte positiva, fertile, che genera.
La Cooperativa è fatta da persone che hanno avuto tagli profondi, ma che non fanno prevalere la parte addolorata anzi, la trasformano nelle radici che ci ricordano il dolore della nostra storia, ma ci spingo ad avere una chioma che guarda avanti, verso nuove stagioni possibili. E questo devono e possono donare a chi verrà alla Cooperativa, che gli alberi rinsecchiti delle vite spente delle persone, tornino ad essere primavera, prima fiore, poi frutto.
Mariano continua ricordando che “Cooperativa” deriva dal latino “cum-operare“, ovvero fare un’opera insieme, lavorare insieme, progettare insieme, costruire insieme e per restare insieme come gruppo di lavoro, gruppo che poi genera la vitalità della cooperativa, bisogna sentirsi ermafroditi insufficienti (come accade nelle lumache che possiedono caratteristiche femminili e maschili, ma che in ogni caso per generare devono unirsi ad un’altra lumaca che a sua volta possiede sue caratteristiche femminili maschili). Ciò significa che ognuno ha una sua autonomia, ma che tale autonomia svincolata dalla rete non ha nessun potenziale per generare: sono l’unione, la formazione delle relazioni che garantiscono la crescita e la creazione. Nessuno di noi da solo è il progetto, nessuno di noi da solo è la cooperativa. Un’altra immagine che Mariano ci mostra è la Treccia di Berenice, immagine che rappresenta la migrazione degli uccelli, i quali durante i tanti chilometri che dovranno percorrere, si muovono secondo una formazione a “V”. La formazione a “V” permette ad uno degli uccelli di stare in testa e di farsi seguire dagli altri, muovendo l’aria per chi sta dietro ma, essendo il viaggio lungo e faticoso, durante il procedere, la posizione di testa viene scambiata: chi per un tratto guida, poi retrocede, lasciando spazio a chi è meno stanco e ha più forze. Un gruppo che “cum-opera”, secondo Mariano, deve avere un’alternanza, chi sta davanti deve sapere retrocedere, chi sta dietro deve saper cogliere la fatica di chi guida.
Continua Mariano dicendo che nella Cooperativa bisogna sentirsi “Uguali nella diversità”, ovvero che nell’intero della vita non dobbiamo sentirci tutti simili, al contrario dare valore alle nostre diversità, ma avere uguale diritto di esprimerci e di essere rispettati.
Il Metodo alla Salute è la possibilità di aiutare le persone a danzare, rimanendo ai margini del proprio ed altrui caos. Mettersi in un’iniziativa concreta spesso genera caos e voglia di scappare, perché ci si stanca, ci si scoraggia. Se noi aiutiamo tanti giovani ingiustamente psichiatrizzati, a riprendere la danza che sono e che rappresentano, se rimettiamo in movimento la loro onda, generiamo altre onde che sono le nostre, che sono le onde della Cooperativa stessa.
Mariano ricorda che la parola “crisi”, come indica l’idiogramma cinese, è sì una minaccia, ma al contempo un’opportunità, la possibilità di tornare a viaggiare in mare aperto, come poi indica bene l’Unità di Crisi.
Nella Cooperativa bisogna tendere a sviluppare tutti e quattro gli angoli del Quadrangolare: l’angolo alfa, legato alle regole, al riconoscimento, ma anche il triangolo del cambiamento che nasce dall’ascolto e si manifesta nella sperimentazione, permettendo un Viaggio spinto dall’Anemos, Spirito, vento che accompagna verso un nuovo angolo pi-greco.
Mariano ricorda che chi lavorerà nella cooperativa, ma anche chi sarà in trattamento, dovrà dar nuova musica alle proprie note dell’Homelife e sapere che pur avendo a che fare con giovani precocemente appesantiti da una vita carica di pesi, dovrà mantenere vivo lo Spirito.
La Cooperativa dovrà, al contrario dell’industria farmaceutica, che seda i corpi affinché non diano più fastidio, dar vigore alle radici di chi è sofferente e rimettere in circolo le caratteristiche del Quadrato aureo di ognuno, sviluppare la novità sia per gli individui, sia per la cooperativa stessa, ma anche per il Progetto Nuova Specie.
Tutto il lavoro che sarà possibile attraverso la Cooperativa, dovrà avere come possibilità, quella di sfociare in una Comunità Globale che crei concretamente nuove prospettive.
Mariano è così, con parole semplici, con immagini che vengono dalla vita o che teorizzano la vita, riesce sempre ad accompagnarci in una dimensione di ascolto che avvolge completamente, stravolge, a volte affatica, ma che apre sempre (e se sempre non si può dire, dico spesso) a rimettersi in gioco, in dinamica, a non sentire più sufficienti le certezze che si erano costruite sino a quel momento.
Il pomeriggio prosegue con una breve pausa, per poi ricominciare con una comunicazione di Barbara: lei stessa, insieme ad altre donne, stanno organizzando il Natale Aureo, che si terrà a Foggia dal 24 al 27 dicembre.
Prende la parola Mariano il quale ci ricorda che, essendo il Progetto Nuova Specie nella sua Fase fetogenetica, le Associazioni alla Salute sparse sul territorio nazionale, devono sentirsi parte di un organismo e a tal proposito, devono partecipare e portare linfa all’organismo (Fondazione), che a sua volta genera nutrimento per le Associazioni stesse. Nella Fase fetogenetica o ci si sente parte di una rete, vivendola ed esprimendola, oppure un comportamento embriogenetico è destinato prima a creare isolamento e poi ad abortire.
