Fondazione Nuova Specie ONLUS
TRE CORSI PER UN PERCORSO.
II° CORSO:
“TEORIA GLOBALE”
SUL VIAGGIO DELLA GRAVIDANZA”.
Quarta giornata.
Quarto giorno di Corso. E sembra strano… perché, come sempre accade in questi corsi, ti immergi completamente e perdi il senso del tempo, o forse meglio, vivi nel Kairòs.
Mariano apre leggendo la lettera di Cristian dove, tra gli applausi generali, informa che è stata ultimata la stanza che ospiterà il Mas.Tr.O. di Ancona. Ma annuncia anche una cosa forse più importante: dopo questa significativa e indimenticabile esperienza vissuta accanto a Moise, Giancarlo e Marco, intende fondersi per fondare qualcosa con la molteplicità.
A seguire alcune comunicazioni e poi Mariano entra nel vivo riallacciandosi alle dinamiche del giorno precedente. Nel ricordare che la vita è soprattutto viaggio e gravidanza, che bisogna essere Ondanza, invita Lidia, Margherita, Patrizia e Nica a fare Crossingover con i propri figli, trovando un punto di chiasmo e facendo entrare l’In.Di.Co. Bisogna avere il coraggio di sciogliere i confini e trasformarli in soglie, vedere i figli come sfide e non considerarli come figli “propri”. Bisogna mettersi alla pari, essere uguali nella diversità amando ciò che più dà fastidio.
La giornata si prepara ad essere una vera e propria maratona di teoria raffinata e noi corsisti, dilatati dai giorni precedenti, siamo pronti per assimilare la bellezza di sette comandamenti su dieci del Decalogo del Monte Cavo Ysteron.
Ed ecco entra in scena lo Zigote…. Ma chi è questo Zigote?
Una sola carne, ma in verità un duetto formatosi con l’unione di due personaggi famosissimi.
Lei è “Madama Dorè”, l’ovulo, un decimo di millimetro, sa cosa vuole e ama fare la sua passeggiata di 36 ore lungo i giardini di Villa d’Este. E’ una viaggiatrice che nel suo movimento circoscritto, endomigratorio, lancia sguardi ammaliatori ma non per questo desidera trovare subito il suo compagno di vita. Sa comunque che nella casa madre tutto è preparato.
Lui è lo spermatozoo, 80 volte più piccolo di lei, anche lui è un viandante, ma il suo è un movimento emigratorio. E’ un eroe che deve affrontare un viaggio fatale e disperato, sempre e freneticamente in competizione con i rivali, che sono 160 milioni!
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Foto della festa del sabato sera! Guarda un po’ quanti spermatozoi! |
Il maschile ha dovuto dunque fin da subito competere con la morte ed è forse per questo che nella vita un termine bello come competere, da “cum-petere” dirigersi insieme verso un obiettivo, ha assunto il significato di lottare, contendere, rivaleggiare.
Ma seguiamo il nostro spermatozoo…
Sarà la zona pellucida a decretare chi sarà il vincitore e a decidere dunque chi entrerà nella casa di “lei”.
E nel momento dell’incontro tra “lei” e “lui” si formerà a lo Zigote. Dopo una prima fase simbiotica ci sarà la vera e propria fusione (sarà questa nella vita delle coppie, nelle unioni reali, la fase più affidabile).
E’ “lui” che va alla casa di lei, il matrimonio lo decide dunque la “donna” sfruttando il movimento dello spermatozoo.
Zigote deriva da “zygôun”, che vuol dire unire, congiungere, ed ha la stessa radice di giogo e giustizia.
Il giogo serve a congiungere i due buoi che insieme contribuiscono a fare un buon solco che servirà alla semina e quindi alla vita. Il significato profondo di giustizia è “come unire le parti contrapposte”; in passato il simbolo della bilancia teneva legati in sé il significato di unire e punire ma purtroppo oggi ha soltanto l’accezione negativa di punire. E ciò non ha nulla a che fare né con la giustizia, né con la vita.
È lo Zigote, il due in uno, la novità, come deve essere nella realtà, perché il vero vitonauta ha bisogno sia dell’ovulo che dello spermatozoo, sia del maschile che del femminile. Lo zigote, che crea un genotipo unico col suo specifico fenotipo, è la formazione della ondanza e noi dobbiamo essere onda perché questa è la vera spiritualità.
Il fare coppia però non è il punto di arrivo; come deve essere nelle nostre vite, è un’opportunità per entrare nella gravidanza, per fare un viaggio che sia:
- autoreferenziale, perché si basa su se stesso, ha già il suo programma dentro;
- complesso, perché in ogni posto prende qualcosa;
- trascendente, perché si fermerà solo quando avrà raggiunto la pienezza.
Se la Mitosi può rappresentare l’infanzia e l’avverbio sempre, la meiosi l’adolescenza e l’avverbio mai, lo zigote è il simbolo dell’adultità e dell’avverbio più vicino all’In.Di.Co., ancora.
Lo ZIGOTE è il III° comandamento.
“Ricongiungiti e forma un intero di te ogni volta inedito e in viaggio”.
Si apre ora la strada per il IV comandamento: lo zigote diventa MORULA.
“Fai festa per la nuova identità e moltiplica con piacere ogni intero raggiunto”.
Le caratteristiche della morula sono il movimento esterno nella tuba, e cioè il viaggio verso l’utero, e il movimento interno che moltiplica le cellule fino a diventare sessantaquattro, senza che ci sia cambiamento di volume della morula stessa.
