San Giovanni Rotondo (FG), mercoledì 23 luglio 2014. PRIMA SETTIMANA INTENSIVA INTERNAZIONALE RACCONTATA DALLO PSICHIATRA LONDINESE DR. REX HAIGH, esponente al Royal College of Psychiatrists di Londra.
LONDINESE REX HAIGH,
ESPONENTE DEL
ROYAL COLLEGE OF PSYCHIATRISTS.
Stranamente, soprattutto per gli eventi italiani, quasi tutti, questa mattina, erano in orario per iniziare alle 9:30, direttamente dopo la colazione.
Ci siamo recati tutti alla sala conferenze al terzo piano (vedere la foto di avantieri) trovando l’entrata bloccata: non avevamo il permesso per entrare in massa nella sala in modo disordinato e irrispettoso, come eravamo soliti fare.
Invece, in questo caso, dovevamo toglierci le scarpe e lasciarle nell’anticamera, formando una fila ordinata e restando in silenzio.
Una volta pronta la sala, un comitato d’accoglienza si era formato sull’altro lato della porta – ed avevamo il permesso di entrare solo uno alla volta.
Uno dei conduttori più esperti ha abbracciato ognuno di noi e poi ci ha inoltrato con la mano verso il comitato, che consisteva in un gruppo di bambini, giusto all’ingresso. Uno dei fanciulli ha afferrato la nostra mano e ci ha guidati fino al posto destinatoci, a seguire, i bambini hanno accompagnato ognuno di noi. Poi il gruppetto ritornava alla base per portare il prossimo di turno dentro.
L’intero cerchio si è riempito in una mezzoretta: io penso fossimo 130 persone ed in perfetto silenzio per tutto questo tempo. Sono state utilizzate delle tecniche speciali per accogliere le persone che non capivano o che non tolleravano la situazione – una persona vicino a me, per esempio, ha avuto bisogno di essere rassicurato con un abbraccio, durante tutto il processo, da uno del gruppo dei conduttori.
Inizialmente effettuavano il rituale con un prete cattolico etiope, che consisteva in un evento semi-cattolico con una forte struttura, allegoria e iconografia cristiana cattolica. Più tardi nella storia del gruppo (suppongo quando il prete etiope morì), è subentrata un’influenza buddista nel rituale (che segna il punto di svolta della settimana intensiva) basato sulle dottrine buddiste.
Più recentemente, invece, il rituale è stato mutato nella struttura, prendendo spunto dalle tradizioni, contenuti e processi dei nativi d’America. Inoltre, siamo stati informati che con il termine “nativi d’America”, questa popolazione non veniva rispettata in modo esauriente, invece, il termine di “Popolo delle Terre Danzanti” è stato preferito perché conteneva nel nome una spiegazione basata sulla forma dei continenti americani: NORD America diviene il danzatore, il SUD America diventa la danzatrice in dolce attesa, e il centro America è il luogo in cui le loro mani si incrociano.
Nella descrizione del rituale che si stava per svolgere, sono stati citati i quattro elementi, che nella giornata ventosa erano stati riconosciuti, inoltre, noi tutti eravamo invitati ad intingere le nostre mani nella bacinella cerimoniale, colma di acqua fresca, e strofinarle sul viso. Io presumo che la terra fosse rappresentata dal duro pavimento sul quale sedevamo e con il fuoco si intendessero le estreme emozioni che stavano per venire fuori.