Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), mercoledì 24 settembre 2014. CORSO “Dall’Economia del baratto ed economia finanziaria all’economia globale”. Prima giornata.

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TRE CORSI PER UN PERCORSO.
I° CORSO:
“DALL’ECONOMIA DEL BARATTO
ED ECONOMIA FINANZIARIA
ALL’ECONOMIA GLOBALE”.
Prima giornata.
Mariano esordisce informandoci che all’economia manca l’anemos; l’economia si trova quindi nell’angolo alfa. Per quanto possa dilatarsi l’angolo alfa che è quello dell’ordine, delle regole, del tempo e della riconoscibilità alla fine non riesce più a contenere altro e quindi scoppia. Così sta facendo l’economia.

Noi corsisti siamo stati battezzati “corsonauti” ed abbiamo appreso che opportunità è una parola che deriva da “ob portus”: “ob”, davanti a me e “portus”, porto.

Per tutta la giornata si citano proverbi che hanno a che fare con l’economia, ma il primo di tutti è stato: quando stai male “meglj u patut che u saput”; quando si soffre è meglio rivolgersi a chi ha patito la sofferenza anziché a chi ha studiato questo star male nei libri.

Sono stati trattati moltissimi temi che più in avanti Mariano vorrebbe approfondire tuttavia ci ha già anticipato che nel Graal delle Profondità, il capitale è fermo al codice simbolico, il denaro, un codice che fa a meno di tutto il resto. In economia gli altri due codici quello analogico e quello bio-organico non sono affatto contemplati, ed inoltre siamo in un periodo di contingenza caratterizzato dall’indecisione [dismaturità]: oggi una cosa, domani un’altra. Abbiamo anche appreso che l’economia è qualcosa di molto sterile e che invece per quello che riguarda le persone l’intero non è fatto solo dalle parti ma da molto di più.

Mariano ci ha edotto sull’etimologia di molti termini quali: proprietà, termine che viene da “proprius”: quello che è vicino a me, quello che è mio, ha inoltre ribadito l’importanza di in-contrarsi che non significa solo vedersi ma scambiarsi delle opinioni, scontrarsi e, stando insieme, divertirsi esprimendo anche in maniera gioiosa le nostre diversità.

Un messaggio forte di speranza in questo attuale panorama di desolazione generale è stato trasmesso attraverso il racconto dell’inizio del mondo quando era tutto deserto, avvolto dalle tenebre. In quel momento di grande desolazione c’è stato il soffio divino: la creazione. Ecco noi oggi ci troviamo nella stessa condizione di allora. Attorno a noi e tutto un deserto è tutto un buio eppure possiamo e dobbiamo fare ricorso al nostro spirito creatore, quello spirito forte e potente che è in ognuno di noi.

Abbiamo appreso che l’economia che regna oggi è nata da un’idea: quei contadini che lavoravano seguendo i ritmi della terra occupando ampie aree, potevano essere racchiusi in uno spazio molto più limitato e, con modalità diverse, svolgere una nuova attività. Sono dunque nate le industrie.

C’è stato l’intervento di Lara che ci ha comunicato di sentirsi parte integrante e adeguata in questa nuova fase di Fetogenesi e Mariano, riferendosi a Barbara ribadisce la necessità che ognuno impari e sappia svolgere, all’interno del Metodo qualsiasi ruolo, anche quelli decisionali.

Interviene Gaetano che ci racconta della recente Festa dell’Equinozio, ci parla dell’economia solidale, della necessità di incontrasi per scambiarsi opinioni e ci fa esempi pratici e concreti di come si può attuare l’economia solidale. In particolare, negli esempi concreti di quello che si può fare ci ha parlato di una grandinata e della difficoltà dell’agricoltore di raccogliere i frutti e quindi di trarre il suo guadagno. La rete in quella circostanza ha anticipato all’agricoltore una somma di denaro quale anticipo sui futuri acquisti. A quel punto Mariano ha parlato della nostra economia e dell’usura che sicuramente la classica economia avrebbero esercitato in quella stessa circostanza.

