Casa “Dai Nonni” (Troia – FG), lunedì 8 dicembre 2014. RISVEGLIAMO LA MEMORIA CON ZIO GAETANO!

ASSOCIAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
“RISVEGLIAMO LA MEMORIA”.
INCONTRO CON
“ZIO” GAETANO LANGUZZI.



Caro Zio Gaetano,
avrei voluto scriverti prima dell’incontro che abbiamo avuto con te ieri, lunedì 8 dicembre, ma i vari impegni di lavoro hanno prevalso sulle forti emozioni  che ho conservato dentro di me fino ad ora. 
 
Emozioni profonde nate dalla lettura dei tuoi libri che ho letteralmente “divorato” per partecipare meglio al primo incontro “Risvegliamo la memoria” che noi dell’Associazione Nuova Specie abbiamo organizzato. 
Mio marito, Francesco, ha pensato di chiamare te per piantare delle radici dentro di noi, nei partecipanti all’incontro e nell’Associazione Nuova Specie che, da qualche mese, sta cercando di rinascere in continuità con il passato, ma con un piacere e un desiderio di fare Fetogenesi, partendo da un piccolo gruppo di lavoro. 

Le luci del presepe, il camino accesso, i canti di Zio Mario, la presenza spettacolare di Nonna Concetta, mi hanno fatto immergere nell’evento e non ho pensato più a ciò che avrei voluto dirti.

Lo scenario di ieri è stato ricco, sembrava di stare in un salotto letterario o in un teatro dove il protagonista, un anziano ebanista di Orsara, si è raccontato. Chiamarti ebanista, caro Zio Gaetano, è veramente roba da poco, tu sei molto di più, in te vedo quella molteplicità che nasce solo dalla saggezza acquisita con una vita intensa e mai banale.
 


Sei un poeta, Zio Gaetano.
“Le mamme trasmettono la loro anima ai figli, e ora che cosa è rimasto? Un cuore che sanguina”.

Uno psicologo.
“Più che le grida e gli sguardi terrorizzanti, fu la figura del nonno a farmi riflettere. Mi guardò con amore e, senza parlare, lentamente si curvò con la falce tenendo il passo con quelli più giovani di lui. Guardai quel vecchio calmo sul lavoro, metodico, efficiente; alla sua età poteva riposarsi, ma non era possibile, bisognava raccogliere il grano per poter sopravvivere”.

Un sociologo.
“Quello che impressionava di più il vecchio, abituato ai cambiamenti con lo scandire del tempo naturale, era il cambiamento repentino della rivoluzione tecnologica che non ha dato all’uomo il tempo necessario per adeguarsi”.

Un uomo di grande fede, non legata a convenzioni e istituzioni.
“Il contadino non si sentiva mai solo con se stesso, ma parte viva dell’infinito immutabile eterno Iddio”.
Uno scrittore di grande, grandissimo pregio.

Io ho letto tanto, Zio Gaetano, appartenevo ad una famiglia di letterati, i libri che sono passati sul mio comodino sono stati tanti, ma nessuno ha saputo darmi quello che mi hai dato tu: hai contribuito a collegare il mio sapere alla vita. Ho sentito la vita. Allora, mi sono ricordata quando all’università studiai Corrado Alvaro, feci un esame brillante solo perché anche la sua scrittura, come quella tua, si era incarnata nella mia vita
Poi ho dimenticato e ora, con dolore, la memoria si è risvegliata e ho rivisto il mio amore per la storia che non ho mai poco collegato alla vita, la storia di noi uomini  che si insegna a scuola, una storia astratta che non si trasforma in “sapienza”.
Ho pensato a tutto ciò che avrei potuto essere se qualcuno mi avesse insegnato, come hai fatto tu, che il sapere è di tutti e parte e torna alla vita. 
Hai la capacità di raccontarti e questo, come ha detto ieri Mariano, ti tiene in vita perché la capacità di raccontare, prima forma di teorizzazione, aiuta a vivere, a dare un senso ai nostri tanti perché.

Ti voglio bene,


Insegnante
dell’Associazione Nuova Specie

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