Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), venerdì 9 maggio 2014. SETTIMANA INTENSIVA. Terzo giorno.
Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
“maggio 2014”
Francesco e Lara ci leggono il pensiero di Mariano Loiacono dal titolo “il rito dei popoli delle terre danzanti“. Questi sono i popoli che hanno mantenuto i me. me. e un più forte contatto con gli elementi della natura e proprio per questo veniamo invitati ad iniziare il rito bagnandoci con l’elemento acqua, primo elemento dal quale è nata la vita. Tutti ci bagniamo attingendo dalla stessa acqua per creare l’unione e lo scambio simbolico di nostre parti.
Veniamo invitati a sentire il nostro respiro e il nostro battito del cuore, facendoci camminare con gli occhi chiusi per autorizzarci a delimitare il nostro territorio e a fermarci di fronte alla prima persona che sentiamo più vicina a noi. Veniamo accompagnati a lasciarci andare nell’abbraccio dell’altro, esplorandoci per ritrovare il proprio codice analogico tagliato e dolorante, che ci impedisce di fidarci e affidarci agli altri.
Il ritmo della musica diventa sempre più incalzante e permette al corpo di liberarsi attraverso la danza e il grido liberatorio del proprio nome per affermare il proprio Jahve.
Man mano che il ritmo dei tamburi va scemando, ad uno ad uno ci sdraiamo riprendendo il contatto con la terra, elemento antenato che ci nutre e dal quale attingiamo forza. Il corpo esausto ma libero dal simbolico che ci ingabbia, ha fatto riaffiorare quelle parti seppellite, ma ancora pulsanti e desiderose di esprimersi, permettendo di dar voce al codice biorganico.
La sensibilità e l’accompagnamento dei conduttori ha permesso alle persone più pronte di poter lacerare quelle membrane che ci chiudono alla vita e arrivare ad un nuovo wendepunkt e, quindi, ad un nuovo spettacolo della propria vita.
Lo spettacolo di una madre e un figlio che riscoprono la purezza e l’autenticità del contatto fisico, poi di una madre e un figlio che vengono aiutati a separarsi da meccanismi simbiotici ancora forti in loro.
Una madre che esprime il proprio negativo verso il figlio e ancora un figlio arrabbiato e deluso, che urla la propria rabbia e il proprio dolore versa la madre che non lo ha mai visto e gridando il proprio nome afferma la sua identità.
Infine una figlia adottiva che si sente ancora orfana, con una forte energia vitale non contenuta e incanalata viene aiutata a fidarsi di più e ad abbandonarsi alle persone che hanno avuto desiderio di accoglierla.
Nel pomeriggio, in diretta streaming, parte l’unità didattica, preceduta dalla condivisione di emozioni nella mattinata.
Eleonora e Davide introducono l’unità didattica dal titolo “l’unità di crisi“. La parola crisi deriva dal greco krino il cui significato racchiude tutte e sei le fasi che caratterizzano un momento di crisi-opportunità. Mi distinguo, separo, decido, scelgo, risolvo e vinco.
I due conduttori ci hanno magistralmente accompagnato, sia con la teoria che con i loro vissuti a comprendere meglio le sei fasi di passaggio dell’unità di crisi, che sono tappe fondamentali per transitare da una situazione ferma, statica, che si sta esaurendo, dove l’energia attinta dall’esterno non può bastare ad esprimere la potenzialità della propria vita (eteroreferenzialità) ad una situazione che ci permette di produrre luce e calore da noi e diventare una star (stella), per illuminare il nostro percorso, ma anche quello di chi ci sta accanto (autoreferenzialità).
E’ stata una giornata intensa che ci ha ricordato che solo immergendoci nel proprio negativo e facendoci attraversare dal dolore si può dare vita alle nostre parti morte, anche tradendo quelle vecchie identità che non ci servono più…..
perché la vita per essere e rimanere tale è un viaggio continuo.