FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
“EMOZIONI IN MOVIMENTO”.
TREGIORNI VENETA.
Secondo step.
La giornata inizia alle 9.00 della mattina alla scuola materna di Cassola in provincia di Vicenza.
Quello che ci aspettavamo di vedere era una fusione di espressioni corporee e artistiche con il Metodo alla Salute utilizzando tecniche e giochi tipici del teatro fisico e della danza movimento terapia.
Noi ci siamo avvicinati a questa esperienza proprio perché entrambi stiamo cercando di chiarirci le idee se intraprendere un percorso nel teatro, con corsi e rappresentazioni: uno di noi per riallacciare un percorso già intrapreso e l’altro per vincere le proprie resistenze nel parlare in pubblico.
La mattinata si è svolta sotto la guida di Primo e Giuseppina di “Oltre il Movimento”, che attraverso esercizi specifici, hanno cercato di farci entrare in contatto con le sensazioni del nostro corpo e con le nostre storie personali; si cercava di sentirsi e di sentire gli altri in relazione a noi in maniera nuova, più profonda.
I primi esercizi hanno avuto lo scopo di “rompere il ghiaccio” tra chi non era stato presente il giorno precedente e i veterani, inoltre hanno funzionato anche come un primo riscaldamento.
Il modo migliore per iniziare a conoscersi è farsi una bella risata di gruppo e la prima serie di esercizi verteva proprio su quello: posizionati in cerchio, ci è stato chiesto, dopo un paio di esercizi di riscaldamento di ridere in maniera forte e fragorosa tutti insieme, con l’intento di mettere in movimento i muscoli della pancia e di distendersi; dopo di che ognuno di noi doveva mettersi al centro, presentarsi, dire cosa fa nella vita (poteva anche trattarsi di un mestiere inventato) e prendersi le risate degli altri, non in maniera dispregiativa, ma come a creare una sorta di complicità; “ridere con te, non di te” come ha giustamente sottolineato Primo.
Subito dopo siamo stati invitati a dividerci in gruppi da 3 fino a 5 componenti, con le persone che avevamo vicino e a posizionarci in cerchio. Con un sottofondo rilassante uno dei componenti si posiziona al centro e mentre tiene gli occhi chiusi gli altri gli passano le mani sul corpo in maniera delicata e dolce come a voler riprodurre la pioggia; a turno tutti i componenti del gruppo ricevono o donano le carezze ai compagni.
La parte importante di questo esercizio, è la partecipazione di tutti i presenti, la sensazione positiva non si conclude con il ricevere ma anche fare le carezze all’altro ha un effetto su di noi; non ci sono azioni passive e attive, tutti ricevono e donano qualcosa.
Una serie di esercizi successivi, riguardavano il movimento nello spazio, cioè muoversi per cercare di riempire tutti gli spazi vuoti che si formavano nella stanza. All’inizio la camminata era libera, in seguito ci veniva chiesto di muoverci in linea retta da punto a punto o di muoverci con delle curve o dei cerchi; dopo di che ci si doveva muovere in maniera scattosa con le varie parti del corpo o in maniera morbida e tondeggiante.
A termine di questa serie di esercizi siamo stati invitati a fare un piccolo bilancio personale su quello che abbiamo provato, capire perché abbiamo agito in un modo o in un altro incontrando gli altri e ad analizzare cosa il nostro corpo cercava di comunicarci in quei momenti senza giudicarsi, ma solo prendendo atto.
L’esercizio conclusivo della mattinata era una fusione delle esperienze precedentemente provate: ci è stato chiesto di dividerci a coppie e di affrontare uno “scontro”. Un componente della coppia da un lato della stanza e l’altro dall’altra. Capeggiati e sostenuti da un lato da Giuseppina e dall’altro da Primo, abbiamo da un lato, con gesti secchi e netti, rappresentato il maschile e, dall’altra parte, con movimenti morbidi e sensuali il femminile. Al centro su una linea di separazione avremmo dovuto fronteggiarci cercando di mantenere la propria gestualità, senza lasciarci convincere dall’altro a ripetere i gesti e i modi dell’avversario. Nella fase successiva le due parti si sarebbero dovute scambiare i ruoli, la parte maschile avrebbe dovuto diventare femminile e viceversa.
Tutto per educare i propri neuronispecchio e i propri corpi a non cedere a ciò che si vede ma a mantenere la propria gestualità e la propria fisicità.
Durante la serie di esercizi della mattinata e soprattutto dopo quest’ultimo alcuni di noi si sono immersi nei propri vissuti e sono riusciti a “sfogarsi”, come ha giustamente detto una giovane componente di questo gruppo. Il nodo centrale delle immersioni, è stato per tutti coloro che sono riusciti ad addentrarsi nelle proprie profondità, lo scontro/equilibrio di maschile e femminile che ognuno di noi si porta dentro e che si riflette nei rapporti con l’esterno, con la famiglie e con gli amici.
