San Giovanni Rotondo (FG), mercoledì 23 luglio 2014. PRIMA SETTIMANA INTENSIVA INTERNAZIONALE RACCONTATA DALLO PSICHIATRA LONDINESE DR. REX HAIGH, esponente al Royal College of Psychiatrists di Londra.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 
Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia












PRIMA SETTIMANA


INTENSIVA INTERNAZIONALE.


SCRITTO DELLO PSICHIATRA
LONDINESE REX HAIGH,
ESPONENTE DEL
ROYAL COLLEGE OF PSYCHIATRISTS. 

 
“Uno straordinario rituale
sciamanico italiano”.








Stranamente, soprattutto per gli eventi italiani, quasi tutti, questa mattina, erano in orario per iniziare alle 9:30, direttamente dopo la colazione.

Ci siamo recati tutti alla sala conferenze al terzo piano (vedere la foto di avantieri) trovando l’entrata bloccata: non avevamo il permesso per entrare in massa nella sala in modo disordinato e irrispettoso, come eravamo soliti fare.

Invece, in questo caso, dovevamo toglierci le scarpe e lasciarle nell’anticamera, formando una fila ordinata e restando in silenzio.
 

Immaginate! A centotrenta persone, per lo più italiani, è stato chiesto di rispettare la fila e tacere

Una volta pronta la sala, un comitato d’accoglienza si era formato sull’altro lato della porta – ed avevamo il  permesso di entrare solo uno alla volta.


Uno dei conduttori più esperti ha abbracciato ognuno di noi e poi ci ha inoltrato con la mano verso il comitato, che consisteva in un gruppo di bambini, giusto all’ingresso. Uno dei fanciulli ha afferrato la nostra mano e ci ha guidati fino al posto destinatoci, a seguire, i bambini hanno accompagnato ognuno di noi. Poi il gruppetto ritornava alla base per portare il prossimo di turno dentro.
 
I nostri posti assegnati, alla fine, tendevano a formare un grande cerchio di persone, dove tutti si tenevano per mano, dondolando dolcemente a ritmo di un rilassante brano dei nativi del nord America. Tutte le sedie sono state messe ai confini della sala e, al centro di essa, c’era un piccolo tavolo con una bacinella d’acqua circondata da fogliame.

L’intero cerchio si è riempito in una mezzoretta: io penso fossimo 130 persone ed in perfetto silenzio per tutto questo tempo. Sono state utilizzate delle tecniche speciali per accogliere le persone che non capivano o che non tolleravano la situazione – una persona vicino a me, per esempio, ha avuto bisogno di essere rassicurato con un abbraccio, durante tutto il processo, da uno del gruppo dei conduttori.
 
Una volta che il gruppo fosse al completo, ci è stato chiesto di sederci o sdraiaci dove più ci piaceva, e ci è stata mostrata una piccola presentazione in powerpoint che ci spiegava lo sviluppo del rituale in 38 anni di Metodo.

Inizialmente effettuavano il rituale con un prete cattolico etiope, che  consisteva in un evento semi-cattolico con una forte struttura, allegoria e iconografia cristiana cattolica. Più tardi nella storia del gruppo (suppongo quando il prete etiope morì), è subentrata un’influenza buddista nel rituale (che segna  il punto di svolta della settimana intensiva) basato sulle dottrine buddiste.


Più recentemente, invece, il rituale è stato mutato nella struttura, prendendo spunto dalle tradizioni, contenuti e processi dei nativi d’America. Inoltre, siamo stati informati che con il termine “nativi d’America”, questa popolazione non veniva rispettata in modo esauriente, invece, il termine di Popolo delle Terre Danzanti è stato preferito perché conteneva nel nome una spiegazione basata sulla forma dei continenti americani: NORD America diviene il danzatore, il SUD America diventa la danzatrice in dolce attesa, e il centro America è il luogo in cui le loro mani si incrociano.

Nella descrizione del rituale che si stava per svolgere, sono stati citati i quattro elementi, che nella giornata ventosa erano stati riconosciuti, inoltre, noi tutti eravamo invitati ad intingere le nostre mani nella bacinella cerimoniale, colma di acqua fresca, e strofinarle sul viso. Io presumo che la terra fosse rappresentata dal duro pavimento sul quale sedevamo e con il fuoco si intendessero le estreme emozioni che stavano per venire fuori.
 