Il pomeriggio prosegue con un intervento di Gioele rivolto a Silvio, presidente della cooperativa: Gioele ricorda a Silvio di non farsi prendere dalle maldicenze. Subito Mariano sottolinea che le maldicenze sono la parte che spesso ci torna indietro quando ci esponiamo per primi, ma non bisogna farsi travolgere. È inutile offendersi, difendersi, attaccare. Tutti atteggiamenti embriogetici, che non servono più nella fase fetogenetica.
Concludo questa prima parte riportandovi un saggio aforisma di Mariano: che possa accompagnare tutti noi, passaggio dopo passaggio, dall’Embriogenesi alla Fetogenesi.
“CHI MALE COMINCIA È A METÀ DELL’OPERA PERCHÉ HA DOVUTO SUPERARE PRIMA CIÒ CHE FERMA, DIVIDE, INDEBOLISCE, FA DESIDERARE LA MORTE. CHI BENE COMINCIA, SPESSO, SI FERMA DAVANTI AL NEGATIVO QUANDO EMERGERÀ IN CORSO D’OPERA”.
Purtroppo mi tocca fermarmi qui. Il due ottobre fu per me una giornata abbastanza difficile, già allora feci fatica a seguire tutta la meravigliosa teoria di Mariano. Ora a distanza di parecchi giorni, dopo tanto fare, ascoltare, elaborare, non sento di essere in grado di poter procedere nel riportarvi la seconda parte della canzone “Cerco la tua voce” e sono stata anche abbandonata dai file: ad un certo punto cade il silenzio.
Di quel pomeriggio posso quindi riportarvi le poche cose che ricordo, ma in ogni caso scrivendole, rimarranno a memoria di tutti.
Posso dirvi con certezza che Mariano ha proseguito nel teorizzare la seconda parte del brano dei Gen Rosso, utilizzando il Vangelo Globale, che la sala ha continuato ad essere piena di gente, ma anche di molto rumore, il rumore di chi non vede l’ora di fare festa e trattiene tutto il desiderio che ha in sé.
Brevemente vi racconto che Giancarlo, Moise e Marco erano tre bambini piccini che giocava nei corridoi del Centro di Medicina Sociale di Via Arpi (il Centro Vecchio). Erano bambini in difficoltà, con madri coraggiose che pur nella solitudine, nelle ristrettezze economiche, con ferite passate aperte e che bruciavano, avevano deciso di darsi una nuova possibilità attraverso il Metodo alla Salute. In qualche modo tutti e tre orfani di padre, chi per morte, chi per abbandono, chi per un qualsiasi motivo che comunque li rendeva e li rende ancora orfani. Sono passati parecchi anni, le madri di Giancarlo, Moise e Marco sono diventate più forti, non hanno mai smesso di proseguire il viaggio, per ognuna diverso. Ora, loro, i figli, sono adolescenti e come succede per tanti, pronti a pagare il conto del dolore che si presenta quando l’infanzia lascia il posto al caos della traversata dell’adolescenza. Anche per loro adesso è tempo di iniziare il viaggio dal P. U. K. al P. U. M., è tempo di ritornare a casa (percorso nostalgico), è tempo di non perdere tempo (come è stato per troppi di noi), è tempo di sputare sangue, per chissà, forse avvicinarsi all’ontologico.

Ed il Mas.Tr.O. di Ancona sarà l’accompagnatore di questi tre giovani che, sempre in accordo con le loro mamme, avendo deciso di sospendere la scuola per un anno, li accompagnerà in quel “famoso” viaggio che da un codice simbolico scalcinato, potrà condurli verso un’oscurità misteriosa, che fa paura perché è oscura, ma che racchiude in sé la possibilità di una nuova forza vitale ascendente.
Inoltre Giancarlo, Moise e Marco, data tutta la loro esperienza nel Metodo alla Salute, potranno donare al Mas.Tr.O. competenze, energia, Spirito e credo anche molto amore.
Dina, Nicoletta e Nunzia, le mamme, donano ai loro figli tre ricordi: una foto di quando erano piccoli, una maschera africana, un salvadanaio a forma di lumaca.
Poi tocca a Mila che vuole sancire questo momento di festa ridando vita a delle bomboniere che erano state comprate per un evento dell’Associazione alla Salute Regno delle Due Sicilie, ma che per come aveva voluto la vita, non erano ancora state donate. Mila, insieme ad Ekaterina, il presidente dell’Alsa Siciliana, le dona a tutti i membri della Cooperativa, a Mariano, ai Mastronauti, ai rappresentanti delle Associazioni e poi ai bambini presenti e anche a quelli nella pancia (nella mia, nello specifico).
Abbiate pietà di me, ma più di così non riesco a dire: nella stanza del Bar Life di Moris è tempo di cibo, tantissimo cibo e di musica.
E se è importante e rispettoso per la vita seguire la faccia di Giano che guarda avanti, benché tutti noi avremmo buoni motivi per rimanere a vedere i fiocchi di neve di dicembre, sento di voler condividere la mia gioia, perché qualsiasi tempesta bagnerà le nostre teste, i nostri vestiti, il nostro corpo, nessuno potrà impedirci di danzare sotto quella pioggia che è vita, Spirito, Anemos.
In bocca al lupo a tutti, a chi ci crede, a chi fa, a chi ancora non fa, a chi sbaglia, a chi ci prende!
Martenea
1 Commento/i
Unknown
Ciao martenea complimenti x il post. Volevo dirti ke del mastro di foggia facevano parte pure Francesco e Anna Rita così giusto x completezza di informazione. Baci