Una ragazza, accompagnata da altre donne, si è liberata del proprio peso durante gli esercizi del movimento nello spazio, lasciandosi andare ad un pianto profondo; una coppia si è confrontata sui propri ruoli nella coppia, sottolineando e cercando di tirare fuori il proprio maschile o il proprio femminile ripetendo l’esercizio dello scontro delle coppie, era evidente la ricerca da parte di entrambi di riscoprire il ruolo che ricoprono nella propria famiglia e nella loro relazione; un’altra ragazza ha affrontato, ancora una volta tutto quello che le è stato portato via dalla famiglia d’origine, aiutata da tutti, donne e uomini, per riuscire a tirare fuori e a rompere i legami compromessi, soffocanti e snaturati con la propria famiglia e accogliere quella parte di se che ha dovuto reprimere e allontanare. Tutto questo ha colpito le persone che erano intorno provocando anche in altri, pianti e conseguenti bisogni di accoglienza.
Alle 13.45 siamo andati a mangiare un boccone e abbiamo ripreso alle 14.20.
I primi esercizi riguardavano la mobilità e la fluidità delle varie sezioni principali del nostro corpo, la nostra aderenza alla terra e come questo legame influenzasse il nostro modo di percepire il nostro corpo e ciò che ci circonda.
Abbiamo anche lavorato a coppie con un esercizio molto particolare che ha stimolato la nostra creatività e la nostra fantasia. L’esercizio consisteva in un gioco: la prima persona sceglie una posizione, la seconda ne sceglie un’altra come se fosse una statua di cera che si modella sul primo soggetto, ma senza contatto fisico, una volta scelta la posizione della seconda persona la prima sceglie un’altra posa sempre legata all’altro soggetto ma senza contatto e così via fino alla fine della musica. L’esercizio ha diverse evoluzioni, da una coppia siamo passati a lavorare a 4 persone e poi tutti insieme abbiamo fatto un’enorme statua di cera a più soggetti.
Sullo stesso tipo di idea per stimolare la fantasia e per muoverci influenzati dagli altri, abbiamo fatto un altro esercizio: questo consisteva nel lavorare all’inizio a coppie, cercando di muoversi simultaneamente prima uno di fronte all’altro e poi uno dietro l’altro. Dopo l’esperienza a coppie ci siamo uniti in una fila da 4 componenti alternando la persona in testa alla fila, questa aveva il compito di cambiare passo e movimenti per tutti i componenti del suo gruppo, quindi con una certa attenzione a selezionare movimenti e marce che fossero eseguibili e che allo stesso tempo fossero fantasiosi.
Da ultimo atto di questo esercizio ci siamo uniti tutti in un’unica fila in cui alternavamo i “capi” con sempre maggiore frequenza, portando così le persone a muoversi sempre più frettolosamente e rapidamente, aumentando così l’attenzione di tutti.
Per concludere la parte pomeridiana Giusi ha suggerito un esercizio molto particolare e emozionante: “La camminata degli angeli”.
Posizionati su due file spalla contro spalla, una fila di fronte all’altra, a turno una persona cammina in mezzo alle altre persone con gli occhi chiusi e gli altri hanno il compito di condurla e di farla sentire a proprio agio lungo il percorso, abbracciandola, accarezzandola, tenendola per mano, sussurrandole parole, cantandole la canzone e facendole percorrere tutta la galleria.
La passeggiata ad occhi chiusi ha permesso sia a chi la stava percorrendo sia a chi ha condotto di partecipare a qualcosa di molto forte e coinvolgente, non facile da spiegare.
Dopo una breve pausa ci siamo riuniti in cerchio per iniziare un breve bilancio della giornata.
Dopo aver ascoltato il presidente e il vicepresidente dell’Ass.na alla Salute Veneto che spiegavano le origini di questa iniziativa e di come fosse nata dall’impegno comune di tutti i partecipanti nei vari anni, Graziana dell’Ass.ne alla Salute Bari ha chiesto, come fosse andata l’esperienza e cosa avessero provato, ai ragazzi più giovani presenti, le due ragazze hanno espresso chiaramente il fatto che si rendevano conto di come l’esperienza avesse giovato ai genitori, mentre uno dei due ragazzi ha riconosciuto valido quello che si è fatto nell’arco della giornata.
Rivolta alle altre persone ha chiesto il motivo per cui avessero partecipato a questa iniziativa, se già la conoscevano, se era la prima volta che partecipavano, se era stata un’esperienza proficua. Molti dei presenti avevano già partecipato e chi non aveva mai partecipato era comunque legato al Metodo alla Salute e alle sue iniziative.
Dopo un lungo tentativo da parte di molti di portare a comunicare un membro del gruppo, da sempre barricato dietro ai suoi silenzi con conseguenti reazioni di chi è coinvolto direttamente nella vita del ragazzo e da parte di chi sta vivendo situazioni simili con persone della propria famiglia, ci siamo salutati sperando di rivederci il prima possibile.
In conclusione, il lavoro di rendere più emozionale e profondo il meccanismo artistico teatro-danza, ha permesso di riuscire ad entrare in contatto con il proprio corpo e con la parte più profonda e sensibile dell’animo, facendo vedere sotto una nuova luce la recitazione, la danza e il modo di esprimere i propri sentimenti e sensazioni attraverso il corpo.
Anche se sono stata partecipe ad una sola giornata di questa tregiorni ha avuto un gran valore per me, sia per l’esperienza in se che è stata sicuramente piacevole e innovativa, sia perché mi ha permesso di capire molte cose, perché mi ha aiutato a cogliere nuovi aspetti delle persone con cui ho fatto questa esperienza e perché ho conosciuto persone nuove, cosa che porta sempre a un nuovo arricchimento.
Melissa Bonfanti