Una volta che tutti hanno immerso le loro mani nell’acqua, la parte principale del rito ha avuto inizio. C’è stato chiesto di chiudere i nostri occhi ed in modo gentile, di muoverci attorno la stanza, al ritmo della musica dei “Popoli danzanti”. Urtare contro le persone era parte del rito e noi dovevamo ringraziare con una carezza o contatto e quindi poi andare via. Questa fase sarà durata una dieci o quindici minuti prima che ci venisse chiesto di rimanere in contatto con chi avevamo urtato contro per ultimo (o continuare per scegliere un’altra persona se non contenti del nostro primo contatto) e iniziare con un profondo intenso lungo abbraccio. Tutto questo ancora con gli occhi chiusi. Poi c’è stato chiesto, seguendo una routine (insieme di istruzioni N.d.T.), di esplorare lentamente e accarezzare tutto il corpo dell’altra persona, iniziando con la testa e le spalle, poi le braccia e la schiena o poi indietro da capo. Siamo stati portati al petto e c’è stato chiesto di ignorare il significato sessuale di questo, e continuare la stessa procedura (lo stesso processo) di apprezzamento e cura del corpo dell’altra persona attraverso il contatto e le carezze, spesso in maniera piuttosto intensa, come anche gentilmente. Poi incoraggiati a passare al fondoschiena, gambe e piedi e infine all’intera persona, prima che ci fosse chiesto di muoverci di nuovo, con i nostri occhi chiusi tutto il tempo. Non so chi lei fosse e mai lo saprò.
 
Una volta che tutti hanno ripreso a muoversi, abbiamo attraversato diversi stadi di un intenso crescendo – sempre con gli occhi chiusi (anche se nelle fasi successive sarebbe stato impossibile)! Per prima cosa ci è stato chiesto di camminare in piccoli cerchi, e poi di scegliere una direzione e mantenerla con determinazione con chiunque avremmo incontrato perché quella “era la nostra direzione”. Poi  di cambiare direzione e ripetere così via.
 
Nel frattempo la delicata musica è svanita e hanno iniziato a suonare le percussioni. Gradualmente la musica si è fatta più veloce e molto più incalzante, mentre i nostri corpi diventavano più pieni di forza e decisi. L’ultima istruzione è quella di danzare come se nessuno stesse guardando (e sicuramente, se tutti seguivano le istruzioni da loro date, nessuno stava guardando!) e sentirsi liberi di fare tutti i movimenti che si voleva.
 
Quando ho iniziato a pensare che le percussioni non potessero suonare più forte, ecco che lo diventavano. Ancora e ancora. Quindi ci è stato chiesto di vocalizzare prima i nostri nomi che presto sono diventati sempre più primitivi, rumorosi ed elementali. Io ho perso il senso del tempo, e sono stato limitato solo dal mio sistema “cardio-respiratorio” di mezz’età e dalla mia scarsa forma fisica, ma dopo non so quanto, tutto si è fermato. E tutti sono collassati sul pavimento in mucchi grondanti di sudore per lo più in contatto più o meno esteso con agli altri, più o meno sudati, con in sottofondo i canti e la musica dei “Popoli Danzanti”. Dopo un po’ di tempo, non ben determinato, la musica è scemata e lentamente ci siamo fatti persuasi di essere di mercoledì mattina, in un sala conferenze al terzo piano, da qualche parte in Italia.

Il rito era il preludio alle “transizioni – dove persone che erano state scelte, giudicate pronte dal gruppo di conduttori – venivano poi invitati a sottoporsi al “processo di transizione”. Aiutati intimamente dal gruppo dei conduttori e molti altri, sono stati condotti ad uno stato emozionale estremo, e poi dopo la regressione, fasciati e lentamente sostenuti per tornare a un livello normale di coscienza. Ci sono state due transizioni durante la nostra esperienza – entrambe estremante commoventi e dolorosa da assistere – ma sarebbe poco rispettoso da parte mia descriverle con più dettagli  qui. Basti sapere che sono state molto speciali.
Poi un altro meraviglioso pranzo (in italiano nel testo N.d.T.) 
Dr. Rex Haigh
tradotto da
Serena Grattagliano e Ivan Grazioso
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