Si è parlato di necessità di essere consapevoli. Il solidale svela la realtà e soprattutto da valore al territorio. Naturalmente questo è molto importante se pensiamo che vendono in Italia dei pomodori che arrivano dalla Cina.
Naturalmente applicata alla vita anche l’economia solidale presenta molte pecche che si determinano quando vengono riproposti modelli simili a quelli dell’economia tradizionale.
Si è parlato del rapporto che le persone hanno con il cibo. Persone attente che mangiano solo verdure o pochi altri alimenti che in realtà manifestano in questo un sintomo di malessere per un rapporto conflittuale con i genitori o con altri. La nostra rabbia è nel nostro modo di alimentarci.

Tutti gli organizzatori della Festa dell’Equinozio hanno raccontato le ragioni della loro presenza al corso ed in particolare Filippo racconta della sua scelta di fare il contadino nonostante la sua bella laurea dimostrando forza e coerenza nelle sue coraggiose scelte di vita.

Il pomeriggio riprende con un video comico su Cristoforo Colombo.

Mariano ci svela che la prima forma di economia è il dono e che il primo denaro è l’orzo, veniamo a sapere che la parola: salario deriva dal fatto che anticamente si pagava con il sale.

Gaetano riferisce di un episodio verificatosi in Puglia al recente famoso matrimonio indiano e Mariano ci ricorda che il denaro può comprare quasi tutto mentre l’uomo ha bisogno di cose estremamente semplici, cose che non si possono comprare. Ancora ci parla della inevitabile realtà che l’uomo prima o poi si stanca delle cose che ha e che questo fa parte della nostra vita.

Scopriamo con immensa gioia che la parola felicità (dalla radice “fe”) si compone di due significati: feto, femmina.

Ermanna interviene: in stazione, qui a Foggia ha incontrato un ragazzo nigeriano che non ha i soldi per raggiungere la Germania, luogo dove gli hanno detto che potrebbe trovare più facilmente lavoro. Lo porta con sé e naturalmente raccogliamo 160€, qualche vestito, un po’ di cibo. Grazie, Ermanna, per averci offerto la possibilità di fare una buona azione.

Abbiamo cantato la canzone di Rino Gaetano: L’operaio della Fiat.

Subito dopo avviene una dinamica tra madre e figlio che coinvolge Daniela e Gioele. Mamma Daniela deve sentirsi finalmente libera di mostrare le sue parti ferite. Parla della sua solitudine ed esprime attraverso i suoi malesseri anche fisici il desiderio forte, il bisogno, che qualcuno si prenda finalmente cura di lei. Anche Gioele racconta la sua esperienza nei centri sociali e Mariano sostiene che una volta gli oratori avevano le stesse finalità dei centri sociali e che in questi spazi, i ragazzi venivano sostenuti da figure educazionali di riferimento ormai del tutto scomparse svuotando gli oratori dei loro contenuti essenziali: e allora perché finanziarli ancora?

Mariano ci dice che un lavoratore deve necessariamente rinunciare a molti dei suoi codici, soprattutto quelli emozionali, dal momento che il datore di lavoro ha comprato le sue braccia e poi ancora che i mafiosi stanno nel primo codice, quello simbiotico, non possono entrare nelle emozioni.

“Pecunia”: pecora.
“Cespite”: il pezzo di terreno in cui si pascolava.

Intervengono Cristian ed Enzo che ci parla della necessità di ogni ospedale di fare guadagno, di scegliere le cure più dispendiose e non importa se coincidono con quelle più invasive.
Mariano ci parla di Noè che ha avuto la lungimiranza di costruire l’arca che lo ha portato in salvo insieme alle specie animali. Oggi dobbiamo essere anche noi dei Noè.

Domani verrà a trovarci Guglielmo Minervini, uno dei prossimi candidati alle primarie PD regione.
Conclude Mariano con un proverbio: “A Madonn sap che ten l’orecchin”. La Madonna sa chi ha gli orecchini, che significa che la Madonna sa chi ruba, ma ahimè essendo una statua non parla. “Tict e damm”: ti do adesso e mi dai adesso. L’economia a volte è molto spicciola, estremamente essenziale.

Giovanna Negro
  

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