La fase “Morula” è una fase narcisista, dove non si vedono le esigenze degli altri ed è invece bello viversi il proprio potere, il proprio valore; è uno stadio in cui riusciamo a essere specchio per noi stessi, facendo festa per ciò che di inedito è nato e riproducendo continuamente quel nuovo inedito raggiunto.
Questa fase è come un’oasi, ma deve essere solo di passaggio, una fase dunque temporanea prima di intraprendere il vero viaggio trasmutativo.
Dobbiamo però fare attenzione perché esiste anche la Morula meiotica cronica, e questo succede quando il mezzo diventa il fine come per esempio nelle varie dipendenze da sostanze, cibo o altro.
C’è pure la Morula mitotica cronica che piace molto alle istituzioni, perché crea un’identità affidabile che ripete sempre le stesse cose all’infinito senza cambiamento/crisi.
“Abbandonati al vuoto e precipita dove il viaggio può continuare”.
Se quindi la Morula è la Domenica delle Palme in cui si fa festa, il lunedì comincia, con la Passione, il Salto precipiziale.
Dopo il Salto precipiziale, ci si avvicina di più a se stessi, quindi non bisogna avere paura di sfracellarsi, bisogna avere fede, riuscire a intravedere già la fase nuova mentre si sta planando, immaginando che forse c’è un “bosco di braccia tese ad accoglierci”.
Il Salto precipiziale regala alla Morula il vuoto, il cielo, trasformandola in “blastocele” che al suo interno forma uno spazio fra le cellule che si riempie di liquido, acqua.
Quindi l’acqua ci riporta al pianto che, assieme al “fare vuoto”, è l’esperienza più antica di diversificazione, ed è perciò un’esperienza liberatoria.
I nostri occhi piangono perché se è vero che non vedono più la luce che è l’esistenza, nello stesso tempo esprimono il desiderio di voler tornare all’utero, nel suo liquido amniotico sinonimo di acqua/lacrime.
Il blastocele, atterrato dopo il suo salto precipiziale nell’utero, deve perdere la ZONA PELLUCIDA per potersi interrare nella madre terra dell’utero, ed ecco il VI comandamento:
“Spogliati della zona pellucida legata alle appartenenze passate, superate”.
La zona pellucida, che rappresenta la famiglia d’origine, ci ha protetti, ci è servita, ma a un certo punto va lasciata, deve marcire per poter dare frutti. La zona pellucida è ipertrasparente, non riusciamo a vederla e solo sporcandola di situazione negative finalmente ci appare; dobbiamo allora spogliarcene, come ha fatto San Francesco. Dobbiamo ritornare nudi, per poter riannodare i nostri fili.
Ma per spogliarci bisogna “sputare nel piatto” dove abbiamo mangiato, dobbiamo rompere lo specchio che rifletteva in noi la madre patria.
Anche la vita stessa è una zona pellucida che prima o poi dovremo perdere con la morte, perché allora ci dovremo reinventare nella grande zona uterina dell’In.Di.Co.
Lascia la zona pellucida soltanto chi guarda avanti e interiorizza un progetto.
E così il viaggio della gravidanza procede ed è ora di interrarsi; urge spiegare qual è il VII comandamento, il SINCIZIO TROFOBLASTO:
“Fa’ vuoto dentro di te, annodati a un contesto uterino e interrati con umiltà”.
A questo punto il blastocele crea un patto di sangue duraturo con l’utero e con la madre, potremmo anche dire che è come creare un nodo fra “quello che solo io sono” e “quello che solo tu sei”. Questo è il presupposto per far iniziare il processo di crescita, il seme ha trovato il terreno fertile ed ha messo radici. Adesso possono iniziare a formarsi i tre strati del foglietto embrionale, portandoci così nell’EMBRIOGENESI, VIII comandamento:
“Sii autoreferenziale e costruisciti prima di tutto nel rapporto con te stessa”.
L’embriogenesi è una fase psicotica, in cui è importante “CHE UNO SIA TUTTI”.
Il punto mitotico di ogni organo si struttura separatamente, ognuno deve fare la sua strada senza sapere che solo dopo ci si incontra. E’ una fase solista dove nessuno si interessa del percorso dell’altro, ognuno è il massimo, il maestro di sé.
E’ come se fosse la base della “Piramide del Sarvas”, il rapporto con se stessi, diventando un punto mitotico grande. Solo dopo aver creato questo punto mitotico grande, si può passare alla composizione complessa richiesta dalla fase fetogenetica; IX comandamento quindi è la FETOGENESI:
“Desidera ardentemente l’intreccio-complessità e adoperati creativament. CHE TUTTI SIANO UNO“.
Fetogenesi dalla radice “Fe”, che vuol dire sono, produco, cresco, divengo; è anche radice di “Femmina” e “Felicità”.
La Fetogenesi è il periodo più bello, ma anche il più difficile, perché difficile è mettere insieme identità psicotiche. In questa fase è fondamentale la placenta, che è il sinolo fra l’embrione e la mamma, è il punto dove questi due versanti si mescolano, mentre l’utero fa da specchio alla crescita del feto.
Così, nella nostra vita, anche genitori e accompagnatori dovrebbero fare da utero e placenta e la famiglia stessa dovrebbe essere una “Fetogenesi”.
Per creare la Fetogenesi sono necessarie tre note:
• il SOL, saper transitare anche nel negativo storico;
• il LA, saper fare festa anche nel negativo;
• il SI, saper accettare anche l’interruzione, riposarsi.
Chi volesse approfondire non può non vedere il bellissimo DVD del corso, dove si può osservare l’ONDANZA di Mariano che riesce a far danzare tutti i dieci comandamenti della vita in uno spettacolo non sterile, ma ingravidante per molti corsisti e posteri al corso.
Valentina Löffelholz e Lidia Gualtiero